Analisi dei mercati del 03.05.2021

INDICI DI MERCATO

ULTIMA SETTIMANA

Market

Avvio di settimana timido per i principali listini, la borsa americana ha chiuso la seduta di lunedì in leggero rialzo principalmente grazie alla spinta fornita da Tesla in attesa delle trimestrali dei colossi tech. I listini europei, sostenute dall’apertura in rialzo di Wall Street hanno tenuto molto bene, Madrid (+0.8%). Parigi, Londra e Milano ferme sul +0.3%. Lo Stoxx 600 guadagna lo 0.2%, trainato dal comparto finanziario e dalle commodities, al contrario in rosso le principali case automobilistiche.

La giornata di martedì è stata caratterizzata dall’uscita del dato sulla Consumer Confidence statunitense. La stima delle aspettative si è registrata ben al di sopra delle previsioni degli analisti, infatti, il dato ha superato di oltre di oltre 8 punti le aspettative (Surv. 113.0; Actual 121.7). La notizia non ha mosso i mercati, che sono stati stazionari per tutta la giornata.

In attesa della conferenza stampa di Jerome Powell, della quale nessuno si aspetta un minimo cambiamento di rotta della politica monetaria, nella giornata di mercoledì tengono banco le trimestrali delle società. Infatti, la sera prima a mercato chiuso sono state presentate le trimestrali di Alphabet e Microsoft. Nonostante i risultati positivi riportati dalle big tech, la giornata di contrattazione si è conclusa con i principali listini in negativo.

Come previsto la conferenza stampa del numero uno della FED ha confermato le attese in materia di politica monetaria, inoltre, è stato precisato che i tassi di riferimento rimarranno a zero e che il programma di acquisti continuerà con una frequenza di 120 miliardi di dollari mensili. Sempre nella serata di mercoledì Joe Biden ha presentato l’America Families Plan, il quale prevede una serie di provvedimenti a sostegno dell’inclusione sociale.

L’apertura di giovedì del mercato europeo è stata positiva, spinta soprattutto dalla politica americana e dalle trimestrali di Facebook e Apple. A fronte delle trimestrali dopo una giornata “flat” il Future sul Nasdaq nella mattinata di giovedì è stato in rialzo di oltre un punto percentuale. Bene anche in chiusura la borsa americana che guadagna mediamente oltre mezzo punto, non altrettanto bene i listini europei. Nel corso della notte si è registrata un’inversione sul mercato asiatico, le indiscrezioni relative a una maximulta da 10 miliardi di yen ai colossi dell’Internet Economy cinesi ha fatto scendere, nella mattinata di venerdì, l’Hang Seng di oltre 1,50%. Alla fine della giornata di contrattazioni il titolo ha perso il 2% circa.

Sulla scia dei ribassi asiatici anche l’Europa ha aperto la giornata di contrattazioni in territorio negativo. In America prosegue la stagione delle trimestrali, giovedì sera, a borsa chiusa, anche Amazon ha riportato i dati relativi al primo trimestre, incrementando del +44% i propri ricavi e triplicando l’utile a 8,1 miliardi di dollari. La spinta dagli earnings e il balzo del PIL non sono bastati per concedere un’apertura in positivo, infatti, la borsa americana all’indomani della trimestrale di Twitter, apre con segno meno su tutti i principali indici. L’aumento delle vendite di Twitter del 28% non è risultato soddisfacente, agli occhi degli investitori, che scontano un 13% nel pre-market.

L’ultimo giorno del mese si è chiuso con un moderato calo sul fronte statunitense. L’S&P 500, il Dow Jones e il Nasdaq sono allineati su una perdita intorno al mezzo punto percentuale. I dati macro pubblicati nel pomeriggio non hanno orientato le scelte degli investitori. La spesa personale, a marzo è cresciuta del 4,2%, appena sopra le attese di 4,1%. Sul fronte europeo la seduta ha chiuso in modo contrastante, il Ftse Mib e il Cac hanno perso lo 0,4% mentre il Dax di Francoforte ha chiuso in parità.

Single stocks

TESLA so and so – nella giornata di lunedì, a mercato chiuso, sono stati riportati i risultati del primo trimestre 2021. Le vendite sono più che raddoppiate raggiungendo quota 184.000 veicoli, domanda supportata soprattutto dal mercato asiatico. I ricavi sono aumentati del 74% ma nonostante i risultati positivi il titolo paga la mancanza di una guidance precisa sulle consegne attese per il 2021.

ALPHABET on the top – come riportato nella trimestrale pubblicata nella serata di martedì, il confinamento negli spazi domestici ha provocato un boom delle ricerche su Google, con quel che ne deriva in termini di raccolta pubblicitaria. I ricavi generati dal motore di ricerca sono aumentati del 30% raggiungendo i 32 miliardi di dollari, mentre il risultato netto è esploso a +163% (17,9 miliardi). Nel suo insieme, contando anche la piattaforma YouTube, i ricavi sono aumentati del 34% superando di molto le aspettative. Forte di questo risultato la società ha stanziato 50 miliardi di dollari per il riacquisto di azione proprie, il doppio rispetto a all’operazione di due anni fa.

MICROSOFT bene ma già prezzato – la trimestrale positiva presentata da Microsoft non sembra entusiasmare il mercato. Alla notizia di un incremento dei ricavi del 20%, il titolo ha perso due punti percentuali nell’afterhours. Ovviamente resta positiva la view sull’azienda che riporta un aumento del 50% dell’area cloud.

APPLE boom – nella nottata di mercoledì il colosso di cupertino ha deciso di lasciare tutti a bocca aperta annunciando un aumento dei ricavi per il primo trimestre 2021 del +54% pari a 90 miliardi circa. Nonostante gli analisti avessero già rivisto le proprie stime al rialzo nelle settimane passate, i dati sono andati oltre le aspettative. La spinta è riconducibile al boom delle vendite dell’iPhone che hanno registrato un +66%. Grazie al buon andamento, la società ha deciso di portare a 90 miliardi di dollari il riacquisto di proprie azioni, una cifra ancora mai vista.

FACEBOOK flies – nella trimestrale presentata si legge un +48% dei ricavi pari a 26,2 miliardi di dollari, tre miliardi oltre le aspettative medie degli analisti. L’utile netto è raddoppiato raggiungendo quota 9,5 miliardi e gli utenti mensili sono aumentati del 10%. L’operazione di buyback in corso è per un ammontare di 30 miliardi e solamente nell’afterhours il titolo guadagna il 6%.

Monetary Policy

Al termine della riunione di politica monetaria la Bank of Japan ha annunciato che lascerà invariata la sua linea ultra-accomodante, dicendo che l’inflazione non centrerà il target del 2% ancora per un lungo periodo, soprattutto a fronte di un paese che fa i conti con un aumento della curva dei contagi e a misure restrittive maggiori.

Nella giornata di martedì è iniziata la consueta due-giorni del Federla Open Market Committee della FED. Il messaggio che uscirà dal meeting, nelle attese, dovrebbe riecheggiare i toni “dovish” usati la scorsa settimana del presidente della BCE Christine Lagarde.

Come preventivato dagli analisti nella giornata di giovedì il Presidente Powell, al termine della due-giorni del FOMC, ha dichiarato che una riduzione dello stimolo è prematura e che una politica accomodante resterà in campo per un periodo prolungato.

Nella giornata di giovedì è uscito il dato relativo all’inflazione tedesca attestatasi sul livello target di lungo periodo, il 2% registrato ha superato di 10 basis point la previsione degli analisti. Nella giornata di venerdì proseguiranno anche gli altri paesi europei. Sempre sul fronte macroeconomico è stato pubblicato il GDP Price Index americano ben al di sopra del previsto 2.6%. Infatti, spinto dall’inflazione e dai consumi si è attestato sul 4.1%.

Come previsto la giornata di venerdì è stata caratterizzata dall’uscita dei dati macroeconomici europei. Nella mattinata sono stati pubblicati i dati relativi al GDP tedesco e italiano attestatesi rispettivamente a -3,0% e -1,4% di poco al di sopra delle aspettative. La giornata è proseguita con la pubblicazione del dato sulla disoccupazione a livello europeo.

COVID-19

Sul fronte COVID continua ad essere critica la situazione in India, il Consiglio dei Ministri italiano ha deliberato lo stato d’emergenza per la missione in India. Mentre nella penisola continua la campagna vaccinale a ritmi serrati, nella sola giornata di giovedì sono state somministrate oltre 490 mila dosi. Nonostante le precauzioni del caso, i governi occidentali confidano di tornare in una situazione di normalità prima dell’estate.

COSA ATTENDERCI DA QUESTA SETTIMANA

Appuntamenti

La prossima settimana si aprirà con la pubblicazione dei dati PMI sul settore manifatturiero, si inizierà dal dato relativo all’Italia e successivamente tutti gli altri paesi europei, arrivando verso metà mattinata con il dato relativo a tutta la zona euro. Verrà invece pubblicato nel pomeriggio il dato relativo agli Stati Uniti. La settimana proseguirà con l’uscita del Producer Price Index (PPI) relativo alla variazione dei prezzi di un paniere di beni destinati alla produzione nella zona euro.

Nella giornata di giovedì la Banca Centrale Europea provvederà alla pubblicazione del bollettino economico, traendo le somme da tutti i dati macro pubblicati questa settimana.

A seguire gli stati uniti pubblicheranno il dato settimanale sulle richieste di sussidi, sia quelle nuove che quelle di mantenimento.

Nel fine settimana sul fronte economico gli stati uniti provvederanno a pubblicare diversi dati relativi al mercato del lavoro, tra cui anche il tasso di disoccupazione.

Tra gli appuntamenti della settimana nella giornata di venerdì Banca d’Italia pubblicherà il report relativo alle posizioni delle banche italiane, con focus particolare all’aggregato monetario derivante dalla Banca Centrale Europea.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

THE FUTURE STARTS TODAY, NOT TOMORROW..

I mercati finanziari hanno affrontato la settimana più intensa della “Earning Season” andando a demolire qualsiasi previsione fatta. Tra i colossi che hanno riportato, alcuni sopracitati, circa l’87% ha battuto le stime con una sovraperformance media del19,8%. Chiaramente il consenso sugli utili per l’intero 2021 è aumentato considerevolmente.

La settimana, nonostante il moto propulsore delle trimestrali americane si è conclusa con tutte le principali piazze debolmente in negativo. Rimangono sempre sui massimi i principali indici quali Nasdaq e S&P 500 che nella settimana hanno toccato i massimi da inizio anno.

In Europa si intravedono segnali di ripresa, anche a fronte del miglioramento della situazione sanitaria, ma per vedere solidi miglioramenti anche sul mercato dovremo attendere la ripresa degli industriali, leggermente più indietro rispetto al settore bancario.

Sul fronte valutario, a fronte di diversi fattori il cambio euro dollaro ha chiuso la settimana a 1,2021 registrando una diminuzione dal picco di inizio settimana. Si denota che nel corso della settimana, supportato dalle politiche monetarie statunitensi il cambio ha toccato quota 1,2150.

Sul fronte obbligazionario governativo, lato europeo, abbiamo assistito ad un movimento altalenante con una sostanziale tendenza al rialzo dei tassi di tutti i principali paesi. Il BUND tedesco ha avuto una crescita ma in misura più contenuta rispetto agli altri paesi europei, comportando un allargamento dello SPREAD. In America, questa settimana si è registrato un movimento al rialzo portando il decennale a quota 1.6259 ma toccando nella giornata di giovedì 1.6825.

In generale, gli ottimi risultati riportati dall’America sono stati assorbiti solo parzialmente dalle piazze europee che trainate solamente dai bancari hanno chiuso la settimana in rosso. Negli States la pesante chiusura di venerdì ha minato tutti gli ottimi risultati registrati in settimana. Il cattivo andamento dei mercati finanziari non ha impattato sulle nostre linee di gestione che si confermano sui livelli massimi da inizio anno e mantengono una volatilità inferiore al mercato. Molto bene le linee a partecipazione azionaria, che trainate dalle trimestrali americane hanno guadagnato mediamente mezzo punto percentuale.

La situazione statunitense sembra aver scontato un ritorno alla normalità imminente. Il miglioramento sotto il fronte epidemiologico e il riscontro finanziario hanno lanciato un segnale di ripresa ben avviata. La FED ha comunicato che nonostante vi sia ripresa le politiche rimarranno accomodanti fino a quando i dati non risulteranno soddisfacenti per una crescita di lungo periodo.

Più complicata la situazione Europea: i dati macroeconomici sono anche qui moderatamente incoraggianti ma il rialzo dei tassi governativi si sta già manifestando e bisognerà continuare a monitorarli soprattutto qualora l’inflazione dovesse manifestarsi più importante del previsto.

Per molti analisti entro la fine del 2021 il tasso free risk relativo all’area euro tornerà a 0. In questi termini sarà compito del Gouverning Council monitorare sul rialzamento dei tassi in ottica di una efficiente gestione dell’inflazione. 

Analisi dei mercati del 06.04.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

Settimana positiva per i principali listini azionari: nel complesso guadagnano il 2.10% (MSCI World), con una sovraperformance del settore tecnologico (+4.88% Nasdaq 100) e del comparto small-cap (+4.92% Russell 2000). Sul fronte obbligazionario, stabili i rendimenti dei titoli governativi, mentre la buona performance della componente corporate ha portato ad un restringimento degli spread. Per quanto riguarda le materie prime, la settimana ha visto un calo del prezzo del petrolio in conseguenza alla riunione OPEC+.

Sicuramente, il driver principale della settimana è stato rappresentato dal piano d’investimenti iderato dall’amministrazione Biden: si parla di investimenti per $2.25 trillion. Nel dettaglio, il piano dovrebbe essere attuato su un periodo di otto anni (quindi si ipotizza una rielezione democratica alla fine del primo mandato di Biden) e prevedere 620 miliardi per i trasporti, tra i quali un raddoppio dei fondi federali per il trasporto pubblico, 650 miliardi da investire per migliorare la qualità della vita dei cittadini americani (dal miglioramento della rete idrica, al miglioramento delle connessioni di rete). Altri 580 miliardi dovrebbero venire destinati al miglioramento e rafforzamento del settore manifatturiero a stelle e strisce (180 miliardi dovrebbero essere indirizzati a quello che è stato definito il più ambizioso progetto di ricerca e sviluppo industriale che non abbia uno scopo militare). Infine, 400 miliardi saranno destinati al potenziamento dei servizi di assistenza ad anziani e disabili.

Il governo americano, per poter finanziare questo ingente piano, starebbe ipotizzando di aumentare la tassazione alle imprese dal 21% al 28%, e di inserire una tassazione del 21% per gli utili d’impresa generati all’estero. Ovviamente le modalità con e quali il governo USA vorrebbe finanziare i progetti hanno fin da subito suscita aspre critiche dall’ala Repubblicana del Congresso, da sempre molto restia ad aumentare la tassazione ai privati.

Sul fronte della lotta alla pandemia, Pfizer e BionTech hanno annunciato che nella fascia d’età tra 12 e 15 anni il loro vaccino ha un’efficacia del 100% nel prevenire forme gravi dell’infezione; i risultati, se confermati da studi su campioni più ampi, permetterebbero di allargare la platea di persone vaccinabili, e di riprendere l’attività scolastica in presenza, allentando quindi ulteriormente le restrizioni in atto in diversi paesi.

Grazie alle dosi di vaccino ricevute e al continuo lavoro dei sanitari, molti stati americani stanno iniziando a somministrare le vaccinazioni anche alle fasce più giovani della popolazione (sotto i 55 anni). Le decisioni prese hanno portato l’amministrazione Biden a dichiarare che dal 19 aprile il 90% della popolazione adulta sarà ammissibile per i vaccini. Nonostante questi sviluppi positivi, però, il governo americano ha messo in guardia i cittadini sulla risalita dei contagi tra i non-vaccinati, soprattutto in quegli stati che hanno rilassato maggiormente le restrizioni.

Sull’altro lato dell’Atlantico, la Commissione Europea ha annunciato di essere riuscita a consegnare 100 milioni di vaccini ai paesi membri nel primo trimestre 2021, rispettando quindi l’obiettivo che si era prefissata nella fase preparatoria della campagna vaccinale.

