Analisi dei mercati del 23.10.2019

Sabato scorso il Parlamento britannico si è riunito in una sessione speciale, non accadeva dall’invasione delle Isole Falklands da parte dell’Argentina nel 1982, per votare l’accordo sulla Brexit raggiunto fra il premier Johnson e l’Unione Europea. L’accordo non è stato votato e il Parlamento ha emanato una legge che impone di chiedere il rinvio della Brexit a gennaio 2020. Il premier Johnson, quindi, ha inviato a Bruxelles una lettera nella quale viene chiesto il rinvio, ma senza apporre la sua firma, e, successivamente, ne ha inviata un’altra, questa volta firmata, nella quale chiede di non considerare la precedente poiché l’accordo sarà votato in tempo.

Proseguono le negoziazioni fra cinesi e americani che continuano a lavorare alla “Fase 1” dell’accordo commerciale; secondo Trump difficilmente verrà siglato prima dell’incontro, previsto per il 16-17 novembre, con il presidente Xi Jingping al prossimo forum Apec in Cile.

Il clima fra Cina e Stati Uniti rischia di riscaldarsi nel caso in cui il Congresso americano promuova la legge “Hong Kong Human Rights and Democracy”, approvata alla Camera e non ancora al Senato: il supporto americano alle proteste ad Hong Kong sarebbe visto come un’interferenza negli affari cinesi.

Il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato, in generale e come atteso, le stime di crescita economica. La crescita per il 2019 è solo leggermente limata al 3% (minimi dalla crisi finanziaria del 2008) ma la cosa importante è il messaggio lanciato dalla nuova presidente dell’IMF Georgieva Kristalina : il rallentamento in atto è “sincronizzato”, riguarda quasi il 90% dell’economia mondiale, quindi non limitato ad un singolo parse o area, e il fatto che le banche centrali siano a corto di munizioni rende ancora più importante evitare errori politici. La politica monetaria è importante che rimanga favorevole ma quella fiscale deve svolgere un ruolo più attivo.

In Cina, venerdì, è stato pubblicato il dato sul Pil del terzo trimestre: 6% da un precedente 6.2%. Si conferma il rallentamento in atto, che garantirà un atteggiamento ancora accomodante da parte della banca centrale. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha, in settimana, stimato una crescita inferiore al 6% per il 2020. La crescita cinese si pone nella parte bassa del range target indicato dal governo, 6%-6.5%, e al livello minimo di sempre, da quando la Cina ha iniziato a pubblicare i dati trimestrali nel 1992, e inferiore anche a quello raggiunto con la crisi del 2008, 6.4%.

Source: Bloomberg

Per contro, però, sono positivi i dati sulla produzione industriale, che risale dopo il minimo da 17 anni di agosto, così come le vendite al dettaglio, segno che i consumi, per ora, tengono.

Mentre l’Italia approva la legge di Bilancio 2020, “salvo intese”in quanto ci sono ancora dei nodi da sciogliere, e la invia a Bruxelles, l’FMI prende di mira i conti italiani e ribadisce che è necessario un piano credibile di riduzione del debito pubblico e misure per rilanciare la produttività. Il basso tasso di crescita del paese non è dovuto all’inefficacia della politica monetaria espansiva ma dai problemi strutturali del paese.

Il tasso minimo garantito del BTP Italia 2027 in emissione è stato fissato a 0.60% e potrebbe essere rivisto al rialzo. L’indicizzazione, come sempre, è all’inflazione italiana, escluso il tabacco, ed è previsto un bonus pari allo 0.40% per chi detiene il titolo fino alla scadenza, otto anni. I risparmiatori hanno potranno sottoscriverlo lunedì 21 e martedì 22.

In Germania il dato ancora deludente sullo ZEW aumenta le probabilità di una manovra fiscale espansiva. La Merkel guarda al dato sul GDP, in pubblicazione il 14 novembre, che potrebbe confermare una recessione tecnica. Intanto il governo rivede al ribasso le stime di crescita per il 2019 a +0.5% e per il 2020 a +1%.

