Analisi dei mercati del 19.04.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

Settimana positiva per i listini azionari (MSCI World +1.38%), con una sovraperformance dell’area europea (Eurostoxx 50 +1.82%) rispetto a quella americana (S&P500 +1.23%, Nasdaq 100 +0.83%, e Dow Jones +0.76%). Nel comparto obbligazionario, si è assistito ad un rialzo dei rendimenti governativi nell’area euro, che, vista la sostanziale stabilità della componente corporate, ha fatto registrare un restringimento degli spread. Buona performance del petrolio che, grazie alle migliorate prospettive sulla domanda e al dato sulle riserve americane, ha messo a segno un +6.40% negli ultimi cinque giorni.

Nella giornata di martedì 13 aprile, negli Stati Uniti, è stato pubblicato l’atteso dato sull’inflazione per il mese di marzo. L’indice dei prezzi ai consumatori americani è cresciuto del 2.6% anno su anno, portandosi quindi sopra il target della banca centrale del 2%. L’incremento dei prezzi è legato a doppio filo con la situazione pandemica: da un lato le graduali riaperture dell’ultimo periodo hanno provocato una risalita dei prezzi dei servizi legati ai viaggi e di beni quali la benzina, dall’altro lato, diversi analisti evidenziano come il dato annuale sia influenzato anche dal brusco calo dell’indice dei prezzi nel marzo 2020, quando lo scoppio della crisi sanitaria globale ha costretto anche il governo degli Stati Uniti a chiudere la maggior parte delle attività.

Sul fronte pandemico, la settimana scorsa si è aggiunto un nuovo capitolo quando Johnson&Johnson ha visto sospendere l’uso del proprio vaccino da parte della FDA, l’autorità americana per il farmaco, a causa di complicanze in alcuni pazienti. La società americana ha deciso quindi di sospendere in via precauzionale l’utilizzo del proprio siero anche sul territorio europeo in attesa di effettuare le dovute verifiche per confermarne la sicurezza.

Il governo danese ha deciso di escludere il siero di Astrazeneca dal programma di vaccinazione contro COVID-19. La Danimarca era stato il primo paese a sospendere il vaccino inglese, dopo i primi casi di complicanze nei pazienti immunizzati, e non aveva ancora ripreso il suo utilizzo, nonostante le rassicurazioni dalle autorità sanitarie, sia locali che internazionali.

Il governo italiano prevede di emettere €45 miliardi di debito aggiuntivo nel 2021 al fine di sostenere le misure economiche adottate durante il lockdown. In aggiunta, il governo Draghi potrebbe proporre al Parlamento ulteriori €5 miliardi per creare un fondo per gli investimenti, che potrebbe successivamente crescere fino a 30 miliardi di euro.

Sul fronte dei dati macroeconomici, si segnala che:

Martedì 13 aprile è stato pubblicato l’indice ZEW sulla fiducia degli investitori tedeschi. Durante il sondaggio di aprile, gli investitori tedeschi hanno fatto registrare un deterioramento delle loro aspettative per il futuro, facendo passare l’indice da 76.6 a 70.7, mentre le attese erano per un ulteriore miglioramento a 79.0. L’improvviso pessimismo che si evince dalla ricerca è dovuto alle perduranti restrizioni nel paese, che allontanano la ripresa della normale attività economica.

Venerdì 16 è stato pubblicato, in Cina, il dato sulla crescita del PIL. Nel primo trimestre 2021 l’economia del gigante asiatico è cresciuta del 18.3% rispetto al primo trimestre 2020: si tratta del dato più alto mai pubblicato, che però è influenzato dalle chiusure imposte dal governo nel periodo gennaio-marzo 2020 che avevano depresso l’attività economica. Proprio per questo molti analisti si sono concentrati maggiormente sul dato QoQ, che ha evidenziato un rallentamento da +3.2% nell’ultimo periodo 2020 a +0.6% nel trimestre appena conclusosi; la causa principale è stata riscontrata nell’aumento dei contagi che ha impedito un regolare svolgimento del Capodanno Lunare.

La reazione degli investitori alla pubblicazione del PIL cinese è stata composta perché, nonostante il dato record, i funzionari di Pechino hanno segnalato che prevedono di ridurre gradualmente il supporto fiscale e monetario, per evitare che l’economia si “surriscaldi”: la banca centrale cinese ha già comunicato alle banche commerciali del paese di iniziare i prestiti erogati, mentre diverse agenzie governative stanno intensificando i controlli sul settore immobiliare, cresciuto al tasso più elevato da sette mesi.

Tra gli altri eventi degni di nota:

Come anticipato lo scorso commento è cominciata la reporting season per il primo trimestre 2021. Ad aprire le danze è stata JP Morgan, seguita da vicino dagli annunci di Wells Fargo, Goldman Sachs, Citigroup, Bank of America, e Morgan Stanley. Tutte le banche citate hanno riportato utili sopra le attese, ben supportati dall’attività di trading e dalla riduzione delle riserve poste a garanzia di crediti inesigibili, grazie alle migliorate prospettive economiche. L’elemento negativo è stato, invece, rappresentato dal dato sull’erogazione di mutui e prestiti, calato per le banche tradizionali; proprio quest’ultimo dato è stato particolarmente osservato dagli investitori che infatti hanno penalizzato banche come JP Morgan, Bank of America e Citigroup.

Tra le altre società che hanno presentato la propria attività trimestrale durante questa settimana c’è stata Pepsi, che ha annunciato vendite migliori delle aspettative, supportate dai consumi casalinghi legati al distanziamento sociale. Il CEO Laguarta ha dichiarato che la società sta già riscontrando una domanda in crescita da parte delle attività di ristorazione, segno di un progressivo ritorno alla normalità, ma si attende comunque che i consumi legati allo “stay-at-home” rimarranno costanti anche in futuro.

Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, la più grande società produttrice di microchip al mondo, ha riportato utili in crescita del 19.4%, rispetto al primo trimestre 2020. La società ha annunciato che la riduzione dell’offerta di semiconduttori a livello globale potrebbe durare anche nel 2022, portando ad un aumento dei prezzi derivante da una domanda di microchip in ripresa. Proprio per poter far fronte a questa aumentata domanda, mantenendo prezzi ragionevoli, la società taiwanese ha deciso di investire $100 miliardi nei prossimi tre anni per aprire nuovi stabilimenti produttivi.

L’amministrazione Biden ha deciso di sanzionare diverse società russe per interferenze durante le ultime elezioni presidenziali e per spionaggio. Al fine di rafforzare le sanzioni, il Dipartimento di Stato americano ha anche annunciato che le banche americane non potranno partecipare all’acquisto di nuove emissioni di debito della Russia e di diverse organizzazioni statali come la Banca Centrale russa e il Ministero delle Finanze di Mosca.

La Consob ha dato il via libera all’acquisto di Borsa Italiana da parte della francese Euronext. L’operazione porterà alla nascita della più grande piazza borsistica continentale, che gestirà un quarto degli scambi azionari in Europa e le contrattazioni di 28 società presenti nell’indice Eurostoxx 50.

Air France-KLM ha iniziato un aumento di capitale che dovrebbe raccogliere €988 milioni, con la possibilità di aumentare la size a 1.1 miliardi. Il governo francese e China Eastern Airlines, che ha una partnership con la compagnia francese, si sono impegnati a sottoscrivere €778 milioni; dall’altra parte invece, il governo olandese, entrato nell’azionariato con la fusione tra Air France e KLM, ha deciso di non partecipare all’operazione. L’aumento di capitale si è rivelato necessario in quanto il blocco dei voli per la maggior parte del 2020 ha comportato una seria crisi per l’aviolinea d’oltralpe.

L’Egitto ha deciso di porre sotto sequestro la portacontainer Ever Given, responsabile del blocco del Canale di Suez che ha comportato lo stallo di gran parte del traffico diretto verso l’Asia, in attesa di ricevere il pagamento di $900 milioni per i danni causati dall’incaglio e per pagare le successive operazioni di rimozione della nave.

La nuova ondata pandemica potrebbe causare anche la cancellazione definitiva delle Olimpiadi da parte del Giappone. Il governo del paese del Sol Levante sta infatti valutando la rinuncia ad ospitare l’evento sportivo più importante al mondo perché il recente aumento di casi, considerato particolarmente grave ad Osaka, sta mettendo in seria difficoltà il sistema sanitario giapponese.

QUESTA SETTIMANA

La notizia della sospensione del vaccino Johnson&Johnson è stata sicuramente un brutto colpo per le campagne vaccinali, in particolare per quelle europee che puntavano sulla facilità di conservazione delle dosi e sulla singola somministrazione per imprimere l’accelerazione auspicata da più parti e far permettere l’eliminazione delle restrizioni nel Vecchio Continente così come fatto in altri paesi in giro per il mondo.

L’evento più importante della settimana è sicuramente rappresentato dalla riunione del direttivo BCE e dalle decisioni riguardanti la politica monetaria dell’area euro. Le attese degli investitori sono per il mantenimento dell’attuale orientamento di sostegno, e l’attenzione si focalizzerà maggiormente sulle parole della presidente Christine Lagarde circa lo stato di salute dell’economia europea e su possibili dettagli sul futuro della politica dell’istituto di Francoforte.

Continua il periodo di presentazione delle trimestrali: questa settimana toccherà a American Express, Netflix, IBM, Intel, Verizon, Nextera, Daimler, Kia, Volvo, Dow. Nel comparto bancario sarà la volta di Credit Suisse, da cui ci si attendono dettagli riguardanti l’ammontare delle perdite legate ai recenti fallimenti di Archegos e Greensill.

Coca-Cola ha comunicato vendite migliori delle attese. La buona performance della società con sede ad Atlanta evidenzia il grado di ritorno alla normale vita economica e sociale di diversi paesi, come anche sottolineato dal CEO Quincey. Tra i potenziali problemi per il prossimo futuro vi sono i costi di materie prime quali l’alluminio, per produrre le lattine, e lo zucchero necessario per produrre le bevande; il CFO Murphy ha dichiarato che eventuali operazioni di copertura dei costi saranno decise su base locale dalle diverse realtà del gruppo. Infine, Coca-Cola ha anche annunciato che intende vendere parte delle proprie operazioni in Africa tramite la quotazione di Coca-Cola Beverages Africa.

