INDICI DI MERCATO
ULTIMA SETTIMANA
Market
Inizio settimana travagliato, nei primi giorni della settimana abbiamo assistito a un tonfo dei principali indici azionari. Nella sola giornata di martedì in Europa il FTSE MIB ha segnato un -2,44% CAC 40 -2,09% e IBEX 35 -2,89. Più leggere le variazioni sul fronte statunitense dove lo Standard & Poor’s ha segnato un -0,68% mentre il NASDAQ il -0,71%. Le motivazioni di questa brusca correzione non sono particolarmente evidenti, ma possiamo ritenere che siano riconducibili al crescente nervosismo dato dalla ripresa repentina della curva dei contagi di alcuni paesi e dall’eccessivo entusiasmo scaturito dalle trimestrali presentate. In ogni caso, le variazioni negative registrate nella giornata di martedì sono state riassorbite in toto in America e in parte in Europa, dall’ottima giornata di mercoledì.
I crescenti casi di coronavirus in Asia e le nuove restrizioni sui viaggi oltremare sembrano aver alimentato un repricing del recovery trade. Nella giornata di giovedì, il Nikkei ha recuperato, in parte, il terreno perso nei giorni precedenti, ma la crescente curva dei contagi potrebbe portare a una nuova chiusura per Tokio e altre tre prefetture.
Il fine settimana è stato caratterizzato dall’intervento del presidente della Banca Centrale Europea e dall’uscita dei dati economici che hanno influenzato solo parzialmente l’andamento degli indici europei. Dopo la chiusura del mercato europeo, sono trapelate indiscrezioni circa la nuova politica di tassazione dell’amministrazione Biden. Secondo quanto riportato, dalla Casa Bianca si vorrebbe portare la tassa sul capital gains per i contribuenti che guadagnano oltre 1 milione di dollari dall’attuale 20% al 43,4%.
Alla notizia il mercato, che stava timidamente crescendo, ha invertito la rotta, facendo perdere mediamente un punto percentuale ai principali indici statunitensi. Le reali possibilità che questa proposta passi al congresso in questa misura sono limitate, ma l’indiscrezione è servita come capro espiatorio per alcune di prese di profitto.
Nella giornata di venerdì l’Europa ha avuto un avvio debole proseguendo poi in calo dopo l’apertura di Wall Street. Al contrario in America nella seconda parte della giornata si è assistito a una spianta al rialzo dei principali indici azionari. Supportati dalla pubblicazione dei dati sull’attività manifatturiera la borsa americana si è chiusa in positivo, Dow Jones + 0,67%, S&P 500 1,09% e NASDAQ +1,44%.
Single stocks
Lato moda, Kering oltre le aspettative. Il colosso della moda ha riportato nella giornata di martedì i dati sulle vendite del primo trimestre segnando un aumento dei ricavi di oltre 17%. La crescita è riconducibile principalmente al mercato della Cina e degli States. Al contrario Moncler dopo aver riportato nella giornata di giovedì i dati relativi al primo trimestre con ricavi in crescita del 21% rispetto all’anno precedente, perde in apertura oltre 6 punti percentuali.
Netflix manca il segno, nella giornata di martedì l’azienda ha pubblicato i dati sulla variazione degli streaming segnando un aumento di +3.98 milioni di dollari, dato non soddisfacente per gli analisti che stimavano un aumento di oltre 6 milioni. La distanza tra aspettative e dati reali è costata all’azienda oltre 7 punti percentuali nel solo pre-market della giornata di mercoledì.
La questione sulla tassazione di Amazon inc rimane al centro del dibattito. Gli Stati Uniti stanno facendo da intermediari per raggiungere un accordo globale sulla tassazione dei profitti esteri. La proposta del Dipartimento del Tesoro statunitense sottoposta al vaglio degli altri governi verte un compromesso fiscale rivolto ad oltre 100 aziende tra cui Alphabet ed Apple in cui possa essere fissata una soglia minima ancora da definire.
Monetary Policy
In materia di politica monetaria il numero uno della FED Powell ha detto in una lettera al senatore Rick Scott che l’economia americana vedrà un’inflazione “un po’ più alta” quando la ripresa si sarà rafforzata e le limitazioni alle forniture faranno aumentare i prezzi in alcuni settori. Powell ha ribadito che la FED è impegnata a limitare qualsiasi “overshoot” di lungo periodo.
Nella giornata di giovedì è uscito il dato relativo alle richieste di sussidi negli Stati Uniti. Migliori delle attese, le “nuove” richieste di sussidio sono al di sotto delle previsioni registrando una diminuzione rispetto anche al dato precedente.
Il tanto atteso comunicato della Banca Centrale Europea è rimasto in linea alle aspettative degli analisti: sul fronte tassi non vi sono cambiamenti. Lasciati invariati il Deposit Facility, il Main Refinancincing e il Marginal Lending Facility Rate.Durante la conferenza il presidente Christine Lagarde ha definito prematura la discussione sul ridimensionamento del programma di acquisto di titoli di Stato della zona euro avviato per contrastare l’impatto della pandemia sull’economia. Il presidente ha precisato che qualsiasi cambiamento al ritmo del programma dipenderà dai dati e non sarà legato a date particolari.