A pesare sull’Europa anche l’entrata in vigore dei dazi americani sui prodotti europei pari al 25%.

Per quanto riguarda la reporting season americana il messaggio è misto: le banche riportano nel complesso non male. Alcoa, principale produttore di alluminio, non mostra risultati brillanti e taglia ancora la stima della domanda mondiale a causa di un probabile rallentamento dell’industria automobilistica. Nei consumi si segnala J&J che alza la guidance di fine anno (positivo quindi il giudizio sui consumi).

Torna a fare parlare Saudi Aramco per l’ennesimo rinvio di quella che è definita come “l’IPO del secolo”. La motivazione, questa volta, sembra essere legata alla verifica del potenziale impatto sul bilancio degli attacchi contro gli impianti petroliferi subiti un mese fa. L’obiettivo è raccogliere più di 25 miliardi di dollari, motivo principale della più grande IPO mai effettuata, al fine di diversificare l’economia saudita che è troppo dipendente dal petrolio.

Il difficile contesto macroeconomico e l’incertezza relativa hanno bloccato, negli ultimi venti giorni, una decina di IPO tra Europa e Stati Uniti. Due hanno riguardato anche l’Italia: si tratta di Ferretti e RCF, per entrambe le offerte sono state deludenti e si è preferito rimandare l’operazione.

I movimenti più significativi sui mercati, in settimana, hanno riguardato le valute: l’allontanamento dell’ipotesi di una “hard brexit” ha permesso alla sterlina di guadagnare contro euro, per contro il mercato azionario è sceso in virtù della correlazione inversa con la valuta, e all’euro di guadagnare contro le altre valute, soprattutto USD e Yen.

Source: Bloomberg

QUESTA SETTIMANA

Giovedì 24 si riunirà la Banca Centrale Europea. Si tratta dell’ultimo meeting con la presidenza di Mario Draghi. Non sono attese decisioni sui tassi: il tasso principale dovrebbe rimanere allo 0% mentre quello sui depositi al -0.50%. Fra 10 giorni la BCE riprenderà l’acquisto di titoli di stato al ritmo di 20 miliardi al mese.

Si riunirà anche la Banca Centrale Svedese, attesi tassi fermi a -0.25%, e quella Norvegese, attesi tassi fermi a 1.25%. Negli Stati Uniti verranno pubblicati i dati relativi agli ordini di beni durevoli e alla fiducia delle famiglie mentre in Europa avremo i PMI preliminari di ottobre e l’IFO tedesco.

Prosegue la reporting season americana, riporteranno società pari a circa il 31% della market cap, e anche quella europea si comincia a fare più interessante: fra le big americane si segnalano Amazon, Intel, Verizon, Microsoft, Twitter, Ford, Tesla, Mc Donald’s, Caterpillar, Boeing. In Europa, fra gli altri, verranno pubblicati i numeri di UBS, Basf, Saipem, Eni.

Sul fronte Brexit, in settimana, Boris Johnson dovrà cercare di fare approvare l’intesa con Bruxelles al Parlamento, come promesso pubblicamente. Intanto i rappresentanti dell’Unione Europea hanno deciso di proseguire, come se niente fosse, il processo di ratifica europeo. A questo punto abbiamo, di nuovo, due scenari: 1) Johnson riesce a fare approvare l’accordo di recesso, una volta approvato anche dal Parlamento Europeo la Brexit potrebbe avere luogo il 31 ottobre; 2) rinvio tecnico (per permettere di completare l’iter di ratifica) o politico (in caso di bocciatura da parte del parlamento britannico) seguito da elezioni anticipate. Guardando i movimenti della Sterlina il mercato sembra scommettere su un accordo.

Analisi dei mercati del 03.09.2019

Settimana molto positiva sui mercati finanziari: sugli scudi l’Italia grazie al forte rally dei BTP, che hanno trainato anche il listino azionario.