CONSIDERAZIONI FINALI

You don’t want to remove either crutch, the fiscal and monetary, until the patient can actually walk fine…”

Il tanto temuto tasso d’inflazione oltre il 2% è arrivato, quanto meno negli Stati Uniti. La reazione dei mercati è stata per certi versi inaspettata, invece di allontanarsi dai titoli governativi americani, temendo un più rapido rialzo del tasso di riferimento, gli investitori hanno deciso di fidarsi, almeno per il momento, delle parole di Jerome Powell e non si è assistito ad un rialzo dei rendimenti governativi oltreoceano e la conseguente correzione del comparto growth.

Sul fronte del sostegno monetario, da più parti si è iniziato ad ipotizzare che il miglioramento delle condizioni economiche, derivante dalle campagne vaccinali, potrebbe portare la Banca Centrale Europea a terminare anticipatamente il programma di acquisti pandemico PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme). Come però dichiarato anche nelle più recenti occasioni, la Banca Centrale Europea, ed in particolare la sua presidente, non hanno nessuna intenzione di privare la nascente ripresa economica del sostegno monetario necessario a fare uscire il Vecchio Continente dalla crisi.

In questo senso, un significativo passo avanti nella definizione del Recovery Fund è stato fatto quando la Commissione Europea ha annunciato il programma di emissione di debito comune europeo atto a finanziare proprio il piano d’investimenti comunitario. La notizia è sicuramente un catalyst positivo per i paesi europei, che sembrano sempre più decisi a mettere da parte le vecchie ideologie in materia di spesa pubblica, per poter far ripartire l’economia dell’Unione Europea.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Nell’ultima settimana si è avuta una performance positiva per tutte le linee con componente azionaria. Le linee Aggressiva e Chronos continuano il loro “tira-e-molla” per la palma di linea con il rendimento migliore: entrambe hanno toccato i massimi da inizio anno e storici.

Grazie al buon andamento del settore small-cap, la linea PIR continua la sua performance positiva, portandosi a +9.28% da inizio anno.

Sostanzialmente invariata, invece, la performance delle linee obbligazionarie, complice l’andamento generale del comparto.

Frenata per la performance della SICAV SCM Stable Return, che complice l’andamento del cambio Euro/Dollaro ha perso il livello massimo di 109.02, chiudendo la settimana a 108.77, e mantenendo comunque ampiamente positiva da inizio anno.

Analisi dei mercati del 15.03.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

Settimana positiva sui mercati dove il comparto azionario ha fatto registrare +3.11% a livello aggregato (MSCI World), con il settore tecnologico che recupera più del mercato (+5.19% per l’indice Nasdaq 100, e +4.67% per l’indice MSCI World Information Technology). Nel mondo obbligazionario, in discesa i rendimenti governativi del Vecchio Continente, con l’area periferica che restringe gli spread con il rendimento tedesco.

Giovedì 11 la BCE ha comunicato le proprie decisioni di politica monetaria. Come si attendevano gli investitori, il tasso di rifinanziamento dell’Area Euro viene mantenuto a 0%, mentre quello di deposito presso la banca centrale viene mantenuto a -0.5%. Mentre l’ammontare totale di acquisti rimane invariato a €1.85 trilions, la BCE prevede che l’ammontare di acquisti mensili aumenti nei prossimi trimestri, in modo da mantenere le attuali condizioni di rifinanziamento.

Durante la consueta conferenza stampa, Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha dichiarato che il recente rialzo dei rendimenti può comportare un effetto di tightening involontario; questo sviluppo è stato determinante per la decisione di accelerare gli acquisti di titoli governativi. Nel suo discorso, la presidente della BCE ha affermato che l’istituto di Francoforte si attende una ripresa dell’inflazione nei prossimi mesi, la quale però non avrà un impatto di lungo periodo, e quindi non ha portato a rivedere le previsioni di inflazione futura (con le aspettative di inflazione invariate a 1.4% YoY per il 2023).

Eurostat ha pubblicato il dato sul PIL dell’Eurozona per il quarto trimestre 2020: l’economia dei 17 paesi a moneta unica si è contratta del 4.9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e dello 0.7% rispetto al terzo trimestre 2020, evidenziando, una volta di più, l’impatto che le restrizioni stanno avendo sull’attività economica. Nel dettaglio, i consumi privati e gli investimenti sono calati rispettivamente del 7.6% e dell’8.7%, evidenziando l’impatto negativo dovuto alle restrizioni ai movimenti e alle attività, mentre la spesa pubblica, in conseguenza agli aiuti governativi, è cresciuta del 2.5%.

Martedì 9 marzo è stato pubblicato il dato sulla produzione industriale italiana per il mese di gennaio 2021: il comparto ha fatto segnare un -2.4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (facendo comunque meglio delle attese di -4.1%), ma crescendo dell’1.0% rispetto a dicembre 2020. Mercoledì è stata la volta della produzione industriale francese, che, nel mese di gennaio ha subito un calo di 0.2% anno su anno, ma è cresciuta del 3.3% rispetto a dicembre 2020. Venerdì è toccato, infine, alla produzione industriale dell’Eurozona: per il mese di gennaio 2021 il dato ha segnato un +0.8% su base mensile e +0.1% rispetto al gennaio 2020. Il dato annuale, facendo registrare una leggera crescita, ha battuto le stime che prevedevano un calo di 1.9%, segnalando che il comparto manifatturiero del Vecchio Continente, seppur convivendo con le restrizioni governative, si trova in un momento positivo.

In settimana, l’OCSE ha rivisto al rialzo le proprie previsioni di crescita del PIL global per il 2021, ipotizzando un ritorno ai livelli pre-pandemici già per la metà dell’anno in corso, grazie alla maggior resilienza mostrata dalle diverse economie globali nell’ultima parte del 2020. Altri tasselli fondamentali che hanno portato alla decisione di rialzare le prospettive di crescita sono legati all’efficacia dei vaccini, e, soprattutto, alle decisioni di spesa pubblica dei vari governi in giro per il mondo, non da ultimo il recente pacchetto fiscale approvato dal senato americano.

Nel dettaglio, l’OCSE prevede che il PIL globale crescerà del 5.6% nel 2021 (rivedendo al rialzo le precedenti aspettative di +4.2%). Come detto, uno dei traini principali, secondo l’organizzazione con sede a Parigi, sarà rappresentato dall’ingente pacchetto fiscale statunitense, il quale, oltre a portare ad un rialzo delle aspettative pe la crescita economica americana a +6.5% (raddoppiando le precedenti attese di +3.2%), creerà un impatto positivo per l’attività economica globale stimato in circa un punto percentuale.

Per quanto riguarda l’area asiatica, in Cina, durante la conferenza che ha concluso la riunione del National People’s Congress, il primo ministro Li Keqiang ha dichiarato che gli obiettivi principali per il 2021 saranno quello di una crescita economica stabile e la creazione di nuovi posti di lavoro. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il premier ha poi ribadito che il target fissato del 6% di crescita del PIL per l’anno in corso non è un ridimensionamento delle aspettative, ma permette di evitare una forte variazione della crescita del PIL anno dopo anno, che inficerebbe sull’affidabilità delle autorità economiche cinesi.

L’area statunitense continua a fornire dati incoraggianti, in particolare, il dato di giovedì sulle richieste iniziali di sussidio di disoccupazione US è calato più delle aspettative ed ha raggiunto il valore più basso da novembre 2020. La diminuzione è ricollegabile alle graduali riaperture dell’attività in diversi stati (tra i più recenti Texas, Mississippi e Wyoming) con il progredire della campagna di vaccinazione.

Sempre nello stesso giorno, nella notte europea, a Washington, la Camera dei Rappresentanti statunitense ha approvato definitivamente il pacchetto di stimolo fiscale da $1.9 trilions. Il disegno di legge chiamato American Rescue Plan è passato con 220 voti favorevoli, tutti del partito democratico, contro i 211 contrari di un compatto partito repubblicano.

Continua a tenere banco il tema del ritorno dell’inflazione e le preoccupazioni riguardanti possibili scelte di rialzo dei tassi di riferimento da parte delle banche centrali.

Su questo fronte, mercoledì 10 è stato pubblicato il dato CPI US per il mese di febbraio: l’indice generale è cresciuto del 0.4% rispetto a gennaio 2021 (confermando le attese), ma, considerando il sottoindice che esclude le componenti più volatili come prezzi dell’energia e degli alimentari, esso è cresciuto dello 0.1% (sotto le attese di +0.2%). La stessa dinamica si è avuta anche nella variazione rispetto al febbraio 2020, l’indice generale è cresciuto dell’1.7%, mentre il sottoindice CPI ex Food ed Energy è cresciuto dell’1.3%, anche in questo caso sotto le attese di +1.4%.

Il successivo dato dell’Indice dei Prezzi ai Produttori (PPI), però, ha fatto segnare una crescita di +2.8% rispetto a febbraio 2020. Anche l’indice “core”, epurato dalle categorie volatili (energetici e alimentari), ha fatto registrare un aumento del +2.5% rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Nel commento alla pubblicazione, diverse imprese hanno evidenziato come siano riuscite a trasferire l’aumento dei prezzi da loro pagati ai consumatori finali. Il dato, uscito venerdì 12, ha riacceso il dibattito sulla possibilità che tale dinamica sia di breve durata oppure, una volta assimilata dall’indice dei prezzi al consumo, diventi strutturale portando a modifiche dell’attuale orientamento monetario.

Nel mese di gennaio la produzione mineraria del Sud Africa, uno dei principali esportatori di materie prime al mondo, ha fatto registrare un calo di 6.2% (contro attese di -3.0%) rispetto allo stesso mese 2020, ma il dato è in crescita del 4.5% (meglio delle attese di +0.4%) se comparato con quello di dicembre 2020. Come segnalato anche nello scorso commento, l’aumento della domanda di materie prime, ma il non parallelo aumento dell’offerta/produzione, ha comportato un aumento del loro prezzo, favorendo il recente rialzo delle aspettative di inflazione.