L’ufficio di statistica britannico ha riportato che circa metà della popolazione inglese ha gli anticorpi contro COVID-19. Il report è una nuova iniezione di fiducia per il governo di Boris Johnson, alle prese con il graduale allentamento delle restrizioni.

Tra i paesi che hanno attuato una campagna di contenimento del virus senza lockdown ricordiamo sicuramente la Svezia: in settimana, il ministero della salute svedese ha consigliato di non ridurre il livello delle restrizioni attuali, poiché stanno registrando un aumento del numero dei contagi.

Tra i principali dai macroeconomici usciti la scorsa settimana ricordiamo che:

In Europa, mercoledì 31 marzo, è stato pubblicato il dato sull’inflazione dell’Eurozona: per il mese di marzo i prezzi dell’area a moneta unica sono cresciuti dell’1.3% anno su anno, in accelerazione rispetto allo 0.9% YoY del mese di febbraio. Il prezzo degli energetici ha avuto un impatto considerevole sull’accelerazione dell’inflazione, e ci si attende che ne abbia anche nei prossimi mesi. Tuttavia, si dovrebbe avere un fattore di attenuazione nella dinamica del prezzo dei prodotti alimentari, che la scorsa primavera, causa i lockdown generalizzati, aveva subito una brusca impennata.

L’indice di fiducia dei consumatori americani, pubblicato martedì 30, ha evidenziato un miglioramento delle prospettive per il mese di marzo, raggiungendo il valore più alto da oltre un anno. I consumatori si dicono fiduciosi sul futuro perché grazie alle vaccinazioni continue e agli stimoli governativi le imprese potranno tornare rapidamente operative, rafforzando la ripresa economica.

L’indice ISM Manufacturing, pubblicato negli Stati Uniti, ha raggiunto, nel mese di marzo 2021, il livello più alto dal 1983. Nel dettaglio l’indice che segnala la fiducia degli addetti agli acquisti delle imprese ha fatto registrare un valore di 64.7 da 60.8 del mese di febbraio. Le buone prospettive per il settore manifatturiero americano sono rappresentate anche in entrambe i sottocomponenti dell’indice ISM, nuovi ordini e produzione, che hanno fatto registrare il valore più alto dal 2004 ed evidenziano un’accelerazione della domanda sia da parte dei consumatori che delle imprese.

Infine, tra gli eventi più importanti accaduti nella scorsa settimana segnaliamo che:

La crisi del Canale di Suez, causata dall’incaglio di una nave cargo, si è risolta lunedì 29, quando i rimorchiatori sono riusciti a liberare la nave e a far riprendere il traffico attraverso l’importante snodo commerciale.

Il gruppo di produttori di petrolio OPEC+ si è riunito la settimana scorsa. I membri del cartello si sono detti fiduciosi in un recupero della domanda di greggio nel prossimo futuro, grazie ad un incremento dell’attività economica mondiale ed hanno quindi optato per un incremento graduale della produzione di oro nero nel mese di maggio. La decisione ha parzialmente sorpreso gli analisti che si attendevano l’estensione dei tagli anche per il mese di maggio.

Un segnale delle migliorate condizioni sanitarie, che stanno permettendo il ritorno all’attività è dato anche da un recente sondaggio effettuato negli Stati Uniti da parte dell’Associazione Nazionale del Caffè, che ha evidenziato come almeno metà dei lavoratori americani abbia già fatto ritorno in ufficio, e come sia cambiato il modo di consumare caffè, sempre più orientato agli ordini attraverso app e drive-through.

La controversia legata ad Archegos Capital Management ha continuato a interessare gli investitori e si è arricchita di nuovi particolari: le banche creditrici del family office aveva provato, senza successo, a trovare un compromesso che non causasse perdite significative.

Credit Suisse ha dichiarato che si attende miliardi di dollari di perdite dalle operazioni con Archegos Capital; la banca svizzera era finita recentemente sotto la lente d’ingrandimento degli investitori perché coinvolta nel fallimento del fondo di investimenti alternativi Greensill Capital.

I primi giorni di quotazione di Deliveroo hanno fatto segnare una performance -27.69%. La società è stata fortemente penalizzata perché diversi asset managers hanno deciso di non partecipare all’IPO in quanto criticano fortemente la politica di trattamento dei riders, perché non si allinea a nessun principio socialmente responsabile messo in atto dagli investitori. Questo fenomeno ha evidenziato come sempre più persone abbiano allargato lo spettro delle proprie valutazioni ESG, non concentrandosi più solamente sull’impatto ambientale dell’attività di un’impresa, ma approfondendo anche l’impatto sociale.

La società di pagamenti elettronici Paypal ha annunciato che inizierà a consentire, al momento in US, pagamenti anche tramite cryptovalute. I clienti che vorranno potranno convertire le loro cryptomonete in altre valute al momento del pagamento al fine di permettere l’utilizzo di una nuova forma di pagamento: gli utilizzatori non si scambieranno quindi cryptovalute, ma chi vorrà usarle per pagare dovrà effettuare una conversione in altra valuta. La scelta della conversione da crypto a valuta reale è dettata dalla necessità per i venditori di non detenere liquidità con un’alta volatilità.

QUESTA SETTIMANA

Il numero di contagi da coronavirus è tornato a salire nell’ultimo periodo, quindi gli investitori terranno un orecchio teso alle news riguardanti gli sforzi per contenere questa terza ondata, mentre continuano le campagne vaccinali e le varie economie riprendono l’attività economica che si è interrotta in questi mesi di lockdown.

Lunedì 5 aprile è iniziato il forum di primavera del Fondo Monetario Internazionale, a cui parteciperanno diversi presidenti di banche centrali e ministri dell’economia per discutere della nascente ripresa economica, e di lotta al cambiamento climatico. Durante il forum verranno anche presentate le ultime previsioni economiche redatte dal Fondo Monetario Internazionale.

Sempre lunedì 5, negli Stati Uniti, è stato pubblicato l’indice ISM dei servizi: come già avvenuto per la sua controparte manifatturiera, l’indice ha fatto registrare un dato record (questa volta dal 1997) e al di sopra delle attese del mercato, segnalando che anche il settore dei servizi americano è in buona salute, grazie al graduale calo delle restrizioni che permettono il riavvio dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia.

Martedì 6 sono stati pubblicati i dati sulla disoccupazione nella Zona Euro e in Italia. Entrambi i dati hanno evidenziato una sostanziale stabilità rispetto ai valori di febbraio a causa delle recenti chiusure introdotte per contrastare l’aumento dei contagi dell’ultimo periodo.

Mercoledì 7 la Federal Reserve pubblicherà le minute della riunione di marzo, che potrebbero far luce su eventuali dissensi riguardanti l’attuale livello del programma di acquisti della banca centrale americana.

Sempre mercoledì, sul fronte dei dati macroeconomici, saranno pubblicati i dati PMI dei servizi per i paesi europei relativi al mese di marzo. Gli analisti si attendono una sostanziale stabilità, ancora in territorio di contrazione, dell’indice del settore dei servizi a causa dell’aumento dei contagi che sta comportando un inasprimento delle misure contenitive in diversi paesi dell’Eurozona.

Un dato importante per comprendere meglio il livello dell’attività economica globale potrebbe arrivare mercoledì con la pubblicazione delle esportazioni di rame da parte del Cile, uno dei principali produttori a livello mondiale del metallo industriale.

CONSIDERAZIONI FINALI

They can test us as much as they want.

Christine Lagarde ha dichiarato che la recente dinamica dei rendimenti governativi non è preoccupante, ma certamente i funzionari di politica monetaria sono pronti a mettere in campo ogni strumento che sarà ritenuto necessario per mantenere le attuali condizioni di finanziamento nell’area euro.

Questa è l’ennesima conferma che i banchieri centrali non stanno pensando di rialzare i tassi d’interesse, soprattutto perché condizioni di finanziamento accomodanti sono ritenute indispensabili per poter finanziare i piani d’investimento che i vari governi stanno approntando al fine di supportare la nascente ripresa economica.

Sotto questo punto di vista, gli investitori, ormai consapevoli che la campagna vaccinale sta progredendo incessante e permetterà la riapertura delle diverse economie, stanno spostando la propria attenzione proprio verso i piani di stimolo governativi: il piano d’investimento statunitense è ritenuto essenziale per permettere una rapida ripresa economica. Sul fronte europeo invece, gli investitori attendono di capire quali saranno i principali driver dei piani nazionali e come essi si collegano alle raccomandazioni della Commissione Europea riguardanti gli investimenti green e di lungo termine.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Anche a fronte delle recenti decisioni da parte dei principali governi riguardanti i piani di stimoli e d’investimenti che si stanno delineando sia in Europa che, soprattutto, negli Stati Uniti, può avere senso orientare parte dell’allocazione verso temi più mainstream.

Il trimestre appena conclusosi ha fatto registrare performance molto positive per tutte le linee di gestione.

La scorsa settimana, ultima del primo trimestre, si è conclusa con performance positive su tutte le linee di gestione. In particolare, la linea Chronos ha ridotto parte del divario che aveva subito con la linea aggressiva grazie al buon rimbalzo del settore tecnologico.

La SICAV SCM Stable Return continua la sua performance positiva e raggiunge il suo massimo storico a 108.91.

Analisi dei mercati del 29.03.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

Settimana che sembrava improntata al ribasso, ma nella giornata di venerdì abbiamo assistito ad un sostanzioso recupero che ha permesso ai principali listini di riportarsi vicino a nuovi massimi. Sostanzialmente stabile il comparto azionario (MSCI World +0.19%), mentre il settore tecnologico (Nasdaq 100 -0.82%) è stato ancora frenato dai timori di un rialzo dei tassi d’interesse. A livello geografico, invece, vi è stata una leggera sovraperformance dell’area europea (Eurostoxx 50 +1.06%) rispetto a quella americana (S&P 500 +0.86%). Stabile anche il comparto obbligazionario governativo, così come gli spread europei tra paesi “core” e periferici.

Durante la loro audizione al Senato degli Stati Uniti, il Segretario al Tesoro Janet Yellen e il presidente della Federal Reserve Jerome Powell hanno dichiarato che l’economia americana è sulla strada di una buona ripresa, ma le insidie lungo il percorso possono essere molteplici. Per entrambi, il controllo della pandemia attraverso la campagna vaccinale è essenziale per permettere all’attività economica a stelle e strisce di riprendere forza e un supporto decisivo arriverà anche dall’attuazione del Rescue Plan, il pacchetto di stimoli fiscali votato recentemente dal Congresso americano.

In un nuovo segnale di normalizzazione del sistema bancario americano, la Federal Reserve, in accordo con altri regolatori, ha comunicato che sta ipotizzando di rimuovere i limiti alla distribuzione di dividendi e al riacquisto di azioni che erano stati imposti al settore nel periodo di pandemia.

Powell ha anche dichiarato che è prevista una ripresa dell’inflazione per l’anno in corso, ma non causerà un cambiamento di politica monetaria, in quanto è considerata di modesto impatto e soprattutto di breve durata.

Una rassicurazione per gli investitori in questo senso è arrivata venerdì 26 con la pubblicazione del dato dell’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE Deflator): nel mese di febbraio 2021 l’indice ha fatto registrare una crescita di 1.6% rispetto a febbraio 2020. Il dato è molto importante in quanto si tratta dell’indice dei prezzi osservato e analizzato dalla Federal Reserve per prendere le decisioni di politica monetaria.

L’amministrazione Biden sta ipotizzando di permettere ai singoli stati di ridurre la propria tassazione, per stimolare ulteriormente l’attività economica. Tuttavia, dopo la crescente preoccupazione dell’ala Repubblicana del Congresso, il governo americano ha specificato che la riduzione delle tasse non dovrà prevedere l’uso dei fondi federali per compensare le ridotte entrate.

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, siamo arrivati alla terza settimana in cui le vicende legate il vaccino Astrazeneca tengono in apprensione gli investitori e i governi. La querelle circa la sua efficacia si è arricchita ad inizio settimana quando il panel della FDA che sta esaminando il vaccino inglese ha dichiarato che esso ha un’efficacia preventiva del 79%, quindi sopra la soglia minima del 70% per poter procedere con l’approvazione. Successivamente, il 23 marzo, lo stesso panel di esperti è uscito con una nota di aggiornamento dichiarando che i dati ricevuti e su cui si basava la valutazione erano datati al 17 febbraio, spingendo molti a dubitare della reale efficacia del siero inglese. La nota ha fatto sì che Astrazeneca presentasse dati aggiornati che hanno evidenziato un’efficacia ridotta rispetto al 79% osservato all’inizio.

A causa del crescente numero di contagi nel paese e delle inefficienze da parte dei Land, la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato che è pronta a introdurre nuovamente un inasprimento del lockdown durante il periodo pasquale; inasprimento che è stato sospeso dopo le critiche arrivate al governo di Berlino da più parti del paese.

Sul fronte dei dati macroeconomici:

I dati preliminari riguardanti gli indici PMI europei, usciti in rialzo rispetto ai dati di febbraio e sopra le attese del mercato, evidenziano un miglioramento delle prospettive economiche segnalato dalle imprese.

Le migliorate prospettive sono segnalate anche dalla pubblicazione degli indici di fiducia di imprese ed investitori rilasciati in Germania e Italia. In particolare, nonostante le nuove restrizioni imposte in Germania per contrastare il recente aumento di contagi, le imprese si dicono fiduciose per il futuro, in quanto con il prosieguo della campagna vaccinale vedono le restrizioni solamente nel breve termine.

Tra gli eventi degni di nota accaduti la scorsa settimana trova posto l’incidente accaduto nel Canale di Suez, dove una nave cargo si è arenata. L’incidente ha causato il blocco della navigazione del canale comportando lo stop di tutte le navi che avrebbero dovuto transitare dall’importante snodo marittimo. Le operazioni di liberazione della nave dall’incaglio sono già iniziate, ma potrebbero durare alcuni giorni, comportando numerosi ritardi nello scambio di merci, tra cui i prodotti petroliferi.

Venerdì 26 marzo, nonostante il tono positivo dei mercati, si è assistito a un fenomeno di block trading intenso, per un controvalore di circa $20 miliardi, che ha interessato alcune società mirate (ViacomCBS, Discovery, Tencent Holding, e Baidu tra le più conosciute).

Le vendite sono state originate da un singolo family office, Archegos Capital Management, operante attraverso leva finanziaria, che è stato costretto a liquidare il proprio portafoglio in seguito all’impossibilità di presentare le garanzie richieste dalle banche creditrici.

Sebbene la vendita di consistenti quote societarie non sia un fenomeno inusuale, il numero di società oggetto, l’ammontare delle operazioni coinvolte e la loro simultaneità, hanno portato molti ad interrogarsi sulla bontà dell’investimento a leva e sull’impatto che può avere su chi finanzia questo tipo di attività.

Il proprietario del family office coinvolto era già noto alle cronache in quanto nel 2012 aveva patteggiato con la SEC una sanzione di $44 milioni per trading illegale.

QUESTA SETTIMANA

L’evolversi della pandemia e il progredire delle campagne vaccinali sono al centro dei pensieri degli investitori in quanto il miglioramento della situazione sanitaria è essenziale per permettere all’attività economica di prendere vigore.

Su questo fronte si segnala che lunedì 29 marzo, è terminato il periodo di lockdown duro in Gran Bretagna: si potrà quindi tornare a riunirsi in gruppi di sei persone, fare attività sportiva all’aperto, e il governo non imporrà più la raccomandazione di rimanere nelle proprie abitazioni, ma una più generale di non fare viaggi non necessari. Sono comunque vietati i viaggi strettamente non necessari al di fuori dei confini nazionali. Se le condizioni sanitarie lo permetteranno, il governo di Boris Johnson prevedrà di allentare ancora le limitazioni il 12 di aprile.

Il default di Archegos Capital Management ha comportato perdite consistenti per alcune delle banche creditrici, Nomura ha dichiarato una perdita per circa $2 miliardi mentre Credit Suisse deve ancora quantificarla, le cui azioni sono state colpite dalle vendite nella giornata di lunedì 29 marzo (Nomura ha registrato una performance di -16% dai prezzi di chiusura di venerdì).

Il primo di aprile si riunirà il gruppo OPEC+ per decidere se mantenere o ridurrei tagli alla produzione di petrolio. Nel mese di marzo, il cartello dei produttori di greggio aveva optato per mantenere i tagli in essere, tra i quali una ulteriore riduzione volontaria della produzione dell’Arabia Saudita, in quanto la domanda di greggio non permetteva un’espansione della produzione.