Al centro dell’attenzione i soliti temi: guerra commerciale, situazione politica italiana, Brexit.

Ma andiamo con ordine.

Sul primo fronte, fondamentale è stato l’atteggiamento della Cina che, dopo avere dichiarato l’intenzione di varare misure a supporto dei consumi, ha confermato di volere continuare a trattare con gli Stati Uniti senza arrivare a misure di rivendicazione contro l’aumento di tariffe. La consapevolezza che una trade war non andrà a beneficio di nessuno, ha portato la Cina a discutere anche sulla rimozione delle nuove tariffe.

Per quanto riguarda la politica italiana, il clamoroso rally dei BTP ha portato i rendimenti ai minimi storici. Tutta la curva è scesa e il rendimento del decennale è andato sotto l’1%, quando neanche 9 mesi fa era al 3.5%. Ciò che ha sortito l’effetto è stata la speranze circa la nascita di un nuovo esecutivo, guidato da Conte e supportato da PD e Movimento 5 Stelle. L’endorsement a Conte è arrivato sia da Trump, ovviamente via Tweet, che dal ministro delle finanze tedesco Peter Altmaier.

Source: Bloomberg

A sostegno del rally dei BTP sono intervenute anche indiscrezioni relative alla volontà della BCE di acquistare titoli di Stato, ove necessario, e della Commissione Europea circa l’allentamento dei vincoli di Bilancio. Tutto a vantaggio dei collocamenti in corso, e in programmazione, che daranno una boccata di ossigeno al Tesoro.

Il livello estremamente basso dei rendimenti tedeschi ha portato Allianz, il gruppo assicurativo più grande al mondo, a dichiarare di non avere più intenzione di acquistare titoli di stato tedeschi. Più che un messaggio diretto a Francoforte, quello di Allianz è diretto alla BCE.

Implicitamente viene criticata la politica monetaria che, con tassi negativi, non ha aiutato l’economia reale e non ha risollevato l’inflazione ma ha semplicemente contribuito a risanare i bilanci pubblici dei paesi più indebitati del Sud Europa.

La Germania, in agosto, è riuscita a collocare un bund trentennale, con scadenza 2050 e una cedola pari a 0% (zero!) e attualmente il rendimento è già negativo di -0.17%.

Source: Bloomberg

I dati relativi all’inflazione, CPI, per il mese di agosto in Eurozona sono stabili ma inferiori alle aspettative, 0.9% vs 1%, mentre per gli Stati Uniti il PCE, per il mese di luglio, è come da attese stabile a 1.4%

In UK il primo ministro Boris Johnson ha ottenuto l’approvazione della Regina circa una sospensione del Parlamento dal 10 settembre al 14 ottobre, quindi, riducendo al minimo i tempi tecnici per consentire all’apparato legislativo di interferire nell’esecuzione dei piani sulla Brexit. La notizia ha reso più probabile una non-deal Brexit e la sterlina, il giorno della notizia, ne ha pagato le conseguenze.

Il Pil tedesco, riferito al secondo trimestre, si conferma negativo di 0.1% trimestre/trimestre, soprattutto a causa della componente export che ha sottratto mezzo punto alla crescita. La Bundesbank si attende una contrazione anche per il terzo trimestre e questo alimenta le aspettative di una BCE molto accomodante.

Negli Stati Uniti il PIL del secondo trimestre, in seconda lettura, registra un incremento del 2%. L’economia americana si conferma solida.

Tornando alla politica, ricordiamoci che in Spagna il candidato premier Sanchez non è ancora riuscito a formare un governo e si rischia di andare a nuove elezioni, qualora non si arrivi ad una soluzione entro un mese.

In Germania, nel fine settimana, si sono tenute le elezioni regionali per Brandeburgo e Sassonia: il partito di estrema destra, Alternative for German, ha ottenuto un grande successo ma non sufficiente da permettergli di diventare il partito più forte in entrambi i Land. La CDU della cancelliera Merkel rimane al primo posto. Il risultato, tuttavia, potrebbe consentire all’estrema destra di destabilizzare l’attuale coalizione anche a livello nazionale.