Tra gli altri eventi rilevanti accaduti nella scorsa settimana, le società Tencent Holding e Baidu sono state multate dalle autorità finanziarie cinesi per accordi e acquisizioni di anni passati. Molti considerano le recenti sanzioni, iniziate nell’autunno scorso con Alibaba e la sua controllata Ant Group, come il tentativo delle autorità politiche di ridurre l’influenza delle società tecnologiche locali che negli ultimi anni hanno assunto un ruolo sempre più dominante.

QUESTA SETTIMANA

L’evoluzione della pandemia è un tema sempre presente nelle riflessioni degli investitori: da segnalare su tale fronte che se da un lato l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha approvato l’utilizzo del vaccino Johnson&Johnson, dall’altro, diversi governi hanno deciso di sospendere la somministrazione del vaccino Astrazeneca per ragioni di sicurezza.

La stessa Astrazeneca ha dichiarato che durante il primo trimestre 2021 non riuscirà a consegnare il numero di vaccini concordato con la Commissione Europea, ma si è impegnata a sopperire a tale riduzione durante il secondo trimestre. Alla richiesta di spiegazioni da parte delle autorità europee, l’azienda inglese ha risposto che il blocco delle esportazioni imposto da diversi paesi extra-UE ha comportato una riduzione delle dosi disponibili per il blocco unico.

Per quanto riguarda il nostro paese, in considerazione dell’aggravarsi dei dati sui contagi, il governo ha deciso di procedere ad un inasprimento delle restrizioni per la maggior parte delle regioni: metà della penisola è diventata “zona rossa”, con la maggior parte delle attività economiche chiuse, mentre l’altra metà si troverà in “zona arancione”, quindi con severe restrizioni; fa eccezione la Sardegna che rimane “zona bianca”, dove la maggior parte delle restrizioni sono sospese.

Gli occhi degli investitori rimangono sicuramente rivolti alla riunione della Federal Reserve di mercoledì 17, nella quale verranno comunicate le decisioni di politica monetaria. Il mercato non si attende una modifica immediata al sostegno della banca centrale, ma guarderà con attenzione le previsioni di crescita economica, e, soprattutto, soppeserà le parole e i toni che utilizzerà il governatore Powell parlando della tematica dell’inflazione per meglio comprendere le mosse future dell’istituto monetario di Washington.

Martedì 16 marzo verrà pubblicato il dato ZEW sulla fiducia delle imprese tedesche; se, da un lato, il mercato si attende che il dato sulla situazione attuale sia ancora negativo, dall’altro, gli investitori si aspettano in un miglioramento del dato sulla situazione prospettica, in conseguenza dell’aumento del numero di vaccinati.

Sempre martedì verranno pubblicati i dati sulle vendite a pubblico per gli Stati Uniti, e sulla produzione industriale US per il mese di febbraio. Entrambi i dati sono molto importanti, specialmente in questo frangente, perché segnalano il livello dei consumi delle famiglie e l’attività delle imprese e pertanto il grado di riapertura dell’economia a stelle e strisce con il progredire della campagna vaccinale.

Giovedì 18 e venerdì 19 sarà invece la volta della Bank of England e della Bank of Japan di comunicare le proprie decisioni di politica monetaria. In entrambe le riunioni, gli investitori si attendono che le banche centrali mantengano l’attuale orientamento monetario al fine di supportare le rispettive economie ancora alle prese con i risvolti della pandemia.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

No news, good news! Dopo l’intervento di Christine Lagarde, ora gli investitori avranno gli occhi puntati su Jerome Powell. Un intervento in continuità con quanto affermato dalla presidente della BCE, volto a rafforzare il messaggio di una banca centrale pronta a supportare la ripresa economica, rappresenterebbe certamente un catalyst positivo.

Vedremo se la sola dialettica del presidente FED si rivelerà esauriente, e in grado di tranquillizzare per gli investitori o se più probabilmente, proprio al fine di rafforzare il suo messaggio, la Federal Reserve dichiarerà di voler intensificare gli acquisti sulle scadenze più lunghe della curva governativa.

Un miglioramento delle condizioni sanitarie, che permetterebbe di ridurre le restrizioni e di continuare la riapertura delle principali economie globali, unito alle decisioni di spesa da parte dei governi e alle rassicurazioni delle banche centrali sul perdurare del supporto monetario, sono fondamentali in questa prima fase di ripresa dell’attività economica e dare maggior fiducia agli investitori.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Ottima la performance delle linee di gestione, soprattutto di quelle con una maggiore componente azionaria, che recuperano quanto perso la settimana precedente e raggiungono il nuovo massimo da inizio anno. Anche la linea Chronos, che aveva perso terreno per via della maggiore esposizione al settore tecnologico americano ha recuperato il terreno perduto e di portarsi sui massimi da inizio anno.

Le linee obbligazionarie, grazie al restringimento degli spread tra titoli corporate e governativi, hanno avuto anch’esse una performance positiva, da rilevare, come fatto straordinario, la sovraperformance del segmento investment-grade rispetto al segmento high-yield

Infine, la SICAV SCM Stable Return mantiene un rendimento molto positivo e il NAV supera il livello di 108, supportata dalla gestione dell’esposizione al cambio Euro/Dollaro e alla diversificazione dei titoli in portafoglio.

Analisi dei mercati dell’ 08.03.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

La settimana passata è stata caratterizzata dai soliti eventi legati alla pandemia e dalle crescenti preoccupazioni per il riaffacciarsi sul mercato dell’inflazione.

Sul fronte dell’evoluzione della pandemia e del procedere delle campagne vaccinali, prima la Francia, e poi anche la Germania, dichiarano che il vaccino Astrazeneca può essere somministrato ai cittadini ultrasessantenni, basandosi su dati aggiornati provenienti dai paesi che non hanno mai limitato la somministrazione del vaccino inglese. La decisione avrà un effetto positivo sul numero di vaccinazioni al fine di garantire il prima possibile la copertura contro il virus per la maggior parte della popolazione e, conseguentemente, una più rapida uscita dai lockdown. Il governo italiano, per far fronte alle inefficienze riscontrate da più parti, ha deciso di cambiare i vertici della cabina di regia ideata per distribuire i vaccini.

L’agenzia europea per i medicinali (EMA), ha deciso di iniziare il processo di revisione del vaccino russo Sputnik, al fine di verificarne la sicurezza e l’efficacia prima di autorizzarne l’uso anche nei paesi della Comunità Europea. Nel frattempo, Slovacchia e Ungheria, che avevano iniziato trattative private con la Russia per il vaccino, hanno dichiarato di averne ricevuto le prime dosi; altri paesi comunitari, come Austria e Repubblica Ceca, hanno deciso di aprire un canale con la Russia per poter ottenere lo Sputnik prima del via libera dell’autorità UE ed accelerare le vaccinazioni.

Sempre sul fronte vaccini, l’amministrazione americana ha dichiarato che per la fine di maggio saranno disponibili dosi sufficienti per vaccinare tutta la popolazione adulta, grazie anche ad un accordo tra Merck e Johnson&Johnson, caldeggiato dal governo, per aumentare la produzione.

Sul versante dati macroeconomici, da sottolineare:

Sul versante Europeo i dati PMI Europei pubblicati da IHS Markit segnalano un timido miglioramento delle aspettative da parte delle imprese. Sebbene il dato composito europeo rimanga in territorio di contrazione (48.8 vs 47.8 del mese di gennaio, e attese di 48.1 per il mese di febbraio), raggiunge il valore più alto da due mesi. Il dato composito è pesato dalla componente dei servizi che si attesta a 45.7 nel mese di febbraio, confermando le difficoltà del settore a causa delle restrizioni imposte dai governi del Vecchio Continente per far fronte al riacutizzarsi dei contagi. Il dato manifatturiero, invece, si conferma in territorio di espansione a 57.9 vs 54.8 del mese di gennaio, consegnando il dato più alto da febbraio 2018. La fotografia che ne emerge è di un comparto industriale più positivo per il futuro, questo anche in considerazione del fatto che le ultime restrizioni hanno interessato maggiormente il settore dei servizi.

Giovedì 4 marzo è stato inoltre pubblicato il tasso di disoccupazione dell’Eurozona, calcolato da Eurostat: per il mese di gennaio la disoccupazione europea è scesa all’8.1%, invariata rispetto alla revisione del mese di dicembre, che ha portato il dato dall’8.3% all’8.1%, e con aspettative di disoccupazione in crescita all’8.3%. Il tasso di disoccupazione per l’Unione Europea, quindi comprendente anche le nazioni non-euro, si è attestato al 7.3%, anche in questo caso invariato rispetto a dicembre 2020.

Sul versante USA altrettanto buono l’indice ISM Manufacturing US, più osservato negli Stati Uniti rispetto al corrispettivo indice Markit, che cresce di 2.1 punti a febbraio da 58.7 a 60.8, e si posiziona sopra le attese di 58.9 rafforzando le aspettative di una ripresa a “V” dell’economia americana. Dal commento relativo ai dati ISM, diversi manager comunicano difficoltà nel reperimento delle forniture, che potrebbe avere un riflesso temporaneo sui prezzi finali dei prodotti, e quindi sull’inflazione. Per quanto riguarda l’indice ISM Services US, invece, il dato per il mese di febbraio è 55.3, in calo rispetto al 58.7 di gennaio e disattendendo le attese per una non variazione rispetto al mese precedente.

Venerdì 5 marzo è stata la volta dei dati sul mercato del lavoro: nel mese di febbraio, gli Stati Uniti hanno aggiunto 379’000 posti di lavoro, molto sopra le attese di 200’000 nuovi occupati e superiori al dato rivisto di gennaio che è passato da 49’000 a 166’000. Il dato evidenzia una ripresa del mercato occupazionale dopo alcuni mesi con più ombre che luci, soprattutto grazie ad una crescita di 355’000 unità nel settore del tempo libero e dell’ospitalità, una delle componenti più duramente colpite dalla pandemia. Il dato sui nuovi occupati, unito ad un tasso di partecipazione stabile al 61.4%, ha portato ad una riduzione del tasso di disoccupazione dal 6.3% al 6.2%.

Se quindi la situazione covid continua a tenere banco e tendenzialmente a mantenersi in equilibrio precario tra nuove infezioni e ottimismo sui vaccini, a condividere la scena, e tenere in apprensione i mercati finanziari ci ha pensato il rinnovato timore dell’inflazione, soprattutto sul versante statunitense. Nell’ultimo periodo le aspettative d’inflazione si sono mosse al rialzo principalmente a causa di un aumento del prezzo delle materie prime dovuto alla riapertura delle principali economie utilizzatrici a cui però non ha fatto seguito un parallelo aumento dell’offerta, poiché molte delle economie produttrici ed esportatrici sono tuttora soggette a restrizioni.

