Analisi dei mercati del 18.05.2020

INDICI DI MERCATO

Settimana un po’ “agitata”, quella che si è appena conclusa, sui mercati finanziari essenzialmente per tre motivi: incertezza sulla rimozione del lockdown, tensioni commerciali fra Cina e USA e dichiarazioni delle banche centrali:

  1. negli Stati Uniti le opinioni circa la riapertura dell’economia sono divise (Trump favorevole e Fauci cauto) e richiamano un po’ le considerazioni fatte la settimana scorsa, ovvero il trade-off tra il rischio di una ripresa dei contagi, per un’apertura prematura, e il rischio di un peggioramento della recessione in atto, per un’apertura tardiva. Fauci accettando che una ripresa provocherà un aumento dei casi ritiene che questo non debba sfuggire di mano e quindi occorre essere sicuri che si è pronti da un punto di vista medico. Per contro, Bullard, membro della Fed, dichiara che un proseguimento del lockdown provocherebbe una recessione peggiore di quella della Grande Depressione del 1929. Intanto, il governatore di New York Cuomo prolunga il lockdown al 13 giugno;
  2. nell’ambito dei negoziati fra Cina e Stati Uniti se, da un lato, le dichiarazioni di Trump non sono particolarmente felici (non intende rivedere l’accordo relativo alla fase 1 e accusa la Cina di non importare quanto stabilito), dall’altro, la Cina mostra, per ora, un atteggiamento più distensivo e decide di sospendere i dazi su 79 prodotti importati dagli Stati Uniti fino a maggio 2021 (oltre alle misure di sospensione già decise a febbraio relative alla sospensione delle tariffe su 696 prodotti americani).

    Venerdì le headlines uscite riguardo alla disputa con Huawei hanno creato un po’ di tensione sui mercati: l’amministrazione Trump intende bloccare le forniture di semiconduttori dei global chipmakers a Huawei. Si riapre lo spettro della guerra commerciale.
  3. Infine, per quanto riguarda le banche centrali, segnaliamo due eventi:

a. in Europa ha parlato il capo economista della BCE Lane secondo il quale occorre muoversi rapidamente per affrontare la crisi e quindi l’istituto centrale è pronto a modificare la sua politica se necessario ma aggiunge anche, riferendosi a Germania e Olanda, che è molto importante il potere che avrebbe un’azione congiunta a livello europeo di innalzamento del debito facendo evidentemente riferimento ai Corona bond. Vediamo se qualcuno coglierà il messaggio;

b. più determinanti per i mercati le parole del presidente della Fed Jerome Powell che, ribadendo che la Fed avrebbe fatto quanto in suo potere per contrastare la debolezza economica che gli Stati Uniti stanno attraversando, ha anche escluso in modo diretto il ricorso a tassi negativi per sostenere la liquidità, come invece hanno fatto altri istituti e come stanno in parte scommettendo i mercati guardando ai futures sui Fed Fund nel 2021. La situazione economica è seria e potrebbe portare ad una recessione della durata di qualche anno, soprattutto a causa dell’alto livello di disoccupazione destinato a rimanere tale per parecchio tempo, pertanto è necessario un ulteriore supporto fiscale (giudicando insufficienti i 3mila miliardi messi in campo finora dall’amministrazione Trump). Powell ritiene che non si potrà parlare di vera ripresa fino alla scoperta di un vaccino. Ritiene sia altrettanto importante evitare che vada fuori controllo la situazione sanitaria e su questo aspetto si allinea a Fauci. Abbiamo quindi da un lato Fauci cauto sulla riapertura, Trump aggressivo e possibilista e Powell che bilancia i due aspetti e garantisce pieno supporto della politica monetaria e incentiva un utilizzo massiccio di quella fiscale.

In indebolimento la sterlina inglese a causa sia delle dichiarazioni del Governo che, oltre a non avere intenzione di estendere il periodo di transizione oltre dicembre, non intende neanche scendere a compromessi nelle negoziazioni commerciali con la UE, sia per le diverse posizioni all’interno del comitato della BOE: da un lato il governatore Bailey ritiene non contemplata l’ipotesi di tassi negativi, dall’altra il capo economista Andy Haldane sostiene si stiano esaminando misure non convenzionali di politica monetaria, inclusi i tassi negativi. Il mercato, però, incorpora già aspettative di tassi negativi: il rendimento del Gilt (titolo di stato inglese) a due anni, infatti, è sceso per la prima volta in territorio negativo. L’economia britannica sta evidentemente affrontando un periodo difficile che porta il Governo ad intraprendere consistenti piani di stimoli i cui finanziamenti sono più semplici con tassi bassi.

Per quanto riguarda i dati macro per il mese di aprile segnaliamo, in Cina, i buoni numeri sulla produzione industriale (+3.9% anno/anno, in crescita e superiore alle aspettative) e quelli deludenti sulle vendite al dettaglio (-7.5% anno/anno). Il messaggio è che la graduale ripresa sta dando i primi risultati ma i consumatori sono ancora cauti. Il rischio è un accumulo di scorte se la domanda non riesce a stare al passo con l’offerta.

Anche negli Stati Uniti sono stati pubblicati i dati su vendite al dettaglio e produzione industriale: i primi sono stati parecchio deludenti (-16.4% anno/anno). Si tratta di un numero particolarmente brutto ma che potrebbe rappresentare un floor dato che, comunque, un minimo di riapertura sta avvenendo (in 42 stati) e nei prossimi mesi è atteso un rimbalzo. Il dato sulla produzione industriale, invece, è uscito in linea con le aspettative a -11.2% anno/anno, evidente l’impatto della chiusura delle fabbriche.

L’azione delle banche centrali continua ad essere imponente e senza precedenti: la Fed ha acquistato per la prima volta ETF obbligazionari (HYG – iShares iBoxx High Yield Corporate Bond e LQD – iShares iBoxx $ Investment Grade Corporate Bond) per un ammontare di 305 milioni di dollari in due giorni. Anche la ECB è intervenuta sul mondo corporate bond con acquisti pari a 2.575 miliardi di euro nella settimana dell’8 maggio. Oltre l’80% delle banche centrali già a febbraio era in fase accomodante tagliando i tassi. Citigroup calcola che entro fine anno le banche centrali compreranno titoli per 5 mila miliardi di dollari riversando, quindi, un’enorme quantità di liquidità sul mercato.

