INDICI DI MERCATO
COMMENTO ULTIMA SETTIMANA
Settimana di consolidamento sui mercati: gli indici azionari avanzano di poco più di un punto percentuale grazie, soprattutto, alla tecnologia americana e ai mercati emergenti (guidati dalla Cina, che come indicato la settimana scorsa ha scatenato l’entusiasmo degli investitori retail).
Se da un lato continuano a destare preoccupazione i dati sulla pandemia, dall’altro il fronte macro-economico sembra dare buoni segnali.
Negli Stati Uniti peggiorano i numeri dei contagi: in settimana a Miami sono stati chiusi nuovamente bar e ristoranti. Il numero uno della Fed di Atlanta Bostic sostiene che la ripresa è messa seriamente in pericolo dal recente numero dei contagi e l’amministrazione risponde con un possibile nuovo pacchetto di stimolo fiscale che potrebbe comprendere ancora assegni ai cittadini.
Anche in Australia si isola Melbourne in lockdown e si chiudono i confini tra i due stati più popolosi ovvero Victoria e il Nuovo Galles del Sud per la prima volta dopo l’influenza spagnola del secolo scorso (Apple intende chiudere tutti i negozi nello stato di Victoria). La Banca centrale, vista la situazione ancora delicata, mantiene i tassi al minimo storico di 0.25%.
Per quanto riguarda i dati macroeconomici che indicano un miglioramento sia in Europa che negli Stati Uniti segnaliamo i seguenti: positivo, anche se minore delle aspettative, il dato sulla produzione industriale tedesca di maggio che sale del 7.8% mese/mese (vs attese di +11.1%); forte il dato su ISM non manufacturing americano che passa da 45.4 a 57.1 in un rialzo di entità mai vista. Buona anche la composizione.
La Commissione Europea mantiene, tuttavia, un atteggiamento prudente rivedendo al ribasso le stime di crescita e dichiarando che la recessione in corso è “la più profonda e con più ampie divergenze” di sempre: per l’Eurozona si attende un calo dell’8.7% con l’Italia, peggiore fra tutti i paesi, vista in calo dell’11.2%.
Nell’ultimo commento abbiamo citato il ritorno delle emissioni di Green Bond: la scorsa settimana è stato pubblicato un interessante articolo sull’FT dal titolo “Lagarde puts green policy top of agenda in ECB bond-buying”: in sostanza la Lagarde si impegna ad introdurre nel suo programma di acquisto (2.8 trilioni di euro) strumenti volti a combattere il cambiamento climatico. La BCE diventa così la prima banca centrale a perseguire obiettivi green attraverso i propri acquisti. La Bank of England ci sta pensando seriamente, mentre la Fed non ne ha mai discusso.
L’inaugurazione del semestre tedesco di presidenza della UE è stata ricca di parecchie dichiarazioni della Merkel che invita l’Unione Europea alla coesione e a raggiungere l’accordo sul Recovery Plan entro l’estate dato che l’Europa sta affrontando una delle maggiori sfide della sua storia. Anche la Merkel ha richiamato il “Green Deal” definendolo fondamentale come soluzione globale.
Per quanto riguarda le tensioni fra Cina e Stati Uniti questi ultimi stanno pensando di colpire il peg (cambio fisso) fra Hong Kong dollar e US dollar come rappresaglia a fronte delle recenti mosse della Cina ritenute limitative della libertà politica dell’ex colonia britannica: ridurre la capacità delle banche di Hong Kong di comprare USD di fatto minerebbe l’esistenza del peg. Si tratta solo di una discussione perché alcuni ritengono che alla fine si danneggerebbero solo le banche di HK e gli Stati Uniti e non la Cina.
Oro ancora sugli scudi: analizzando il mondo degli ETF emerge che nel primo semestre del 2020 quelli che investono sul metallo giallo hanno registrato flussi in ingresso pari a 40 miliardi di dollari, equivalenti a circa 734 tonnellate di oro (104 tonnellate solo nel mese di giugno) pari a circa il 45% della produzione globale del primo semestre. L’associazione delle imprese minerarie (World Gold Council) parla di 3621 tonnellate in custodia nei caveau delle varie banche, pari a circa 200 miliardi di dollari, più di quanto tutte le miniere di oro ne hanno prodotto l’anno scorso. Gli altri driver “fondamentali” del prezzo dell’oro sembrano deboli o fermi: i consumi fisici per la gioielleria non si sono ancora ripresi (domanda ridotta del 30% in Cina e India, fra i grandi acquirenti) mentre gli acquisti da parte delle banche centrali stanno rallentando parecchio. Secondo uno studio di UBP in base alla correlazione con la massa monetaria degli Stati Uniti l’oro potrebbe valere intorno ai 2.100 dollari. Il record storico da superare è del 2011 ed è pari a 1921 dollari.