Un fattore molto importante da tenere in considerazione, come ripetuto più volte, è legato alle aspettative di inflazione da parte degli investitori. Esse, infatti, si riflettono sulle valutazioni azionarie, perché un aumento dell’inflazione causa tassi futuri in rialzo, i quali, a loro volta, comportano una riduzione delle previsioni degli utili e quindi un calo dei listini azionari. Il fenomeno appena descritto è ben visibile nell’andamento recente dell’indice Nasdaq, che, comprendendo società tendenzialmente con multipli elevati, ha sottoperformato gli altri indici americani, soprattutto l’indice Dow Jones Industrial Average, i cui membri presentano, in media, multipli più bassi.

Fig.1  Nello stesso periodo di osservazione l’indice Nasdaq ha riportato una performance negativa di circa  -8% contro un rendimento dell’indice Dow-Jones di +1.4%.

Uno dei principali listini azionari USA in calo non rappresenta certamente una buona notizia, nemmeno per le autorità economiche e monetarie.

Per calmierare gli animi, Intervenendo in un’intervista al Wall Street Journal, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato che la banca centrale sta seguendo con attenzione la recente dinamica dei rendimenti governativi ed ha ribadito che la FED non sta prendendo in considerazione un rialzo dei tassi d’interesse. L’intento naturalmente è quello di far percepire al mercato che la Banca Centrale Statunitense ha il pieno controllo dell’evoluzione della curva dei tassi e rimane espansiva per continuare a favorire il processo di ripresa economica in atto.

In Europa, più indietro rispetto agli Usa per quanto riguarda la ripresa economica, l’inflazione resta un tema sostanzialmente sotto controllo

La narrazione Europea rimane molto distante da quella americana: una ripresa dell’inflazione a livello europeo è tutto sommato ben vista da parte delle autorità monetarie, in quanto, come sappiamo, una crescita stabile dei prezzi vicino, ma sotto, il 2% annuale che è il target fissato dalla Banca Centrale Europea.

L’indice di inflazione “core” europeo di martedì 2 è risultato in calo a 1.1% da 1.4%, confermando le attese.

Leggermente al rialzo invece i dati nazionali: In Germania il dato preliminare armonizzato pubblicato Lunedi 1 rimane invariato a 1.6% anno su anno, il livello più alto raggiunto in un anno. In Italia, lo stesso dato CPI armonizzato ha fatto registrare una ripresa attestandosi a 1.0% annuale contro previsioni di 0.7%.

La settimana si è infine chiusa con un’altra importante notizia.

Nela notte di domenica il senato americano ha approvato il pacchetto fiscale da $1.9 trilions fortemente voluto dall’amministrazione Biden. Si tratta della sesta iniezione di spesa pubblica dall’inizio della pandemia, che porta il totale degli aiuti governativi al 25% del PIL americano. La nuova misura contiene un insieme di provvedimenti di carattere assistenziale che puntano ad aumentare il reddito delle famiglie, prolungare le indennità di disoccupazione, e trasferire circa $350 miliardi nelle casse delle amministrazioni locali più colpite dalla crisi. Più nel dettaglio, sono in arrivo $1’400 dollari alla maggioranza dei cittadini americani, sono previsti $130 miliardi per la scuola, $14 per i vaccini, e $300 miliardi settimanalmente per la disoccupazione, prorogata fino a settembre. Ora la palla torna alla camera per l’approvazione finale. Lo stimolo fiscale è ritenuto eccessivo da diversi investitori, ma anche dai membri più conservatori del congresso, in considerazione delle già buone condizioni dell’attività a stelle e strisce, e pertanto potrebbe comportare un surriscaldamento dell’economia, che si rifletterebbe su un aumento dei prezzi dei beni.

Infine, tra gli eventi segnalati nello scorso commento e degni di menzione ricordiamo:

In settimana, il governo italiano ha emesso il suo primo titolo di stato green, per una size di 8,5 miliardi di euro. L’obbligazione ha scadenza 30 aprile 2045 e una cedola di 1,50%. La domanda per questa prima emissione sostenibile è stata di circa 80 miliardi, oltre il doppio rispetto alla domanda generata dall’emissione green della Germania nel 2020, dimostrando che, nonostante il recente rialzo dei rendimenti governativi, la componente green/sostenibile attrae sempre di più l’interesse degli investitori.

La riunione dei membri del cartello OPEC+ si è conclusa con la decisione di non ridurre i tagli alla produzione, nonostante la crescente domanda di greggio conseguente alla graduale ripresa economica. La decisione ha spiazzato molti analisti, i quali, invece, si attendevano un rilassamento dei tagli proprio per soddisfare tale crescente domanda. In particolare, oltre al mantenimento del livello generale di produzione attuale, l’Arabia Saudita manterrà in essere il proprio taglio volontario di 1 milione di barili giornalieri deciso nella precedente riunione. La prima reazione dell’oro nero è stata di portarsi sopra quota $65 al barile, per la prima volta da gennaio 2020, per poi proseguire al rialzo e chiudere la settimana a $66.

QUESTA SETTIMANA

L’evolversi della situazione pandemica ha sempre la massima importanza per gli investitori, anche a fronte delle già citate differenze tra aree geografiche. Lo scenario maggiormente sposato dai mercati è quello della ripresa economica, grazie all’intensificarsi degli sforzi dei diversi governi mondiali per procedere ad una rapida vaccinazione e raggiungere il più rapidamente possibile l’immunità di gregge per far cadere definitivamente ogni restrizione.

Mercoledì 10 e giovedì 11 marzo si riunirà la Banca Centrale Europea. La presidente Christine Lagarde sarà chiamata a conciliare le posizioni tra i membri del consiglio direttivo che osservano con attenzione il recente aumento dei rendimenti governativi, e quelli che non ritengono la recente dinamica preoccupante perché segnale di ripresa economica. Gli investitori osserveranno attentamente anche i flussi di acquisti da parte della banca centrale per verificarne le decisioni, dato il calo dei flussi della settimana passata.

Tra i dati economici principali troviamo il PIL giapponese per il 4Q in pubblicazione il 9 marzo, che permetterà di avere un’idea dell’impatto del virus su uno dei paesi che meglio ha gestito la crisi sanitaria. A seguire, lo stesso giorno, verrà pubblicato il PIL per l’Eurozona, il quale darà una rappresentazione dello stato delle economie del Vecchio Continente.

Durante la settimana saranno pubblicati i dati riguardanti la produzione industriale di gennaio in Europa: lunedì mattina è toccato alla Germania, la quale ha riportato un calo del 2.5% rispetto a dicembre 2020, e del 3.9% rispetto a gennaio 2020. Martedì 9 sarà la volta dell’Italia; le attese sono di un calo del 4.1% rispetto allo stesso mese dell’anno passato, ma di una crescita di +0.7% rispetto a dicembre. Infine, mercoledì 10, toccherà alla Francia: anche in questo caso le aspettative sono per un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, ma di una crescita rispetto al mese precedente.

Come sempre, il giovedì sarà la volta dei dati settimanali sulle richieste di disoccupazione negli Stati Uniti: le previsioni sono di un’ulteriore riduzione delle richieste di sussidi, anche in considerazione della situazione del mercato occupazionale delineata dai dati mensili della settimana scorsa, e delle recenti decisioni di diversi stati di eliminare le restrizioni in essere.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Con l’approvazione del pacchetto fiscale da parte del senato, dove, ricordiamo, l’attuale amministrazione ha una maggioranza di un solo voto, gli Stati Uniti si apprestano a dare il massimo supporto ad un’economia che già stava reagendo molto bene agli sviluppi della campagna vaccinale, come evidenziato anche dai dati del mercato del lavoro. Se da un lato lo stimolo è sicuramente ben visto dal mercato, la necessità di finanziare il piano di aiuti attraverso l’emissione di debito potrebbe portare ad un ulteriore rialzo dei rendimenti americani e quindi nel breve periodo potrebbe portare ad ulteriori rivalutazioni delle aspettative inflattive.

Restano molto importanti le parole dalle autorità monetarie nelle le riunioni di questa settimana e delle successive: in generale ci si attende che rafforzino il loro impegno a mantenere i tassi di riferimento bassi.

 La FED in primis è attesa dal compito più arduo di rassicurare gli investitori che l’attuale aspettativa d’inflazione è perfettamente tollerata, anche in considerazione della “simmetria” nel raggiungere il livello obiettivo. In estrema ratio le autorità monetarie americane potrebbero perfino pensare di intervenire con strumenti di controllo della curva dei rendimenti (il cosiddetto yield curve control, YCC), attraverso l’acquisto di titoli a specifiche scadenze.

Per il momento sembrano bastare le rassicurazioni di diversi membri della FED di mantenere i tassi ai livelli attuali per ancora qualche tempo e sembra tutto sommato ragionevole considerare la recente dinamica dell’inflazione transitoria:

In Europa la BCE potrebbe accelerare il programma di acquisti fino a €100 miliardi al mese, al fine di mantenere bassi i rendimenti.

Rassicurazioni sia sul fronte pandemico, sia da parte delle banche centrali saranno essenziali per poter riprendere il percorso interrotto nelle scorse settimane dai mercati.

I mercati azionari hanno presentato un andamento molto volatile soprattutto nella loro componente legata al settore tecnologico. Nonostante negli ultimi mesi avessimo già ridotto il peso dei titoli tecnologici americani, il loro peso percentuale all’interno della linea Chronos rimane comunque rilevante e per questo motivo la linea è risultata la più volatile tra le linee azionarie.

La performance da inizio anno di tutte le linee azionarie rimane comunque positiva e restiamo costruttivi sull’asset class.

Le linee obbligazionarie, anch’esse positiva da inizio anno, hanno risentito solo marginalmente della risalita dei rendimenti governativi in quanto non abbiamo particolari esposizioni a titoli con scadenze a medio/lungo termine e vi siano invece in posizione diversi bond in dollari con cedola a tasso variabile.