La differenza di performance fra listini americani e listini europei (evidente anche questa settimana) ha diverse giustificazioni:

  1. la diversa composizione settoriale avvantaggia più gli Stati Uniti: sull’S&P500 oltre il 40% della market cap appartiene ai settori Tech e Pharma, mentre sull’Eurostoxx600 pesano di più i finanziari e settori ciclici quali gli industriali e i consumer discretionary. Tale differenza si riflette anche sui dati della reporting season che sta volgendo al termine: la discesa degli utili per l’S&P500 è pari a circa -7% mentre per l’Eurostoxx600 è pari a -23%. Oltre alla composizione settoriale, in questo caso, ha avuto una notevole influenza anche lo sfasamento temporale nell’implementazione del lockdown;
  2.  l’azione più incisiva delle autorità americane sia a livello di politica monetaria che fiscale. La maggiore potenza e determinazione nell’agire, oltre ad avere una maggiore possibilità di controbilanciare gli effetti economici negativi della pandemia, rende più ottimisti gli investitori.

Martedì è in scadenza il contratto di giugno del future su WTI. Qualche movimento è possibile anche se, viste le misure intraprese dai vari ETF che hanno scalettato le posizioni su più scadenze, non ci si aspetta di vedere quanto accaduto il mese scorso con i prezzi del petrolio in negativo. Inoltre, il regolatore americano CFTC (Commodity Futures Trading Commission) ha lanciato un avvertimento, rivolto soprattutto al CME (che gestisce il Nymex), al fine di prevenire e gestire il ripetersi di situazioni analoghe. Di questa mattina la notizia che la domanda di petrolio da parte della Cina è tornata ai livelli pre-crisi.

Curioso quanto successo all’oro: al contrario di quanto avvenuto sul petrolio il prezzo spot del metallo giallo è andato ad un livello superiore a quello dei contratti futures con scadenza ravvicinata portando la curva in “backwordation”. Il fenomeno si è verificato in quanto il lockdown ha comportato la chiusura delle attività di estrazione e quindi una temporanea limitazione dell’offerta. Ultimamente l’oro risulta parecchio richiesto da coloro che lo utilizzano come copertura e quindi gli acquisti sono prevalentemente da parte di ETC. Bisognerà vedere come sarà l’impatto su domanda e offerta della ripresa dell’attività economica.

Lunedì 18 si aprono le sottoscrizioni per la nuova emissione del BTP Italia. Il tasso minimo garantito è stato fissato a 1.4% (potrà essere rivisto solo al rialzo il 21 maggio prima dell’apertura delle sottoscrizioni degli istituzionali). La durata sarà di cinque anni e la cedola, semestrale, potrà godere di un aumento legato all’eventuale inflazione del semestre. Per coloro che manterranno il titolo fino alla scadenza è previsto un “premio fedeltà” di 0.8% (doppio rispetto allo 0.4% delle altre edizioni). I retail possono sottoscrivere l’emissione fino a mercoledì 20 senza il rischio di una chiusura anticipata in quanto verranno accolte tutte le richieste, eventualmente si ridurrà la parte destinata agli investitori istituzionali. La sedicesima edizione del BTP Italia servirà per coprire gli 80 miliardi dello scostamento di bilancio relativi ai decreti Cura Italia e Rilancio. Il Tesoro punta a raddoppiare, in qualche anno, la quota di governativi in mano ai privati per costituire un “argine” domestico contro le possibili fibrillazioni dei BTP sui mercati internazionali. Si parla di emissioni per il 2020 intorno ai 500 miliardi di euro.

QUESTA SETTIMANA

Occhi sempre puntati sulla curva epidemiologica e su un’eventuale ripresa dei contagi post graduale rimozione del lockdown.

Da martedì, in Italia verrà rimosso il divieto sulle vendite allo scoperto. La Consob ritiene la progressiva normalizzazione delle condizioni generali di mercato idonea a sospendere il divieto ma dichiara che continuerà a mantenere monitorato l’andamento dei mercati.

Ricordiamo che parecchi titoli del FtseMib staccheranno i dividendi e questo impatterà sulla performance dell’indice in settimana.

C’è molta attesa, in Europa, per la presentazione del progetto sul recovery fund. La data prevista è mercoledì 20 maggio. Le speranze sono di un intervento incisivo e immediato ma le probabilità non sono molte.

Sono previsti, in settimana, altri interventi di membri delle banche centrali: avremo la testimonianza al Congresso di Powell e del segretario del tesoro Mnuchin circa il CARES Act report. In Europa il capo economista della BCE Philip Lane terrà un Webinar dal titolo “Euro Area Outlook and Monetary Policy”.

Mercoledì 20 saranno pubblicate le minute della Fed relative al meeting del 28-29 aprile e, il giorno seguente, quelle della ECB.

Venerdì 22 Si terrà in Cina l’annuale National People’s Congress: solitamente è l’occasione in cui vengono annunciati i cambi di policy e un eventuale reshuffle delle persone di riferimento.

In Argentina, venerdì 25, scatterà il termine per l’approvazione del piano di ristrutturazione di 65 miliardi di dollari di obbligazioni. Un eventuale fallimento dell’accordo, e un mancato pagamento dei 500 milioni di dollari di interessi (scade la proroga), porterà ad un default del paese, il nono in 200 anni. Come riferimento indichiamo che il valore dei bond in scadenza ad aprile 2021 è intorno a 39.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Come abbiamo più volte discusso, il mercato si sta muovendo tra l’euforia di una ripresa, legata alla fine del lockdown, e il pessimismo legato alla presa di coscienza che non sarà proprio tutto come prima e si dovranno presto fare i conti con i danni subiti.

A confondere ulteriormente le idee è Il posizionamento degli investitori: in una prima fase, le vendite determinate dal panic selling (nell’immediato si prezza lo scenario peggiore) e, talvolta, dai sistemi di risk management (che impongono di vendere gli asset più volatili), hanno provocato un crollo violento e veloce degli indici, successivamente, appena si è visto un minimo di luce in fondo al tunnel e gli indicatori di volatilità sono rientrati a livelli più ragionevoli, si sono viste le ricoperture che hanno portato ad un altrettanto veloce recupero di parte delle perdite.