Venerdì 2 aprile sarà il giorno della pubblicazione del report sul mercato del lavoro USA per il mese di marzo. Le attese sono per un forte rimbalzo dei posti di lavoro creati, grazie alla campagna vaccinale che ha permesso di riaprire molte attività.

CONSIDERAZIONI FINALI

“All but fully recovered.”

Il messaggio dell’autorità monetaria americana è stato ribadito anche in un’intervista rilasciata dal presidente FED Jerome Powell, durante la quale ha dichiarato che il supporto della banca centrale da lui presieduta sarà ridotto solamente una volta che l’economia americana sarà tornata ai livelli pre-pandemici, e che per farlo ci vorrà qualche tempo, allontanando quindi la data di inizio di rialzo dei tassi d’interesse.

Al fine di rafforzare il messaggio Powell si è soffermato anche sulla portata inclusiva della ripresa economica, evidenziando come in essa vadano coinvolte tutte le fasce di popolazione, dunque anche le minoranze, che sono state maggiormente colpite dalla crisi.

Tutte le banche centrali si dichiarano perciò estremamente accomodanti ed evidenziano come il ruolo più importante, in questo momento, sia giocato dai governi e dagli stimoli che metteranno in campo.

Su questo tema, in Europa siamo alle prese con la presentazione dei piani governativi per accedere al Recovery Fund, con la Commissione Europea che preme per investimenti di lungo termine e legati alla transizione ecologica.

Negli Stati Uniti, invece, dopo l’approvazione del Rescue Plan da $1.9 trillion, l’amministrazione Biden sta già studiando un piano da $3 trillion di più ampio respiro che sia focalizzato sul rinnovamento infrastrutturale e la trasformazione green dell’economia.

Gli investitori, con il progredire delle vaccinazioni, sono sempre più focalizzati proprio sul supporto alla nascente ripresa economica da parte delle banche centrali, ma soprattutto dei governi, e qualunque ritardo di attuazione degli ingenti stimoli approvati potrebbe comportare un freno alle aspettative del mercato.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Buona la performance delle nostre linee di gestione, nonostante la settimana sostanzialmente cauta dei mercati. Le linee con componente azionaria hanno tratto beneficio dall’esposizione a settori più ciclici come quello finanziario statunitense e a quelli industriali, sia europei che americani.

La stock selection operata sulla linea Chronos ha permesso di ridurre al minimo l’impatto della discesa del settore tecnologico americano e di avere un contributo positivo dalle società appartenenti ai settori più ciclici.

Positive anche le linee obbligazionarie, che beneficiano del restringimento degli spread tra componente corporate e governativa.

La SICAV SCM Stable Return mantiene il suo trend positivo grazie alla diversificazione del portafoglio titoli e alla gestione attiva del cambio valutario Euro/Dollaro.

Analisi dei mercati del 22.03.2021

LA SCORSA SETTIMANA

La scorsa settimana è stata caratterizzata dalla volatilità sui mercati finanziari. Nel complesso il comparto azionario perde lo 0.92% (MSCI World), con l’area americana più penalizzata dagli investitori (-1.41% S&P 500, -1.65% Nasdaq 100, e -3.08% Russell 2000). I timori di un aumento dell’inflazione e le potenziali decisioni future delle banche centrali hanno comportato un calo dei corsi obbligazionari, con la componente statunitense che risente maggiormente della dinamica. Tra le commodities, brusco calo del petrolio, che perde circa il 6% facendo registrare la peggior settimana da ottobre.

L’evento più importante della scorsa settimana si è tenuto mercoledì 17 con la riunione della Federal Reserve. Come ipotizzato dagli investitori, e anticipato in diverse occasioni dai membri del direttivo della banca centrale di Washington, l’autorità monetaria statunitense non ha apportato modifiche al tasso d’interesse di riferimento e si mantiene sempre in un atteggiamento molto supportivo per l’economia.

Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha ancora una volta ribadito che l’istituto monetario da lui presieduto non prevede di rialzare i tassi d’interesse fino a quando non ci saranno evidenti segnali che l’economia a stelle e strisce si è completamente ripresa dallo shock pandemico. Per rafforzare il proprio messaggio, il presidente FED ha dichiarato che l’eventuale inizio del processo di rialzo dei tassi di riferimento sarà comunicato con anticipo.

Sin qui tutto bene, se non fosse che la banca centrale americana ha deciso, in comune accordo con le autorità di vigilanza del sistema bancario USA, di ripristinare, dal primo aprile 2021, alcuni requisiti sul capitale delle banche americane, i quali erano stati sospesi con l’aggravarsi della situazione economica l’anno scorso. La FED ha motivato la decisione evidenziando le migliorate condizioni delle banche statunitensi.

Rimanendo sempre nel perimetro delle autorità monetarie, durante la settimana appena passata si sono riunite anche altre banche centrali:

Giovedì 18 è stato il momento della Bank of England con le sue decisioni di politica monetaria: come previsto da molti investitori, il governatore Andrew Bailey ha dichiarato che l’orientamento della banca centrale britannica rimane pienamente supportivo per l’economia. Il Comitato di Politica Monetaria della BoE ha infatti deciso di mantenere invariati il tasso d’interesse (che quindi rimane a 0.1%) e l’ammontare di titoli governativi acquistati a 875 miliardi di sterline.

Venerdì 19 è stato, invece, il turno della Bank of Japan. Anche in questo caso l’autorità monetaria del paese del sol levante ha ribadito la propria volontà di mantenere inalterato il proprio orientamento, con un tasso di riferimento a -0.1%, e, nonostante abbia mantenuto il target di rendimento del titolo governativo decennale allo 0.0%, il governatore della banca centrale Haruhiko Kuroda ha chiarito che sono tollerati movimenti del rendimento governativo decennale di 0.25% attorno al target, al fine di poter effettuare un controllo della curva più agevole.

Quello che ha sorpreso gli investitori sono però state le decisioni della BoJ riguardanti il programma di acquisti: da aprile, infatti, la banca centrale giapponese specificherà l’ammontare di obbligazioni che acquisterà ogni mese. Gli investitori sono stati colti ancor più di sorpresa dalla decisione di escludere dal programma di acquisti gli ETF che seguono l’andamento dell’indice Nikkei 225, concentrandoli invece su quelli che replicano il più generico indice Topix.

Per quanto riguarda l’area geografica emergente, durante il fine settimana, il presidente turco Erdogan ha licenziato il presidente della banca centrale turca dopo che quest’ultima aveva deciso un rialzo dei tassi d’interesse del paese anatolico. Per effetto della decisione la Lira turca si è deprezzata di circa il 15% nei confronti del dollaro statunitense.

Sul fronte della lotta alla pandemia, ha tenuto ancora banco il caso Astrazeneca: dopo la sospensione del suo vaccino in diversi paesi, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha rilasciato una nota in cui ne conferma la sicurezza e l’efficacia, portando alcuni governi europei, tra cui l’Italia, a riprenderne la somministrazione.

Per quanto riguarda i principali dati macroeconomici rilasciati durante la settimana:

Martedì 16, in Europa, è stato pubblicato l’indice di fiducia tedesco ZEW: nel sondaggio di marzo gli investitori tedeschi si dichiarano più ottimisti per il futuro (con l’indice che passa a 76.6 da 71.2, e fa meglio delle attese di 74.0). La maggior parte dei partecipanti al sondaggio si è detta fiduciosa che entro l’autunno oltre il 70% della popolazione tedesca sarà vaccinato permettendo di avere minori restrizioni.

Sulla sponda opposta dell’Atlantico, il dato settimanale sulle richieste iniziali di disoccupazione negli Stati Uniti, rilasciato giovedì 18, ha fatto registrare un aumento di 45’000 unità, evidenziando la persistenza di qualche frizione nel mercato del lavoro americano.

Sempre dagli Stati Uniti, l’indice della situazione Manifatturiera calcolato dalla Federal Reserve di Philadelphia ha fatto registrare il dato più alto dal 1973: 51.8 da 23.1. Entrambe i sottocomponenti del dato, situazione attuale e situazione futura, sono cresciute più delle attese evidenziando il positivo stato dell’economia americana. Le imprese segnalano però alcuni rallentamenti nella catena di approvvigionamento, che verranno riassorbiti nel tempo.

Tra gli altri eventi rilevanti si segnala l’andamento del titolo Volkswagen che mette a segno un +25% nell’ultima settimana, supportata dall’annuncio di voler intensificare gli investimenti nel comparto elettrico al fine di aumentare la propria quota di mercato.

La compagnia petrolifera Saudi Aramco, detenuta per il 98% dal governo dell’Arabia Saudita, nel fine settimana ha riportato utili in calo del 44% nel 2020, ma ha confermato un dividendo di 75 miliardi di dollari americani, fondamentale per il governo saudita per contrastare la recessione economica causata dalla pandemia.

QUESTA SETTIMANA

Prosegue la campagna vaccinale e il miglioramento dei numeri in questo senso rimane un tema di primaria importanza per gli investitori. Da segnalare, sempre su questo fronte, che il governo tedesco, dopo l’aggravarsi dei dati sui contagi, sta pensando di protrarre il lockdown in scadenza a fine marzo anche nel mese di aprile, ipotizzando anche l’introduzione di un coprifuoco.

Dopo la riunione FED della scorsa settimana, martedì 23 marzo il presidente Jerome Powell e il segretario al tesoro americano Janet Yellen saranno in audizione al Comitato per i Servizi Finanziari della Camera dei Rappresentanti, e il giorno seguente, mercoledì 24, al Comitato per le Attività Bancarie del Senato degli Stati Uniti.

Sempre mercoledì 24 marzo, tra i dati economici principali, verranno pubblicati da IHS Markit gli indici PMI manifatturieri per diversi paesi europei.

Giovedì 25 si riuniranno i capi di governo dell’Unione Europea per discutere della strategia di contrasto al virus, ma anche di cooperazione industriale tra i ventisette e delle relazioni con Turchia e Russia.

Venerdì 26 sarà, invece, la volta della pubblicazione di diversi dati sulla fiducia di imprese (sia in Germania con l’indice IFO, che in Italia), e consumatori (in USA e Italia).

Durante la settimana, diversi esponenti delle banche centrali, tra i quali il presidente FED Powell, la presidente della BCE Lagarde e quello della BoE Bailey, interverranno al forum organizzato dalla Banca dei Regolamenti Internazionali riguardante le innovazioni attuabili dalle banche centrali, tra le quali la digitalizzazione delle monete.

Deliveroo, la società inglese di food delivery, ha iniziato la propria IPO a Londra: la valutazione è tra i 7.6 e gli 8.8 miliardi di sterline. Il titolo verrà quotato dal 31 marzo.

CONSIDERAZIONI FINALI

Hear us out! Il messaggio lanciato dalle principali banche centrali è quello di una politica monetaria accomodante, che dia spinta ai primi segnali di ripresa che si intravedono. Per rafforzare questo messaggio, molte banche centrali hanno già cambiato paradigma: tollereranno un periodo di inflazione oltre il target prefissato se essa si rivelerà necessaria per far tornare le economie ai loro livelli pre-pandemici.

Il presidente FED Jerome Powell è arrivato a dichiarare che non sarà sufficiente un miglioramento nelle stime di crescita e di disoccupazione per iniziare a ipotizzare un rialzo dei tassi, ma ritiene, invece, necessario avere un miglioramento nei loro dati effettivi.

Nonostante i timori degli investitori circa una ripresa dell’inflazione, tutti i membri della Federal Reserve sono concordi nel prevedere che i tassi di riferimento rimarranno al livello attuale per tutto il 2021, e la maggior parte non ipotizza che vi sarà un rialzo prima della fine del 2023.

La correzione della scorsa settimana non è probabilmente dovuta alla tematica dell’inflazione quanto piuttosto alla decisione della FED di ripristinare il sistema di requisiti di capitale delle banche sospendendo le agevolazioni prese in periodo pandemico.

Durante il periodo di pandemia la Federal Reserve aveva comunicato alle banche americane che i treasury detenuti in portafoglio non erano considerati all’interno dei calcoli dei requisiti patrimoniali, permettendo di accantonare minor capitale a fronte degli assets presenti a bilancio. Con la decisione di terminare tale agevolazione, le banche americane avranno quindi un vantaggio ridotto nel detenere treasury, il che potrebbe portare una pressione al rialzo dei rendimenti governativi nel breve futuro.

Fig. 1 Federal Reserve’s Dot Plot: il grafico riporta le previsioni del livello del tasso di riferimento americano dei membri della Federal Reserve.

Vedremo se si tratterà di turbolenze passeggere, che andranno a scomparire con il miglioramento della situazione economica, oppure se saranno necessari ulteriori interventi, anche non convenzionali, da parte delle autorità monetarie.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La volatilità presente sui mercati ha impattato soltanto marginalmente le linee di gestione, anche quelle con maggior componente azionaria si sono mantenute pressoché stabili nell’ultima settimana.

La recente dinamica di rialzo dei rendimenti governativi, che ha comportato un calo della componente obbligazionaria corporate, ed in particolare di quella investment-grade, ha impattato marginalmente sulla performance delle linee obbligazionarie che hanno fatto registrare un lieve calo nell’ultima settimana.

La SICAV Stable Return, infine, conferma la performance positiva da inizio anno, grazie alla diversificazione all’interno del suo portafoglio e alla gestione tattica del cambio euro/dollaro.

Analisi dei mercati dell’ 08.03.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

La settimana passata è stata caratterizzata dai soliti eventi legati alla pandemia e dalle crescenti preoccupazioni per il riaffacciarsi sul mercato dell’inflazione.

Sul fronte dell’evoluzione della pandemia e del procedere delle campagne vaccinali, prima la Francia, e poi anche la Germania, dichiarano che il vaccino Astrazeneca può essere somministrato ai cittadini ultrasessantenni, basandosi su dati aggiornati provenienti dai paesi che non hanno mai limitato la somministrazione del vaccino inglese. La decisione avrà un effetto positivo sul numero di vaccinazioni al fine di garantire il prima possibile la copertura contro il virus per la maggior parte della popolazione e, conseguentemente, una più rapida uscita dai lockdown. Il governo italiano, per far fronte alle inefficienze riscontrate da più parti, ha deciso di cambiare i vertici della cabina di regia ideata per distribuire i vaccini.

L’agenzia europea per i medicinali (EMA), ha deciso di iniziare il processo di revisione del vaccino russo Sputnik, al fine di verificarne la sicurezza e l’efficacia prima di autorizzarne l’uso anche nei paesi della Comunità Europea. Nel frattempo, Slovacchia e Ungheria, che avevano iniziato trattative private con la Russia per il vaccino, hanno dichiarato di averne ricevuto le prime dosi; altri paesi comunitari, come Austria e Repubblica Ceca, hanno deciso di aprire un canale con la Russia per poter ottenere lo Sputnik prima del via libera dell’autorità UE ed accelerare le vaccinazioni.

Sempre sul fronte vaccini, l’amministrazione americana ha dichiarato che per la fine di maggio saranno disponibili dosi sufficienti per vaccinare tutta la popolazione adulta, grazie anche ad un accordo tra Merck e Johnson&Johnson, caldeggiato dal governo, per aumentare la produzione.

Sul versante dati macroeconomici, da sottolineare:

Sul versante Europeo i dati PMI Europei pubblicati da IHS Markit segnalano un timido miglioramento delle aspettative da parte delle imprese. Sebbene il dato composito europeo rimanga in territorio di contrazione (48.8 vs 47.8 del mese di gennaio, e attese di 48.1 per il mese di febbraio), raggiunge il valore più alto da due mesi. Il dato composito è pesato dalla componente dei servizi che si attesta a 45.7 nel mese di febbraio, confermando le difficoltà del settore a causa delle restrizioni imposte dai governi del Vecchio Continente per far fronte al riacutizzarsi dei contagi. Il dato manifatturiero, invece, si conferma in territorio di espansione a 57.9 vs 54.8 del mese di gennaio, consegnando il dato più alto da febbraio 2018. La fotografia che ne emerge è di un comparto industriale più positivo per il futuro, questo anche in considerazione del fatto che le ultime restrizioni hanno interessato maggiormente il settore dei servizi.