Sempre nell’ambito delle commodity segnaliamo il prezzo del rame che ha raggiunto i massimi da un anno apprezzandosi del 40% dai minimi raggiunti a marzo. Normalmente, quello che in gergo viene chiamato “Doctor Copper”, è considerato un indicatore dello stato dell’economia in quanto un prezzo in rialzo può essere legato a maggiori investimenti e quindi ad una domanda in ripresa. Questa volta, invece (e purtroppo), la motivazione principale è legata ad una produzione che si sta riducendo sempre più per effetto delle chiusure di miniere in Perù e Cile legate ai contagi covid in America Latina.
L’emissione dei BTP Futura si è chiusa, come previsto venerdì, con una richiesta pari a 6.13 miliardi di euro (contro i 22 miliardi, 14 retail e 8 istituzionali, del BTP Italia di maggio), circa il 60% dei sottoscrittori non aveva partecipato al BTP Italia contribuendo ad allargare la platea dei detentori del debito italiano. Oltre a quanto già detto nei commenti scorsi aggiungiamo che, sebbene il rendimento a scadenza sia di poco superiore a quello di un equivalente BTP decennale) il vantaggio risiede nella “scalettatura” dei rendimenti (confermati ai livelli inizialmente fissati, ovvero 1.15% primi quattro anni, 1.30% successivi tre anni, 1.45% ultimi tre anni) che lo dovrebbero rendere meno negativamente impattato da un rialzo dei tassi di interesse rispetto ad un decennale normale.
Il ministro italiano dell’economia Roberto Gualtieri conferma l’uscita dello Stato dall’azionariato di Monte dei Paschi entro il 2021 (come da accordi presi nel 2017 con la Commissione Europea che autorizzò la ricapitalizzazione precauzionale dell’istituto senese) del quale detiene una quota pari al 68%. Il processo di derisking ha portato alla scissione di un ramo d’azienda con otto miliardi di crediti deteriorati ceduto a AMCO (la bad bank del Tesoro), in questo modo MPS è diventata la seconda banca più “pulita” in Italia. Sebbene il ministro non si sia espresso esplicitamente, il mercato punta a Banco BPM come potenziale acquirente (il cui presidente, Massimo Tononi, ha parlato di “assoluta infondatezza delle voci relative ai contatti tra i due istituti”). Un’ipotesi di questo tipo agevolerebbe l’acquisizione di UBI da parte di ISP in quanto toglierebbe UBI dall’idea di essere un potenziale aggregatore per un terzo polo bancario.
L’adesione all’OPS di ISP su UBI è ancora molto limitata (circa 1% del capitale) ma è normale che gli investitori, avendo tempo fino al 28 luglio, temporeggino fino all’ultimo nella speranza che arrivi un rilancio dell’offerta, come potrebbe fare ipotizzare il movimento di prezzo di UBI rispetto a ISP (a premio del 2% circa rispetto al concambio fissato). Cattolica Assicurazioni (con una quota pari all’1%) potrebbe decidere di aderire all’offerta (abbandonando, quindi, il patto di sindacato Car) per monetizzare la propria partecipazione alla luce dell’aumento di capitale da 500 milioni che è stato richiesto dall’Ivass.
Nella serata di venerdì l’agenzia di rating Fitch si è espressa sul rating sovrano italiano non modificandolo. Non erano attese variazioni dopo che a fine aprile, in piena pandemia, il giudizio era stato tagliato, a sorpresa, a BBB- da BBB modificando anche l’outlook a stabile da negativo.
Mentre il Nasdaq non interrompe la sua corsa e raggiunge nuovi massimi l’oracolo di Omaha, Warren Buffet, decide di puntare sul business tradizionale dei gasdotti acquisendo le attività di stoccaggio e trasporto di gas naturale di Dominion Energy per 9.7 miliardi di dollari. Si tratta della prima acquisizione di Buffet dopo lo scoppio della pandemia e dopo alcune riduzioni di posizioni presenti in Berkshire Hathaway (tipo Goldman Sachs e le airlines).
