Analisi dei mercati del 26.04.2021

INDICI DI MERCATO

ULTIMA SETTIMANA

Market

Inizio settimana travagliato, nei primi giorni della settimana abbiamo assistito a un tonfo dei principali indici azionari. Nella sola giornata di martedì in Europa il FTSE MIB ha segnato un -2,44% CAC 40 -2,09% e IBEX 35 -2,89. Più leggere le variazioni sul fronte statunitense dove lo Standard & Poor’s ha segnato un -0,68% mentre il NASDAQ il -0,71%. Le motivazioni di questa brusca correzione non sono particolarmente evidenti, ma possiamo ritenere che siano riconducibili al crescente nervosismo dato dalla ripresa repentina della curva dei contagi di alcuni paesi e dall’eccessivo entusiasmo scaturito dalle trimestrali presentate. In ogni caso, le variazioni negative registrate nella giornata di martedì sono state riassorbite in toto in America e in parte in Europa, dall’ottima giornata di mercoledì.

I crescenti casi di coronavirus in Asia e le nuove restrizioni sui viaggi oltremare sembrano aver alimentato un repricing del recovery trade. Nella giornata di giovedì, il Nikkei ha recuperato, in parte, il terreno perso nei giorni precedenti, ma la crescente curva dei contagi potrebbe portare a una nuova chiusura per Tokio e altre tre prefetture.

Il fine settimana è stato caratterizzato dall’intervento del presidente della Banca Centrale Europea e dall’uscita dei dati economici che hanno influenzato solo parzialmente l’andamento degli indici europei. Dopo la chiusura del mercato europeo, sono trapelate indiscrezioni circa la nuova politica di tassazione dell’amministrazione Biden. Secondo quanto riportato, dalla Casa Bianca si vorrebbe portare la tassa sul capital gains per i contribuenti che guadagnano oltre 1 milione di dollari dall’attuale 20% al 43,4%.

Alla notizia il mercato, che stava timidamente crescendo, ha invertito la rotta, facendo perdere mediamente un punto percentuale ai principali indici statunitensi. Le reali possibilità che questa proposta passi al congresso in questa misura sono limitate, ma l’indiscrezione è servita come capro espiatorio per alcune di prese di profitto.

Nella giornata di venerdì l’Europa ha avuto un avvio debole proseguendo poi in calo dopo l’apertura di Wall Street. Al contrario in America nella seconda parte della giornata si è assistito a una spianta al rialzo dei principali indici azionari. Supportati dalla pubblicazione dei dati sull’attività manifatturiera la borsa americana si è chiusa in positivo, Dow Jones + 0,67%, S&P 500 1,09% e NASDAQ +1,44%.

Single stocks

Lato moda, Kering oltre le aspettative. Il colosso della moda ha riportato nella giornata di martedì i dati sulle vendite del primo trimestre segnando un aumento dei ricavi di oltre 17%. La crescita è riconducibile principalmente al mercato della Cina e degli States. Al contrario Moncler dopo aver riportato nella giornata di giovedì i dati relativi al primo trimestre con ricavi in crescita del 21% rispetto all’anno precedente, perde in apertura oltre 6 punti percentuali.

Netflix manca il segno, nella giornata di martedì l’azienda ha pubblicato i dati sulla variazione degli streaming segnando un aumento di +3.98 milioni di dollari, dato non soddisfacente per gli analisti che stimavano un aumento di oltre 6 milioni. La distanza tra aspettative e dati reali è costata all’azienda oltre 7 punti percentuali nel solo pre-market della giornata di mercoledì.

La questione sulla tassazione di Amazon inc rimane al centro del dibattito. Gli Stati Uniti stanno facendo da intermediari per raggiungere un accordo globale sulla tassazione dei profitti esteri. La proposta del Dipartimento del Tesoro statunitense sottoposta al vaglio degli altri governi verte un compromesso fiscale rivolto ad oltre 100 aziende tra cui Alphabet ed Apple in cui possa essere fissata una soglia minima ancora da definire.

