Analisi dei mercati del 18.09.2019

Anche questa settimana è proseguita la rotazione dei portafogli dai bond all’equity: i mercati azionari hanno apprezzato sia la determinazione di Mario Draghi sia le buone notizie sui rapporti fra Cina e Stati Uniti. I mercati obbligazionari hanno, invece, visto un ri-posizionamento verso l’alto di tutte le curve con livelli di rendimento meno penalizzanti. Il comparto bancario europeo è quello che sta traendo maggiore giovamento dall’azione della BCE e il movimento sui tassi ha portato a casa un rimbalzo del 7.80%.

La conseguenza della fase distensiva sui mercati si è vista sul ritracciamento di tutti gli strumenti di “hedging” utilizzati dagli investitori negli ultimi tempi: l’oro si è riportato intorno a 1500 dollari/oncia, dopo avere toccato i 1550, gli indicatori di volatilità degli indici azionari, VIX e Vstoxx, sono tornati a livelli più “tranquilli” e le valute rifugio, come Yen e Franco Svizzero, hanno marginalmente corretto.

Souce: Bloomberg

L’evento che ha catalizzato l’attenzione dei mercati durante la settimana è stata sicuramente la riunione della BCE: il taglio dei tassi sui depositi di 0.10%, a -0.50% (le attese erano per 0.10%/0.20%), ma con un sistema di “tiering” (scaglioni) per limitare gli effetti negativi sul sistema bancario, e il nuovo QE, a partire da novembre con acquisti di 20 miliardi di bond al mese erano bene o male attesi. Quello che il mercato ha apprezzato è stata la forza della forward guidance: la politica monetaria rimarrà accomodante e le misure intraprese resteranno in piedi fino a che l’inflazione raggiungerà il target del 2%, “close but below”, quindi senza un esplicito limite temporale.

La manovra è stata interpretata come un “bazooka” e rappresenta un’eredità significativa per Christine Lagarde, che prenderà il posto di Draghi a partire da novembre.

Il dollaro americano, dopo una prima reazione di rafforzamento durante la conferenza della BCE, si indebolisce e chiude la settimana riportandosi in prossimità di 1.11 contro l’euro.

I BTP, in virtù di quanto detto nello scorso commento circa la relativa maggiore attrattività nel panorama governativo europeo, rimangono stabili con rendimenti ai minimi assoluti.

Buone notizie anche sul fronte dei negoziati commerciali: gli Stati Uniti annunciano che intendono rinviare di 15 giorni l’incremento delle tariffe, dal 25% al 30%, su 250 miliardi di dollari di prodotti cinesi previsto per il primo ottobre, mentre la Cina annuncia che incrementerà l’acquisto di prodotti agricoli americani.

La Cina, inoltre, ha varato una delle misure per attrarre capitali o comunque limitare i deflussi che rischiano di affliggere il paese in caso di ulteriore deterioramento del quadro macro: vengono eliminati i limiti agli investimenti stranieri, sia azionari che obbligazionari, e si valuta l’introduzione di trattamenti fiscali agevolati per gli acquirenti di fondi di investimento. Il tutto crea ottimismo in vista degli incontri di inizio ottobre. L’impatto sul cambio CNY/USD è positivo e porta la divisa cinese verso quota 7.

Souce: Bloomberg

Sabato un attacco terroristico ha colpito gli impianti petroliferi sauditi che fornivano il 5% delle forniture globali. Teheran respinge le accuse degli USA, secondo i quali sarebbe dietro agli attacchi con i droni. La reazione più forte si è avuta sul prezzo del petrolio, che è salito di circa 5 dollari raggiungendo i 60$ al barile (WTI) nonostante gli Stati Uniti abbiano autorizzato il ricorso alle scorte di emergenza e nonostante le dichiarazioni saudite circa i brevi tempi previsti per il ripristino degli impianti. I primi analisti stimano che il danno subito dall’Arabia sia superiore allo shock avuto sul mercato ai tempi sia della prima guerra del Golfo nella in rivoluzione in Iran. Incertezza anche relativa all’impatto sulla prossima quotazione di Aramco, per cui è possibile un rinvio.

Souce: Bloomberg

QUESTA SETTIMANA

Anche questa settimana il focus degli investitori si concentrerà sulle banche centrali: mercoledì 18 sarà la volta della Fed. Powell si trova in una posizione non semplice in quanto l’economia non sta dando particolari segnali di debolezza, con il Pil che cresce al 2%, l’inflazione viaggia intorno al 2.4% e le vendite al dettaglio sono stabili. Tali dati non giustificherebbero l’avvio di una serie di tagli ai tassi di interesse ma, tuttavia, il mercato sconta, con una probabilità del 98.6%, un taglio certo di 25bps. Dopo la performance del suo “collega” europeo, Powell deve cercare di esserne all’altezza, anche per evitare ulteriori critiche di Trump. Importanti saranno, soprattutto, le proiezioni macroeconomiche che verranno fornite e i “dots”, ovvero le indicazioni sulle future manovre.