Giovedì 4 marzo è stato inoltre pubblicato il tasso di disoccupazione dell’Eurozona, calcolato da Eurostat: per il mese di gennaio la disoccupazione europea è scesa all’8.1%, invariata rispetto alla revisione del mese di dicembre, che ha portato il dato dall’8.3% all’8.1%, e con aspettative di disoccupazione in crescita all’8.3%. Il tasso di disoccupazione per l’Unione Europea, quindi comprendente anche le nazioni non-euro, si è attestato al 7.3%, anche in questo caso invariato rispetto a dicembre 2020.

Sul versante USA altrettanto buono l’indice ISM Manufacturing US, più osservato negli Stati Uniti rispetto al corrispettivo indice Markit, che cresce di 2.1 punti a febbraio da 58.7 a 60.8, e si posiziona sopra le attese di 58.9 rafforzando le aspettative di una ripresa a “V” dell’economia americana. Dal commento relativo ai dati ISM, diversi manager comunicano difficoltà nel reperimento delle forniture, che potrebbe avere un riflesso temporaneo sui prezzi finali dei prodotti, e quindi sull’inflazione. Per quanto riguarda l’indice ISM Services US, invece, il dato per il mese di febbraio è 55.3, in calo rispetto al 58.7 di gennaio e disattendendo le attese per una non variazione rispetto al mese precedente.

Venerdì 5 marzo è stata la volta dei dati sul mercato del lavoro: nel mese di febbraio, gli Stati Uniti hanno aggiunto 379’000 posti di lavoro, molto sopra le attese di 200’000 nuovi occupati e superiori al dato rivisto di gennaio che è passato da 49’000 a 166’000. Il dato evidenzia una ripresa del mercato occupazionale dopo alcuni mesi con più ombre che luci, soprattutto grazie ad una crescita di 355’000 unità nel settore del tempo libero e dell’ospitalità, una delle componenti più duramente colpite dalla pandemia. Il dato sui nuovi occupati, unito ad un tasso di partecipazione stabile al 61.4%, ha portato ad una riduzione del tasso di disoccupazione dal 6.3% al 6.2%.

Se quindi la situazione covid continua a tenere banco e tendenzialmente a mantenersi in equilibrio precario tra nuove infezioni e ottimismo sui vaccini, a condividere la scena, e tenere in apprensione i mercati finanziari ci ha pensato il rinnovato timore dell’inflazione, soprattutto sul versante statunitense. Nell’ultimo periodo le aspettative d’inflazione si sono mosse al rialzo principalmente a causa di un aumento del prezzo delle materie prime dovuto alla riapertura delle principali economie utilizzatrici a cui però non ha fatto seguito un parallelo aumento dell’offerta, poiché molte delle economie produttrici ed esportatrici sono tuttora soggette a restrizioni.

Un fattore molto importante da tenere in considerazione, come ripetuto più volte, è legato alle aspettative di inflazione da parte degli investitori. Esse, infatti, si riflettono sulle valutazioni azionarie, perché un aumento dell’inflazione causa tassi futuri in rialzo, i quali, a loro volta, comportano una riduzione delle previsioni degli utili e quindi un calo dei listini azionari. Il fenomeno appena descritto è ben visibile nell’andamento recente dell’indice Nasdaq, che, comprendendo società tendenzialmente con multipli elevati, ha sottoperformato gli altri indici americani, soprattutto l’indice Dow Jones Industrial Average, i cui membri presentano, in media, multipli più bassi.

Fig.1  Nello stesso periodo di osservazione l’indice Nasdaq ha riportato una performance negativa di circa  -8% contro un rendimento dell’indice Dow-Jones di +1.4%.

Uno dei principali listini azionari USA in calo non rappresenta certamente una buona notizia, nemmeno per le autorità economiche e monetarie.

Per calmierare gli animi, Intervenendo in un’intervista al Wall Street Journal, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato che la banca centrale sta seguendo con attenzione la recente dinamica dei rendimenti governativi ed ha ribadito che la FED non sta prendendo in considerazione un rialzo dei tassi d’interesse. L’intento naturalmente è quello di far percepire al mercato che la Banca Centrale Statunitense ha il pieno controllo dell’evoluzione della curva dei tassi e rimane espansiva per continuare a favorire il processo di ripresa economica in atto.

In Europa, più indietro rispetto agli Usa per quanto riguarda la ripresa economica, l’inflazione resta un tema sostanzialmente sotto controllo

La narrazione Europea rimane molto distante da quella americana: una ripresa dell’inflazione a livello europeo è tutto sommato ben vista da parte delle autorità monetarie, in quanto, come sappiamo, una crescita stabile dei prezzi vicino, ma sotto, il 2% annuale che è il target fissato dalla Banca Centrale Europea.

L’indice di inflazione “core” europeo di martedì 2 è risultato in calo a 1.1% da 1.4%, confermando le attese.

Leggermente al rialzo invece i dati nazionali: In Germania il dato preliminare armonizzato pubblicato Lunedi 1 rimane invariato a 1.6% anno su anno, il livello più alto raggiunto in un anno. In Italia, lo stesso dato CPI armonizzato ha fatto registrare una ripresa attestandosi a 1.0% annuale contro previsioni di 0.7%.

La settimana si è infine chiusa con un’altra importante notizia.

Nela notte di domenica il senato americano ha approvato il pacchetto fiscale da $1.9 trilions fortemente voluto dall’amministrazione Biden. Si tratta della sesta iniezione di spesa pubblica dall’inizio della pandemia, che porta il totale degli aiuti governativi al 25% del PIL americano. La nuova misura contiene un insieme di provvedimenti di carattere assistenziale che puntano ad aumentare il reddito delle famiglie, prolungare le indennità di disoccupazione, e trasferire circa $350 miliardi nelle casse delle amministrazioni locali più colpite dalla crisi. Più nel dettaglio, sono in arrivo $1’400 dollari alla maggioranza dei cittadini americani, sono previsti $130 miliardi per la scuola, $14 per i vaccini, e $300 miliardi settimanalmente per la disoccupazione, prorogata fino a settembre. Ora la palla torna alla camera per l’approvazione finale. Lo stimolo fiscale è ritenuto eccessivo da diversi investitori, ma anche dai membri più conservatori del congresso, in considerazione delle già buone condizioni dell’attività a stelle e strisce, e pertanto potrebbe comportare un surriscaldamento dell’economia, che si rifletterebbe su un aumento dei prezzi dei beni.

Infine, tra gli eventi segnalati nello scorso commento e degni di menzione ricordiamo:

In settimana, il governo italiano ha emesso il suo primo titolo di stato green, per una size di 8,5 miliardi di euro. L’obbligazione ha scadenza 30 aprile 2045 e una cedola di 1,50%. La domanda per questa prima emissione sostenibile è stata di circa 80 miliardi, oltre il doppio rispetto alla domanda generata dall’emissione green della Germania nel 2020, dimostrando che, nonostante il recente rialzo dei rendimenti governativi, la componente green/sostenibile attrae sempre di più l’interesse degli investitori.

La riunione dei membri del cartello OPEC+ si è conclusa con la decisione di non ridurre i tagli alla produzione, nonostante la crescente domanda di greggio conseguente alla graduale ripresa economica. La decisione ha spiazzato molti analisti, i quali, invece, si attendevano un rilassamento dei tagli proprio per soddisfare tale crescente domanda. In particolare, oltre al mantenimento del livello generale di produzione attuale, l’Arabia Saudita manterrà in essere il proprio taglio volontario di 1 milione di barili giornalieri deciso nella precedente riunione. La prima reazione dell’oro nero è stata di portarsi sopra quota $65 al barile, per la prima volta da gennaio 2020, per poi proseguire al rialzo e chiudere la settimana a $66.

QUESTA SETTIMANA

L’evolversi della situazione pandemica ha sempre la massima importanza per gli investitori, anche a fronte delle già citate differenze tra aree geografiche. Lo scenario maggiormente sposato dai mercati è quello della ripresa economica, grazie all’intensificarsi degli sforzi dei diversi governi mondiali per procedere ad una rapida vaccinazione e raggiungere il più rapidamente possibile l’immunità di gregge per far cadere definitivamente ogni restrizione.

Mercoledì 10 e giovedì 11 marzo si riunirà la Banca Centrale Europea. La presidente Christine Lagarde sarà chiamata a conciliare le posizioni tra i membri del consiglio direttivo che osservano con attenzione il recente aumento dei rendimenti governativi, e quelli che non ritengono la recente dinamica preoccupante perché segnale di ripresa economica. Gli investitori osserveranno attentamente anche i flussi di acquisti da parte della banca centrale per verificarne le decisioni, dato il calo dei flussi della settimana passata.

Tra i dati economici principali troviamo il PIL giapponese per il 4Q in pubblicazione il 9 marzo, che permetterà di avere un’idea dell’impatto del virus su uno dei paesi che meglio ha gestito la crisi sanitaria. A seguire, lo stesso giorno, verrà pubblicato il PIL per l’Eurozona, il quale darà una rappresentazione dello stato delle economie del Vecchio Continente.

Durante la settimana saranno pubblicati i dati riguardanti la produzione industriale di gennaio in Europa: lunedì mattina è toccato alla Germania, la quale ha riportato un calo del 2.5% rispetto a dicembre 2020, e del 3.9% rispetto a gennaio 2020. Martedì 9 sarà la volta dell’Italia; le attese sono di un calo del 4.1% rispetto allo stesso mese dell’anno passato, ma di una crescita di +0.7% rispetto a dicembre. Infine, mercoledì 10, toccherà alla Francia: anche in questo caso le aspettative sono per un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, ma di una crescita rispetto al mese precedente.

Come sempre, il giovedì sarà la volta dei dati settimanali sulle richieste di disoccupazione negli Stati Uniti: le previsioni sono di un’ulteriore riduzione delle richieste di sussidi, anche in considerazione della situazione del mercato occupazionale delineata dai dati mensili della settimana scorsa, e delle recenti decisioni di diversi stati di eliminare le restrizioni in essere.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Con l’approvazione del pacchetto fiscale da parte del senato, dove, ricordiamo, l’attuale amministrazione ha una maggioranza di un solo voto, gli Stati Uniti si apprestano a dare il massimo supporto ad un’economia che già stava reagendo molto bene agli sviluppi della campagna vaccinale, come evidenziato anche dai dati del mercato del lavoro. Se da un lato lo stimolo è sicuramente ben visto dal mercato, la necessità di finanziare il piano di aiuti attraverso l’emissione di debito potrebbe portare ad un ulteriore rialzo dei rendimenti americani e quindi nel breve periodo potrebbe portare ad ulteriori rivalutazioni delle aspettative inflattive.

Restano molto importanti le parole dalle autorità monetarie nelle le riunioni di questa settimana e delle successive: in generale ci si attende che rafforzino il loro impegno a mantenere i tassi di riferimento bassi.

 La FED in primis è attesa dal compito più arduo di rassicurare gli investitori che l’attuale aspettativa d’inflazione è perfettamente tollerata, anche in considerazione della “simmetria” nel raggiungere il livello obiettivo. In estrema ratio le autorità monetarie americane potrebbero perfino pensare di intervenire con strumenti di controllo della curva dei rendimenti (il cosiddetto yield curve control, YCC), attraverso l’acquisto di titoli a specifiche scadenze.

Per il momento sembrano bastare le rassicurazioni di diversi membri della FED di mantenere i tassi ai livelli attuali per ancora qualche tempo e sembra tutto sommato ragionevole considerare la recente dinamica dell’inflazione transitoria:

In Europa la BCE potrebbe accelerare il programma di acquisti fino a €100 miliardi al mese, al fine di mantenere bassi i rendimenti.

Rassicurazioni sia sul fronte pandemico, sia da parte delle banche centrali saranno essenziali per poter riprendere il percorso interrotto nelle scorse settimane dai mercati.

I mercati azionari hanno presentato un andamento molto volatile soprattutto nella loro componente legata al settore tecnologico. Nonostante negli ultimi mesi avessimo già ridotto il peso dei titoli tecnologici americani, il loro peso percentuale all’interno della linea Chronos rimane comunque rilevante e per questo motivo la linea è risultata la più volatile tra le linee azionarie.

La performance da inizio anno di tutte le linee azionarie rimane comunque positiva e restiamo costruttivi sull’asset class.

Le linee obbligazionarie, anch’esse positiva da inizio anno, hanno risentito solo marginalmente della risalita dei rendimenti governativi in quanto non abbiamo particolari esposizioni a titoli con scadenze a medio/lungo termine e vi siano invece in posizione diversi bond in dollari con cedola a tasso variabile.

La sicav Scm Stable Return mantiene invece un rendimento decisamente positivo grazie alla gestione tattica del tasso di cambio Euro/Dollaro e all’elevata diversificazione del portafoglio titoli.

Analisi dei mercati del 4.01.2021

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Con l’ultima settimana si è chiuso un anno decisamente particolare e impegnativo: la pandemia, che lo ha caratterizzato sin dai primi mesi, ha avuto delle conseguenze sul piano sociale e umano che, purtroppo, difficilmente dimenticheremo.

Dal punto di vista dei mercati finanziari possiamo dire che il risultato, invece, è stato molto soddisfacente soprattutto ripensando al panico e alla totale incertezza sul futuro che hanno caratterizzato i mesi di marzo e aprile.

La settimana, ridotta a causa delle festività dell’ultimo dell’anno, si è conclusa con una performance positiva per quasi tutte le asset class: i mercati azionari hanno guadagnato circa 1% (l’MSCI World), in recupero anche le materie prime (compreso l’oro) e i mercati obbligazionari sia governativi (ulteriore restringimento dei rendimenti) che a spread.

L’anno si è, quindi, chiuso in maniera decisamente positiva per i mercati azionari (MSCI World +14% circa) con una sovraperformance di quelli americani trainati dal settore tecnologico (Nasdaq +49%); l’azione delle banche centrali ha compresso ulteriormente i rendimenti governativi consentendo ai corsi obbligazionari di beneficiarne. Quest’ultimo elemento è stato alla base anche della forte performance dell’obbligazionario a spread. Le materie prime mancano all’appello e, nonostante il deciso recupero degli ultimi due mesi concludono l’anno con una performance aggregata ancora negativa da imputare totalmente alla componente energetica.

Andiamo ora un po’ più nel dettaglio di quanto successo nell’ultima settimana dell’anno.

Il Parlamento britannico ha approvato alla prima votazione l’accordo fra UK e la UE che è riuscito ad evitare la hard brexit, un’uscita disordinata e non concordata che sarebbe costata circa il 2% del Pil britannico. Agli intermediari finanziari britannici la Consob italiana, in questi giorni, ha concesso una moratoria di sei mesi che consentirà loro di operare in Italia (solo per i rapporti già esistenti) anche se non è più valido il principio del mutuo riconoscimento attraverso la richiesta e l’ottenimento di una nuova autorizzazione.

Un elemento di cui non si è mai parlato, ma che avrà ripercussioni positive per le aziende del nostro continente, è stato accordo sugli investimenti raggiunto tra l’Unione Europea e la Cina, che consentirà alle imprese europee di avere un più facile accesso al mercato cinese in quanto verrebbero rimosse le barriere all’ingresso e le limitazioni all’acquisizione del controllo nelle joint-venture operanti in Cina; in cambio, la Cina eviterà ulteriori restrizioni alle sue attività in Europa e potrebbe partecipare ai progetti sulle energie rinnovabili. Le trattative erano cominciate addirittura nel 2014 ma non si erano fatti particolari progressi negli anni successivi. Paradossalmente, proprio l’acuirsi delle tensioni fra Cina e Stati Uniti ha agevolato un cambio di atteggiamento della Cina che ha consentito, finalmente, il raggiungimento di un’intesa.

Riserva sempre sorprese il tema del pacchetto di stimoli fiscale americano: la Camera dei Rappresentanti ha accettato la proposta di Trump proponendo, con un disegno di legge, di aumentare gli assegni da elargire per contrastare gli effetti della crisi dai 600 dollari fissati a 2000 dollari. Qualche intoppo, invece, in Senato dove il presidente Mitch McConnel ha bloccato il voto e i repubblicani si sono spaccati con i due senatori della Georgia che hanno votato a favore.

Anche il vaccino di Astrazeneca, sviluppato in collaborazione con l’università di Oxford, è stato approvato in UK; per l’Eurozona sembra esserci qualche problema e l’approvazione potrebbe arrivare in ritardo.