Monetary Policy

In materia di politica monetaria il numero uno della FED Powell ha detto in una lettera al senatore Rick Scott che l’economia americana vedrà un’inflazione “un po’ più alta” quando la ripresa si sarà rafforzata e le limitazioni alle forniture faranno aumentare i prezzi in alcuni settori. Powell ha ribadito che la FED è impegnata a limitare qualsiasi “overshoot” di lungo periodo.

Nella giornata di giovedì è uscito il dato relativo alle richieste di sussidi negli Stati Uniti. Migliori delle attese, le “nuove” richieste di sussidio sono al di sotto delle previsioni registrando una diminuzione rispetto anche al dato precedente.

Il tanto atteso comunicato della Banca Centrale Europea è rimasto in linea alle aspettative degli analisti: sul fronte tassi non vi sono cambiamenti. Lasciati invariati il Deposit Facility, il Main Refinancincing e il Marginal Lending Facility Rate.Durante la conferenza  il presidente Christine Lagarde ha definito prematura la discussione sul ridimensionamento del programma di acquisto di titoli di Stato della zona euro avviato per contrastare l’impatto della pandemia sull’economia. Il presidente ha precisato che qualsiasi cambiamento al ritmo del programma dipenderà dai dati e non sarà legato a date particolari.

Sempre in zona euro nella giornata di venerdì è uscito il dato sul Purchasing Managers Index che ha superato le aspettative nel settore manifatturiero di oltre un punto e si attesta a 63.3 in un range da 0 a 100. I dati positivi hanno portato ad un rialzo registrato in chiusura nella giornata di venerdì.

COVID-19

Sul fronte COVID la curva dei contagi continua a scendere a ritmi differenti a seconda delle aree geografiche. Complicata la situazione nei paesi emergenti quali l’India, che nella sola giornata di giovedì ha registrato oltre 330 mila nuovi casi. La situazione in Europa e in America invece, grazie anche all’avanzamento della campagna vaccini, continua a migliorare. 

In Italia la campagna vaccini continua serrata, le somministrazioni dovrebbero nella prossima settimana superare le 400.000 dosi giornaliere mentre i casi di nuovi contagi sono in calo.

COSA ATTENDERCI DA QUESTA SETTIMANA

Appuntamenti

Dopo l’intensa settimana passata, in questa settimana ci aspetteranno i dati sull’inflazione dei principali paesi europei. Inoltre, sotto la lente terremo il Consumer Confidence Index dei diversi paesi europei. Al contrario, sul fronte asiatico verranno pubblicati diversi dati relativi all’economia tra cui il GDP sudcoreano.

Nella giornata di martedì verrà pubblicato il Consumer Confidence, ovvero la stima delle aspettative dei consumatori statunitensi. Sempre nella giornata di martedì la Bank of Japan pubblicherà i dati sulle previsioni di inflazione e di GDP.

Nella giornata di giovedì la Banca Centrale Europea pubblicherà il dato sull’aggregato monetario M3 su base annuale e l’indice di fiducia sull’economia europea oltre ai consueti dati sul mercato del lavoro degli Stati Uniti.  

Venerdì sarà la giornata dell’inflazione giapponese e del PMI sul settore manifatturiero. A seguire, la Banca Centrale Europea pubblicherà il dato sulla disoccupazione e grande attenzione verrà riservata al CPI dell’eurozona.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

I mercati finanziari hanno affrontato una settimana travagliata contraddistinta da una volatilità che ha inciso in maniera negativa su tutti i principali indici. Alla chiusura di venerdì i principali listini hanno riportato perdite nell’ordine del mezzo punto percentuale, con alcuni picchi come nel caso del DAX e del FTSE Mib del -1,29% e del -1,45%. Tra le performance che hanno spiccato positivamente si riporta quella del Russel 2000 che alla chiusura segnava con segno più 0,41%.

Sul fronte valute, a fronte di diversi fattori il cambio euro dollaro ha chiuso la settimana a 1,2099 registrando un movimento del +0,95%.

Sul fronte obbligazionario governativo sul lato europeo abbiamo assistito ad un movimento altalenante e si registra una sostanziale tendenza al rialzo. Sul versante USA i tassi, dopo aver toccato il picco a fine marzo stanno gradualmente diminuendo.

 Il rendimento del decennale USA si è assestato sul valore di 1.55% dal massimo di 1,75% di inizio mese.