Giovedì 19 si riunirà anche la BOJ: le attese sono per tassi invariati a -0.10% ma c’è una probabilità pari al 24% che la banca centrale li tagli di 10bps.

Sempre giovedì si riunirà la Bank of England: attesi tassi invariati allo 0.75%. Nel Regno Unito la situazione rimane estremamente incerta: oggi il ministro Barclay incontra il capo-negoziatore per l’Unione Europea Barnier. Barometro della Brexit è la sterlina che sta proseguendo un trend di rafforzamento verso euro (attualmente quota 0.88) che l’ha riportata ai livelli di giugno.

Martedì 17 in Germania è stato pubblicato lo ZEW, indice che misura le aspettative di crescita economica: tale indice, in territorio negativo da inizio maggio.

Souce: Bloomberg

Interessante sarà anche la pubblicazione dei dati relativi all’inflazione per l’Eurozona.

Analisi dei mercati del 03.09.2019

Settimana molto positiva sui mercati finanziari: sugli scudi l’Italia grazie al forte rally dei BTP, che hanno trainato anche il listino azionario.

Al centro dell’attenzione i soliti temi: guerra commerciale, situazione politica italiana, Brexit.

Ma andiamo con ordine.

Sul primo fronte, fondamentale è stato l’atteggiamento della Cina che, dopo avere dichiarato l’intenzione di varare misure a supporto dei consumi, ha confermato di volere continuare a trattare con gli Stati Uniti senza arrivare a misure di rivendicazione contro l’aumento di tariffe. La consapevolezza che una trade war non andrà a beneficio di nessuno, ha portato la Cina a discutere anche sulla rimozione delle nuove tariffe.

Per quanto riguarda la politica italiana, il clamoroso rally dei BTP ha portato i rendimenti ai minimi storici. Tutta la curva è scesa e il rendimento del decennale è andato sotto l’1%, quando neanche 9 mesi fa era al 3.5%. Ciò che ha sortito l’effetto è stata la speranze circa la nascita di un nuovo esecutivo, guidato da Conte e supportato da PD e Movimento 5 Stelle. L’endorsement a Conte è arrivato sia da Trump, ovviamente via Tweet, che dal ministro delle finanze tedesco Peter Altmaier.

Source: Bloomberg

A sostegno del rally dei BTP sono intervenute anche indiscrezioni relative alla volontà della BCE di acquistare titoli di Stato, ove necessario, e della Commissione Europea circa l’allentamento dei vincoli di Bilancio. Tutto a vantaggio dei collocamenti in corso, e in programmazione, che daranno una boccata di ossigeno al Tesoro.

Il livello estremamente basso dei rendimenti tedeschi ha portato Allianz, il gruppo assicurativo più grande al mondo, a dichiarare di non avere più intenzione di acquistare titoli di stato tedeschi. Più che un messaggio diretto a Francoforte, quello di Allianz è diretto alla BCE.

Implicitamente viene criticata la politica monetaria che, con tassi negativi, non ha aiutato l’economia reale e non ha risollevato l’inflazione ma ha semplicemente contribuito a risanare i bilanci pubblici dei paesi più indebitati del Sud Europa.

La Germania, in agosto, è riuscita a collocare un bund trentennale, con scadenza 2050 e una cedola pari a 0% (zero!) e attualmente il rendimento è già negativo di -0.17%.

Source: Bloomberg

I dati relativi all’inflazione, CPI, per il mese di agosto in Eurozona sono stabili ma inferiori alle aspettative, 0.9% vs 1%, mentre per gli Stati Uniti il PCE, per il mese di luglio, è come da attese stabile a 1.4%

In UK il primo ministro Boris Johnson ha ottenuto l’approvazione della Regina circa una sospensione del Parlamento dal 10 settembre al 14 ottobre, quindi, riducendo al minimo i tempi tecnici per consentire all’apparato legislativo di interferire nell’esecuzione dei piani sulla Brexit. La notizia ha reso più probabile una non-deal Brexit e la sterlina, il giorno della notizia, ne ha pagato le conseguenze.

Il Pil tedesco, riferito al secondo trimestre, si conferma negativo di 0.1% trimestre/trimestre, soprattutto a causa della componente export che ha sottratto mezzo punto alla crescita. La Bundesbank si attende una contrazione anche per il terzo trimestre e questo alimenta le aspettative di una BCE molto accomodante.