Continuano le brutte notizie per le aziende cinesi quotate a New York: il NYSE ha avviato la procedura per delistare tre gruppi operanti nelle telecomunicazioni (China Mobile, China Telecom e China Unicom) in quanto esposti all’apparato militare cinese. Il double listing (le tre società hanno come listing principale quello di Hong Kong) verrà interrotto tra il 7 e l’11 gennaio. Pechino ha già fatto sapere che prenderà le misure necessarie per salvaguardare gli interessi delle tre società.

Nuovi record per il Bitcoin che arriva a sfiorare i 35.000 dollari proprio il giorno in cui compie 12 anni di vita: il 3 gennaio 2009, infatti, venne emesso il primo blocco di 50 bitcoin con un prezzo intorno allo zero. La capitalizzazione del bitcoin (definito ormai l’”oro digitale”) ha raggiunto, in questi giorni, i 580 miliardi di dollari superando quella di Berkshire Hathaway, la famosa holding di Warren Buffet.

QUESTA SETTIMANA

Dopo il periodo delle festività i vari governi faranno i conti sull’andamento dei contagi da coronavirus e decideranno come modulare le restrizioni per il mese di gennaio.

Dal primo gennaio il Regno Unito è ufficialmente fuori dall’Unione Europea. La UE ha intenzione di ridurre sensibilmente la dipendenza da Londra per i servizi finanziari, quindi, ha sollecitato i diversi operatori a scegliere società dell’Eurozona per gli scambi dei derivati e in questo Francoforte ha solo da guadagnarci essendo molto attiva sui derivati. Se consideriamo solo Piazza Affari, risulta che circa il 95% degli investitori istituzionali sono stranieri e in buona parte operano da Londra.

Al centro dell’attenzione degli investitori il ballottaggio, previsto per martedì 5 gennaio, in Georgia per l’assegnazione dei due seggi che determineranno la maggioranza nel Senato americano e che attualmente sono repubblicani. Dovessero passare in mano ai democratici si avrebbe un’ulteriore spinta alla spesa pubblica (attraverso il c.d. “democratic sweep”); occorre considerare, tuttavia, che analizzando il comportamento dell’indice S&P500 dal 1950 ad oggi i ritorni maggiori ci sono stati in caso di split Congress, ovvero di un Parlamento con le camere divise tra Democratici e Repubblicani.

Il giorno successivo (6 gennaio) il Congresso dichiarerà ufficialmente il vincitore delle elezioni presidenziali del 2020 che entrerà in carica il 20 gennaio; normalmente si tratta di una formalità ma quest’anno tutto è possibile visto che Trump fino all’ultimo dichiarerà che ci sono stati dei brogli.

La riunione mensile OPEC+ è prevista per oggi 4 gennaio: sebbene il segretario generale abbia dichiarato che ci sono parecchi rischi al ribasso per i mercati petroliferi per la prima metà dell’anno, gli investitori sperano che ci possa essere una revisione dei tagli alla produzione che sostenga il prezzo dell’oro nero.

La settimana è caratterizzata, da un punto di vista macroeconomico, dalla pubblicazione degli indici di fiducia delle imprese PMI per il mese di dicembre: in generale è attesa una conferma della fase di ripresa per il comparto manifatturiero che dovrebbe mantenersi, ovunque, sopra la soglia di espansione di 50 mentre, per il comparto dei servizi, sarà importante che i numeri per le imprese europee diano segnali di miglioramento anche se sono attesi restare sotto il 50.

Negli Stati Uniti, inoltre, verranno rilasciate le minute della Fed relative alla riunione di dicembre e, venerdì, sarà pubblicato il report mensile sul mercato del lavoro.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Inizia un anno nuovo e come sempre partono le profezie su quelle che saranno le performance delle diverse asset class: come abbiamo più volte evidenziato, il consenso è piuttosto sbilanciato a favore dei c.d. “risky assets” e, in primis, dell’azionario che dovrebbe, da un lato, beneficiare della ripresa economica, dall’altro offrire rendimenti più interessanti in rapporto al rischio che si assume.

Come sempre accade, e nel 2020 ne abbiamo avuto una decisa conferma, i mercati cercano di anticipare gli eventi. Facile, quindi, che prezzeranno la ripresa economica (come già sta accadendo da qualche mese) ancora prima che si manifesti con forza. Inevitabile, poi, che ogni tanto saranno richiamati a mettere i piedi per terra qualora notizie negative sull’efficacia dei vaccini, sulle tempistiche dell’immunizzazione di gregge o su nuovi lockdown allontanino la vera ripresa economica.

I vaccini e la loro efficacia saranno il fattore di svolta che potrà permettere alle economie di tornare sul sentiero di crescita sul quale si trovavano prima che il “cigno nero” del 2020 facesse il suo ingresso e inducesse una sorta di coma farmacologico paralizzando sia la domanda globale che l’offerta. E’ proprio il blocco dell’offerta (con lo stop forzato delle attività produttive soprattutto durante il primo lockdown) che, secondo alcuni, potrebbe essere alla base di una ripresa dell’inflazione nel momento in cui la domanda tornerà a pieno regime.

Monitorare, quindi, i rendimenti obbligazionari sarà d’obbligo nel 2021 perché è da lì che potrebbe nascere qualche elemento di volatilità e tensione.

Su tutto poi occorre considerare gli eventi avversi non stimabili o prevedibili (tipo il coronavirus nel 2020) che, proprio perché non anticipabili, non verranno mai prezzati dai mercati ed è per questo che vengono definiti “cigni neri”. Questi eventi, fortunatamente di solito rari, quando si manifestano hanno conseguenze devastanti e parecchio serie sull’economia.

Ovviamente, non si deve basare una strategia di investimento sui cigni neri altrimenti non si prenderanno mai rischi e non si guadagnerà mai nulla. Si deve, però, ricordare che prevedere il futuro è impossibile e l’unica cosa che un investitore saggio e professionale può e deve fare è analizzare al meglio lo scenario di riferimento con gli elementi a disposizione, fare delle assunzioni su quello che, ragionevolmente, ritiene probabile che accada e impostare di conseguenza un portafoglio adeguatamente equilibrato. Gli aggiustamenti, poi, saranno dettati dai movimenti di mercato che, confermando o meno la propria idea, daranno inevitabilmente occasioni di acquisto o motivi per alleggerire le posizioni.

Tutte le nostre linee di gestione hanno migliorato la performance YTD anche nell’ultima settimana dell’anno, soprattutto quelle con una componente azionaria maggiore. Nel complesso, l’anno è stato decisamente positivo per i nostri clienti grazie al buon andamento dei mercati ma anche alla gestione attenta dei portafogli che ha permesso di non cedere alla tentazione di vendere (o meglio “svendere”) gli asset finanziari nei momenti più bui della scorsa primavera ma che, anzi, ha gradualmente accumulato posizioni sull’azionario. Buona la performance anche delle linee obbligazionarie che hanno beneficiato del contributo della nostra sicav Stable Return che per un soffio non ha raggiunto il NAV di 105 ma che ha, comunque, portato a casa un rendimento di tutto rispetto considerato l’asset class obbligazionaria in cui investe.

Analisi dei mercati del 30.11.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Prosegue il rialzo dei mercati azionari che, in aggregato (Msci World), guadagnano il 2.4% nella settimana. Alcuni indici hanno raggiunto livelli record: il Dow Jones (l’indice americano esistente dal 1928) tocca il livello simbolico di 30.000 e il Nikkey (indice giapponese esistente dal 1949) porta a casa il mese migliore dal 1987. Poco variati gli indici obbligazionari con i governativi che vedono una leggera contrazione dei rendimenti. Fra le commodities segnaliamo l’ottima performance del petrolio (+7%) mentre corregge l’oro coerentemente con la fase di risk-on.

Il mercato ha particolarmente apprezzato sia le notizie provenienti dalla politica americana che il continuo progresso sul tema dei vaccini.

Sul primo tema, sebbene Trump abbia dichiarato che riconoscerà Biden come presidente solo quando il collegio elettorale (dei c.d. “grandi elettori” che si riuniranno il 14 dicembre) certificherà la sua vittoria, la responsabile dei servizi generali annuncia che si può iniziare finalmente il passaggio di consegne tra i due, sbloccando, quindi, i fondi necessari per gestire la transizione. Intanto Biden procede con la selezione dei componenti del suo team che potranno così interagire con i ministri attuali per avere aggiornamenti sui dicasteri: ai mercati è decisamente piaciuta la scelta della ex-governatrice della Fed Janet Yellen al Tesoro nota per la sua “dovishness” e propensione a sostenere l’economia in sintonia con la Fed attuale. La Yellen, che è stata già la prima donna alla guida della Fed, sarebbe anche la prima donna a capo del Tesoro da 231 anni.

Per quanto riguarda i vaccini, a inizio dicembre è attesa l’approvazione da parte di FDA (Food and Drug Administration) ed EMA (European Medicines Agency), le due autorità regolatorie rispettivamente per US ed Europa, del vaccino di Pfizer/BioNTech e di Moderna (quest’ultima ha inviato la richiesta questa mattina). Il vaccino di Astrazeneca, diverso per tecnologia da quello di Pfizer e Moderna, dai risultati preliminari mostra un’efficacia media del 70%, che sale al 90% se la somministrazione viene fatta in due fasi (prima mezza dose e dopo una intera), e garantisce risultati positivi senza gravi effetti collaterali. Giovedì, sempre Astrazeneca, annuncia che verrà eseguito un nuovo test completo per arrivare a risultati più certi ma precisa che questo non impatterà sulle tempistiche. Anche in Cina Sinopharm ha richiesto al regolatore cinese l’autorizzazione a commercializzare il suo vaccino che, tra l’altro, era stato già utilizzato “per emergenza” su parecchie persone (motivo per cui, si ipotizza, la Cina non ha di fatto avuto una seconda ondata).

Segnali di distensione anche nei rapporti fra Cina e Stati Uniti: il presidente cinese Xi Jinping avrebbe intenzione di richiedere agli Stati Uniti di unirsi ad una sorta di TPP 2 (Trans Pacific Partnership), l’accordo dal quale Trump si era sfilato ma che era stato siglato da Obama (del quale Biden era vicepresidente).

In settimana sono stati pubblicati i verbali delle riunioni di Fed e BCE. Dai primi emerge che il board della banca centrale americana sta studiando come modificare il programma di acquisto titoli sia in termini di durata sia in termini di come impattare sulla “pendenza” della curva: si ipotizza infatti un maggiore impegno sulla parte più lunga della curva. Da quelli della BCE è arrivata la conferma che la situazione richiede un intervento coordinato tra politica fiscale e monetario e che sia TLTRO che PEPP saranno gli strumenti principali da utilizzare.

Dalla lettura dei PMI preliminari per il mese di novembre usciti in settimana è emersa una certa dicotomia fra Eurozona e Stati Uniti con la prima in calo sul dato aggregato (45.1 da 50) a causa soprattutto, come atteso, della componente legata ai servizi (41.3 da 46.9) e della debacle francese (dato aggregato da 47.5 a 39.9), mentre gli Stati Uniti offrono un quadro decisamente diverso con il dato composite che passa da 56.3 a 57.9 grazie sia alla componente servizi (57.7 da 56.9) che alla manifattura (56.7 da 53.4). Anche l’IFO tedesco mostra un leggero calo (da 92.7 a 90.7) soprattutto nella componente delle aspettative.

In settimana due elementi confermano la forza dell’economia cinese: il dato sui profitti industriali per il mese di ottobre è uscito in crescita del 28.2% (vs 10.1% precedente) al livello più altro dal 2011; i risultati di Tiffany sono usciti migliori delle attese e in crescita grazie proprio al mercato cinese.

Deutsche Boerse ha annunciato una modifica alla composizione dell’indice azionario tedesco Dax: i titoli passeranno da 30 a 40 a partire da settembre 2021 con l’obiettivo di aumentare la diversificazione. Si punta anche a migliorare la qualità (soprattutto dopo lo scandalo di Wirecard) imponendo, come criterio di inclusione, la presenza di un ebitda (margine operativo lordo, ovvero l’utile al quale sono risommate le tasse, gli ammortamenti e il deprezzamento e le spese per interessi) positivo nei recenti bilanci e, come requisito di mantenimento, la pubblicazione di rapporti finanziari annuali certificati e dichiarazioni trimestrali.

Finalmente in Europa, dopo le tante pressioni arrivate, si comincia a parlare di rimozione del divieto alla distribuzione dei dividendi da parte delle banche nel 2021. Ne ha accennato il vicepresidente del consiglio di sorveglianza della BCE, Yves Mersch, dichiarando che mantenere la sospensione al pagamento dei dividendi oltre la fine di questo anno diventerebbe difficile da giustificare, sia da un punto di vista giuridico che in relazione a quanto altri paesi (vedi UK) decideranno di fare. Ovviamente la distribuzione degli eventuali dividendi sospesi dovrà avvenire in modo “cauto” e solo in caso di bilanci solidi di banche in grado di valutare anche in chiave prospettica la situazione patrimoniale. La decisione finale verrà presa solo dopo che la BCE pubblicherà le sue previsioni macro il 10 dicembre.

Il risiko bancario ogni settimana riserva qualche novità: lunedì scorso Crédit Agricole Italia (controllata da Crédit Agricole per il 75.6%) ha lanciato un’OPA da 737 milioni di euro su Creval interamente cash (per questo è previsto un aumento di capitale per garantire il mantenimento di adeguati ratio patrimoniali). Il titolo reagisce alla notizia con un +23% superando così il prezzo dell’offerta (10.5 euro per azione) che aveva un premio del 21.4% rispetto al prezzo di chiusura di venerdì e del 54% rispetto alla media ponderata degli ultimi sei mesi. L’offerta corrisponde ad una valutazione in termini di Price/Tangible Book Value pari a 0.4x e permette quindi di incassare un badwill significativo (pari a circa un miliardo). L’obiettivo di Crédit Agricole, che aveva già una partecipazione del 9.8% in Creval, è di arrivare al delisting, alla fusione e all’integrazione nella prima parte del 2022, che diventerebbe possibile qualora aderisse il 66.7% degli azionisti (Algebris, il fondo di Davide Serra, si è già impegnata a vendere il suo 5.4%). Nascerebbe così il sesto gruppo bancario italiano con più di 1.200 filiali. L’OPA è dichiarata amichevole da parte di Crédit Agricole, tuttavia, non essendo stata concordata, ci potrebbe essere la richiesta di un rilancio da parte del CdA di Creval (come successe nell’acquisizione di UBI da parte di IntesaSanPaolo che, però, era carta contro carta inizialmente); il fondo inglese Petrus Advisers ha già dichiarato l’offerta inadeguata ritenendo superiore a 14 euro per azione il valore equo, pertanto suggerisce di non aderire. Crédit Agricole, ricordiamo, aveva cercato di arrivare ad un’intesa con BancoBPM ma il nulla di fatto e, successivamente, le voci di una possibile fusione tra BPER e BancoBPM ne hanno modificato il target. A questo punto sul tavolo rimarrebbe solo Unicredit per risolvere la questione del Monte dei Paschi.

Per agevolare e incentivare le aggregazioni bancarie, come caldeggiato dalla BCE, l’Italia utilizza gli incentivi fiscali: le banche che saranno oggetto di attività di M&A potranno trasformare le attività fiscali differite (Dta – Deferred Tax Assets) derivanti dalle svalutazioni sui crediti in crediti fiscali, della più piccola delle società che si fondono, per un ammontare non superiore al 2% degli attivi (il Movimento 5 stelle ha presentato un emendamento per porre 500 milioni come tetto massimo). Abbiamo accennato a questo aspetto nelle scorse settimane come tentativo del Governo di risolvere la questione BMPS (in questo caso il beneficio sarebbe pari a due miliardi) ma è valido per tutte le fusioni ed è evidente che ne stanno approfittando in molti. Nel caso specifico di Crédit Agricole – Creval circa 1/3 dei 737 milioni tornerebbero grazie a questo incentivo.