In generale, la pesante giornata di martedì ha pesato negativamente su tutti i listini che nonostante abbiano parzialmente recuperato hanno chiuso la settimana negativamente. Il cattivo andamento dei mercati finanziari ha impattato in maniera marginale sulle nostre linee di gestione che si confermano sui livelli massimi da inizio anno e mantengono una volatilità inferiore al mercato. Stazionarie invece le linee obbligazionarie.

Nei prossimi mesi bisognerà tenere d’occhio il movimento al rialzo dei tassi nell’eurozona.

La situazione statunitense sembra essersi stabilizzata: i mercati sembrano aver metabolizzato l’idea di un possibile rialzo dell’inflazione in futuro ma la situazione appare sempre più sotto controllo da parte della FED e il tasso di crescita dell’economia (testimoniato ancora una volta dai dati macroeconomici usciti in settimana) giustifica un moderato ottimismo anche per i risky assets.

Più complicata la situazione Europea: i dati macroeconomici sono anche qui moderatamente incoraggianti, ma la crescita rimane disomogenea tra i vari stati dell’unione e sostanzialmente, il mercato obbligazionario non ha ancora prezzato un possibile rialzo dell’inflazione.

Le pressioni rialziste sui tassi governativi Europei non si sono ancora viste ma, anche in considerazione di quanto detto dalla BCE giovedì, è sempre più fondato il sospetto che ciò sia dovuto essenzialmente dal programma di acquisto di bond della banca centrale.

È necessario che la crescita economica europea trovi conferma nei dati delle prossime settimane affinché movimenti al rialzo dei tassi di interesse non vadano ad impattare in maniera significativa il sentiment azionario e non creino tensioni all’interno del Gouverning Council della BCE.

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Analisi dei mercati del 22.03.2021

LA SCORSA SETTIMANA

La scorsa settimana è stata caratterizzata dalla volatilità sui mercati finanziari. Nel complesso il comparto azionario perde lo 0.92% (MSCI World), con l’area americana più penalizzata dagli investitori (-1.41% S&P 500, -1.65% Nasdaq 100, e -3.08% Russell 2000). I timori di un aumento dell’inflazione e le potenziali decisioni future delle banche centrali hanno comportato un calo dei corsi obbligazionari, con la componente statunitense che risente maggiormente della dinamica. Tra le commodities, brusco calo del petrolio, che perde circa il 6% facendo registrare la peggior settimana da ottobre.

L’evento più importante della scorsa settimana si è tenuto mercoledì 17 con la riunione della Federal Reserve. Come ipotizzato dagli investitori, e anticipato in diverse occasioni dai membri del direttivo della banca centrale di Washington, l’autorità monetaria statunitense non ha apportato modifiche al tasso d’interesse di riferimento e si mantiene sempre in un atteggiamento molto supportivo per l’economia.

Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha ancora una volta ribadito che l’istituto monetario da lui presieduto non prevede di rialzare i tassi d’interesse fino a quando non ci saranno evidenti segnali che l’economia a stelle e strisce si è completamente ripresa dallo shock pandemico. Per rafforzare il proprio messaggio, il presidente FED ha dichiarato che l’eventuale inizio del processo di rialzo dei tassi di riferimento sarà comunicato con anticipo.

Sin qui tutto bene, se non fosse che la banca centrale americana ha deciso, in comune accordo con le autorità di vigilanza del sistema bancario USA, di ripristinare, dal primo aprile 2021, alcuni requisiti sul capitale delle banche americane, i quali erano stati sospesi con l’aggravarsi della situazione economica l’anno scorso. La FED ha motivato la decisione evidenziando le migliorate condizioni delle banche statunitensi.

Rimanendo sempre nel perimetro delle autorità monetarie, durante la settimana appena passata si sono riunite anche altre banche centrali:

Giovedì 18 è stato il momento della Bank of England con le sue decisioni di politica monetaria: come previsto da molti investitori, il governatore Andrew Bailey ha dichiarato che l’orientamento della banca centrale britannica rimane pienamente supportivo per l’economia. Il Comitato di Politica Monetaria della BoE ha infatti deciso di mantenere invariati il tasso d’interesse (che quindi rimane a 0.1%) e l’ammontare di titoli governativi acquistati a 875 miliardi di sterline.