La reazione finora è stata la più forte e veloce mai vista sia nella fase della discesa che in quella della salita. Cosa giustifica questo repentino cambio di atteggiamento?

Ribadiamo, ancora una volta, che economia e mercati finanziari sono, ovviamente, correlati ma, evidentemente, sfasati da un punto di vista temporale: possiamo dire che l’economia è in “tempo reale”, gli effetti del lockdown si vedono immediatamente sui dati (ad esempio, relativi alle vendite al dettaglio o alla produzione industriale) mentre i mercati finanziari sono anticipatori, non aspettano la pubblicazione dei dati ma ne fattorizzano subito la previsione.

Oltre a ciò dobbiamo ricordarci che questa crisi non nasce come una crisi finanziaria legata a qualche eccesso. Se osserviamo i tassi reali (che si ottengono sottraendo da quelli nominali l’inflazione) notiamo che sono negativi: non si è mai avuta una recessione con tassi reali negativi. La presenza di tassi reali negativi, o comunque estremamente bassi, rende difficile applicare le normali strategie per uscire dalla crisi e ciò crea incertezza.

A questo punto vengono spontanee due riflessioni: una sui tassi base negativi e una sulle aspettative di inflazione.

Parecchie banche centrali hanno adottato tassi nominali negativi da tempo ma la Fed questa settimana si è dichiarata contraria ritenendoli inutili (anche se il mercato li sconta già). La forza di stimolo dell’economia con tassi negativi è effettivamente dubbia e lo abbiamo visto in Europa, inoltre se la domanda è artificialmente bloccata e le imprese non hanno fiducia sulla ripresa economica i tassi negativi non stimolano molto.

Il problema, come sottolinea anche l’autorevole Fugnoli, è che se i tassi nominali non si muovono (al ribasso), con le aspettative di inflazione in diminuzione si rischiano di avere tassi reali in aumento e cioè esattamente l’opposto di quanto servirebbe all’economia.

Per quanto riguarda le aspettative di inflazione ci sono parecchie variabili che agiscono in diverse direzioni. Oltre ai già presenti fattori strutturali (tipo l’invecchiamento della popolazione e l’efficienza produttiva) che agiscono a sfavore, si sommano quelli scatenati dalla pandemia, ovvero il crollo della domanda e la forte discesa del prezzo del petrolio (passato dai 60$ di inizio 2020 agli attuali 30$). Per contro, a favore di un aumento dell’inflazione, avremo i maggiori costi che le imprese sosterranno (ad es. per i DPI – dispositivi di protezione individuali) e che potranno passare ai consumatori, oppure i maggiori prezzi dei beni e servizi necessari che le aziende dovranno richiedere per compensare i cali dell’attività provocati dalle normative sul distanziamento sociale (es trasporti, ristoranti…). Quanto tutto questo si rifletterà sui dati di inflazione dipenderà essenzialmente dalla domanda e da quanto gli interventi a supporto saranno stati efficaci nel mantenerla viva.

Il dibattito sulla possibilità di vedere tassi e negativi in US, e ancora più negativi nei paesi che li hanno già adottati, è molto acceso. Alcuni modelli economici vedono, come risultato dell’attuale crisi, la necessità di applicare tassi fortemente negativi (anche a doppia cifra) ma, ovviamente, nella mente della gente, l’idea di pagare (e non essere pagati) per finanziare un’impresa e/o uno stato, o di essere pagati (e non pagare) per accendere un mutuo, ad esempio, è difficile da accettare.

Al di là della bontà o meno dei tassi negativi, come giustamente sottolinea Fugnoli, i mercati spesso hanno bisogno di sapere che le armi a disposizione ci sono, in caso di emergenza e non necessariamente che verranno utilizzate.

Ovviamente il migliore scenario che, però, possiamo ipotizzare è che la ripresa avvenga grazie alle misure che sono state adottate e che si stanno adottando in modo da generare crescita e aspettative di inflazione tali da evitare di entrare in un mondo nuovo al quale non è facile adattarsi e che, inevitabilmente, creerà confusione e volatilità.

La correzione dei mercati ha comportato performance negative per le nostre linee di gestione nell’ultima settimana. La differente reazione dei mercati europei e americani si è riflessa sui numeri delle due linee azionarie pure con la Chronos (fortemente investita sul Nasdaq) che sovraperforma ancora la AI (azionario europeo).

Analisi dei mercati del 29.10.2019

Settimana positiva per i mercati finanziari, soprattutto azionari. Leggero rialzo per i rendimenti governativi. Dal punto di vista valutario si segnala il rafforzamento del dollaro e delle valute emergenti.

Analizziamo con ordine i principali eventi della settimana partendo dalle decisioni delle banche centrali.

Nulla di nuovo dalla conferenza stampa della BCE presieduta per l’ultima volta da Mario Draghi. I tassi sono rimasti invariati, tasso sui depositi: -0.50%, e si è confermato il programma di QE per 20 miliardi al mese a partire dal primo di novembre e “finché sarà necessario”. Christine Lagarde, prossimo governatore della BCE, ha partecipato alla riunione come ospite. Draghi ha ribadito che il quadro macro è debole e la politica monetaria resterà accomodante ma ha, nuovamente, sottolineato la necessità di stimoli fiscali, soprattutto per i paesi con più margine di manovra.

In nord Europa la Riksbank, banca centrale svedese, lascia, come atteso, i tassi invariati a -0.25%, ma comunica che intende portarli a zero a dicembre in un’ottica di normalizzazione della politica monetaria. Il rallentamento dell’economia domestica è visto semplicemente come un ritorno al trend dopo molti anni di forte crescita; la Banca Centrale Norvegese lascia i tassi invariati a 1.50%, dopo il rialzo del mese scorso.

Anche fra i mercati emergenti ci sono state decisioni sui tassi: il Cile ha tagliato il tasso base di 25bps a 1.75%, la Russia lo ha tagliato di 25bps a 6.50% e infine la Turchia ha abbassato il one-week repo rate al 14% (da 16.50%).

Si confermano, quindi, politiche monetarie molto accomodanti, con spazi per ulteriori tagli soprattutto nei paesi emergenti, visto il generale basso livello dell’inflazione.