La sicav Scm Stable Return mantiene invece un rendimento decisamente positivo grazie alla gestione tattica del tasso di cambio Euro/Dollaro e all’elevata diversificazione del portafoglio titoli.

Analisi dei mercati del 30.11.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Prosegue il rialzo dei mercati azionari che, in aggregato (Msci World), guadagnano il 2.4% nella settimana. Alcuni indici hanno raggiunto livelli record: il Dow Jones (l’indice americano esistente dal 1928) tocca il livello simbolico di 30.000 e il Nikkey (indice giapponese esistente dal 1949) porta a casa il mese migliore dal 1987. Poco variati gli indici obbligazionari con i governativi che vedono una leggera contrazione dei rendimenti. Fra le commodities segnaliamo l’ottima performance del petrolio (+7%) mentre corregge l’oro coerentemente con la fase di risk-on.

Il mercato ha particolarmente apprezzato sia le notizie provenienti dalla politica americana che il continuo progresso sul tema dei vaccini.

Sul primo tema, sebbene Trump abbia dichiarato che riconoscerà Biden come presidente solo quando il collegio elettorale (dei c.d. “grandi elettori” che si riuniranno il 14 dicembre) certificherà la sua vittoria, la responsabile dei servizi generali annuncia che si può iniziare finalmente il passaggio di consegne tra i due, sbloccando, quindi, i fondi necessari per gestire la transizione. Intanto Biden procede con la selezione dei componenti del suo team che potranno così interagire con i ministri attuali per avere aggiornamenti sui dicasteri: ai mercati è decisamente piaciuta la scelta della ex-governatrice della Fed Janet Yellen al Tesoro nota per la sua “dovishness” e propensione a sostenere l’economia in sintonia con la Fed attuale. La Yellen, che è stata già la prima donna alla guida della Fed, sarebbe anche la prima donna a capo del Tesoro da 231 anni.

Per quanto riguarda i vaccini, a inizio dicembre è attesa l’approvazione da parte di FDA (Food and Drug Administration) ed EMA (European Medicines Agency), le due autorità regolatorie rispettivamente per US ed Europa, del vaccino di Pfizer/BioNTech e di Moderna (quest’ultima ha inviato la richiesta questa mattina). Il vaccino di Astrazeneca, diverso per tecnologia da quello di Pfizer e Moderna, dai risultati preliminari mostra un’efficacia media del 70%, che sale al 90% se la somministrazione viene fatta in due fasi (prima mezza dose e dopo una intera), e garantisce risultati positivi senza gravi effetti collaterali. Giovedì, sempre Astrazeneca, annuncia che verrà eseguito un nuovo test completo per arrivare a risultati più certi ma precisa che questo non impatterà sulle tempistiche. Anche in Cina Sinopharm ha richiesto al regolatore cinese l’autorizzazione a commercializzare il suo vaccino che, tra l’altro, era stato già utilizzato “per emergenza” su parecchie persone (motivo per cui, si ipotizza, la Cina non ha di fatto avuto una seconda ondata).

Segnali di distensione anche nei rapporti fra Cina e Stati Uniti: il presidente cinese Xi Jinping avrebbe intenzione di richiedere agli Stati Uniti di unirsi ad una sorta di TPP 2 (Trans Pacific Partnership), l’accordo dal quale Trump si era sfilato ma che era stato siglato da Obama (del quale Biden era vicepresidente).

In settimana sono stati pubblicati i verbali delle riunioni di Fed e BCE. Dai primi emerge che il board della banca centrale americana sta studiando come modificare il programma di acquisto titoli sia in termini di durata sia in termini di come impattare sulla “pendenza” della curva: si ipotizza infatti un maggiore impegno sulla parte più lunga della curva. Da quelli della BCE è arrivata la conferma che la situazione richiede un intervento coordinato tra politica fiscale e monetario e che sia TLTRO che PEPP saranno gli strumenti principali da utilizzare.

Dalla lettura dei PMI preliminari per il mese di novembre usciti in settimana è emersa una certa dicotomia fra Eurozona e Stati Uniti con la prima in calo sul dato aggregato (45.1 da 50) a causa soprattutto, come atteso, della componente legata ai servizi (41.3 da 46.9) e della debacle francese (dato aggregato da 47.5 a 39.9), mentre gli Stati Uniti offrono un quadro decisamente diverso con il dato composite che passa da 56.3 a 57.9 grazie sia alla componente servizi (57.7 da 56.9) che alla manifattura (56.7 da 53.4). Anche l’IFO tedesco mostra un leggero calo (da 92.7 a 90.7) soprattutto nella componente delle aspettative.

In settimana due elementi confermano la forza dell’economia cinese: il dato sui profitti industriali per il mese di ottobre è uscito in crescita del 28.2% (vs 10.1% precedente) al livello più altro dal 2011; i risultati di Tiffany sono usciti migliori delle attese e in crescita grazie proprio al mercato cinese.

Deutsche Boerse ha annunciato una modifica alla composizione dell’indice azionario tedesco Dax: i titoli passeranno da 30 a 40 a partire da settembre 2021 con l’obiettivo di aumentare la diversificazione. Si punta anche a migliorare la qualità (soprattutto dopo lo scandalo di Wirecard) imponendo, come criterio di inclusione, la presenza di un ebitda (margine operativo lordo, ovvero l’utile al quale sono risommate le tasse, gli ammortamenti e il deprezzamento e le spese per interessi) positivo nei recenti bilanci e, come requisito di mantenimento, la pubblicazione di rapporti finanziari annuali certificati e dichiarazioni trimestrali.

Finalmente in Europa, dopo le tante pressioni arrivate, si comincia a parlare di rimozione del divieto alla distribuzione dei dividendi da parte delle banche nel 2021. Ne ha accennato il vicepresidente del consiglio di sorveglianza della BCE, Yves Mersch, dichiarando che mantenere la sospensione al pagamento dei dividendi oltre la fine di questo anno diventerebbe difficile da giustificare, sia da un punto di vista giuridico che in relazione a quanto altri paesi (vedi UK) decideranno di fare. Ovviamente la distribuzione degli eventuali dividendi sospesi dovrà avvenire in modo “cauto” e solo in caso di bilanci solidi di banche in grado di valutare anche in chiave prospettica la situazione patrimoniale. La decisione finale verrà presa solo dopo che la BCE pubblicherà le sue previsioni macro il 10 dicembre.

Il risiko bancario ogni settimana riserva qualche novità: lunedì scorso Crédit Agricole Italia (controllata da Crédit Agricole per il 75.6%) ha lanciato un’OPA da 737 milioni di euro su Creval interamente cash (per questo è previsto un aumento di capitale per garantire il mantenimento di adeguati ratio patrimoniali). Il titolo reagisce alla notizia con un +23% superando così il prezzo dell’offerta (10.5 euro per azione) che aveva un premio del 21.4% rispetto al prezzo di chiusura di venerdì e del 54% rispetto alla media ponderata degli ultimi sei mesi. L’offerta corrisponde ad una valutazione in termini di Price/Tangible Book Value pari a 0.4x e permette quindi di incassare un badwill significativo (pari a circa un miliardo). L’obiettivo di Crédit Agricole, che aveva già una partecipazione del 9.8% in Creval, è di arrivare al delisting, alla fusione e all’integrazione nella prima parte del 2022, che diventerebbe possibile qualora aderisse il 66.7% degli azionisti (Algebris, il fondo di Davide Serra, si è già impegnata a vendere il suo 5.4%). Nascerebbe così il sesto gruppo bancario italiano con più di 1.200 filiali. L’OPA è dichiarata amichevole da parte di Crédit Agricole, tuttavia, non essendo stata concordata, ci potrebbe essere la richiesta di un rilancio da parte del CdA di Creval (come successe nell’acquisizione di UBI da parte di IntesaSanPaolo che, però, era carta contro carta inizialmente); il fondo inglese Petrus Advisers ha già dichiarato l’offerta inadeguata ritenendo superiore a 14 euro per azione il valore equo, pertanto suggerisce di non aderire. Crédit Agricole, ricordiamo, aveva cercato di arrivare ad un’intesa con BancoBPM ma il nulla di fatto e, successivamente, le voci di una possibile fusione tra BPER e BancoBPM ne hanno modificato il target. A questo punto sul tavolo rimarrebbe solo Unicredit per risolvere la questione del Monte dei Paschi.

Per agevolare e incentivare le aggregazioni bancarie, come caldeggiato dalla BCE, l’Italia utilizza gli incentivi fiscali: le banche che saranno oggetto di attività di M&A potranno trasformare le attività fiscali differite (Dta – Deferred Tax Assets) derivanti dalle svalutazioni sui crediti in crediti fiscali, della più piccola delle società che si fondono, per un ammontare non superiore al 2% degli attivi (il Movimento 5 stelle ha presentato un emendamento per porre 500 milioni come tetto massimo). Abbiamo accennato a questo aspetto nelle scorse settimane come tentativo del Governo di risolvere la questione BMPS (in questo caso il beneficio sarebbe pari a due miliardi) ma è valido per tutte le fusioni ed è evidente che ne stanno approfittando in molti. Nel caso specifico di Crédit Agricole – Creval circa 1/3 dei 737 milioni tornerebbero grazie a questo incentivo.

Molto forte la performance del Bitcoin che in settimana ha toccato i livelli massimi raggiunti nel 2017 (pari a 19.500) per poi crollare improvvisamente giovedì (-10%) sulla diffusione di voci secondo le quali il segretario del Tesoro americano Mnuchin avrebbe intenzione di regolamentare la criptovaluta costringendo le varie borse che sono sotto la giurisdizione americana a venderlo/comprarlo solo per portafogli che rispettano le norme KYC, ovvero con possessori identificabili. Verrebbe meno, quindi, uno dei punti di forza delle criptovalute e cioè l’anonimato: infatti, la maggiore parte dei bitcoin si trova su portafogli anonimi e fra questi abbiamo quelli definiti “whale” (balena) che hanno almeno 1000 bitcoin (pari a circa 18 milioni di dollari) che, se smontati, potrebbero uscire da Coinbase (la borsa dei bitcoin americana) provocando un brusco ridimensionamento del valore. Neanche spostarsi sarebbe facile dato che l’altra grossa borsa mondiale Okex, attiva anche sui derivati, è basata a Malta e fra i proprietari, cinesi, figura tale Xu sotto indagine da parte della polizia cinese.