In India, a proposito di politiche fiscali e monetarie, la banca centrale ha deciso di trasferire la cifra record di 1.76 trillion di rupie, circa 22 milioni di euro, al governo a titolo di dividenti e di capital gain. La manovra ha come obiettivo compensare il calo delle entrate fiscali, derivanti da una minore crescita, e avere più margini di manovra per la spesa pubblica.

In Argentina, intanto, ci si avvia verso il nono default sovrano. Il governo, infatti, ha, annunciato una serie di misure per “ri-profilare” il debito, che è pari a circa 100 miliardi di dollari. Sul debito a breve termine verrà allungata la scadenza di 3/6 mesi per la quota in mano a investitori istituzionali locali, mentre saranno regolarmente pagati invece gli altri. Sul debito a medio-lungo termine inizieranno le negoziazioni con IMF e privati per modificare le scadenze. La causa di tutto è stata un’asta governativa non particolarmente sottoscritta che ha innescato una crisi di liquidità nel breve termine.

S&P ha immediatamente abbassato di tre notch il rating sovrano portandolo a CCC-, selective default. La principale differenza rispetto al 2001 è che oggi solo il 15% del debito è in mano a investitori privati, contro il 60% nel 2001. Inoltre, non avendo più un cambio fisso contro il dollaro, era 1:1 nel 2001, ed essendo in buona parte in pesos, il regime di cambio può permettere attraverso la svalutazione di ridurlo.

Il mese di agosto si è concluso con un calo, pari a circa il 2%, per i mercati azionari, al quale è corrisposto un vigoroso rally di quelli obbligazionari, soprattutto governativi, con 55 bps di compressione dei rendimenti per i BTP. Le valute rifugio, soprattutto lo Yen giapponese con un +3%, si sono apprezzate contro euro, così come il dollaro americano +0.8. La risk- aversion, che ha caratterizzato soprattutto la prima parte del mese ha portato gli indicatori di volatilità VIX e VSTOXX dai livelli minimi di 12% a punte di 24/25% per poi attestarsi agli attuali 17/18%. Rally anche per i metalli preziosi, +7% nel mese di agosto, fra i quali spiccano l’argento, +11%, e l’oro, +6.5%.

Source: Bloomberg

QUESTA SETTIMANA

Scattano i dazi americani, pari al 15%, su importazioni cinesi per 110 miliardi di dollari.

Il 2 settembre sono stati pubblicati i dati sul PMI manifatturiero cinese, che riesce a riportarsi sopra quota 50, a 50.4, contrariamente alle aspettative che lo vedevano in ulteriore calo. Il risultato positivo è da attribuire soprattutto alla componente relativa alla produzione, mentre quella relativa agli ordini resta ancora debole. I dati relativi ai servizi e l’aggregato composite verranno pubblicati mercoledì 4 settembre.

Sempre questa mattina sono stati pubblicati anche i dati PMI manifatturieri relativi all’Eurozona: il dato aggregato rimane stabile a 47, a livello geografico leggero miglioramento per il dato spagnolo e italiano, entrambi ancora in territorio di contrazione, mentre quello tedesco cala ulteriormente. Francia e Olanda sono gli unici paesi con PMI superiori a 50 e in miglioramento.

Martedì si riunirà la Reserve Bank of Australia: attesi tassi invariati all’1%, livello minimo storico. Nella stessa giornata, negli Stati Uniti, verranno pubblicati i dati su PMI manifatturiero, atteso 50 da 49.9 precedente, e ISM.

Source: Bloomberg

In UK partono le due settimane di lavoro per il Parlamento prima della sospensione, fino al 14 ottobre, richiesta dal Primo Ministro Boris Johnson e autorizzata dalla regina.

Venerdì verranno pubblicati i dati sul mercato del lavoro americano: nuovi occupati, tasso di disoccupazione e salari orari.