Passando ai dati macroeconomici i PMI preliminari usciti in settimana sono misti. In Giappone hanno deluso parecchio ma sono giustificati, in parte, dal tifone che ha colpito il paese nelle scorse settimane e dall’aumento dell’Iva. In Europa, nel complesso, sono usciti PMI stabili e, geograficamente, la Francia è andata molto bene mentre la Germania arranca ancora nel manifatturiero; in USA rimangono stabili con il settore manifatturiero che prosegue nel rimbalzo.

In Germania, venerdì è stato pubblicato l’IFO tedesco, in linea con le attese e con il precedente: analizzando la composizione migliora la parte “expectations” mentre delude quella “current assesment”.

Source: Bloomberg

La Bundesbank ipotizza che nel terzo trimestre ci sarà un’ulteriore riduzione del Pil ma esclude una recessione intesa come ampio e durevole declino della produzione.

In generale possiamo ipotizzare una generale stabilizzazione del quadro economico.

Il Parlamento britannico ha votato a favore dell’accordo sulla Brexit ma, nello stesso tempo, ha bloccato la possibilità di una risoluzione rapida, escludendo, quindi, un’uscita il 31 ottobre. Visto che, probabilmente, l’Europa concederà un’estensione fino a gennaio il primo ministro Boris Johnson ha chiesto elezioni anticipate il prossimo 12 dicembre.

Sul fronte dei negoziati commerciali, indiscrezioni suggeriscono che Washington e Pechino sono vicine a finalizzare alcune parti dell’accordo.

Riguardo alla manovra finanziaria italiana, la Commissione Europea ha chiesto chiarimenti sul budget 2020 in modo da valutare se sussiste il rischio di “deviazione significativa” rispetto alle raccomandazioni del Consiglio dello scorso 9 luglio. La richiesta è in ottica di dialogo costruttivo con l’Italia, infatti, Moscovici ha dichiarato non si chiedono modifiche ma solo spiegazioni.

Venerdì, a mercati chiusi, S&P si è espressa sull’Italia: il rating, come atteso, è stato lasciato invariato a BBB con outlook negativo. L’agenzia di rating considera credibili gli obiettivi fiscali del governo anche se la debolezza della domanda, sia interna che estera, e la bassa inflazione rendono più complicato abbassare il debito. Le stime di crescita sono per uno 0.1% quest’anno e 0.4% nel 2020.

Source: Bloomberg

La quindicesima emissione del BTP Italia si conclude con successo, oltre le aspettative, a quota 6.75 miliardi. Il tasso minimo garantito è stato alzato da 0.60% a 0.65%; è stata una novità di questa emissione la possibilità di rivedere il tasso prima della fase riservata agli investitori istituzionali.

Passando al micro la stagione dei risultati negli Stati Uniti è arrivata a quasi la metà e mostra utili in discesa di circa 0.5% ma in misura inferiore a quanto atteso dagli analisti, che si aspettavano una contrazione nell’ordine del 3/4%. E’ vero che le stime degli analisti erano state riviste parecchio al ribasso ma è altrettanto vero che la sorpresa positiva c’è ed è generalmente ben vista dai mercati.

QUESTA SETTIMANA

Anche questa settimana sarà moto movimentata, visti i diversi eventi in programma.

Saranno ancora le banche centrali le protagoniste, iniziando mercoledì con la riunione della Fed: è atteso, con una probabilità di quasi il 91%, un taglio. Sarebbe il terzo consecutivo di 25 bps, che porterebbe i tassi nel range 1.50-1.75%. L’attenzione del mercato sarà sulle indicazioni circa le prossime mosse: potrebbe essere annunciato il ritorno ad una politica monetaria “data driven”. Powell potrà dare anche dei dettagli su come fornire liquidità, in modo permanente, al sistema. Ricordiamoci che, attualmente, la Fed acquista T-bill, quindi titoli di stato a breve termine, nella misura di 60 miliardi al mese.

Source: Bloomberg

Nello stesso giorno anche la Bank of Canada comunicherà la sua decisione: si attendono tassi invariati.

Giovedì toccherà alla Bank of Japan deliberare sui tassi e fornire un’indicazione circa l’outlook per l’economia giapponese: sono attesi tassi invariati, attuale livello -0.10%, e una forward guidance che ribadisca l’importanza di tenerli bassi fino almeno alla prossima primavera.

La UE sembra intenzionata a stabilire un’estensione della Brexit fino al 31 gennaio. Il parlamento britannico oggi vota per andare ad elezioni anticipate il 12 dicembre ma anche per cambiare la legge che richiede una maggioranza di due terzi del parlamento affinché la mozione di elezioni anticipate possa avere successo. Johnson dichiara che, comunque, in caso di vittoria alle elezioni farà ratificare l’accordo già firmato da lui.

In Cina verranno pubblicati i PMI, che potrebbero confermare la fase di debolezza dell’economia. Si terrà il plenum del Partito Comunista durante il quale, probabilmente, si parlerà anche delle proteste di Hong Kong oltre alle misure per supportare l’economia.

Mercoledì verrà pubblicato il dato sul PIL americano atteso in rallentamento a 1.6%
Venerdì avremo la pubblicazione dei dati su ISM manifatturiero americano e mercato del lavoro.

Source: Bloomberg

Analisi dei mercati del 08.10.2019

Dopo la settimana delle banche centrali e dopo quella della politica, la settimana appena conclusa ha avuto come tema dominante, che ha pesato sugli asset rischiosi, il quadro macro-economico.

I dati finali sui PMI europei e, soprattutto, quelli sull’ISM americano hanno lasciato temere l’avvicinarsi di una fase recessiva per le economie e i mercati azionari e, in generale, gli asset rischiosi ne hanno sofferto a vantaggio soprattutto dell’obbligazionario governativo americano.

Il dato sul PMI manifatturiero per l’area euro sale leggermente, da 45.6 a 45.7, ma rimane in territorio di rallentamento. Solo il dato tedesco è superiore al precedente ma, partendo da un livello molto basso, non è in grado di risollevare molto l’aggregato. Anche il PMI servizi scende, a 51.6 da 52, ma in questo caso, stranamente, il contributo positivo è venuto dall’Italia che passa da 50.6 a 51.4. Il dato composite per l’Eurozona rimane, per poco, in territorio di espansione a 50.1.

In Germania a fronte di un quadro macro in continuo deterioramento è intervenuta anche la Confindustria tedesca, che ha invitato il governo ad abbandonare la politica di pareggio fiscale. La costituzione federale prevede, attualmente, un limite massimo al rapporto deficit/pil pari a 0.35%.