QUESTA SETTIMANA

Questa mattina sono usciti in rialzo i dati di fiducia delle imprese in Cina per il mese di novembre: si tratta di quelli calcolati dall’agenzia statale ed evidenziano una crescita sia nel settore manifatturiero (52.1 da 51.4) che in quello dei servizi (56.4 da 56.2) entrambi superiori alle attese.

In settimana, sempre in Cina, verranno pubblicati anche quelli dell’agenzia privata Caixin. In Eurozona avremo il dato PMI finale (atteso in leggero rallentamento coerentemente con i numeri preliminari della scorsa settimana) e negli Stati Uniti l’ISM. Vedremo se si confermerà la dicotomia fra economia europea e americana

Oggi e domani è previsto il meeting Opec+: sia Russia che Arabia Saudita sembrano essere favorevoli ad una posticipazione da tre a sei mesi dell’incremento della produzione (pari a due milioni di barili al giorno) che era stato deciso per Gennaio 2021 al fine di evitare un aumento dell’offerta che potrebbe non essere assorbito dall’attuale domanda. Bisogna considerare che le tensioni all’interno dell’OPEC stanno aumentando ed emerge sempre di più una divergenza di opinioni con gli Emirati Arabi che si ipotizza possano essere prossimi ad uscire dall’organizzazione.

Il Segretario di stato americano Mnuchin e il Presidente della Fed Powell testimonieranno davanti alla commissione finanza del Senato in merito al “Cares Act” ovvero il programma di stimoli partito a marzo per far fronte alla crisi generata dalla pandemia.

Venerdì verranno pubblicati i dati sul mercato del lavoro americano riferiti al mese di novembre: le attese sono per un leggero rallentamento dei nuovi occupati e un tasso di disoccupazione stabile a 6.8%. Ricordiamo che questi dati sono importanti per avere il polso dell’economia americana la cui ripresa è strettamente legata ai consumi.

I negoziatori europei si sono spostati a Londra per riprendere i negoziati sulla Brexit: il punto critico, adesso, sembra essere quello relativo alla pesca, ovvero l’accesso dei pescherecci europei alla futura zona economica esclusivamente britannica. All’interno della UE, infatti, i pescherecci hanno accesso libero alle acque degli altri ad eccezione delle 12 miglia marine dalla costa. Con l’uscita della Gran Bretagna dalla UE, ogni anno si dovrebbero negoziare le quote riservate ai pescherecci dell’Unione Europea entro 200 miglia marine, come fa attualmente la Norvegia. La UE vorrebbe il mantenimento dello stato attuale.

In Italia c’è un po’ di movimento in Unicredit: nel week-end è stato convocato un CdA straordinario dal quale, però, non è ancora emerso nulla. Il tema sembra essere la posizione di Mustier contraria ad ipotesi di aggregazioni. Vedremo in settimana.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

In questa sede abbiamo più volte discusso di quanto l’incertezza pesi sui mercati frenandone il potenziale di crescita. La conferma la stiamo avendo in questo periodo con l’incertezza politica americana che sembra venire sempre meno con Trump che avvia il passaggio di consegne e con i vaccini che avvicinano il momento in cui si riuscirà ad arginare e controllare il problema sanitario.

Ricordiamoci che quest’anno il ciclo economico ha subito una brusca frenata con l’arrivo improvviso del corona virus e con il fatto che le economie sono state messe in una sorta di coma farmacologico facendole entrare in recessione. Non si è trattato, quindi, di una recessione derivante dallo scoppio di bolle legate a degli eccessi sul mercato ma da uno stop forzato e necessario per motivi sanitari. Man mano che i rischi sanitari vengono meno è ovvio che l’economia può riprendere il suo percorso, anche se, probabilmente, un po’ “riadattato” al nuovo modo di vivere e lavorare. I mercati in modo più o meno “lineare” si adattano al nuovo scenario.

Un tema che è stato molto dibattuto nell’ultimo periodo riguarda la possibilità che le cripto-currencies soppiantino l’oro come bene rifugio: attualmente, infatti, il Bitcoin si trova in prossimità dei nuovi massimi mentre l’oro viaggia in prossimità del supporto di 1.800 dollari/oncia come se ci fosse in atto un travaso dal vecchio al nuovo bene rifugio.

Bisogna, tuttavia, considerare che le dinamiche sottostanti ai due asset sono un po’ diverse esattamente come lo è la volatilità.

Diciamo che i due asset hanno delle caratteristiche similari: si può, infatti, ritenere che l’offerta sia limitata per entrambe (si parla di “minatori” sia per oro che per i bitcoin) e che entrambe, non avendo “carry” (ovvero non originando alcun rendimento periodico), tendono a salire quando i tassi reali scendono, ovvero quando anche le alternative tipicamente obbligazionarie hanno rendimenti bassi se non nulli o addirittura negativi. Il punto sull’offerta limitata è molto importante nell’attuale contesto in cui le banche centrali fanno a gara a chi stampa più moneta: infatti la legge della domanda e dell’offerta fa sì che all’aumentare della prima il prezzo salga se l’offerta è rigida.

Le differenze principali, invece, sono rappresentate essenzialmente dai driver della domanda: per l’oro la domanda fisica proviene soprattutto da paesi quali l’India e la Cina e quindi esiste un fattore stagionale che crea degli alti e bassi nella domanda (la stagione dei matrimoni in India e il capodanno cinese, che l’anno prossimo cadrà il 12 febbraio) mentre per il bitcoin, essendo comunque una “valuta” relativamente nuova beneficia degli annunci di chi decide di accettarla come mezzo di pagamento (vedi Paypal con l’annuncio di ottobre a valere dal 2021 per consumatori americani) ma risente anche della probabile volontà di regolamentazione da parte delle autorità.

Si tratta sicuramente di un tema interessante e da monitorare.

Ancora in crescita le nostre linee di gestione: quelle azionarie, soprattutto, continuano a beneficiare del buon andamento delle borse. Il contributo delle commodities è stato neutrale dato che le prese di profitto sull’oro sono state controbilanciate dalla salita delle materie prime più cicliche.

Ottimo il contributo della nostra Sicav SCM Stable Return che, nel mese di novembre, ha avuto una performance di +5.16%. Il fondo ha beneficiato della rotazione tra titoli “growth” e “value” e della conseguente performance dei settori industrials e finanziario, innescata dai progressi sui vaccini contro il corona virus.

Analisi dei mercati del 16.11.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Prosegue il buon andamento dei mercati finanziari che da inizio novembre, grazie alle elezioni americane e alle buone notizie sul fronte dei vaccini, hanno messo a segno una discreta performance: la settimana che si è appena conclusa ha visto, infatti, una partenza con il botto soprattutto grazie al fatto che il vaccino di Pfizer ha dimostrato nei test che l’efficacia si posiziona molto in alto, circa al 90% e questo è un dato decisamente ottimo poiché nessun vaccino, di solito, raggiunge questi livelli ma mediamente si attesta al 60%. Curioso che il CEO di Pfizer il giorno della notizia ha venduto il 62% della sua partecipazione (circa 130.000 azioni): anche se la vendita era stata prevista ad agosto la mossa non è stata particolarmente apprezzata.

La particolarità del vaccino di Pfizer/BioNTech è che si tratta di un messenger RNA (mRNA) che quindi agisce sull’organismo attraverso la creazione di proteine spike (quella che permetterebbe al virus di agganciarsi alle cellule umane ma non di tutto il resto di cui il virus ha bisogno per diffondersi) che stimolano la produzione degli anticorpi; i vaccini tradizionali invece iniettano una piccola dose di virus preformato (tipo quello del raffreddore adattato al nuovo coronavirus) o depotenziato. Questo fattore apre la strada ad un nuovo filone di ricerca e rende probabilmente più scalabile la produzione perché richiede tempi decisamente inferiori in fase di produzione. Se il 90% di successo è decisamente una percentuale alta occorre considerare anche due fattori critici: il vaccino richiede una doppia somministrazione e il trasporto va fatto a temperature molto basse (l’RNA solitamente richiede circa -70°/80°).

Qualche giorno dopo la Russia ha annunciato che anche il suo vaccino Sputnik ha un tasso di successo superiore al 90% (92% per la precisione).

Ricordiamo, inoltre, che sono in fase finale anche altri vaccini tra i quali quello di Astrazeneca/Oxford (che segue la tecnologia tradizionale e che, per questo, richiede una singola somministrazione e minori difficoltà di trasporto) e Moderna (con un vaccino molto simile a quello di Pfizer basato sulla tecnica mRNA).

Di tutti i vaccini il fattore critico è l’efficacia sulle categorie più delicate e in particolare sulla popolazione anziana perché da lì si capirà quale sarà la migliore campagna di vaccinazioni.

Intanto l’Europa è riuscita a raggiungere un accordo con Pfizer/BioNTech per la fornitura di 200 milioni di dosi di vaccino (e forse altri 100 milioni nel 2021)

Le performance dei mercati azionari da un punto di vista settoriale sono state parecchio divergenti: i temi che avevano trainato i mercati quest’anno sono stati penalizzati e fra questi abbiamo la componente tecnologica americana soprattutto legata allo “stay at home” business quale, ad esempio, Amazon, Zoom, Netflix…mentre settori quali il trasporto aereo, il turismo e, in generale, i settori legati alla normale attività e movimentazione ne hanno tratto beneficio.

Decisamene buona la performance del settore bancario che beneficia della possibilità che venga sbloccato il pagamento dei dividendi se l’emergenza sanitaria finisce. In tal caso nel 2021 si avrebbe una doppia cedola (2019 e 2020) che fa diventare i titoli del settore decisamente interessanti.

Il prezzo del petrolio (e quindi il settore energy) è salito considerevolmente sia sulle aspettative di forte ripresa economica legata alla possibile fine della pandemia sia per le attese dell’annuncio di un taglio della produzione Opec+ questo mese.

L’oro, invece, ha corretto come tutti i safe assets (Yen giapponese e franco svizzero) fanno in una fase di risk-on e perché l’aumento dei tassi nominali rende l’investimento sul metallo prezioso meno attraente.