Molto forte la performance del Bitcoin che in settimana ha toccato i livelli massimi raggiunti nel 2017 (pari a 19.500) per poi crollare improvvisamente giovedì (-10%) sulla diffusione di voci secondo le quali il segretario del Tesoro americano Mnuchin avrebbe intenzione di regolamentare la criptovaluta costringendo le varie borse che sono sotto la giurisdizione americana a venderlo/comprarlo solo per portafogli che rispettano le norme KYC, ovvero con possessori identificabili. Verrebbe meno, quindi, uno dei punti di forza delle criptovalute e cioè l’anonimato: infatti, la maggiore parte dei bitcoin si trova su portafogli anonimi e fra questi abbiamo quelli definiti “whale” (balena) che hanno almeno 1000 bitcoin (pari a circa 18 milioni di dollari) che, se smontati, potrebbero uscire da Coinbase (la borsa dei bitcoin americana) provocando un brusco ridimensionamento del valore. Neanche spostarsi sarebbe facile dato che l’altra grossa borsa mondiale Okex, attiva anche sui derivati, è basata a Malta e fra i proprietari, cinesi, figura tale Xu sotto indagine da parte della polizia cinese.

QUESTA SETTIMANA

Questa mattina sono usciti in rialzo i dati di fiducia delle imprese in Cina per il mese di novembre: si tratta di quelli calcolati dall’agenzia statale ed evidenziano una crescita sia nel settore manifatturiero (52.1 da 51.4) che in quello dei servizi (56.4 da 56.2) entrambi superiori alle attese.

In settimana, sempre in Cina, verranno pubblicati anche quelli dell’agenzia privata Caixin. In Eurozona avremo il dato PMI finale (atteso in leggero rallentamento coerentemente con i numeri preliminari della scorsa settimana) e negli Stati Uniti l’ISM. Vedremo se si confermerà la dicotomia fra economia europea e americana

Oggi e domani è previsto il meeting Opec+: sia Russia che Arabia Saudita sembrano essere favorevoli ad una posticipazione da tre a sei mesi dell’incremento della produzione (pari a due milioni di barili al giorno) che era stato deciso per Gennaio 2021 al fine di evitare un aumento dell’offerta che potrebbe non essere assorbito dall’attuale domanda. Bisogna considerare che le tensioni all’interno dell’OPEC stanno aumentando ed emerge sempre di più una divergenza di opinioni con gli Emirati Arabi che si ipotizza possano essere prossimi ad uscire dall’organizzazione.

Il Segretario di stato americano Mnuchin e il Presidente della Fed Powell testimonieranno davanti alla commissione finanza del Senato in merito al “Cares Act” ovvero il programma di stimoli partito a marzo per far fronte alla crisi generata dalla pandemia.

Venerdì verranno pubblicati i dati sul mercato del lavoro americano riferiti al mese di novembre: le attese sono per un leggero rallentamento dei nuovi occupati e un tasso di disoccupazione stabile a 6.8%. Ricordiamo che questi dati sono importanti per avere il polso dell’economia americana la cui ripresa è strettamente legata ai consumi.

I negoziatori europei si sono spostati a Londra per riprendere i negoziati sulla Brexit: il punto critico, adesso, sembra essere quello relativo alla pesca, ovvero l’accesso dei pescherecci europei alla futura zona economica esclusivamente britannica. All’interno della UE, infatti, i pescherecci hanno accesso libero alle acque degli altri ad eccezione delle 12 miglia marine dalla costa. Con l’uscita della Gran Bretagna dalla UE, ogni anno si dovrebbero negoziare le quote riservate ai pescherecci dell’Unione Europea entro 200 miglia marine, come fa attualmente la Norvegia. La UE vorrebbe il mantenimento dello stato attuale.

In Italia c’è un po’ di movimento in Unicredit: nel week-end è stato convocato un CdA straordinario dal quale, però, non è ancora emerso nulla. Il tema sembra essere la posizione di Mustier contraria ad ipotesi di aggregazioni. Vedremo in settimana.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

In questa sede abbiamo più volte discusso di quanto l’incertezza pesi sui mercati frenandone il potenziale di crescita. La conferma la stiamo avendo in questo periodo con l’incertezza politica americana che sembra venire sempre meno con Trump che avvia il passaggio di consegne e con i vaccini che avvicinano il momento in cui si riuscirà ad arginare e controllare il problema sanitario.

Ricordiamoci che quest’anno il ciclo economico ha subito una brusca frenata con l’arrivo improvviso del corona virus e con il fatto che le economie sono state messe in una sorta di coma farmacologico facendole entrare in recessione. Non si è trattato, quindi, di una recessione derivante dallo scoppio di bolle legate a degli eccessi sul mercato ma da uno stop forzato e necessario per motivi sanitari. Man mano che i rischi sanitari vengono meno è ovvio che l’economia può riprendere il suo percorso, anche se, probabilmente, un po’ “riadattato” al nuovo modo di vivere e lavorare. I mercati in modo più o meno “lineare” si adattano al nuovo scenario.

Un tema che è stato molto dibattuto nell’ultimo periodo riguarda la possibilità che le cripto-currencies soppiantino l’oro come bene rifugio: attualmente, infatti, il Bitcoin si trova in prossimità dei nuovi massimi mentre l’oro viaggia in prossimità del supporto di 1.800 dollari/oncia come se ci fosse in atto un travaso dal vecchio al nuovo bene rifugio.

Bisogna, tuttavia, considerare che le dinamiche sottostanti ai due asset sono un po’ diverse esattamente come lo è la volatilità.

Diciamo che i due asset hanno delle caratteristiche similari: si può, infatti, ritenere che l’offerta sia limitata per entrambe (si parla di “minatori” sia per oro che per i bitcoin) e che entrambe, non avendo “carry” (ovvero non originando alcun rendimento periodico), tendono a salire quando i tassi reali scendono, ovvero quando anche le alternative tipicamente obbligazionarie hanno rendimenti bassi se non nulli o addirittura negativi. Il punto sull’offerta limitata è molto importante nell’attuale contesto in cui le banche centrali fanno a gara a chi stampa più moneta: infatti la legge della domanda e dell’offerta fa sì che all’aumentare della prima il prezzo salga se l’offerta è rigida.

Le differenze principali, invece, sono rappresentate essenzialmente dai driver della domanda: per l’oro la domanda fisica proviene soprattutto da paesi quali l’India e la Cina e quindi esiste un fattore stagionale che crea degli alti e bassi nella domanda (la stagione dei matrimoni in India e il capodanno cinese, che l’anno prossimo cadrà il 12 febbraio) mentre per il bitcoin, essendo comunque una “valuta” relativamente nuova beneficia degli annunci di chi decide di accettarla come mezzo di pagamento (vedi Paypal con l’annuncio di ottobre a valere dal 2021 per consumatori americani) ma risente anche della probabile volontà di regolamentazione da parte delle autorità.

Si tratta sicuramente di un tema interessante e da monitorare.

Ancora in crescita le nostre linee di gestione: quelle azionarie, soprattutto, continuano a beneficiare del buon andamento delle borse. Il contributo delle commodities è stato neutrale dato che le prese di profitto sull’oro sono state controbilanciate dalla salita delle materie prime più cicliche.

Ottimo il contributo della nostra Sicav SCM Stable Return che, nel mese di novembre, ha avuto una performance di +5.16%. Il fondo ha beneficiato della rotazione tra titoli “growth” e “value” e della conseguente performance dei settori industrials e finanziario, innescata dai progressi sui vaccini contro il corona virus.

Analisi dei mercati del 09.11.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Settimana in balia del risultato elettorale che è arrivato, ufficialmente, solo nel fine settimana: Biden è il nuovo presidente americano e, per la prima volta, la vicepresidente sarà una donna: Kamala Harris. Trump minaccia azioni legali (in teoria è possibile un riconteggio fino all’8 dicembre) e sembra che non abbia fatto ancora la consueta e rituale telefonata al vincitore come prevede la prassi per il passaggio ufficiale del testimone. Il Congresso sembrerebbe rimanere spaccato con la Camera in mano ai Democratici e il Senato ai Repubblicani, l’uso del condizionale è dovuto al fatto che in Georgia a gennaio è previsto il ballottaggio quindi la reale e definitiva composizione la avremo solo l’anno prossimo, ma si stima che, nel peggiore dei casi, si dovrebbe arrivare ad una situazione di parità con la vicepresidente democratica a fare da ago della bilancia.

Nonostante non ci sia stata la tanto attesa “blue wave” la reazione del mercato è stata molto positiva con l’azionario in grande spolvero e l’obbligazionario che vede una generalizzata discesa dei rendimenti governativi.

Il mercato obbligazionario governativo americano, in particolare, ha visto notevoli oscillazioni: la probabile e ampia vittoria di Biden aveva portato ad un aumento considerevole dei rendimenti sulle scadenze più lunghe, in relazione alla maggiore spesa fiscale che si prospettava, poi il ridimensionamento dei margini di vittoria e l’ipotesi di un Congresso spaccato ha portato i rendimenti a livelli medi precedenti. Nel comparto azionario la tecnologia (Nasdaq) ha reagito decisamente bene al minore rischio regolamentare legato ad una non schiacciante vittoria democratica.

L’appuntamento con la Fed non ha dato particolari spunti al mercato che era decisamente più attratto dal newsflow elettorale. Powell ha lasciato invariata la politica monetaria, come ci si attendeva, ma ha ripetuto, come ormai tutti i banchieri sempre fanno, che farà tutto il necessario per sostenere l’economia. Ha ribadito che lo stimolo fiscale è estremamente importante perché, nonostante l’economia sia in ripresa, i rischi legati alla pandemia, che non è ancora passata, permangono e occorre tenerne conto.

Fra le altre banche centrali si è riunita anche quella australiana e quella inglese: la RBA ha tagliato i tassi di 15bps portandoli allo 0.10% ed incrementando il QE (programma di acquisto titoli) per aiutare l’economia dato che la recessione “non è finita”; la BOE ha anticipato (di orario) la sua decisione alla mattina presto e ha annunciato di lasciare i tassi fermi allo 0.1% ma di alzare di 150 miliardi di sterline il programma di acquisto di asset (QE) mentre le attese erano per 100 miliardi.

Sul fronte macroeconomico sono usciti forti i dati PMI (indici di fiducia delle imprese) sia in Europa che, soprattutto, negli Stati Uniti con l’indice ISM manifatturiero che arriva a quota 59.3 dai 55.4 di settembre (sopra le attese degli analisti).

Sempre negli Stati Uniti sono stati molto buoni i dati sul mercato del lavoro: i nuovi occupati sono stati pari a 635k (superiore al consenso di 580k) con un tasso di disoccupazione che passa da 7.9% a 6.9%.

Venerdì a mercati chiusi Moody’s si è pronunciata sul rating italiano lasciandolo invariato a Baa3 con outlook stabile. Le motivazioni della decisione di non apportare alcun cambiamento sono legate, come negli altri casi, al fatto che l’Italia beneficia del sostegno della BCE e dell’Unione Europea.

Riassumiamo i vari giudizi che abbiamo avuto nell’ultimo periodo: S&P ha lasciato invariato il rating ma ha alzato l’outlook a stabile; DBRS ha confermato la valutazione pari a BBB high e trend negativo. All’appello manca l’ultima, Fitch, che si esprimerà il 4 dicembre (ricordiamo che ad aprile, in piena emergenza covid, proprio Fitch aveva tagliato il giudizio a BBB- con oultook stabile).

L’IPO di Ant Group (34 miliardi totale) sia a Shanghai che ad Hong Kong sembra essere sospesa (ordine firmato addirittura dal presidente Xi Jinping) per problemi regolamentari. Evento senza precedenti. La sospensione potrebbe essere di almeno sei mesi ed è motivata dal fatto che il regolatore vuole imporre agli istituti di credito online cinesi di accumulare più del proprio capitale per effettuare prestiti. Il business di Ant, che si baserebbe sul microlending (40% dei ricavi nei primi sei mesi di quest’anno), verrebbe quindi danneggiato.

QUESTA SETTIMANA

Continuiamo a monitorare l’evoluzione della pandemia nel mondo. In Asia sembra sotto controllo e anche l’Australia non ha praticamente più misure di contenimento in atto. In Europa sono stati avviati vari lockdown più o meno light e occorre aspettare qualche giorno per vederne i risultati.

Di questa mattina la notizia che il vaccino di Pfizer e BioNTech si è dimostrato efficace nel 90% dei casi studiati nella fase di test. La reazione immediata dei mercati è molto positiva. Sappiamo infatti che un vaccino efficace potrebbe ridurre, se non eliminare, il principale rischio ad oggi presente sui mercati.

Mercoledì 11 e giovedì 12 novembre è in programma il simposio di Sintra (equivalente al Jackson Hole americano della Fed) e la BCE, che ufficialmente si riunirà il 10 dicembre, potrebbe dare degli spunti e delle anticipazioni che sarebbero assolutamente gradite dai mercati. Sono previsti gli interventi di Christine Lagarde (BCE), Andrew Bailey (BOE) e Jerome Powell (Fed).

Oggi lunedì 9, e fino a venerdì 13 novembre, inizia il collocamento riservato agli investitori retail della seconda edizione del BTP futura (Isin IT0005425753) i cui proventi saranno destinati al finanziamento delle misure per affrontare gli effetti della pandemia. La scadenza è di otto anni (invece dei dieci della prima edizione) e le cedole nominali sono staccate semestralmente con tassi prefissati e crescenti (“step up”): 0.35% dal primo al terzo anno, 0.60% dal quarto al sesto e 1% gli ultimi due anni, si tratta di tassi minimi che verranno poi confermati o eventualmente alzati. Nel caso in cui il titolo fosse detenuto fino a scadenza è previsto un premio fedeltà (minimo 1% massimo 3%) che dipende dalla variazione media annua del Pil nominale italiano e che, quindi, aggiunge un rendimento ulteriore tra 0.125% a 0.375% per anno. Il rendimento a scadenza è pertanto 0.76% circa + l’eventuale premio fedeltà; il tutto si confronta con il rendimento a scadenza di un BTP nominale a otto anni che attualmente è intorno a 0.45%. Bisogna considerare due elementi: essendo dedicato ai risparmiatori la volatilità dovrebbe essere inferiore rispetto ai BTP nominali ma non può essere comprato dalla BCE nel suo programma di QE.

Ci avviciniamo alla metà del mese di novembre, dead-line fissata per un accordo sulla Brexit, vedremo se le trattative porteranno da qualche parte o se occorrerà procrastinare di nuovo la scadenza. Ricordiamo che, comunque, la decisione deve essere presa entro la fine dell’anno.

Apple presenterà i nuovi Mac con processore progettato internamente e che andrà a sostituire quello di Intel che è stato usato dal 2006.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

E finalmente le elezioni americane ce le siamo “forse” tolte… da davanti agli occhi!

Nonostante l’incertezza, che è proseguita per giorni, circa il vincitore e considerate le probabili contestazioni e il fatto che non si è verificata la blue wave o blue sweep democratico, il mercato ha decisamente reagito bene.

Quali possono essere le motivazioni? Come abbiamo più volte evidenziato il programma economico repubblicano è generalmente meglio visto dai mercati (soprattutto per il discorso della tassazione) e il fatto che, anche in caso di Biden presidente, il Congresso diviso impedisca di applicare politiche fiscali aggressive dal punto di vista dell’aumento delle imposte, è gradito ai mercati. Inoltre, indipendentemente dal risultato, un elemento di incertezza è venuto meno e la cosa può solo essere gradita ai mercati.

Adesso dovrà essere annunciato il pacchetto fiscale (non ha più alcun senso procrastinarne la decisione) e la Fed, tutto sommato in stand-by finora, potrà rimettere in moto il suo programma di sostegno utilizzando anche quello di acquisto di obbligazioni societarie (totale 750 miliardi) e quello rivolto a “Main Street” ovvero a sostegno dell’erogazione di prestiti per le PMI (totale 600 miliardi) che finora sono stati decisamente sottoutilizzati (solo 45 miliardi la prima e 4 miliardi la seconda).

Nella prima frase di questa sezione abbiamo usato il termine “forse”, questo perché esiste comunque il rischio che Trump non accetti la sconfitta e quindi non lasci la Casa Bianca con ripercussioni negative sui mercati. Altro motivo di possibile turbolenza, sempre legato alla politica americana, riguarda un possibile passaggio del Senato ai Democratici con conseguenze negative soprattutto per il settore tecnologico.