In US, l’ISM manifatturiero di settembre, pubblicato martedì, sorprende negativamente le attese e scende al livello minimo degli ultimi 10 anni, 47.8 rispetto al 49.1 precedente: la reazione immediata dei mercati è stata da manuale, con i rendimenti governativi ed il mercato azionario in ribasso, risk-off trades in rialzo (oro, vix e valute rifugio). A gravare ulteriormente sul quadro giovedì è stata la volta dell’ISM non manifatturiero, cioè relativo ai servizi, che rappresentano circa l’85% dell’economia: il livello attuale è di 52.6, da 56.4 precedente e attese per 55, e si tratta del più basso degli ultimi tre anni. Conferma che la debolezza del manifatturiero si sta trasferendo anche ai servizi con il rischio che l’indice aggregato composite passi, prima o poi, sotto il 50 segnalando, cioè, un’economia in contrazione.

Interessante notare come i dati di fiducia degli Stati Uniti siano peggiorati mentre quelli cinesi sono marginalmente migliorati. Se da un lato questa considerazione dovrebbe fare riflettere Trump sugli effetti della guerra commerciale, dall’altro crea ulteriore pressione alla Fed. Attualmente i tassi impliciti sui Fed Funds danno probabile al 75% un taglio di altri 25 bps al FOMC del 30 ottobre.

Source: Bloomberg

Abbiamo avuto, quindi, una settimana di dati sulla fiducia delle imprese in indebolimento: si tratta però di “soft data” e vanno, quindi, comparati con quelli reali “hard” dell’economia, che potrebbero, si spera, mostrare un quadro un po’ diverso.

Ne abbiamo avuto un assaggio venerdì con i numeri sul mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello minimo degli ultimi 50 anni a 3.5%, la creazione di nuovi posti di lavoro ha sorpreso in positivo, se si guarda il dato aggregato dei due mesi, mentre l’inflazione salariale è stabile al 2.9%.

A conferma che il rallentamento e i timori circa la frenata dell’economia globale frenano la fiducia delle aziende il Financial Times riporta che fusioni e acquisizioni a livello globale sono in calo dell’11% rispetto a un anno fa e sono ai minimi dal 2017.

A pesare sul sentiment cupo dei mercati è stata anche la notizia relativa alla decisione del WTO in merito alla contesa Boeing-Airbus relativa agli aiuti di stato: ha deciso che gli Stati Uniti possono imporre 7.5 miliardi di dollari di dazi contro i prodotti europei. I prodotti colpiti sarebbero aerei e componentistica prodotta in Europa e una serie di prodotti alimentari e beni di lusso. La preoccupazione è che, come ipotizzavamo già tempo fa, la guerra commerciale possa allargarsi anche all’Europa.

Nel frattempo in Italia il Consiglio dei Ministri ha approvato il NADEF (nota di aggiornamento del documento di economia e finanza): il rapporto deficit/pil tendenziale per il 2020 è stimato all’1.4%, da precedente 2.1%, grazie a maggiori entrate fiscali per lotta all’evasione, risparmi su reddito di cittadinanza, quota 100 e minore spesa per interessi.
La manovra vale circa 30 miliardi, di cui 23 servono per evitare l’aumento dell’IVA, totalmente per il 2020 e parzialmente per gli anni 2021-2022, e circa 3 servono per finanziare il taglio del cuneo fiscale.

La crescita del Pil, a politiche invariate, per il 2019 arriverebbe a +0.1% e per il 2020 a +0.6%, mentre, tenendo conto delle misure decise, si arriva a +0.2% per il 2019 e +0.8% per il 2020. Vedremo se la manovra incontrerà i favori di Bruxelles.

Nel NADEF si accenna anche alla possibilità di emettere appositi strumenti per finanziare il Green New Deal: si tratterebbe dei c.d. BTP green utilizzati per raccogliere risorse da destinare al settore delle rinnovabili, economia circolare, prevenzione rischio geologico, mobilità elettrica. L’obiettivo è anche di scorporare dai bilanci degli Stati gli investimenti per la sostenibilità ambientale.

Sul mercato obbligazionario italiano è curioso che un BTP decennale legato all’inflazione europea, emesso in settimana, abbia riscosso un successo impensabile fino a poco tempo fa: a fronte di 4 miliardi di offerta la domanda degli investitori è stata pari a 22 miliardi. La giustificazione può risiedere nel fatto che prodotti che proteggono dall’inflazione sono diventati rari e quindi i gestori, che devono necessariamente averli in portafoglio, si accalchino sulle poche offerte disponibili.

Sul fronte Brexit il piano del premier Johnson è stato bocciato dall’Unione Europea, che ha concesso una settimana per riproporre una soluzione migliore per il confine con l’Irlanda. Era stata proposta la rimozione del back-stop e la creazione di una zona regolamentare comune nel territorio irlandese, al fine di evitare che le uniche due opzioni siano un’estensione o una no-deal brexit.

A inizio settimana abbiamo assistito ad un generale rialzo dei rendimenti governativi, che sembra avere avuto origine in Giappone a causa di due notizie: 1) la BOJ ha comunicato l’intenzione di ridurre gli acquisti di JGB, titoli di stato giapponesi, con scadenza superiore ai 2 anni, mentre per quelli nel range 25-40 anni potrebbero addirittura essere azzerati gli acquisti; 2) Il GPIF, ovvero fondo pensione dei dipendenti pubblici con 1500 miliardi di dollari, sarebbe in procinto di classificare gli investimenti in bond stranieri a cambio coperto equivalenti a quelli domestici; in questo modo aggirerebbe il limite tecnico del 19% sul totale di portafoglio attualmente imposto dal mandato. La conseguenza di tutto ciò è un generalizzato rialzo dei rendimenti con irripidimento della curva, limitato però alla prima parte della settimana, dopodiché sono prevalsi i timori sulla crescita e i rendimenti sono tornati ai livelli iniziali.

Source: Bloomberg

QUESTA SETTIMANA

In Germania è stato pubblicato il dato sugli ordinativi alle imprese: -6.7%, precedente -5%, atteso -6.4%. Siamo al quindicesimo mese consecutivo di contrazione.

Martedì riapre il mercato locale cinese e vedremo la reazione ad un miglioramento dell’attività economica.