Negli Stati Uniti il PIL del secondo trimestre, in seconda lettura, registra un incremento del 2%. L’economia americana si conferma solida.

Tornando alla politica, ricordiamoci che in Spagna il candidato premier Sanchez non è ancora riuscito a formare un governo e si rischia di andare a nuove elezioni, qualora non si arrivi ad una soluzione entro un mese.

In Germania, nel fine settimana, si sono tenute le elezioni regionali per Brandeburgo e Sassonia: il partito di estrema destra, Alternative for German, ha ottenuto un grande successo ma non sufficiente da permettergli di diventare il partito più forte in entrambi i Land. La CDU della cancelliera Merkel rimane al primo posto. Il risultato, tuttavia, potrebbe consentire all’estrema destra di destabilizzare l’attuale coalizione anche a livello nazionale.

In India, a proposito di politiche fiscali e monetarie, la banca centrale ha deciso di trasferire la cifra record di 1.76 trillion di rupie, circa 22 milioni di euro, al governo a titolo di dividenti e di capital gain. La manovra ha come obiettivo compensare il calo delle entrate fiscali, derivanti da una minore crescita, e avere più margini di manovra per la spesa pubblica.

In Argentina, intanto, ci si avvia verso il nono default sovrano. Il governo, infatti, ha, annunciato una serie di misure per “ri-profilare” il debito, che è pari a circa 100 miliardi di dollari. Sul debito a breve termine verrà allungata la scadenza di 3/6 mesi per la quota in mano a investitori istituzionali locali, mentre saranno regolarmente pagati invece gli altri. Sul debito a medio-lungo termine inizieranno le negoziazioni con IMF e privati per modificare le scadenze. La causa di tutto è stata un’asta governativa non particolarmente sottoscritta che ha innescato una crisi di liquidità nel breve termine.

S&P ha immediatamente abbassato di tre notch il rating sovrano portandolo a CCC-, selective default. La principale differenza rispetto al 2001 è che oggi solo il 15% del debito è in mano a investitori privati, contro il 60% nel 2001. Inoltre, non avendo più un cambio fisso contro il dollaro, era 1:1 nel 2001, ed essendo in buona parte in pesos, il regime di cambio può permettere attraverso la svalutazione di ridurlo.

Il mese di agosto si è concluso con un calo, pari a circa il 2%, per i mercati azionari, al quale è corrisposto un vigoroso rally di quelli obbligazionari, soprattutto governativi, con 55 bps di compressione dei rendimenti per i BTP. Le valute rifugio, soprattutto lo Yen giapponese con un +3%, si sono apprezzate contro euro, così come il dollaro americano +0.8. La risk- aversion, che ha caratterizzato soprattutto la prima parte del mese ha portato gli indicatori di volatilità VIX e VSTOXX dai livelli minimi di 12% a punte di 24/25% per poi attestarsi agli attuali 17/18%. Rally anche per i metalli preziosi, +7% nel mese di agosto, fra i quali spiccano l’argento, +11%, e l’oro, +6.5%.

Source: Bloomberg

QUESTA SETTIMANA

Scattano i dazi americani, pari al 15%, su importazioni cinesi per 110 miliardi di dollari.

Il 2 settembre sono stati pubblicati i dati sul PMI manifatturiero cinese, che riesce a riportarsi sopra quota 50, a 50.4, contrariamente alle aspettative che lo vedevano in ulteriore calo. Il risultato positivo è da attribuire soprattutto alla componente relativa alla produzione, mentre quella relativa agli ordini resta ancora debole. I dati relativi ai servizi e l’aggregato composite verranno pubblicati mercoledì 4 settembre.

Sempre questa mattina sono stati pubblicati anche i dati PMI manifatturieri relativi all’Eurozona: il dato aggregato rimane stabile a 47, a livello geografico leggero miglioramento per il dato spagnolo e italiano, entrambi ancora in territorio di contrazione, mentre quello tedesco cala ulteriormente. Francia e Olanda sono gli unici paesi con PMI superiori a 50 e in miglioramento.

Martedì si riunirà la Reserve Bank of Australia: attesi tassi invariati all’1%, livello minimo storico. Nella stessa giornata, negli Stati Uniti, verranno pubblicati i dati su PMI manifatturiero, atteso 50 da 49.9 precedente, e ISM.

Source: Bloomberg

In UK partono le due settimane di lavoro per il Parlamento prima della sospensione, fino al 14 ottobre, richiesta dal Primo Ministro Boris Johnson e autorizzata dalla regina.

Venerdì verranno pubblicati i dati sul mercato del lavoro americano: nuovi occupati, tasso di disoccupazione e salari orari.