Intanto sembra che i mercati vogliano godersi il venire meno delle due fonti di preoccupazione e volatilità degli ultimi mesi ovvero le elezioni e la pandemia. Ricordiamoci che i mercati non sono unidirezionali e tendono spesso a iper-reagire. Fasi di correzione o di presa di profitto ci possono essere e andrebbero sfruttate.

Chiaramente molto positive le performance delle nostre linee di gestione, soprattutto quelle azionarie, che fanno un bel balzo in avanti grazie all’ottimo andamento degli indici azionari e obbligazionari. Buono il contributo sia delle commodities che dell’oro. Solo la diversificazione valutaria non ha premiato con l’euro che ha guadagnato nei confronti delle principali divise.

Analisi dei mercati del 26.10.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Mercati altalenanti, in settimana, per i seguenti motivi: 1) aumento contagi in Europa e principi di lockdown (finora circoscritti); 2) ancora nulla di fatto sul pacchetto fiscale americano, con le parti che si accusano vicendevolmente di non volere arrivare ad un compromesso; 3) risalita di Trump nei sondaggi: il rischio, ricordiamo, non è tanto legato a chi vince ma alle contestazioni in caso di vittoria con poco margine.

Nel complesso i mercati azionari hanno chiuso leggermente negativi (-0.40% MSCI world) con Giappone e Mercati Emergenti positivi. Il “mood” negativo, legato ai rischi per la crescita economica, ha coinvolto anche le commodities con il petrolio che è sceso del 3% circa (WTI). Generalizzata salita dei rendimenti governativi con l’Italia, soprattutto, che ha temuto una revisione negativa da parte di S&P (che poi non c’è stata). L’euro si è rafforzato contro le principali valute, soprattutto verso dollaro con il cross eur/usd che chiude a 1.1860.

L’ultimo dibattito Trump-Biden con, questa volta, la possibilità di mettere in “mute” uno dei due in caso di voci sovrapposte, ha avuto toni più pacati ma non ha evitato, ancora, numerosi attacchi personali reciproci. Oggetto di discussione il coronavirus (che Trump sostiene se ne stia andando e bisogna riaprire il paese, mentre Biden accusa l’avversario di avere gestito male la situazione sanitaria) e le accuse di corruzione al figlio di Biden (per le attività in Ucraina e Cina) e quelle di evasione fiscale di Trump (si parla di possibili conti in Cina).

L’evento non ha avuto particolari ripercussioni sui mercati che, invece, hanno più sofferto del continuo rinvio del piano fiscale. Ormai gli investitori sembrano rassegnati ad attendere, fino a dopo le elezioni, per potere vedere qualcosa di concreto.

In Europa Christine Lagarde, presidente della BCE, ha ribadito che la seconda ondata della pandemia e le conseguenti nuove restrizioni stanno aggiungendo incertezza e pesando sulla ripresa. Ha poi aggiunto, citando il suo predecessore Mario Draghi, che l’euro è irreversibile e gli strumenti a disposizione per sostenere la tenuta dell’eurozona non sono esauriti e verranno sicuramente usati, se necessario.

Intanto, martedì ha debuttato sul mercato obbligazionario l’Unione Europea con le prime due obbligazioni (a 10 anni e a 20 anni) per finanziare il fondo Sure (la Casa integrazione europea). La risposta del mercato è stata decisamente positiva con una richiesta record di 233 miliardi di euro (14 volte superiore rispetto all’offerta!). La tranche con scadenza 10 anni, pari a 10 miliardi e cedola 0%, è stata piazzata con un rendimento negativo di -0.238%, mentre la seconda con scadenza 2040, pari a 7 miliardi e cedola 0.10%, è stata piazzata con un rendimento di +0.131%.

Ripetiamo, come già sottolineato nei commenti scorsi, che questo tipo di bond, avendo un rating elevato (AAA), rappresenta una valida alternativa al Bund tedesco e l’interesse degli investitori ha esattamente dimostrato questo. Consideriamo, ad esempio, che il decennale collocato a -0.238% di rendimento è, comunque, meglio del Bund tedesco che rende -0.59%. Questi bond rappresentano la forma embrionale degli eurobond ovvero emissioni di debito comuni europee. L’UE ha come obiettivo l’emissione fino a 100 miliardi di obbligazioni per il fondo Sure (richiesta italiana pari a 27.4 miliardi) e fino a 750 miliardi per il recovery fund (fino al 2026): sommando queste cifre l’UE potrebbe diventare il più grande emittente sovranazionale al mondo (superando la BEI che, ad oggi, ha circa 434 miliardi di euro sul mercato ed emissioni annue pari a 50/66 miliardi).

In Italia il Tesoro è tornato a parlare della seconda emissione di BTP futura (la prima tipologia di titolo di stato dedicata esclusivamente agli investitori retail) che avverrà fra il 9 e il 13 novembre e i cui proventi finanzieranno le spese legate all’emergenza covid19. A differenza dell’emissione precedente (che aveva raccolto 6 miliardi) la durata sarà più breve (8 anni invece di 10) ma ci sarà sempre il premio garantito pari all’1% (che potrà arrivare fino al 3% a seconda della dinamica del Pil); le cedole saranno ancora crescenti ma il primo rialzo è previsto dopo tre anni (invece dei quattro della prima emissione). I tassi minimi delle cedole saranno comunicati venerdì 6 novembre e, al termine del collocamento, si sapranno quelli definitivi.

È interessante l’osservazione de Il sole 24 ore che pubblica un’analisi ABI dalla quale emerge che, a settembre, il valore dei depositi bancari in Italia era pari al Pil ovvero 1.682 miliardi (come riferimento ricordiamo che il Pil 2019 è stato pari a 1.787 miliardi mentre quello del 2020 è stimato pari a 1.647 miliardi) e questo soprattutto a causa delle incertezze legate al Covid che spinge le aziende e le famiglie a parcheggiare la liquidità in banca. Il fenomeno è, ovviamente, collegato direttamente all’aumento del tasso di risparmio delle famiglie a cui stiamo assistendo. È esattamente questa la liquidità che il Tesoro vorrebbe, in parte, intercettare con l’emissione del BTP futura.

In settimana il Tesoro italiano ha messo a segno un’operazione straordinaria acquistando quasi dieci miliardi di titoli a breve scadenza (2021, 2023, 2025) e sostituendoli con otto miliardi di BTP a 30 anni (scadenza 2051) con cedola di 1.7% ottenendo, così, di allungare la vita del debito e risparmiare sulle cedole. La domanda è stata record, pari a 90 miliardi di euro e il rendimento è il più basso mai registrato su questa scadenza (1.763%).

Il Tesoro finora ha collocato 471 miliardi (circa il 90% del programma 2020) mentre per l’intero 2019 ne aveva collocato circa 414 miliardi.

L’agenzia di rating S&P venerdì sera, a mercati chiusi, è intervenuta sul rating sovrano dell’Italia: a sorpresa ha rivisto l’outlook a “stabile” da “negativo” mantenendo invariato il giudizio BBB; il miglioramento dell’outlook viene giustificato dall’intervento della BCE e dalle risorse del Recovery Fund che aiuteranno l’Italia nella ripresa anche se difficilmente, la stessa S&P sostiene, il Pil potrà tornare a livelli pre-covid prima del 2023. Prossimi appuntamenti venerdì 30 ottobre con DBRS e il 6 novembre con Moody’s (attuale giudizio Baa3 e rating stabile) dalle quali non sono attese modifiche.

La deadline sulla Brexit si è spostata alle prime settimane di novembre, entro tale termine si dovrà formulare un accordo sul quale si esprimerà il Parlamento Europeo il 23 novembre. Per fine anno si avrà l’accordo definitivo in assenza del quale si applicheranno le regole WTO.

I dati di fiducia delle imprese PMI preliminari di ottobre per l’eurozona, usciti venerdì, sono stati positivi per il comparto manifatturiero e hanno deluso, come atteso, per quello dei servizi: in aggregato il PMI manufacturing è salito a 54.4 (da 53.7 e attese per 53) e quello servizi è sceso a 46.2 (da 48 e attese di 47) con il composite che scende a 49.4 (da 50.4 e attese di 49.2); molto buono il dato tedesco che, sulla componente manifatturiera, sale a 58 (vs precedente di 46.4 e attese di 55) segno che l’economia sta beneficiando del recupero del commercio mondiale.

Gli stessi dati PMI per gli Stati Uniti sono usciti in miglioramento: l’aggregato composite a 55.5 (precedente 54.3) mentre la sotto-componente manifatturiera a 53.3 (vs 53.2 precedente e attese per 53.5) e quella servizi 56 (vs 54.6 precedente).

Sul risiko bancario italiano le ultime notizie sono le seguenti: il governo ha autorizzato la cessione di crediti deteriorati per 8.1 miliardi di euro di MPS ad AMCO ed è quindi aperta ufficialmente la strada alla privatizzazione da realizzare entro il 2022 (il Tesoro detiene il 68% dell’istituto senese). Il prossimo passo sarà il collocamento di un bond AT1 di circa 700 milioni di euro che dovrà andare, almeno per il 30% ad investitori privati. Considerando che sembra sempre più fattibile l’aggregazione fra BancoBPM e Credit Agricole, perde probabilità il matrimonio tra BancoBPM e MPS. A questo punto restano Unicredit e BPER fra i candidati acquirenti ma il nodo rimane sempre il “bonus” che dovrà essere corrisposto (forse 3 miliardi) a fronte dei rischi legati alle cause accumulate dall’istituto e che pesano parecchio, nonostante gli accantonamenti pari a oltre 500 milioni di euro (possibili altri accantonamenti per 500-700 milioni).

Mentre i casi di contagi da covid19 nel mondo superano i 43 milioni vengono fatti passi avanti negli studi sui vaccini: anche Moderna dichiara, infatti, che se i test di novembre andranno a buon fine a dicembre chiederà alla FDA l’autorizzazione e potrà iniziare la somministrazione negli Stati Uniti già a dicembre. Intanto sia Astrazeneca che J&J riprenderanno, dopo la sospensione, i trial questa settimana. La stessa Astrazeneca comunica che il suo vaccino sembra dimostrarsi molto efficace anche nella fascia più anziana e potrebbe essere consegnato per la distribuzione già a novembre.

Per quanto riguarda la reporting season segnaliamo i risultati deludenti di Netflix, che evidenziano un numero di nuovi abbonati per il terzo trimestre minore delle aspettative (difficoltà a mantenere i clienti guadagnati durante la pandemia), deludenti anche le guidance del management di un utile inferiore rispetto alle attese. Il titolo è stato già penalizzato in after market (-6%).

Tesla, invece, riporta buoni risultati con utili in crescita (ma soprattutto “utili” per il quarto mese consecutivo) e ricavi migliori delle stime. Le auto vendute sono in aumento (139.000 da luglio a settembre) e la società stima di consegnarne un totale di 500.000 questo anno nonostante il generale calo del mercato automobilistico.

Buoni anche i risultati di UBS che raddoppia gli utili del trimestre grazie sia al positivo andamento dei ricavi (saliti del 42%) che agli incassi derivanti dalla vendita per 600 milioni della piattaforma per transazioni sui fondi di investimento a Clearstream (controllata da Deutsche Bank). Secondo il CEO uscente Sergio Ermotti, UBS è in grado di affrontare i vari scenari possibili legati all’incertezza della pandemia.

Si torna a parlare di criptovalute con Paypal che annuncia che, da inizio 2021, si potranno utilizzare per fare acquisti nei negozi appartenenti alla sua rete di pagamenti globale: nelle transazioni i negozi incasseranno la valuta fiat (dollari, euro o yen) e Paypal si assumerà il rischio della conversione. Le criptovalute ammesse saranno bitcoin, ethereum e litecoin. Sulla notizia il bitcoin ha guadagnato l’8% superando quota 13.000 dollari.

QUESTA SETTIMANA

Aumentano i casi positivi di Covid19 e sempre più si temono restrizioni alla mobilità e lockdown vari. In alcuni paesi la situazione si sta normalizzando (vedi Singapore o anche il Giappone), altri paesi tentano di arginare i contagi con chiusure circoscritte e altri, come la Slovacchia, punta ad effettuare i test sull’intera popolazione per avere uno screening completo (coloro che non si sottoporranno al test dovranno stare 10 giorni in quarantena). Negli Stati Uniti la terza ondata si sta avvicinando alla seconda come numero di casi. Ovviamente tutti i dati sono da mettere in un contesto di numero di test al giorno che non ha confronti rispetto ai mesi precedenti.

La data più importante di tutta la settimana sarà giovedì 29 ottobre quando avremo la riunione della BCE e la pubblicazione dei risultati di due colossi del tech americano (Apple e Amazon).

Per quanto riguarda la BCE la Lagarde si troverà ad affrontare un quadro economico destinato a peggiorare a causa degli aumenti dei casi e delle restrizioni che vengono via via introdotte. Ne è perfettamente consapevole e, infatti, ha preannunciato che le previsioni economiche potrebbero essere riviste al ribasso ufficialmente a dicembre. Ci potrà essere l’annuncio di qualche ulteriore misura di stimolo monetario.

Fra le altre banche centrali giovedì si riunirà la BOJ dalla quale ci si attende un taglio dei target di crescita per Pil e inflazione per quest’anno (attualmente rispettivamente a -4.7% e -0.5%) ma non sono attese nuove manovre di politica monetaria.

Negli Stati Uniti la deadline sull’accordo tra Repubblicani e Democratici continua ad essere spostata in avanti. Certo mancano ormai meno di dieci giorni alle elezioni presidenziali e il tempo tecnico per decidere il da farsi diventa sempre più scarso. La situazione è complessa perché nessuno vuole avvantaggiare l’avversario nei sondaggi ma tutti vogliono prendersi il merito.

Sempre negli Stati Uniti verrà pubblicata la prima lettura del Pil del terzo trimestre che dovrebbe essere il più forte dopo il crollo del secondo trimestre: le attese sono per un +32% dopo il -31.4% del Q2 con la componente sui consumi personali a +38.9% dopo il crollo di -33.2% del Q2. Attesa anche una ripresa della componente inflattiva a +4% trimestre/trimestre dopo un dato negativo precedente.

In Germania questa mattina è stato pubblicato l’indice IFO (indice di fiducia delle imprese) per il mese di ottobre: come atteso è uscito in peggioramento per la componente legata alle aspettative e al “business climate” mentre la componente “current assessment” è leggemente salita (più delle aspettative). In generale un dato coerente con l’ultima lettura dei PMI.

Dopo S&P venerdì 30 ottobre si pronuncerà l’agenzia di rating di DBRS che attualmente ha un rating di BBB (high) e outlook negativo.

Proseguono le negoziazioni in UK con l’obiettivo, questa volta, di arrivare ad un accordo entro la metà di novembre.

In Cina il 26 prende il via il Plenum del Partito Comunista Cinese, il più importante, nel quale si pianifica lo sviluppo economico per i successivi cinque anni con l’obiettivo di una crescita agevolata dalle riforme. Sul fronte valutario la Cina si pone il traguardo di una maggiore flessibilità del Renminbi e minori restrizioni al suo utilizzo.  

Continua la reporting season con dati che in generale, ad oggi, mostrano un forte miglioramento rispetto al secondo trimestre dell’anno battendo anche il consenso degli analisti. Questa settimana riporteranno, oltre alle citate Apple e Amazon, anche Facebook, Twitter, Alphabet, il settore farmaceutico e energetico.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Nella prima parte di questo documento abbiamo citato l’abbondante liquidità detenuta da famiglie e imprese sui conti correnti per i timori sulla situazione economica e pandemica. Il problema è che se i privati non spendono e le aziende non investono si crea un circolo vizioso che inevitabilmente impatta sulla crescita e non aiuta il recupero del Pil.

Sono, quindi, essenziali due cose: 1) la spesa pubblica (che compensi quella privata e anzi la vada a stimolare) e 2) evitare il blocco generale dell’attività produttiva e/o degli spostamenti con dei lockdown.

E’, quindi, di estrema importanza che venga ristabilita la fiducia sulla tenuta del sistema economico e sanitario e non il contrario.

Un interessante articolo di oggi di Federico Rampini (giornalista italiano naturalizzato statunitense che ha vissuto parecchi anni in Cina) cita Keynes per sostenere l’importanza dei consumi nella ripresa economica: una paralisi dei consumi genera recessione, quindi disoccupazione, quindi minori redditi, quindi minori consumi in un circolo vizioso che sarebbe bene non innescare.