In UK il Parlamento verrà sospeso, come di consueto, nella settimana precedente al discorso della regina previsto per il 14 ottobre. A causa della questione Brexit la pausa non era mai stata fatta negli ultimi due anni, ma questa volta, non senza polemiche, Johnson ha chiesto la sospensione dei lavori e l’inizio di una nuova sessione il 14 ottobre.

Mercoledì verranno pubblicate le minute del FOMC del 17/18 settembre durante il quale si è deciso di tagliare i tassi di 25 bps, con 3 membri contrari.

Giovedì partono le negoziazioni a Washington tra il Vice-Premier cinese Liu He e la controparte americana, il giorno prima dell’aumento di altre tariffe sulle importazioni cinesi. Abbiamo da un lato Trump che dichiara che “un accordo è più vicino di quanto si pensi” e dall’altro la Cina che dichiara che non accetterà diktat sulla politica industriale e i sussidi governativi alle imprese.

Importante la pubblicazione dell’inflazione americana, CPI attesa 2.4% anno/anno.

Analisi dei mercati del 10.09.2019

Settimana positiva per i mercati azionari, con l’Italia nuovamente sugli scudi. L’indice FtseMib ha segnato un +2.93%, grazie all’ulteriore restringimento dello spread e alla compressione dei rendimenti governativi, in controtendenza rispetto ai mercati obbligazionari globali.

Il nostro paese beneficia sia della minore incertezza politica, dopo il giuramento del Governo giallo-rosso davanti al Presidente della Repubblica, sia della “relativa” maggiore attrattività dei rendimenti. A differenza degli altri titoli governativi dell’area euro, quelli italiani sono positivi oltre la scadenza dei 5 anni e sono inferiori solo a quelli della Grecia.

L’agenzia di rating Moody’s, come attese, ha lasciato rating e outlook sull’Italia invariati a Baa3 e stabile, ritenendo che la legge di bilancio 2020 sarà determinante per l’evoluzione del merito creditizio italiano.

BTP a parte, abbiamo assistito ad un generale e leggero incremento dei rendimenti obbligazionari governativi e ad una “rotazione” verso l’azionario. Ciò conferma il forte sbilanciamento dei portafogli globali, tendenzialmente sotto-pesati sull’azionario a vantaggio delle obbligazioni.

Gran parte delle buone notizie della settimana sono arrivate dalla Cina:

1) vista l’incertezza circa i negoziati con gli Stati Uniti, la Cina ha dichiarato che avrebbe dato supporto all’economia attraverso accurati tagli dei coefficienti di riserva obbligatoria, RRR. Venerdì mattina, tenendo fede all’annuncio, è avvenuto il taglio dell’RRR di 0.5%, e per alcune banche di 1%, in modo da rilasciare all’economia circa 900 miliardi di yuan in liquidità;

2) il PMI servizi è cresciuto al ritmo più rapido in tre mesi, da 51.6 a 52.1, consentendo al composite di raggiungere 51.6, da 50.9;

3) ad Hong Kong la governatrice Lam ha dichiarato che la legge sull’estradizione per reati da Hong Kong alla Cina verrà definitivamente annullata;

4) ad ottobre sembra possibile un nuovo incontro Cina-USA.

Il mix dei fattori sopra elencati ha dato slancio ai mercati locali e in generale all’azionario globale.

Sul fronte macro, negli Stati Uniti, la pubblicazione dell’indice ISM manifatturiero ha deluso le aspettative a causa della componente ordinativi. L’indice è passato per la prima volta dal 2016 sotto la soglia dei 50. Poiché il settore manifatturiero conta per il 15% dell’economia, l’attenzione dei mercati era rivolta soprattutto alla pubblicazione dell’ISM servizi che invece ha battuto le aspettative.

Venerdì i dati sul mercato del lavoro hanno confermato un tasso di disoccupazione stabile a 3.7%, livello minimo dagli anni ’60, così come stabile è risultata la crescita dei salari orari +3.2%.

Il mix dei dati conferma il buono stato di salute dell’economia americana e il mercato è andato, quindi, a prezzare per il meeting della Fed del 18 settembre un taglio dei tassi pari a 0.25%, e non più 0.50%.

In Europa si assiste ancora ad una debolezza dai dati tedeschi: la produzione industriale per il mese di luglio delude le attese e rafforza l’idea di una possibile recessione tecnica per la Germania. I dati PMI servizi per l’Eurozona, invece, sono in leggero miglioramento e hanno consentito all’aggregato composite di salire leggermente a 51.9.

In UK il primo ministro Boris Johnson, con il passaggio di un membro dei Tories ai Libdem, perde la maggioranza alla camera dei comuni e si è visto costretto ad annunciare la richiesta di nuove elezioni. Intanto, in Parlamento si cerca di approvare un provvedimento che costringa il governo a chiedere alle UE il rinvio della Brexit fino al 31 gennaio in assenza di un accordo. La sterlina ha beneficiato dell’ipotesi di rinvio dell’uscita dall’Unione Europea.

In Argentina, per fare fronte alla fuga di riserve valutarie, sono stati introdotti controlli sui capitali.

La Banca Centrale australiana, come atteso, ha lasciato i tassi invariati all’1% dopo i tagli di giugno e luglio.

Il clima di maggiore tranquillità sui mercati ha fatto scendere gli indicatori di volatilità azionari e obbligazionari così come lo yen giapponese.

QUESTA SETTIMANA

L’evento principale della settimana è indubbiamente la riunione della BCE prevista per giovedì 12: per indirizzare le aspettative, fonti anonime della BCE hanno dichiarato che la tendenza è verso un ulteriore taglio dei tassi, con il tasso sui depositi da -0.4% a -0.5%, tiering dei depositi (per non penalizzare eccessivamente le banche), rafforzamento della forward guidance e, magari, un nuovo QE.

Ad Abu Dhabi si riunisce l’OPEC+ per discutere, anche, dell’aumento dell’output di agosto, nonostante la decisione di tagliare la produzione da parte dei paesi membri.

Martedì 10 Apple comunicherà il lancio dei nuovi prodotti.

Venerdì 13 in US verranno pubblicati i dati sulle vendite al dettaglio per il mese di agosto importanti per valutare lo stato della domanda per consumi.

