Analisi dei mercati del 9.07.2019

La settimana appena trascorsa è stata complessivamente positiva per i mercati finanziari: le distensioni, almeno temporanee, sul fronte commerciale hanno consentito agli indici azionari di proseguire nel trend rialzista in atto da giugno, mentre i mercati obbligazionari hanno continuato a beneficiare delle aspettative favorevoli circa l’atteggiamento accomodante delle banche centrali che ha portato un ulteriore generale ribasso dei rendimenti.

I dai sui PMI usciti in settimana, danno un quadro di generale debolezza. Il dato aggregato globale sul PMI manifatturiero è passato sotto la soglia del 50, quindi in contrazione per la prima volta dal 2016, 49.4 a Giugno rispetto a 50.1 a Maggio. La causa principale è da ricercarsi nella trade-war e nell’impatto che sta avendo sulla crescita globale. C’è da considerare, però, che i dati sono stati raccolti prima del G20 di Davos.

In Europa questa debolezza, unitamente alla convinzione diffusa che una procedura di infrazione per debito contro l’Italia non sarebbe stata avviata, ha portato ad un generale e forte calo dei rendimenti governativi durante la settimana.

Facciamo notare che la Svizzera ha ormai tutta la curva in territorio negativo e il bond a 30 anni, in settimana, è arrivato a toccare -0.10% di rendimento.

L’Italia spicca per l’ottima performance del BTP: sono tornati, in termini di rendimento, intorno ai livelli precedenti alle elezioni del 2018. Secondo le stime di Intesa SanPaolo, un calo permanente di 100 bps dei rendimenti su tutte le scadenze, consentirebbe all’Italia di risparmiare 2 miliardi sul primo anno e 4.9 miliardi sul secondo anno, facilitando le emissioni di circa 180 miliardi di BTP e BOT entro la fine dell’anno.

Finalmente in Europa si è arrivati alla nomina dei vertici delle istituzioni comunitarie: la tedesca Ursula von der Leyen diventerà il nuovo presidente della Commissione Europea mentre la francese Christine Lagarde, dal Fondo Monetario Internazionale, si sposterà alla BCE. Per il Consiglio Europeo è stato nominato il belga Charles Michel mentre al Parlamento Europeo l’italiano David Sassoli.

Christine Lagarde è percepita dal mercato come “colomba” al contrario del tedesco Weidmann ritenuto decisamente un “falco”, avendo spesso criticato la posizione troppo accomodante di Mario Draghi.

Dopo la tregua con la Cina, almeno temporanea, Trump ha spostato il mirino ed è tornato a puntare il dito contro l’Europa. Il tema principale e la disparità di trattamento tra Boeing e Airbus. Secondo Radiocor, alcuni prodotti verranno assoggettati ai dazi: si tratta di formaggi, caffè, whiskey, tubi in ghisa.

L’Opec+, come atteso, estende di 9 mesi la limitazione della produzione di petrolio.

La Banca Centrale Australiana ha tagliato il tasso di riferimento della politica monetaria di 25 bps all’1%, livello in assoluto più basso nella storia. Anche in questo caso l’inflazione debole permette alla Reserve Bank of Australia di aggiustare la propria politica monetaria in base alle esigenze dell’economia per cercare di supportarne una crescita sostenibile.

A Dalian, nel nord-est della Cina, si è tenuto, dall’1 al 3 di luglio l’Annual Meeting del World Economic Forum, detto anche Summer Davos Forum. È stato interessante il discorso del premier cinese Li Keqiang, che ha confermato il target di crescita al 6-6.5% per questo anno. La politica monetaria, attraverso taglio dei coefficienti di riserva obbligatoria, e quella fiscale, attraverso taglio di tasse, supporteranno la crescita delle piccole imprese. Si sta cercando di evitare di ricorrere a stimoli massicci che gonfierebbero troppo il credito e creerebbero bolle. Si ribadisce l’impegno di aprire il settore finanziario agli investimenti stranieri e si esclude di ricorrere alla svalutazione del renmimbi come strumento di competizione.

Negli Stati Uniti i dati sul mercato del lavoro sono decisamente forti se si guarda al numero di nuovi occupati. Il tasso di disoccupazione sale leggermente, da 3.6% a 3.7% ma rimane a livelli storicamente molto bassi. Il dato sui salari registra un incremento di 3.1% come il mese precedente.