Non si ferma neanche la corsa di Tesla che da inizio mese ha guadagnato circa il 50% anche grazie ai dati sulle consegne di nuovi veicoli pari a 90.650 (rispetto ad attese di 72.000). Abbiamo già scritto che la capitalizzazione di mercato ha superato quella di Toyota, aggiungiamo che l’incremento del valore delle ultime cinque sedute è pari al valore di mercato di GM, Ford e FCA messe assieme. Solo in un giorno ha aumentato la capitalizzazione di 14 miliardi pari a quanto capitalizza FCA. Tesla continua l’espansione aumentando le fabbriche in giro per il mondo con l’obiettivo di arrivare a consegnare un milione di veicoli all’anno. Il suo fondatore, Elon Musk che ne detiene una quota pari a circa il 20%, supera così Warren Buffet nella classifica degli uomini più ricchi al mondo stilata da Bloomberg, agguantandosi il settimo posto. Una nota di colore: ai fondi hedge che scommettevano sul ribasso del titolo, Musk ha dedicato gli “short shorts” ovvero dei pantaloncini (shorts) chiamati così per richiamare il gergo finanziario di chi scommette al ribasso (andare short), e venduti a 69,420 dollari (69.42$) perché 420$ era il prezzo al quale Musk, in un tweet del 2018, ha dichiarato che avrebbe ricomprato il titolo (evento che gli causò una multa da 20 milioni da parte della Sec). La salita del prezzo dell’azione è l’obiettivo principale del suo CEO che non percepisce un normale stipendio (come i CEO di altre società) ma pacchetti di azioni man mano che si raggiungono certi risultati finanziari (che, di conseguenza, si traducono in apprezzamenti del titolo).
QUESTA SETTIMANA
L’evento principale della settimana lo avremo il 17/18 luglio quando si riunirà l’Eurogruppo per decidere su Recovery Fund: ricordiamo che la proposta è di uno stanziamento pari a 750 miliardi di euro di cui 500 a fondo perduto e ribadiamo che, se accolto senza particolari stravolgimenti, potrebbe essere un “game changer” per l’Europa. L’elemento che crea divisioni fra gli stati membri riguarda la forma dei finanziamenti, se sussidi (quindi a fondo perduto) o prestiti. Si discuterà anche dell’eventuale emissione di obbligazioni comuni, una sorta di mutualizzazione del debito alla quale sono tanto avversi i c.d. “Frugal Four”.
Negli Stati Uniti, martedì 14, entra nel vivo la reporting season: fra le principali società riporteranno le banche (fra le quali segnaliamo JPM, BofA, Wells Fargo, GS e Citigrpup, MS), Blackrock, J&J, Netflix, Microsoft…
Secondo uno studio di Facset durante I primi sei mesi del 2020 gli analisti hanno rivisto al ribasso le stime sugli utili per l’S&P500 di circa il 28.6%; analizzando la serie storica che parte dal 1996 (da quando Facset ha iniziato a raccogliere i dati), una revisione simile si era vista solo nel 2009 quando aveva raggiunto il -24.4%. La revisione riguarda soprattutto i settori energy (-104.4%), consumer discretionary (-60.8%) e Industrial (-56%). Le revisioni sono avvenute soprattutto fino a maggio, poi si sono stabilizzate.
Uno studio analogo, ma questa volta di Reuters e per l’indice Stoxx Europe 600, prevede per il 2020 un calo degli utili pari al 33%: settori più penalizzati quello energetico (-126.5%), industriale (-93.4%) e relativo alle materie prime (-66.4%).
Non sorprenderanno risultati brutti ma saranno importanti due elementi: di quanto sorprenderanno le attese (già molto basse) e le guidance che le società rilasceranno per i prossimi trimestri (per lo più cancellate lo scorso trimestre a causa della scarsa visibilità).
Giovedì 16 luglio ci sarà la riunione della BCE: non sono attesi annunci di particolari interventi ma l’attenzione degli investitori rimarrà sul programma di acquisto di bond e sul discorso della Lagarde che probabilmente farà qualche riferimento all’imminente riunione dell’Eurogruppo.