Infatti, gli Stati Uniti, noti per avere generalmente una maggiore propensione al consumo, tendono a riprendersi più velocemente proprio perché agiscono sul volano dei consumi. E questo spiega perché i piani di supporto americani siano finalizzati soprattutto ai consumatori (attraverso distribuzione di assegni ai cittadini, stile il famoso “helicopter money”).

La Cina, e in generale i paesi asiatici, sono decisamente più risparmiatori: qui i governi, per rilanciare la crescita, si pongono sempre come obiettivo l’incremento dei consumi, ma consci della difficoltà, affiancano notevoli incrementi della spesa pubblica (es. infrastrutturale).

L’Europa è più vicina al modello asiatico che a quello americano per l’alta propensione al risparmio e bassa ai consumi e, per questo motivo, occorre cercare sicuramente di non bloccare i consumi (ristabilendo la fiducia, come scrivevamo sopra, e non seminando il panico) ma anche agire sulla leva della spesa pubblica, nota dolente del nostro continente ma che questa volta potrebbe essere sfruttata, anzi dovrebbe essere sfruttata.

La discesa dei rendimenti dei titoli obbligazionari governativi aiuta sicuramente questo secondo aspetto. Sottolineiamo, però, che il livello raggiunto dai tassi oltre a mettere in discussione la convenienza del MES per alcuni paesi, come indicato la scorsa settimana, mette in discussione anche il ricorso ai fondi del Recovery Fund: infatti, è di questa settimana la notizia che la Spagna avrebbe intenzione di richiedere solo i finanziamenti a fondo perduto e non i prestiti legati al recovery fund.

L’importante è comunque che si decida di spendere e lo si faccia nel modo più opportuno e coerente con una ripresa economica immediata ma anche duratura.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, che per tanti motivi sono il traino dei mercati globali, avvicinandosi alle elezioni e, auspicabilmente, superandole senza particolari intoppi, possiamo ragionevolmente ritenere che i mercati saranno supportati dalle notizie sugli incentivi fiscali e dallo sblocco delle politiche monetarie a supporto di quelle fiscali. Questo rimane il principale driver.

Infine, una considerazione sull’inflazione che ogni tanto citiamo: pur sapendo che nell’immediato potrebbe non essere un problema è bene, comunque, tenere sotto controllo alcuni indicatori. La Cina, ad esempio, è la protagonista di una domanda molto forte di commodities sia agricole (es. mais e soia) che industriali/energetiche (es. rame e petrolio) e non sembra che questo sia legato solo alla fase 1 degli accordi commerciali con gli Stati Uniti. La Cina potrebbe, invece, avere deciso di prepararsi con anticipo alla fase reflazionistica (che prima o poi porterà ad un aumento generalizzato dei prezzi) che verrebbe innescata dal massiccio piano di incentivi fiscali e alla fase post-Covid. Food for thought.

Un po’ in sofferenza le nostre linee di gestione che risentono della fase di debolezza dei mercati e il non beneficio della diversificazione valutaria (l’euro si è rafforzato contro le principali valute) e solo in minima parte dell’oro.

Analisi dei mercati del 19.10.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Settimana interlocutoria sui mercati, la volatilità leggermente in aumento è coerente con indici azionari e obbligazionari a spread poco mossi ma con i rendimenti governativi in calo e valute da “risk-off” (Yen giapponese e Franco svizzero) in rialzo verso euro.

In ambito azionario solo il settore tecnologico americano, soprattutto a inizio settimana, si è mosso particolarmente bene grazie alle ricoperture degli investitori, che avevano scaricato posizioni nel mese di settembre, e alle aspettative sulla reporting season in corso. Il resto del mercato soffre, da un lato il peggioramento della situazione pandemica in Europa, dall’altro il continuo rimbalzo di responsabilità fra Democratici e Repubblicani negli Stati Uniti circa la formulazione del piano di stimolo fiscale.

Sui governativi segnaliamo che l’asta dei nuovi BTP è stata decisamente bene accolta: l’emissione della scadenza a tre anni con cedola zero è stata prezzata con un rendimento negativo di -0.14%, la domanda è stata di 5.24 miliardi a fronte di un’offerta pari a 3.75 miliardi. Nuovo record storico di rendimento per il decennale che raggiunge lo 0.649% (nuovo minimo storico). La continua discesa dei rendimenti dei nostri titoli di stato, e la conseguente riduzione del costo del debito per il Tesoro, comincia a erodere la convenienza all’utilizzo del MES come, giusto o sbagliato che sia, qualcuno inizia a fare notare. La vera questione, a questo punto, diventa come utilizzare efficientemente i soldi che in un modo o nell’altro lo Stato ha a disposizione.

Il generale buon andamento dei governativi europei si deve anche alle continue dichiarazioni dei veri membri della BCE: questa settimana il capo economista della BCE Lane ha dichiarato che, come avviene negli Stati Uniti da parte della Fed, anche in eurozona la banca centrale sarà aggressiva consentendo all’inflazione di superare l’obiettivo del 2% per un certo periodo di tempo. Tuttavia, sembra che alcuni membri del consiglio siano restii all’adozione di questo obiettivo di inflazione media perché legherebbe le mani alla banca centrale dando luogo ad aspettative irrealistiche sulla dinamica dei prezzi.

Le nuove stime di crescita economica del Fondo Monetario Internazionale sono leggermente migliorate passando da -5.2% (stima di giugno) a -4.4% per il 2020 e +5.2% per il 2021. Per l’Italia la contrazione attesa del Pil è pari a -10.6% (vs -12.8% stima precedente). Per la crescita globale si tratta della contrazione maggiore dalla Grande Depressione del ’29 e la situazione rimane a rischio fintanto che l’epidemia continua a diffondersi rendendo complicato il ritorno dell’attività economica ai livelli pre-covid19. A livello geografico, i paesi emergenti reagiscono meglio (-3.3% verso -5.8% di quelli sviluppati) grazie al contributo della Cina (Pil atteso +1.9% per il 2020 e +8.2% per il 2021).

La conferma del ciclo economico positivo che la Cina ha intrapreso l’abbiamo avuta dal dato sulle importazioni superiori alle attese e salite al ritmo più rapido di questo anno (soprattutto grazie alla componentistica elettronica e comparto auto). La Cina sembra riuscire ad evitare, per ora, la seconda ondata (anche se qualche focolaio c’è ma viene abilmente circoscritto) e ciò è molto importante perché agevolando la ripresa economica crea un’immagine della Cina migliore giusto prima della pubblicazione del piano quinquennale previsto per fine ottobre.

Per quanto riguarda i negoziati per la Brexit, Boris Johnson minaccia di chiudere le trattative se la UE non accetta compromessi seri, mentre la UE ritiene si debba e possa andare avanti con le trattative. UK vorrebbe adottare il modello canadese (ricordiamo che nel 2016 l’accordo tra UE e Canada ha eliminato il 98% delle tariffe sulle merci) che consente a Londra di non allinearsi alle regole europee né prevede contributi finanziari, ma questa ipotesi è stata scartata da Bruxelles. Londra avanza, successivamente, l’ipotesi di modello Australia che comporta però delle tariffe, basandosi su regole WTO (Organizzazione Mondiale del commercio).

Della reporting season americana segnaliamo i risultati molto buoni di Blackrock, che batte considerevolmente le stime dei profitti grazie a maggiori asset in gestione, così come le banche in generale che pubblicano risultati sopra le attese grazie ai proventi legati alle attività di trading e i minori accantonamenti a riserva.

Johnson&Johnson riporta risultati del terzo trimestre migliori delle attese e guidance per l’anno al rialzo. La società è stata penalizzata martedì dalla notizia che i test sul suo farmaco per Covid19 sono stati stoppati a causa di un’inaspettata malattia di un partecipante allo studio. Qualche problema anche per Eli Lilly che sta cercando di produrre uno dei due farmaci (anticorpi monoclonali) contro il covid e che ieri, per problemi di controllo qualità in uno stabilimento, ha dovuto sospendere le sperimentazioni del trattamento

Apple ha presentato i nuovi iPhone 12. La Cina ha impedito la visione dell’evento in streaming e sappiamo quanto sia importante il mercato cinese per le vendite di Cupertino, tuttavia sembra che le ordinazioni del nuovo smartphone da parte dei consumatori taiwanesi siamo andate decisamente bene.

QUESTA SETTIMANA

Sebbene al di là di qualche movimento giornaliero i mercati non hanno reagito in maniera esagerata all’aumento dei casi di coronavirus nel mondo è comunque opportuno continuare a monitorarne la diffusione perché è essenziale evitare che la situazione porti le autorità a deliberare degli ulteriori lockdown.

I driver principali del mercato rimangono, quindi, l’evoluzione dei contagi (soprattutto in Europa) e gli sviluppi sul fronte americano (soprattutto per l’attesa di nuovi stimoli).

In Cina oggi è stato pubblicato il dato relativo al Pil del terzo trimestre: +4.9% anno/anno (vs attese di 5.5% e dato precedente di 3.2%). Sebbene sia leggermente inferiore alle attese segnala comunque un’economia in crescita. Molto buoni i dati sulla produzione industriale di settembre (+6.9% vs attese di 5.8% e dato di settembre di 5.6%) e sulle vendite al dettaglio (+3.3% vs attese di +1.6% e dato precedente 0.5%).

In settimana verranno pubblicati i dati PMI preliminari relativi al mese di ottobre per Europa e Stati Uniti: non sono attesi particolari stravolgimenti ma dati, al margine, leggermente inferiori rispetto al mese precedente soprattutto in Europa dove si potrebbero vedere gli impatti negativi dell’aumento dei contagi

Dopo che il tampone di Trump è risultato negativo, la campagna elettorale è ripresa e giovedì 22 ottobre è previsto il dibattito finale, prima delle elezioni, fra Trump e Biden in Nashville (Tennessee). Si deve anche cercare di arrivare ad un accordo sul pacchetto fiscale e sia Democratici che Repubblicani non hanno interesse ad arrivare completamente a mani vuote all’appuntamento elettorale.

Proseguono gli interventi dei vari esponenti delle banche centrali: i mercati cercano sempre segnali di ulteriori misure espansive di politica monetaria.

I tentativi di arrivare ad un accordo tra UK e UE andranno avanti con l’Europa che vuole trovare un compromesso e alcuni parlamentari britannici (Tory) che sembra stiano cercando di aggiustare le clausole volute da Johnson che trovano tanta opposizione in Europa.

Prosegue la stagione degli utili: in settimana fra le varie società che riporteranno i risultati del terzo trimestre segnaliamo Procter&Gamble, UBS, Tesla, Intel, Amex, IBM, Netflix. Ricordiamo che per l’S&P500 la stima degli utili è per un calo del 21% anno/anno (rispetto al 30.6% del secondo trimestre) e un calo del fatturato del 4.4%. Per l’Europa, che parte un po’ dopo con la reporting season, ci si attende un calo degli utili del 35.6% dopo il 50.6% del secondo trimestre.

A fine settimana, venerdì 23 ottobre, l’agenzia di rating S&P aggiornerà il giudizio sul debito italiano. Il 6 novembre seguirà Moody’s e il 4 dicembre Fitch. Segnaliamo che la Francia, nel frattempo, ha perso la tripla A dopo che DBRS ha ritenuto che l’aumento del debito pubblico la rende vulnerabile a possibili aumenti dei tassi e UK è stata downgradata a Aa3 per i rischi connessi alla Brexit.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Man mano che ci si avvicina alla fine dell’anno si avvicina anche il momento in cui si avrà chiarezza sulla politica americana e si avrà qualche notizia in più sulla disponibilità ed efficacia dei vaccini; si avrà quindi minore incertezza sui temi fonte di volatilità per i mercati.

Sul fronte dei vaccini, alla fine di ottobre/inizio novembre AstraZeneca dovrebbe portare i risultati della fase 3 e le vaccinazioni potrebbero iniziare prima di Natale. Pfizer ha annunciato nel weekend che il suo vaccino potrebbe essere pronto, negli Stati Uniti, per l’uso di emergenza entro la fine dell’anno (prima dei tempi previsti). Per BioNtech si parla di inizio anno per le vaccinazioni e per Moderna nel primo trimestre.

Per quanto riguarda il tema elettorale i mercati hanno cambiato l’approccio e ne abbiamo evidenza dal fatto che reagiscono in maniera positiva quando i sondaggi si sbilanciano verso una vittoria netta dei Democratici con Biden alla presidenza e anche Senato democratico. Il motivo risiede nel fatto che, sebbene la spesa pubblica aumenti in entrambi i casi (ne abbiamo parlato la scorsa settimana delle differenze principali dei due programmi), quello che ai mercati piace è che in caso di “clean sweep” democratico o “blue wave” (entrambe le espressioni indicano che sia congresso che presidente sono democratici) il risultato sarà netto e meno soggetto a contestazioni. Si ridurrebbe quindi il rischio di ulteriori ritardi nelle decisioni di politica economica.

La scorsa settimana, con la prima emissione di BTP a tre anni con cedola zero e rendimento negativo, è tornato il tema delle obbligazioni con yield negativo: se diamo uno sguardo all’ammontare totale di queste obbligazioni a livello mondiale notiamo che ci stiamo rapidamente avvicinando alla soglia massima raggiunta a inizio 2019 (maggiore di 17mila miliardi di dollari) avendo raggiunto i 16.2 mila miliardi.

Sappiamo che la causa di tutto ciò sono le attuali politiche monetarie espansive. Le banche centrali che acquistano sul mercato in base ai vari programmi di Quantitative Easing contribuiscono a tener bassi i tassi di interesse e questo ha dato origine ad un boom di emissioni sia pubbliche (per finanziare lo stimolo fiscale e per contrastare i danni della pandemia) che private (per assicurarsi la liquidità necessaria per affrontare la crisi).

Si stima che sommando i debiti emessi da Stati, banche, imprese e famiglie si arrivi a 258mila miliardi di dollaro ovvero il 331% del Pil mondiale, un livello superiore a quelli toccati prima della crisi finanziaria del 2008. Consideriamo che la parte consistente di questo debito dovrà essere rimborsato o rifinanziato entro il 2025 e si tratta di circa 4 mila miliardi i debiti societari (di cui l’84% ad alto rating).

Questo, andando avanti, è la principale incognita dei mercati, soprattutto obbligazionari (ma di riflesso anche azionari) ed è bene tenerlo presente. Oggi, però, è ancora prematuro parlare di possibile exit strategy o taper tantrum (come nel 2013) perché le banche centrali faranno di tutto, nell’immediato, per impedire ai rendimenti di aumentare.

Il vero possibile problema, ad oggi, è che in caso di aumento dell’inflazione se i rendimenti nominali vengono artificialmente compressi delle banche centrali quelli reali diventano ancora più negativi per gli investitori e quindi comprare asset “difensivi” diventa oneroso (si paga per avere titoli difensivi dato che i rendimenti reali sono negativi).

Quello che conta adesso, però, è che i fondamentali non si deteriorino in misura tale da mettere in discussione i rimborsi e il servizio del debito. Consideriamo che lo spread che il comparto high yield paga ora è sì inferiore ai livelli raggiunti a marzo ma comunque superiore a quelli pre-covid.  E’, quindi, di fondamentale importanza, che la situazione non precipiti nuovamente (con lockdown estesi) per evitare di tornare ad una contrazione del ciclo economico che richiederebbe un intervento ancora più imponente delle banche centrali per evitare default aziendali con tutte le conseguenze che si genererebbero.

Tornando al tema della spesa pubblica e dell’importanza dello stimolo fiscale che tanto stressiamo in questa sede, vale la pena citare un raffronto fra la crisi attuale e la Global Financial Crisis: se la somma dei pacchetti fiscali e dei meccanismi di stabilizzazione automatica nel 2008 portò ad un deficit del  4.6% nei paesi sviluppati, questa volta si parla di una percentuale intorno al 12%, quindi un livello mai visto e che rappresenta il principale motivo di ottimismo sulla crescita e sulla ripresa inflattiva.

Settimana abbastanza positiva per le nostre linee di gestione fatta eccezione per la Ita che soffre ancora la debolezza del mercato italiano. Per contro la linea Chronos, con una maggiore esposizione al mercato americano e alla tecnologia, porta la performance da inizio anno superiore al 10%. Buono il contributo dell’esposizione al dollaro americano e alle valute emergenti.