QUESTA SETTIMANA

Negli Stati Uniti inizia la reporting season e sarà importante per due motivi: valutare l’impatto della trade war e vedere la reazione del mercato allo stop dei buy-back. Il consenso di mercato è per un calo dell’EPS pari all’1% anno su anno. Dovesse verificarsi questa previsione, si tratterebbe del primo calo di EPS anno su anno dal 2016. Vale la pena ricordare che il consenso si attendeva un calo anche nel primo trimestre del 2019, atteso -2%, ma il risultato definitivo è stata una crescita del 2% grazie soprattutto all’effetto fiscale.

Giovedì 11 luglio avremo la testimonianza semestrale in Senato del Governatore della Fed Powell, sempre importante per trarre indicazioni sulle intenzioni della Banca Centrale.

Venerdì 12 luglio ci sarà la prima revisione del rating per l’Italia da parte dell’agenzia DBRS, che a gennaio aveva confermato il rating a BBB.

Analisi dei mercati 18.06.2019

Dopo la débacle dei mercati di maggio, il mese di giugno è iniziato con il segno positivo, con un complessivo recupero dei livelli di fine aprile. Ancora una volta, determinante è stato l’intervento delle banche centrali che hanno assicurato liquidità al mercato.

La Banca Centrale Europea, riunitasi mercoledì 5 giugno, ha fornito nuove importanti indicazioni. In primis, ha abbassato le stime di crescita dell’Eurozona per il triennio 2019-2021 e ha lascito invariate le stime di inflazione all’1.6%. Si è parlato della possibilità di fare ripartire il QE, escludendo in questo modo qualunque aumento dei tassi. È stato annunciato anche il tanto atteso piano di rifinanziamento TLTRO III, che sarà condotto con frequenza trimestrale da settembre 2019 a marzo 2021.

Il Country Report sull’Italia della Commissione Europea, pubblicato mercoledì 5 giugno, contiene un Alert, in riferimento al crescente debito pubblico che rischia di provocare un effetto “snowball”. Ricordiamo che il Fiscal Compact fissa il rapporto debito/pil al 60% e quello italiano si è attestato al 131.4% nel 2017, 132.2% nel 2018 e per il 2019 e 2020 si attesterà, molto probabilmente, rispettivamente al 133.7% e 135.2%.

Source: Bloomberg

La Commissione ha pertanto raccomandato al Comitato Economico e Finanziario, che riunisce i direttori generali dei ministeri delle finanze dei singoli governi europei, di avviare la procedura di infrazione sul debito (non ha avviato la procedura ma solo raccomandato). Dopo una serie di passaggi, l’EcoFin prenderà una decisione finale intorno all’8 luglio. A questo punto il Consiglio Europeo valuterà se dare il via libero definitivo. Fra i punti contestati all’Italia, vi è una spesa per interessi sul debito pari alla spesa per l’istruzione e, inoltre, si consiglia l’adozione di misure volte a ridurre il cuneo fiscale. Il governo italiano ha prontamente risposto dicendo che farà di tutto per evitare la procedura di infrazione.

Gli indicatori di crescita PMI manifatturieri dell’Area Euro sono contrastanti tra loro. L’indice di fiducia della manifattura italiana, pur essendo inferiore a 50, supera le attese attestandosi a 49.7 rispetto alle previsioni di 48.6. Delude invece il dato spagnolo, che si attesta al 50.1 rispetto alla previsione di 51.3, mentre quello tedesco rimane fermo a 44.3.

Il presidente della Fed Powell ha dichiarato che verranno monitorati attentamente i negoziati commerciali e, in caso di necessità, la Banca Centrale valuterà anche il taglio dei tassi come misura per sostenere il ritmo di espansione economica al 2%. Il messaggio è stato interpretato dai mercati non come un segnale di preoccupazione sull’evoluzione del contesto macro, quanto come la volontà di preservare la crescita economica. L’effetto immediato è stato il miglioramento dei corsi azionari.

Negli Stati Uniti delude il dato ISM manifatturiero, indice che potremmo paragonare ai PMI manifatturieri europei, che si attesta a 52.1 rispetto a 53. Le vendite di auto per il mese di maggio sono risultate in ripresa e superiori alle attese.

l Nasdaq ha sofferto i primissimi giorni del mese per i rumours sulle verifiche dell’antitrust nei confronti di Alphabet, Facebook e Amazon.

