Analisi dei mercati del 25.06.2019

Il discorso di Mario Draghi,  durante  il  simposio delle banche centrali di  Sintra, è piaciuto molto ai mercati per la sua stance  ultra-espansiva. Ha infatti dichiarato che, se l’inflazione non si avvicinerà al target, la BCE sarà pronta a introdurre ulteriori misure di stimolo. Sono stati postulati sia un’ulteriore taglio dei tassi d’interesse sia la ripresa del programma di acquisti denominato Quantitative Easing.

Le parole di Draghi hanno suscitato la violenta reazione “social” di Trump, che considera gli stimoli forniti dalla BCE poco corretti da un punto di vista competitivo. Ricordiamo che una politica monetaria espansiva, abbassando i tassi, provoca un deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro.

Source: Twitter

L’impatto sui titoli sovrani dell’area euro è stato molto  importante per due motivi: in primo luogo,  il  discorso  ha ricordato  il  famoso “whatever it takes” del 2012, quando Draghi impegnò la BCE a difendere la moneta unica a tutti i costi. In secondo luogo, la “forward guidance” che Draghi ha espletato, ovvero la strategia comunicativa sulla politica monetaria nel medio-lungo termine della BCE, sembra aver imposto una linea molto forte. Nei prossimi meeting di luglio o settembre, infatti, si ci aspetta un taglio dei tassi e il suo successore non potrà permettersi una brusca  inversione di marcia.

Draghi ha nuovamente invitato i paesi con “spazio fiscale”, ovvero con ampi avanzi primari delle partite correnti e posizioni nette della bilancia dei pagamenti attive sull’estero, ad adottare politiche meno restrittive e più orientate agli investimenti pubblici. Il Paese candidato principale è ovviamente alla Germania. L’Italia, invece, è chiamata rispettare le regole fiscali europee.

La Federal Reserve ha deciso di lasciare i tassi invariati ma ha indicato espressamente, che se lo scenario economico e le incertezze relative alla potenziale guerra commerciale non dovessero migliorare, è pronta a tagliarli nei prossimi mesi. Powell ha ammesso, quindi, che potrebbe essere necessaria una politica monetaria più accomodante.

Il prossimo meeting della Fed è previsto per il 30 o 31 luglio e il mercato prezza attualmente come certo un taglio dei tassi di almeno 25 bps.

L’effetto  sui  rendimenti governativi è stato molto  forte, portando il decennale americano ai livelli toccati nel 2016, ovvero sotto il 2%.

In settimana si è riunita anche la Bank Of Japan che, come atteso, ha lasciato la politica monetaria invariata ma ha segnalato che a fronte dei maggiori rischi è aumentata anche la propensione per una politica monetaria maggiormente espansiva. Il JGB, titolo governativo decennale giapponese, che  era  rimasto per  due  anni  intorno  allo 0% si  portato ulteriormente  in  negativo arrivando a  -0.18% .

Oltre all’ovvio effetto sui rendimenti governativi, con quelli dei governativi francesi e svedesi a 10 anni che sono passati in negativo  per  la  prima  volta,  l’impatto  lo  si  è  visto  anche  sulle  aspettative  di  inflazione.  L’indice 5-year/5-year inflation swap rate, ovvero un prodotto derivato che serve a coprirsi dal rischio d’inflazione, è rimbalzato sia in Euro che in USD.

Source: Bloomberg

Sul tema inflazione, si è espresso anche Mohamed El-Erian, Chief Economic Adviser di Allianz, dichiarando,  in un’intervista al Corriere della Sera, che “l’inflazione tornerà, prima del previsto”.

In merito alla procedura di infrazione a carico dell’Italia, il premier Conte ha assicurato che intende rispettare le regole europee. Ha anche ammesso che bisogna riflettere su come adeguarle affinché l’Unione sia attrezzata ad affrontare crisi finanziarie sistemiche e globali. L’obiettivo di rapporto deficit/pil inviato alla UE da parte del governo italiano si attesta al 2.1% quindi in linea con quanto richiesto.

Sul fronte negoziati commerciali è arrivata  un’apertura da parte di Trump e Xi, che hanno  ufficializzato il loro incontro al G20 di fine mese. 

Diverse aziende americane, tra cui Apple, stanno facendo pressione su Trump affinché  eviti ulteriori dazi su merci di importazione cinese.

La geopolitica ha cominciato a farsi sentire di nuovo, per ora a livello di news e non di impatto sui mercati: un drone di sorveglianza americano è stato abbattuto e, in risposta, Trump ha approvato attacchi militari contro una serie di obiettivi iraniani per poi bloccarli dieci minuti prima. Il riflesso di ciò sui mercati è stato un leggero aumento del prezzo del petrolio, sia sul brent che sul greggio.

In settimana sono uscite molte notizie negative sui fondi di H2O, casa di investimento partecipata dalla  banca d’affari francese Natixis,  collocati da diverse reti italiane e che hanno conseguito performance decisamente outstanding  negli ultimi anni. Il Financial Times ha sollevato una  serie di questioni circa il rispetto del limite del 10% della detenzione di titoli illiquidi e su titoli obbligazionari che risultano emessi da società collegate al controverso finanziere tedesco Lars Windhorst e alla sua holding Tennor. I riscatti sui fondi sono stati subito massicci.

La settimana ha complessivamente visto il proseguimento del trend in atto da inizio giugno: il rialzo dei listini azionari e degli obbligazionari  a  spread è stato accompagnato da un generalizzato  ribasso dei rendimenti dei governativi.