Analisi dei mercati del 9.07.2019

La settimana appena trascorsa è stata complessivamente positiva per i mercati finanziari: le distensioni, almeno temporanee, sul fronte commerciale hanno consentito agli indici azionari di proseguire nel trend rialzista in atto da giugno, mentre i mercati obbligazionari hanno continuato a beneficiare delle aspettative favorevoli circa l’atteggiamento accomodante delle banche centrali che ha portato un ulteriore generale ribasso dei rendimenti.

I dai sui PMI usciti in settimana, danno un quadro di generale debolezza. Il dato aggregato globale sul PMI manifatturiero è passato sotto la soglia del 50, quindi in contrazione per la prima volta dal 2016, 49.4 a Giugno rispetto a 50.1 a Maggio. La causa principale è da ricercarsi nella trade-war e nell’impatto che sta avendo sulla crescita globale. C’è da considerare, però, che i dati sono stati raccolti prima del G20 di Davos.

In Europa questa debolezza, unitamente alla convinzione diffusa che una procedura di infrazione per debito contro l’Italia non sarebbe stata avviata, ha portato ad un generale e forte calo dei rendimenti governativi durante la settimana.

Facciamo notare che la Svizzera ha ormai tutta la curva in territorio negativo e il bond a 30 anni, in settimana, è arrivato a toccare -0.10% di rendimento.

L’Italia spicca per l’ottima performance del BTP: sono tornati, in termini di rendimento, intorno ai livelli precedenti alle elezioni del 2018. Secondo le stime di Intesa SanPaolo, un calo permanente di 100 bps dei rendimenti su tutte le scadenze, consentirebbe all’Italia di risparmiare 2 miliardi sul primo anno e 4.9 miliardi sul secondo anno, facilitando le emissioni di circa 180 miliardi di BTP e BOT entro la fine dell’anno.

Finalmente in Europa si è arrivati alla nomina dei vertici delle istituzioni comunitarie: la tedesca Ursula von der Leyen diventerà il nuovo presidente della Commissione Europea mentre la francese Christine Lagarde, dal Fondo Monetario Internazionale, si sposterà alla BCE. Per il Consiglio Europeo è stato nominato il belga Charles Michel mentre al Parlamento Europeo l’italiano David Sassoli.

Christine Lagarde è percepita dal mercato come “colomba” al contrario del tedesco Weidmann ritenuto decisamente un “falco”, avendo spesso criticato la posizione troppo accomodante di Mario Draghi.

Dopo la tregua con la Cina, almeno temporanea, Trump ha spostato il mirino ed è tornato a puntare il dito contro l’Europa. Il tema principale e la disparità di trattamento tra Boeing e Airbus. Secondo Radiocor, alcuni prodotti verranno assoggettati ai dazi: si tratta di formaggi, caffè, whiskey, tubi in ghisa.

L’Opec+, come atteso, estende di 9 mesi la limitazione della produzione di petrolio.

La Banca Centrale Australiana ha tagliato il tasso di riferimento della politica monetaria di 25 bps all’1%, livello in assoluto più basso nella storia. Anche in questo caso l’inflazione debole permette alla Reserve Bank of Australia di aggiustare la propria politica monetaria in base alle esigenze dell’economia per cercare di supportarne una crescita sostenibile.

A Dalian, nel nord-est della Cina, si è tenuto, dall’1 al 3 di luglio l’Annual Meeting del World Economic Forum, detto anche Summer Davos Forum. È stato interessante il discorso del premier cinese Li Keqiang, che ha confermato il target di crescita al 6-6.5% per questo anno. La politica monetaria, attraverso taglio dei coefficienti di riserva obbligatoria, e quella fiscale, attraverso taglio di tasse, supporteranno la crescita delle piccole imprese. Si sta cercando di evitare di ricorrere a stimoli massicci che gonfierebbero troppo il credito e creerebbero bolle. Si ribadisce l’impegno di aprire il settore finanziario agli investimenti stranieri e si esclude di ricorrere alla svalutazione del renmimbi come strumento di competizione.

Negli Stati Uniti i dati sul mercato del lavoro sono decisamente forti se si guarda al numero di nuovi occupati. Il tasso di disoccupazione sale leggermente, da 3.6% a 3.7% ma rimane a livelli storicamente molto bassi. Il dato sui salari registra un incremento di 3.1% come il mese precedente.

QUESTA SETTIMANA

Negli Stati Uniti inizia la reporting season e sarà importante per due motivi: valutare l’impatto della trade war e vedere la reazione del mercato allo stop dei buy-back. Il consenso di mercato è per un calo dell’EPS pari all’1% anno su anno. Dovesse verificarsi questa previsione, si tratterebbe del primo calo di EPS anno su anno dal 2016. Vale la pena ricordare che il consenso si attendeva un calo anche nel primo trimestre del 2019, atteso -2%, ma il risultato definitivo è stata una crescita del 2% grazie soprattutto all’effetto fiscale.

Giovedì 11 luglio avremo la testimonianza semestrale in Senato del Governatore della Fed Powell, sempre importante per trarre indicazioni sulle intenzioni della Banca Centrale.

Venerdì 12 luglio ci sarà la prima revisione del rating per l’Italia da parte dell’agenzia DBRS, che a gennaio aveva confermato il rating a BBB.

Analisi dei mercati 18.06.2019

Dopo la débacle dei mercati di maggio, il mese di giugno è iniziato con il segno positivo, con un complessivo recupero dei livelli di fine aprile. Ancora una volta, determinante è stato l’intervento delle banche centrali che hanno assicurato liquidità al mercato.

La Banca Centrale Europea, riunitasi mercoledì 5 giugno, ha fornito nuove importanti indicazioni. In primis, ha abbassato le stime di crescita dell’Eurozona per il triennio 2019-2021 e ha lascito invariate le stime di inflazione all’1.6%. Si è parlato della possibilità di fare ripartire il QE, escludendo in questo modo qualunque aumento dei tassi. È stato annunciato anche il tanto atteso piano di rifinanziamento TLTRO III, che sarà condotto con frequenza trimestrale da settembre 2019 a marzo 2021.

Il Country Report sull’Italia della Commissione Europea, pubblicato mercoledì 5 giugno, contiene un Alert, in riferimento al crescente debito pubblico che rischia di provocare un effetto “snowball”. Ricordiamo che il Fiscal Compact fissa il rapporto debito/pil al 60% e quello italiano si è attestato al 131.4% nel 2017, 132.2% nel 2018 e per il 2019 e 2020 si attesterà, molto probabilmente, rispettivamente al 133.7% e 135.2%.