Venerdì 19 è stato, invece, il turno della Bank of Japan. Anche in questo caso l’autorità monetaria del paese del sol levante ha ribadito la propria volontà di mantenere inalterato il proprio orientamento, con un tasso di riferimento a -0.1%, e, nonostante abbia mantenuto il target di rendimento del titolo governativo decennale allo 0.0%, il governatore della banca centrale Haruhiko Kuroda ha chiarito che sono tollerati movimenti del rendimento governativo decennale di 0.25% attorno al target, al fine di poter effettuare un controllo della curva più agevole.

Quello che ha sorpreso gli investitori sono però state le decisioni della BoJ riguardanti il programma di acquisti: da aprile, infatti, la banca centrale giapponese specificherà l’ammontare di obbligazioni che acquisterà ogni mese. Gli investitori sono stati colti ancor più di sorpresa dalla decisione di escludere dal programma di acquisti gli ETF che seguono l’andamento dell’indice Nikkei 225, concentrandoli invece su quelli che replicano il più generico indice Topix.

Per quanto riguarda l’area geografica emergente, durante il fine settimana, il presidente turco Erdogan ha licenziato il presidente della banca centrale turca dopo che quest’ultima aveva deciso un rialzo dei tassi d’interesse del paese anatolico. Per effetto della decisione la Lira turca si è deprezzata di circa il 15% nei confronti del dollaro statunitense.

Sul fronte della lotta alla pandemia, ha tenuto ancora banco il caso Astrazeneca: dopo la sospensione del suo vaccino in diversi paesi, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha rilasciato una nota in cui ne conferma la sicurezza e l’efficacia, portando alcuni governi europei, tra cui l’Italia, a riprenderne la somministrazione.

Per quanto riguarda i principali dati macroeconomici rilasciati durante la settimana:

Martedì 16, in Europa, è stato pubblicato l’indice di fiducia tedesco ZEW: nel sondaggio di marzo gli investitori tedeschi si dichiarano più ottimisti per il futuro (con l’indice che passa a 76.6 da 71.2, e fa meglio delle attese di 74.0). La maggior parte dei partecipanti al sondaggio si è detta fiduciosa che entro l’autunno oltre il 70% della popolazione tedesca sarà vaccinato permettendo di avere minori restrizioni.

Sulla sponda opposta dell’Atlantico, il dato settimanale sulle richieste iniziali di disoccupazione negli Stati Uniti, rilasciato giovedì 18, ha fatto registrare un aumento di 45’000 unità, evidenziando la persistenza di qualche frizione nel mercato del lavoro americano.

Sempre dagli Stati Uniti, l’indice della situazione Manifatturiera calcolato dalla Federal Reserve di Philadelphia ha fatto registrare il dato più alto dal 1973: 51.8 da 23.1. Entrambe i sottocomponenti del dato, situazione attuale e situazione futura, sono cresciute più delle attese evidenziando il positivo stato dell’economia americana. Le imprese segnalano però alcuni rallentamenti nella catena di approvvigionamento, che verranno riassorbiti nel tempo.

Tra gli altri eventi rilevanti si segnala l’andamento del titolo Volkswagen che mette a segno un +25% nell’ultima settimana, supportata dall’annuncio di voler intensificare gli investimenti nel comparto elettrico al fine di aumentare la propria quota di mercato.

La compagnia petrolifera Saudi Aramco, detenuta per il 98% dal governo dell’Arabia Saudita, nel fine settimana ha riportato utili in calo del 44% nel 2020, ma ha confermato un dividendo di 75 miliardi di dollari americani, fondamentale per il governo saudita per contrastare la recessione economica causata dalla pandemia.

QUESTA SETTIMANA

Prosegue la campagna vaccinale e il miglioramento dei numeri in questo senso rimane un tema di primaria importanza per gli investitori. Da segnalare, sempre su questo fronte, che il governo tedesco, dopo l’aggravarsi dei dati sui contagi, sta pensando di protrarre il lockdown in scadenza a fine marzo anche nel mese di aprile, ipotizzando anche l’introduzione di un coprifuoco.