La discesa del dollaro ha permesso alle commodities di salire: il petrolio ha guadagnato circa 5 dollari (anche per effetto delle tensioni geopolitiche) e l’oro sì è riportato con forza sopra il livello di 1400 dollari/oncia.

QUESTA SETTIMANA

L’evento focus della settimana sarà  il  G-20  di  Osaka:  ormai nessuno si attende un accordo in quella sede trattandosi, come ribadito più volte, di una disputa legata ad un tema più strategico relativo all’egemonia economica e tecnologica. Tuttavia una semplice conferma che le negoziazioni proseguono e che i toni della disputa sono meno accesi sarà importante per i mercati.

L’imposizione di ulteriori tariffe avrebbe  conseguenze negative  soprattutto  per  i  consumatori perché  le  aziende, alla luce della catena del valore nella produzione dei beni, si vedrebbero costrette a trasferirle immediatamente sui prezzi.

Negli Stati Uniti saranno importanti i dati sull’inflazione: venerdì avremo la pubblicazione del Price Consumer Expenditures, l’indicatore più seguito dalla Fed.

Analisi dei Mercati del 27.05.2019

ULTIMA SETTIMANA

La settimana appena trascorsa evidenzia ancora il trend negativo per i mercati azionari, i quali solo venerdì hanno accennato un minimo e timido rimbalzo. A conferma del quadro generale vi è il rafforzamento dello yen giapponese e del franco svizzero, mentre le quotazioni dell’oro e gli indici di volatilità salgono ma non a livelli eccessivi. I rendimenti dei titoli governativi, in generale, sono diminuiti.

Fonte Dati: Bloomberg

L’evento che ha catturato l’attenzione degli investitori è quello delle elezioni per il rinnovamento dell’Euro-Parlamento. I partiti europeisti sono riusciti a mantenere i due terzi dei seggi ma, tuttavia, i partiti nazionalisti e di estrema destra hanno ottenuto risultati importanti.  A tal proposito, si segnala che in Francia il partito République en Marche di Emmanuel Macron viene superato dal Rassemblement National di Marine Le Pen. In Germania il CDU di Angela Merkel ottiene il peggiore risultato dal 1949. In Italia il Movimento 5 Stelle vede un notevole ridimensionamento a tutto vantaggio di Lega e, in parte, del Partito Democratico. Nel complesso non si tratta di risultati destabilizzanti anche se emergono dei messaggi forti ai singoli paesi. Ora ci sarà da valutare come verrà formato il nuovo governo europeo, sulla base di un accordo tra Popolari, Social Democratici e Liberali.

Rimanendo in ambito politico, venerdì la Premier britannica Theresa May ha annunciato le sue dimissioni a valere dal 7 giugno. Il toto-successore è iniziato con in pole position Boris Johnson, il quale ha rilasciato subito dichiarazioni forti su una possibile uscita No-Deal dall’Unione Europea. La sterlina ne ha risentito superando il livello di 0.88 contro l’euro.

Fonte Dati: Boomberg

La guerra commerciale tra USA e Cina propone le news più disparate. La Cina parla di “Lunga Marcia” riferendosi all’intenzione di affrontare con coraggio e ad oltranza gli attacchi dell’amministrazione americana. Per contro Trump si dichiara ottimista sul buon esito dei negoziati con Pechino e, tra un mese al G20 di Osaka, vedrà il suo “amico” Xi Jingping.

Huawei, azienda cinese leader delle telecomunicazioni, è ritenuta un’azienda pericolosa per la sicurezza nazionale (ricordiamo che Huawei è una società privata ma si ipotizza che nell’azionariato ci sia il governo cinese) e, dopo Google con gli smatphone, anche Microsoft non accetta più nuovi ordini eliminando i PC di Huawei dallo store online. Huawei ha una quota di mercato irrisoria negli Stati Uniti e per questo motivo soffre molto di più la mancanza delle licenze di Google che il divieto di import.

L’OCSE nel suo nuovo outlook rivede al rialzo le stime sul Pil italiano da -0.2% a 0% per l’anno in corso. Non si parla, quindi, di recessione ma se mai di stagnazione, citando fra i problemi del nostro paese, come sempre, la bassa produttività̀ e i bassi investimenti in infrastrutture.

Fonte: OECD

Le tensioni internazionali sul commercio cominciano a palesarsi anche sui dati macroeconomici: il PMI giapponese è sceso sotto la soglia del 50 segnalando una contrazione dell’attività manifatturiera; in Europa i dati PMI non sono brillanti così come l’IFO tedesco che delude significativamente le attese, negli Stati Uniti forte calo sia per il PMI manifatturiero (da 52.6 a 50.6) che per quello relativo ai servizi (50.9 da 53).

Circa 173 aziende (fra le quali Nike e Adidas) hanno firmato un appello al presidente americano esortandolo a riconsiderare i dazi sulle scarpe prodotte in Cina che avrebbero effetti “catastrofici per i consumatori, le aziende e l’economia americana”.

QUESTA SETTIMANA

Tutti auspicano una risoluzione del conflitto Cina – Stati Uniti ma pochi credono che questo avverrà entro il G20 di Osaka di fine giugno. In realtà l’oggetto della disputa riguarda non solo i motivi economici ma una posizione di predominio e leadership che i due giganti si stanno contendendo.

Tale scenario economico si prospetta molto agitato e chi soffre la volatilità ovviamente patirà molto i movimenti dei mercati, mentre chi avrà il timone ben saldo potrà uscirne vincitore. Ora che le onde sono alte, dove ci si troverà quando le acque si calmeranno nessuno lo può sapere ma è sulla capacità di vedere un plausibile approdo finale che si fa la differenza.