Source: Bloomberg

La Commissione ha pertanto raccomandato al Comitato Economico e Finanziario, che riunisce i direttori generali dei ministeri delle finanze dei singoli governi europei, di avviare la procedura di infrazione sul debito (non ha avviato la procedura ma solo raccomandato). Dopo una serie di passaggi, l’EcoFin prenderà una decisione finale intorno all’8 luglio. A questo punto il Consiglio Europeo valuterà se dare il via libero definitivo. Fra i punti contestati all’Italia, vi è una spesa per interessi sul debito pari alla spesa per l’istruzione e, inoltre, si consiglia l’adozione di misure volte a ridurre il cuneo fiscale. Il governo italiano ha prontamente risposto dicendo che farà di tutto per evitare la procedura di infrazione.

Gli indicatori di crescita PMI manifatturieri dell’Area Euro sono contrastanti tra loro. L’indice di fiducia della manifattura italiana, pur essendo inferiore a 50, supera le attese attestandosi a 49.7 rispetto alle previsioni di 48.6. Delude invece il dato spagnolo, che si attesta al 50.1 rispetto alla previsione di 51.3, mentre quello tedesco rimane fermo a 44.3.

Il presidente della Fed Powell ha dichiarato che verranno monitorati attentamente i negoziati commerciali e, in caso di necessità, la Banca Centrale valuterà anche il taglio dei tassi come misura per sostenere il ritmo di espansione economica al 2%. Il messaggio è stato interpretato dai mercati non come un segnale di preoccupazione sull’evoluzione del contesto macro, quanto come la volontà di preservare la crescita economica. L’effetto immediato è stato il miglioramento dei corsi azionari.

Negli Stati Uniti delude il dato ISM manifatturiero, indice che potremmo paragonare ai PMI manifatturieri europei, che si attesta a 52.1 rispetto a 53. Le vendite di auto per il mese di maggio sono risultate in ripresa e superiori alle attese.

l Nasdaq ha sofferto i primissimi giorni del mese per i rumours sulle verifiche dell’antitrust nei confronti di Alphabet, Facebook e Amazon.

L’accordo fra Stati Uniti e Messico è stato ben visto dal mercato. Un’escalation delle tensioni sarebbe stata grave, in quanto la leva commerciale aveva uno scopo non commerciale, ovvero un freno all’immigrazione. Ciò avrebbe creato un precedente pericoloso.

Gli attacchi di Trump sono rivolti anche all’Europa: il presidente americano esprime un giudizio negativo sulla costruzione del gasdotto fra Russia e Germania, il Nord Stream 2, volendo evitare la dipendenza dell’Europa dalla Russia. Inoltre, dichiara che l’Euro è sottovalutato rispetto al dollaro.

Invariato il dato PMI cinese che riesce a mantenersi di poco sopra la soglia del 50.

Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le stime di crescita per la Cina sia per il 2019, da 6.2% a 6.1%, che per il 2020, da 6.1% a 6%, a causa delle tensioni commerciali. La Cina ha risposto che proseguirà gli interventi a supporto dell’economia, come ad esempio, l’autorizzazione a fare investimenti infrastrutturali locali e la facilitare le regole di finanziamento dei progetti.

A conferma del fatto che le banche centrali mantengono un atteggiamento molto accomodante, il 4 giugno, dopo l’ultimo taglio del 2016, quella australiana ha tagliato il tasso di riferimento di 25 bps , portandolo all’1.25%. In questo modo ha reagito ad un evidente rallentamento della domanda globale, pur non descrivendo un pessimo outlook. Il 6 giugno ha tagliato i tassi anche la Banca Centrale Indiana di 25 bps, portando il Repo Rate al 5.75%, ovvero i livelli del 2010 e, in coda, quella russa ha tagliato il tasso di riferimento per la prima volta da marzo 2018, portandolo al 7.50%.

In UK è iniziato il processo di votazione interno che porterà alla nomina del nuovo premier il 22 luglio. Il favorito rimane Boris Johnson che, in settimana, si è espresso sul tema Brexit confermando l’obiettivo del Paese di uscire dall’Unione Europea entro il 31 ottobre con un accordo.

Il petrolio è stato abbastanza volatile in questo periodo, dopo essere sceso di circa 10 dollari per effetto dei timori che la domanda potesse essere più debole a causa delle tensioni commerciali, è rimbalzato per il riacutizzarsi dei rischi geopolitici. Il 25 giugno si terrà il vertice OPEC e potranno essere prese decisioni su eventuali tagli alla produzione. Un eventuale rimbalzo del petrolio avrebbe effetto sui dati di inflazione.

Source: Bloomberg

QUESTA SETTIMANA

Gli eventi principali seguiti dai mercati in questo periodo riguardano le riunioni delle banche centrali per cercare di capire l’orientamento di politica monetaria.

Mercoledì 19 si riunirà la Fed. Le attese sono per tassi fermi agli attuali livelli, nella banda 2.25%-2.50%. Il mercato dei futures sui Fed Funds attribuisce una probabilità del 20% ad un taglio di 25bps. Le maggiori probabilità di taglio dei tassi, superiori al 80%, sono attese per il meeting di fine luglio.

Giovedì 20 si riuniranno anche Bank of England e Bank of Japan. La prima non dovrebbe muovere i tassi dall’attuale 0,75%, così anche la seconda con il mantenimento del tasso di riferimento negativo di 0.10% e obiettivo sul rendimento dei Japan Govenment Bond a zero.

In Europa verrà seguita con attenzione la pubblicazione dei dati relativi ai PMI preliminari di giugno e dell’inflazione. In un’intervista pubblicata nel week-end sul Corriere della Sera, il vice-presidente della BCE De Guindos ha nuovamente sottolineato i rischi al ribasso sia in termini di attività reale che di inflazione. Le aspettative del mercato circa l’inflazione futura in area euro, misurate dall’Inflation Swap Forward 5-year/5-year, è ai minimi assoluti avendo raggiunto il livello di 1.1275%.

L’Italia in settimana è chiamata a presentare alla Commissione Europea nuove misure di bilancio per rimettere in ordine le sue finanze.