Fortunatamente la notizia del vaccino di Pfizer si è contrapposta, negli Stati Uniti, al rischio che la politica sanitaria di Biden potesse mirare a combattere la pandemia in modo più aggressivo di Trump e, quindi, con lockdown più decisi che avrebbero decisamente compromesso la ripresa economica.

La partita elettorale americana non si è ancora conclusa definitivamente fintanto che Trump non ammette la sconfitta. Anche il presidente del Senato, Mitch McConnell, ha dichiarato in settimana che il presidente ha totalmente ragione nel volere contestare la vittoria di Biden in alcuni stati mentre il ministro della giustizia, William Barr, ha autorizzato i procuratori federali ad avviare le indagini su presunte frodi elettorali. La Georgia, intanto, annuncia il riconteggio dei voti mentre l’Arizona conferma la vittoria di Biden. Tutto questo rischia di fare proseguire l’incertezza negli Stati Uniti. La definitiva composizione del Congresso, inoltre, sarà nota solo dopo il ballottaggio in Georgia di inizio gennaio che, ricordiamo, nomina due senatori e qualora dovessero risultare democratici si avrebbe una situazione di pareggio in Senato. Teniamo presente che nel 2022 ci saranno negli Stati Uniti le elezioni di mid term che potrebbero modificarne ancora la composizione.

In Europa si fanno passi avanti sul bilancio comunitario: la Commissione bilancio dell’Europarlamento ha annunciato che è stato trovato un accordo preliminare con il Consiglio sul finanziamento 2021-2027 associato al Next Generation EU. Il totale dei fondi è stato alzato a 16 miliardi (mediazione tra i 39 richiesti dal parlamento e i 9 del Consiglio). Una prima tranche dell’esborso, pari al 10% dei fondi, dovrebbe essere erogata nella prima metà del prossimo anno. Dovrebbero essere previste due tranche all’anno.

Durante il forum digitale della BCE sulle banche centrali che di solito si svolge a Sintra, Christine Lagarde ha confermato che PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme – il programma di acquisto titoli legato alla pandemia) e il TLTRO (Targeted Long Term Refinancing Operation – i prestiti agevolati alle banche, attualmente al -1% di interesse) rimangono i principali strumenti nelle mani della BCE per affrontare le attuali difficoltà e potranno essere incrementati significativamente sia per ammontare che durata (ricordiamo che il PEPP non deve rispondere ai capital key – ovvero le percentuali di acquisto da rispettare per ogni stato membro). La politica rimarrà espansiva a lungo anche dopo la fine della pandemia per evitare che la maggiore spesa fiscale dei governi si traduca in tassi creditizi più alti. L’inflazione è attesa rimanere negativa per un periodo più lungo di quello inizialmente stimato a causa dei lockdown. Anche il presidente della Fed Jerome Powell è intervenuto al forum: pur ammettendo che un vaccino efficace è una buona notizia per il medio termine, ritiene che i prossimi mesi potrebbero essere difficili; l’economia americana è su un solido percorso di ripresa ma la continua diffusione della pandemia rappresenta il rischio più grande.

Un paper della BCE, che è stato appena pubblicato, ha fatto un’analisi del livello di tassi negativi oltre il quale in Europa si avrebbero più effetti collaterali che benefici: questo livello è stato individuato nel -1% e fa, quindi, ipotizzare un ancora ampio margine di manovra per la BCE.

Abbiamo citato qualche settimana fa le emissioni Sure dell’Unione Europea e come potessero entrare in competizione con i tradizionali risk-free bond in Eurozona ovvero quelli tedeschi. Ad oggi il divario di rendimento fra sovranazionali UE e Bund è ancora a favore dei primi: i Bund hanno un rendimento di circa -0.55% a fronte di -0.30% degli “eurobond”. Questo divario dovrebbe essere destinato a scomparire soprattutto se la BCE decidesse di includerli in maniera più massiccia nel programma di acquisto.

Ad ulteriore conferma della forza dell’economia cinese sono i dati del “Single day” in Cina, ovvero la giornata (che cade l’11 novembre) e che può essere paragonata al BlackFriday americano o al Cyber Monday: le vendite di Alibaba sono state pari a circa di 75 miliardi che confrontate con i dati sul BlackFriday pari a circa 38 miliardi danno una chiara idea di quanto i consumi cinesi siano forti.

La seconda emissione del BTP futura si è conclusa con un totale di 5.7 miliardi di euro di titoli emessi con scadenza 19 novembre 2028. Il titolo inizierà a trattare sul MOT il 17 novembre. I tassi sono stati confermati ai seguenti livelli: per i primi tre anni pari a 0.35%, per i successivi tre è pari a 0.60% e per gli ultimi due pari a 1%.  La prima edizione (a luglio) si era chiusa con una raccolta di quasi 6.5 miliardi.

Il Tesoro probabilmente rallenterà un po’ la frequenza delle emissioni considerato che la liquidità accumulata è sufficiente: si presume, quindi, che negli ultimi mesi dell’anno i collocamenti saranno inferiori rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso di circa il 30%.

La domanda maggiore dell’offerta (quasi il doppio) dei Bot annuali collocati in settimana (5.5 miliardi di euro) ha consentito di fare raggiungere al rendimento il nuovo minimo storico di -0.478%.

QUESTA SETTIMANA

Per il secondo lunedì consecutivo un’azienda farmaceutica ha annunciato i successi dei test sul vaccino di sua produzione: questa volta si tratta di Moderna che dichiara che l’efficacia è risultata del 94.5% (meglio del 90% di Pfizer e del 92% dello Sputnik russo) e, inoltre, ci sono minori problemi di trasporto perché la temperatura richiesta non è bassa come quella imposta da Pfizer e, anzi, il vaccino può essere trasportato e mantenuto ad una temperatura normale per circa 12 giorni. Impatto decisamente positivo sul titolo Moderna (circa +10% in pre-market) e in generale sul mercato con una reazione simile a lunedì scorso.

Stamattina sono usciti i dati in Cina sulla produzione industriale e le vendite al dettaglio: la prima cresce più del previsto (+6.9% anno/anno) mentre le seconde crescono un po’ meno delle attese a +4.3% ma comunque al ritmo più rapido dell’anno. I dati confermano la forza dell’economia cinese.

Martedì è previsto il dato sulle vendite al dettaglio per il mese di ottobre negli Stati Uniti: le attese sono per una crescita (+0.5% mese/mese) per il sesto mese consecutivo anche se ad un ritmo minore. Segnaliamo che il livello raggiunto ha superato quello pre-pandemico. Anche la produzione industriale è attesa in crescita dell’1%.

Martedì si riunirà l’Opec+ per decidere se posporre l’aumento della produzione inizialmente deciso per gennaio.

La nuova scadenza per trovare un accordo sulla Brexit è stata fissata per giovedì 19 novembre. Da monitorare l’impatto sulla sterlina. Boris Johnson, intanto, è in autoisolamento dopo essere entrato in contatto con un positivo Covid.

Il Tesoro potrebbe tornare ad emettere un BTP in dollari, l’ultimo è stato emesso circa un anno fa dopo nove di assenza. La data di scadenza dovrebbe essere febbraio 2026 e forse anche novembre 2050. Anche i retail avranno modo di partecipare al collocamento ma ovviamente dipenderà dal taglio minimo che un anno fa è stato molto alto. La Sec ha autorizzato un’emissione massima di 4 miliardi di dollari tuttavia tale cifra potrà essere superata qualora dovessero esserci anche investitori non statunitensi che non rientrerebbero nel massimale; il BTP in dollari di un anno fa, infatti, era stato autorizzato per 6 miliardi ma poi grazie alla domanda extra-US si è arrivati a 7 miliardi.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La ricetta per il buon andamento dei mercati prevede, fondamentalmente, tre ingredienti: 1) banche centrali a supporto (e le abbiamo), 2) politiche fiscali espansive (ci siamo quasi, dipende dai governi) e 3) una cura/vaccino che metta fine alla pandemia (sembra ci stiamo avvicinando con, forse, il vaccino di Pfizer-BioNTech e Moderna e la cura di anticorpi monoclonali di Eli Lilly). Siamo quindi sulla buona strada.

La reazione violenta dei mercati alla notizia di Pfizer ha dimostrato come il posizionamento fosse sbilanciato a favore dei c.d. “stay at home” business e fuori da settori come settore aereo, turismo, trasporti etc.  I mercati improvvisamente hanno deciso di guardare oltre la recessione attuale perché, finalmente, se ne può intravedere una fine.

Ricordiamoci che, a fronte di un potenziale ritorno alla normalità, la reazione dei mercati può comportare un repricing dei rendimenti obbligazionari governativi (come abbiamo visto) che quando salgono hanno delle conseguenze negative sulle valutazioni azionarie. La risalita dei governativi può essere positiva se la curva si irripidisce perché si stima una maggiore crescita (in tal caso l’impatto su titoli ad alta crescita potrebbe essere negativo) oppure negativa se salgono i tassi a breve perché si ipotizza una non così forte accondiscendenza delle banche centrali.

Tutti i movimenti dei mercati sopracitati devono essere, ovviamente, monitorati e analizzati per capire se cambiano lo scenario di fondo o creano opportunità di trading. Se si crede che le banche centrali resteranno accomodanti allora si deve anche credere che i rendimenti non verranno fatti salire troppo. Torna, così, il tema della MMT (Modern Monetary Theory) ovvero la monetizzazione del debito pubblico da parte delle banche centrali. Per quanto riguarda gli Stati Uniti la Fed dovrebbe finanziare la politica fiscale e, addirittura, esserne complementare qualora, in caso di Senato repubblicano, il pacchetto fiscale dovesse essere ridotto.

La rotazione settoriale (da tech a banche, da “growth” a “value”, in generale da Covid winners a laggard), di cui abbiamo avuto un assaggio nei giorni successivi all’annuncio di Pfizer, è destinata a perdurare qualora, come ci si auspica fortemente, si arrivi a controllare e porre fine alla pandemia da Covid19. È, comunque, vero che alcuni temi, soprattutto tecnologici, che si sono risvegliati e consolidati con la pandemia, sono destinati a resistere perché certe abitudini sono radicalmente cambiate.  Nel mentre ci saranno false partenze o stop&go di cui potrebbe essere utile approfittare.

Settimana molto positiva per le nostre linee di gestione soprattutto quelle azionarie: l’esposizione al settore bancario europeo ha dato un notevole contributo.