Sempre in zona euro nella giornata di venerdì è uscito il dato sul Purchasing Managers Index che ha superato le aspettative nel settore manifatturiero di oltre un punto e si attesta a 63.3 in un range da 0 a 100. I dati positivi hanno portato ad un rialzo registrato in chiusura nella giornata di venerdì.
COVID-19
Sul fronte COVID la curva dei contagi continua a scendere a ritmi differenti a seconda delle aree geografiche. Complicata la situazione nei paesi emergenti quali l’India, che nella sola giornata di giovedì ha registrato oltre 330 mila nuovi casi. La situazione in Europa e in America invece, grazie anche all’avanzamento della campagna vaccini, continua a migliorare.
In Italia la campagna vaccini continua serrata, le somministrazioni dovrebbero nella prossima settimana superare le 400.000 dosi giornaliere mentre i casi di nuovi contagi sono in calo.
COSA ATTENDERCI DA QUESTA SETTIMANA
Appuntamenti
Dopo l’intensa settimana passata, in questa settimana ci aspetteranno i dati sull’inflazione dei principali paesi europei. Inoltre, sotto la lente terremo il Consumer Confidence Index dei diversi paesi europei. Al contrario, sul fronte asiatico verranno pubblicati diversi dati relativi all’economia tra cui il GDP sudcoreano.
Nella giornata di martedì verrà pubblicato il Consumer Confidence, ovvero la stima delle aspettative dei consumatori statunitensi. Sempre nella giornata di martedì la Bank of Japan pubblicherà i dati sulle previsioni di inflazione e di GDP.
Nella giornata di giovedì la Banca Centrale Europea pubblicherà il dato sull’aggregato monetario M3 su base annuale e l’indice di fiducia sull’economia europea oltre ai consueti dati sul mercato del lavoro degli Stati Uniti.
Venerdì sarà la giornata dell’inflazione giapponese e del PMI sul settore manifatturiero. A seguire, la Banca Centrale Europea pubblicherà il dato sulla disoccupazione e grande attenzione verrà riservata al CPI dell’eurozona.
CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE
I mercati finanziari hanno affrontato una settimana travagliata contraddistinta da una volatilità che ha inciso in maniera negativa su tutti i principali indici. Alla chiusura di venerdì i principali listini hanno riportato perdite nell’ordine del mezzo punto percentuale, con alcuni picchi come nel caso del DAX e del FTSE Mib del -1,29% e del -1,45%. Tra le performance che hanno spiccato positivamente si riporta quella del Russel 2000 che alla chiusura segnava con segno più 0,41%.
Sul fronte valute, a fronte di diversi fattori il cambio euro dollaro ha chiuso la settimana a 1,2099 registrando un movimento del +0,95%.
Sul fronte obbligazionario governativo sul lato europeo abbiamo assistito ad un movimento altalenante e si registra una sostanziale tendenza al rialzo. Sul versante USA i tassi, dopo aver toccato il picco a fine marzo stanno gradualmente diminuendo.
Il rendimento del decennale USA si è assestato sul valore di 1.55% dal massimo di 1,75% di inizio mese.
In generale, la pesante giornata di martedì ha pesato negativamente su tutti i listini che nonostante abbiano parzialmente recuperato hanno chiuso la settimana negativamente. Il cattivo andamento dei mercati finanziari ha impattato in maniera marginale sulle nostre linee di gestione che si confermano sui livelli massimi da inizio anno e mantengono una volatilità inferiore al mercato. Stazionarie invece le linee obbligazionarie.
Nei prossimi mesi bisognerà tenere d’occhio il movimento al rialzo dei tassi nell’eurozona.
La situazione statunitense sembra essersi stabilizzata: i mercati sembrano aver metabolizzato l’idea di un possibile rialzo dell’inflazione in futuro ma la situazione appare sempre più sotto controllo da parte della FED e il tasso di crescita dell’economia (testimoniato ancora una volta dai dati macroeconomici usciti in settimana) giustifica un moderato ottimismo anche per i risky assets.
Più complicata la situazione Europea: i dati macroeconomici sono anche qui moderatamente incoraggianti, ma la crescita rimane disomogenea tra i vari stati dell’unione e sostanzialmente, il mercato obbligazionario non ha ancora prezzato un possibile rialzo dell’inflazione.
Le pressioni rialziste sui tassi governativi Europei non si sono ancora viste ma, anche in considerazione di quanto detto dalla BCE giovedì, è sempre più fondato il sospetto che ciò sia dovuto essenzialmente dal programma di acquisto di bond della banca centrale.
È necessario che la crescita economica europea trovi conferma nei dati delle prossime settimane affinché movimenti al rialzo dei tassi di interesse non vadano ad impattare in maniera significativa il sentiment azionario e non creino tensioni all’interno del Gouverning Council della BCE.
WE LIVE IN HARD TIMES, NOT END TIMES…