Fra i dati macro segnaliamo per gli Stati Uniti la pubblicazione dei dati sulla produzione industriale per il mese di giugno (attesa +4.3% da +1.4% di maggio) e sulle vendite al dettaglio (+5% da +17.7% di maggio): sarà interessante vedere l’impatto della ripresa della pandemia in alcuni stati della Sun Belt per farsi un’idea dell’attitudine alla spesa dei consumatori americani fra le riaperture e l’incremento dei casi di Covid19.
Per l’Europa segnaliamo lo ZEW tedesco (indice di fiducia delle imprese) per il mese di luglio.
Giovedì 16 la Cina rilascerà i dati sul Pil del secondo trimestre e i principali indicatori economici (produzione industriale e vendite al dettaglio) di giugno: dopo il marcato calo del primo trimestre (-6.8%) il GDP del secondo trimestre è atteso in risalita del 2.2%, la produzione industriale dovrebbe proseguire nel sentiero di ripresa (+4.8% da +4.4% di maggio) e le vendite al dettaglio dovrebbero finalmente leggermente riprendersi con un’attesa di +0.5% (da -2.8% precedente).
L’OPEC, che in settimana pubblicherà l’oil market report (che comprende le stime di domanda e produzione OPEC) mercoledì 15 si riunirà (nella versione OPEC+) per decidere se estendere i tagli alla produzione che attualmente sono fissati in 9.6 milioni di barili al giorno, fino ad agosto o ridurli come inizialmente previsto a 7.7 milioni di barili alla fine di luglio.
CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE
Abbiamo detto più volte che il rally dei mercati nel secondo trimestre dell’anno è stato uno dei meno “partecipati” da parte degli investitori professionali.
Il motivo principale risiede nel fatto che era, ed è ancora, difficile farsi un’idea di quello che potrebbe accadere perché non si è trattato di una recessione “standard”, derivante da eccessi di mercato sfociati in bolle poi scoppiate, ma di una sorta di “coma farmacologico” indotto dai governi per arrestare la pandemia. Quindi, anche la ripartenza del ciclo può non essere come quella che si studia nei libri di testo.
Se, da un lato, ciò che ha causato la recessione (virus) non è ancora passato e/o può ripresentarsi e provocare un altro blocco, è pur vero che rispetto alla crisi del 2007-2008, dopo la quale la ripresa non ha mai riportato la crescita sul sentiero precedente (a causa del massiccio deleverage del settore privato), anche se la correzione è stata molto forte (e un ulteriore potenziale lockdown potrebbe ingigantirla ulteriormente), le misure intraprese da autorità monetarie e fiscali sono state talmente potenti e coordinate da poter essere in grado di fare tornare la crescita in linea con quella precedente.
Quanto sopra si concilia con la tesi di Alessandro Fugnoli il quale, nell’ultimo Il Rosso e il Nero, sostiene che, più che avere visto la fine di un ciclo e assistere ora ad un rimbalzo da bear market (che rappresenta uno scenario possibile ma di coda), siamo o in una continuazione del ciclo precedente (che ha semplicemente avuto un vuoto d’aria) o già in un nuovo ciclo. Al di là del tipo di azioni da avere a seconda dello scenario (growth nel primo, cicliche nel secondo) continua ad avere senso rimanere investiti sull’equity mantenendo la pazienza in mercati che si potrebbero muovere lateralmente fino a fine anno.
Le azioni “growth” (soprattutto settore tecnologico) hanno il vantaggio che cavalcano temi che con la pandemia si sono rafforzati e hanno accelerato la tendenza, quelle “value” (es. settore finanziario europeo) hanno il vantaggio che beneficiano solitamente delle prime fasi di ripresa del ciclo economico.
Sulle nostre linee di gestione in settimana si è partecipato al collocamento del BTP Futura (per Moderata, Rivalutazione, Ladder ed Eurocoupon) e, nei portafogli della linea High Yield, si è inserita una posizione sul bond di Autostrade per l’Italia scadenza 2023, cedola 1.625% che tratta abbondantemente sotto la pari.
Buona la performance delle nostre linee di gestione fra le quali spicca la linea Chronos che beneficia in misura maggiore del settore tecnologico americano. Continua ad essere positivo il contributo della posizione sull’ETF Gold mantenuto a protezione dei portafogli con componente azionaria.