L’accordo fra Stati Uniti e Messico è stato ben visto dal mercato. Un’escalation delle tensioni sarebbe stata grave, in quanto la leva commerciale aveva uno scopo non commerciale, ovvero un freno all’immigrazione. Ciò avrebbe creato un precedente pericoloso.

Gli attacchi di Trump sono rivolti anche all’Europa: il presidente americano esprime un giudizio negativo sulla costruzione del gasdotto fra Russia e Germania, il Nord Stream 2, volendo evitare la dipendenza dell’Europa dalla Russia. Inoltre, dichiara che l’Euro è sottovalutato rispetto al dollaro.

Invariato il dato PMI cinese che riesce a mantenersi di poco sopra la soglia del 50.

Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le stime di crescita per la Cina sia per il 2019, da 6.2% a 6.1%, che per il 2020, da 6.1% a 6%, a causa delle tensioni commerciali. La Cina ha risposto che proseguirà gli interventi a supporto dell’economia, come ad esempio, l’autorizzazione a fare investimenti infrastrutturali locali e la facilitare le regole di finanziamento dei progetti.

A conferma del fatto che le banche centrali mantengono un atteggiamento molto accomodante, il 4 giugno, dopo l’ultimo taglio del 2016, quella australiana ha tagliato il tasso di riferimento di 25 bps , portandolo all’1.25%. In questo modo ha reagito ad un evidente rallentamento della domanda globale, pur non descrivendo un pessimo outlook. Il 6 giugno ha tagliato i tassi anche la Banca Centrale Indiana di 25 bps, portando il Repo Rate al 5.75%, ovvero i livelli del 2010 e, in coda, quella russa ha tagliato il tasso di riferimento per la prima volta da marzo 2018, portandolo al 7.50%.

In UK è iniziato il processo di votazione interno che porterà alla nomina del nuovo premier il 22 luglio. Il favorito rimane Boris Johnson che, in settimana, si è espresso sul tema Brexit confermando l’obiettivo del Paese di uscire dall’Unione Europea entro il 31 ottobre con un accordo.

Il petrolio è stato abbastanza volatile in questo periodo, dopo essere sceso di circa 10 dollari per effetto dei timori che la domanda potesse essere più debole a causa delle tensioni commerciali, è rimbalzato per il riacutizzarsi dei rischi geopolitici. Il 25 giugno si terrà il vertice OPEC e potranno essere prese decisioni su eventuali tagli alla produzione. Un eventuale rimbalzo del petrolio avrebbe effetto sui dati di inflazione.

Source: Bloomberg

QUESTA SETTIMANA

Gli eventi principali seguiti dai mercati in questo periodo riguardano le riunioni delle banche centrali per cercare di capire l’orientamento di politica monetaria.

Mercoledì 19 si riunirà la Fed. Le attese sono per tassi fermi agli attuali livelli, nella banda 2.25%-2.50%. Il mercato dei futures sui Fed Funds attribuisce una probabilità del 20% ad un taglio di 25bps. Le maggiori probabilità di taglio dei tassi, superiori al 80%, sono attese per il meeting di fine luglio.

Giovedì 20 si riuniranno anche Bank of England e Bank of Japan. La prima non dovrebbe muovere i tassi dall’attuale 0,75%, così anche la seconda con il mantenimento del tasso di riferimento negativo di 0.10% e obiettivo sul rendimento dei Japan Govenment Bond a zero.

In Europa verrà seguita con attenzione la pubblicazione dei dati relativi ai PMI preliminari di giugno e dell’inflazione. In un’intervista pubblicata nel week-end sul Corriere della Sera, il vice-presidente della BCE De Guindos ha nuovamente sottolineato i rischi al ribasso sia in termini di attività reale che di inflazione. Le aspettative del mercato circa l’inflazione futura in area euro, misurate dall’Inflation Swap Forward 5-year/5-year, è ai minimi assoluti avendo raggiunto il livello di 1.1275%.

L’Italia in settimana è chiamata a presentare alla Commissione Europea nuove misure di bilancio per rimettere in ordine le sue finanze.