Dopo la riunione FED della scorsa settimana, martedì 23 marzo il presidente Jerome Powell e il segretario al tesoro americano Janet Yellen saranno in audizione al Comitato per i Servizi Finanziari della Camera dei Rappresentanti, e il giorno seguente, mercoledì 24, al Comitato per le Attività Bancarie del Senato degli Stati Uniti.

Sempre mercoledì 24 marzo, tra i dati economici principali, verranno pubblicati da IHS Markit gli indici PMI manifatturieri per diversi paesi europei.

Giovedì 25 si riuniranno i capi di governo dell’Unione Europea per discutere della strategia di contrasto al virus, ma anche di cooperazione industriale tra i ventisette e delle relazioni con Turchia e Russia.

Venerdì 26 sarà, invece, la volta della pubblicazione di diversi dati sulla fiducia di imprese (sia in Germania con l’indice IFO, che in Italia), e consumatori (in USA e Italia).

Durante la settimana, diversi esponenti delle banche centrali, tra i quali il presidente FED Powell, la presidente della BCE Lagarde e quello della BoE Bailey, interverranno al forum organizzato dalla Banca dei Regolamenti Internazionali riguardante le innovazioni attuabili dalle banche centrali, tra le quali la digitalizzazione delle monete.

Deliveroo, la società inglese di food delivery, ha iniziato la propria IPO a Londra: la valutazione è tra i 7.6 e gli 8.8 miliardi di sterline. Il titolo verrà quotato dal 31 marzo.

CONSIDERAZIONI FINALI

Hear us out! Il messaggio lanciato dalle principali banche centrali è quello di una politica monetaria accomodante, che dia spinta ai primi segnali di ripresa che si intravedono. Per rafforzare questo messaggio, molte banche centrali hanno già cambiato paradigma: tollereranno un periodo di inflazione oltre il target prefissato se essa si rivelerà necessaria per far tornare le economie ai loro livelli pre-pandemici.

Il presidente FED Jerome Powell è arrivato a dichiarare che non sarà sufficiente un miglioramento nelle stime di crescita e di disoccupazione per iniziare a ipotizzare un rialzo dei tassi, ma ritiene, invece, necessario avere un miglioramento nei loro dati effettivi.

Nonostante i timori degli investitori circa una ripresa dell’inflazione, tutti i membri della Federal Reserve sono concordi nel prevedere che i tassi di riferimento rimarranno al livello attuale per tutto il 2021, e la maggior parte non ipotizza che vi sarà un rialzo prima della fine del 2023.

La correzione della scorsa settimana non è probabilmente dovuta alla tematica dell’inflazione quanto piuttosto alla decisione della FED di ripristinare il sistema di requisiti di capitale delle banche sospendendo le agevolazioni prese in periodo pandemico.

Durante il periodo di pandemia la Federal Reserve aveva comunicato alle banche americane che i treasury detenuti in portafoglio non erano considerati all’interno dei calcoli dei requisiti patrimoniali, permettendo di accantonare minor capitale a fronte degli assets presenti a bilancio. Con la decisione di terminare tale agevolazione, le banche americane avranno quindi un vantaggio ridotto nel detenere treasury, il che potrebbe portare una pressione al rialzo dei rendimenti governativi nel breve futuro.

Fig. 1 Federal Reserve’s Dot Plot: il grafico riporta le previsioni del livello del tasso di riferimento americano dei membri della Federal Reserve.

Vedremo se si tratterà di turbolenze passeggere, che andranno a scomparire con il miglioramento della situazione economica, oppure se saranno necessari ulteriori interventi, anche non convenzionali, da parte delle autorità monetarie.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La volatilità presente sui mercati ha impattato soltanto marginalmente le linee di gestione, anche quelle con maggior componente azionaria si sono mantenute pressoché stabili nell’ultima settimana.

La recente dinamica di rialzo dei rendimenti governativi, che ha comportato un calo della componente obbligazionaria corporate, ed in particolare di quella investment-grade, ha impattato marginalmente sulla performance delle linee obbligazionarie che hanno fatto registrare un lieve calo nell’ultima settimana.

La SICAV Stable Return, infine, conferma la performance positiva da inizio anno, grazie alla diversificazione all’interno del suo portafoglio e alla gestione tattica del cambio euro/dollaro.