Analisi dei mercati del 12.10.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Settimana positiva per gli asset di rischio: i mercati azionari hanno chiuso con un rialzo complessivo pari al 3.6% (MSCI World) che ha trainato anche il comparto obbligazionario a spread. Buono il restringimento dello spread fra la periferia dell’eurozona e il bund tedesco. Rimbalzo deciso anche per le commodities grazie al balzo del prezzo del petrolio.

Il presidente americano Donald Trump esce dall’ospedale, dopo tre giorni di terapia per il Covid19, torna alla Casa Bianca e i mercati tirano un respiro di sollievo. Tutto finché lo stesso presidente, in uno dei suoi tweet, non afferma che i negoziati con i Democratici sono stati interrotti e quindi il pacchetto fiscale è sospeso fino a dopo le elezioni. Poi, però, rimedia al danno affermando che, comunque, si sta lavorando a singole misure, quindi provvedimenti mirati che comprendono nuovi assegni per i consumatori (si parla di 1200$) da rilasciare prima delle elezioni e aiuti al settore aereo. Il tira e molla è proseguito nella settimana con Nancy Pelosi che si dichiara contraria a singoli provvedimenti ma vorrebbe un serio pacchetto di aiuti o nulla.

L’indecisione sullo stimolo fiscale, con Democratici e Repubblicani che stentano a trovare un punto di accordo, contrasta ancora una volta con le dichiarazioni del numero uno della Fed Powell che ribadisce i rischi di una ripresa economica incompleta ovvero che potrebbe innescare dinamiche recessive; ripete che non è il momento di abbassare la guardia e la politica fiscale, soprattutto, deve fare la sua parte perché in questo momento è meglio correre il rischio di fare troppo che troppo poco.

Sulla campagna elettorale americana in settimana c’è stato il faccia a faccia tra i due vice candidati Kamala Harris (vice Biden) e Mike Pence (vice Trump): il primo ha puntato il dito contro la gestione della pandemia mentre il secondo ha usato la leva delle maggiori tasse che i Democratici intendono introdurre. I sondaggi si sono mossi di poco e continuano ad avvantaggiare Biden.

Trump che dichiara che non intende fare il prossimo dibattito da remoto e risponde alle polemiche, circa un trattamento medico privilegiato nei suoi confronti dichiarando che l’anticorpo monoclonale utilizzato per la sua terapia (il Regeneron, un trattamento sperimentale a base di anticorpi sintetici prodotto da Eli Lilly) sarà disponibile gratuitamente per tutti gli americani.

La Lagarde (presidente della BCE) continua con le dichiarazioni “dovish” affermando che la ripresa potrebbe essere più lenta a causa della seconda ondata di Covid19 e, quindi, la politica monetaria deve rimanere a disposizione ed essere pronta a varare nuovi stimoli. La ripresa, invece della auspicata forma a V, potrebbe essere una sorte di W allontanando così il ritorno ai livelli pre-Covid19. Anche il capo economista Lane ribadisce che la politica monetaria sarà sufficientemente accomodante da assicurare il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione anche dopo il possibile superamento dei danni legati alla pandemia.

L’accondiscendenza delle banche centrali emerge anche dai verbali delle ultime riunioni: da quelli della BCE, relativi al meeting di settembre, è emerso che un approccio “a mano libera” da parte di Francoforte è assolutamente preso in considerazione per contrastare i danni provocati dalla pandemia, non si escludono ulteriori tagli dei tassi o modifiche alle attuali condizioni dei prestiti. L’andamento dell’euro e l’impatto sull’inflazione vengono costantemente monitorati.

Per quanto riguarda le minute della Fed emerge un board spaccato su quali metodi utilizzare per applicare i nuovi principi (facendo riferimento probabilmente anche alla “forward guidance”) ma un’uniformità di vedute sul fatto che sia necessario mantenere i tassi vicino allo zero finché non si avrà nuovamente la piena occupazione nel mercato del lavoro e quindi, ipoteticamente, fino al 2023/2024.

Evidente il sostegno della BCE sui nostri titoli di stato con il BTP che ha visto restringere ancora lo spread verso il Bund (arrivato a 121bps) e scendere in termini di rendimento a nuovi minimi storici (il decennale ha chiuso la settimana a 0.72%). Il Tesoro ne sta approfittando per emettere nuovi titoli e/o sostituire quelli già in circolazione. Questa settimana è prevista la prima emissione di un BTP a tre anni con cedola zero!

Un interessante articolo de Il sole 24 ore riporta una tabella con i costi medi delle emissioni per i vari anni dal 2000 ad oggi: per ora il 2020 si colloca a 0.69% e sarebbe ottimo se, da qua a fine anno, il Tesoro riuscisse ad abbassare ulteriormente questo livello (il minimo è stato raggiunto nel 2016 ed era pari a 0.55%).

Qualche analista sottolinea come il livello al quale sono arrivati i rendimenti dei nostri BTP potrebbe creare dei problemi alle compagnie assicurative italiane: nei prossimi quattro anni, infatti, scadranno circa la metà dei titoli detenuti che attualmente hanno una cedola media nell’ordine del 4.4% e, dovessero essere sostituiti oggi, il rendimento si ridurrebbe drasticamente allo 0.8% circa. Le assicurazioni dovranno cercare alternative più remunerative (tipo le azioni) che però richiedono maggiori assorbimenti di capitale in base alla normativa europea Solvency II.

Anche il comparto obbligazionario governativo spagnolo si è mosso bene in settimana grazie all’annuncio di un taglio di 15 miliardi di euro al programma di emissioni nette per il 2020.

La Commissione Europea, in settimana, ha annunciato che dalla seconda metà di ottobre partirà il programma Sure (“Support mitigating Unemployment Risks in Emergency” ossia la cassa integrazione europea) e verranno emesse le prime obbligazioni ESG (quindi che rientrano nel piano di acquisti della BCE) per finanziare il progetto. Ricordiamo che la capienza del programma è di 100 miliardi e quindi le emissioni di bond arriveranno massimo fino a questo ammontare. Ad oggi le richieste sono state per 87.4 miliardi e i fondi verranno trasferiti sotto forma di prestiti (l’Italia ne ha richiesti 27.4 miliardi); gli stati dovranno poi rendicontare circa l’utilizzo dei fondi. Se la raccolta dei finanziamenti inizia a metà ottobre (quindi un mese oltre il previsto) si stima che gli aiuti non verranno erogati prima della fine del 2021. Da notare che man mano che la Commissione Europea si finanzierà sul mercato obbligazionario per finanziare progetti di questo tipo le obbligazioni emesse rientreranno nel panorama degli emittenti più sicuri e potranno rappresentare un’alternativa al Bund tedesco, considerato oggi il “risk-free” in eurozona.

Citiamo spesso, in questa sede, il mondo dei green bond: è di questa settimana la notizia che le emissioni hanno superato il triliardo di dollari di cui solo 200 miliardi emessi nel 2020. È evidente come le società stiano cavalcando questa onda che è anche alimentata dalle dichiarazioni della BCE e della Commissione Europea che stanno e intendono continuare ad acquistare questa tipologia di obbligazioni.

In ripresa il prezzo del petrolio per i rumors sui possibili tagli dell’OPEC e per due fattori transitori ovvero l’uragano Delta in arrivo sul Golfo del Messico (categoria 4), che ha fatto stoppare il 92% della produzione dell’area, e lo sciopero nel settore Oil&Gas in Norvegia.

In settimana, Borsa Italiana è stata venduta dal LSE (London Stock Exchange), che la aveva acquistata nel 2007 per 1.6 miliardi, ad Euronext per circa 4.3 miliardi di euro. Sebbene Euronext non possa ancora essere considerata la Borsa della UE (in quanto quella di Madrid è stata acquisita un anno fa dalla Borsa di Zurigo e quella di Francoforte e altri paesi minori non sono comprese) diventa ora la maggiore piazza azionaria di Europa, con circa 1800 società quotate, comprendendo le borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Oslo e Dublino. Borsa Italiana apporterà l’MTS (Mercato telematico dei titoli di stato) facendo diventare Euronext leader nella negoziazione all’ingrosso dei titoli di Stato. Fra gli azionisti italiani di Euronext figurano IntesaSanpaolo con l’1.3% e CDP con il 7.3%.

Approvata dall’autorità Antitrust la fusione fra Sia e Nexi che farebbe nascere uno chi dei grandi player europei dei pagamenti digitali del valore di 15 miliardi di euro, presenza in quattro continenti e 50 paesi e ricavi pari a oltre 1.8 miliardi di euro: Sia (la ex CartaSi partecipata da IntesaSanpaolo al 10%) si fonderebbe per incorporazione con Nexi (controllata da CDP) con un azionariato diviso fra Nexi al 70% e Sia al 30%; CDP avrà circa il 25% della nuova entità. La firma dell’accordo è prevista per dicembre.

QUESTA SETTIMANA

Nel mondo siamo arrivati a più di 37 milioni di persone contagiate dal coronavirus e i decessi superano il milione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si stima che il 10% della popolazione globale potrebbe avere contratto il virus. I vari paesi stanno cercando di correre al riparo con chiusure mirate. Ripetiamo che è essenziale che non si arrivi ad un nuovo lockdown.

Oggi il mercato obbligazionario americano sarà chiuso per il Columbus Day.

La PBOC (Banca centrale cinese) ha ufficializzato oggi la decisione di azzerare (dal 20% precedente) il coefficiente di riserva obbligatoria per le istituzioni finanziarie nel trading di contratti valutari nell’ottica di alleviare la pressione al rialzo per la valuta (lo Yuan aveva raggiunto venerdì i livelli di inizio 2019 contro dollaro). Il coefficiente del 20% era stato introdotto due anni fa quando la valuta si era indebolita troppo superando la soglia di 7 contro dollaro e aveva lo scopo di rendere più costoso scommettere contro la valuta cinese.

Oggi, lunedì 12, la presidente delle ECB Christine Lagarde presenzierà al meeting annuale dell’IMF e della World Bank e il giorno successivo l’IMF pubblicherà il World Economic Outlook che darà un’idea dello stato di salute delle principali economie alla luce della pandemia.

Martedì 13 Apple annuncerà i nuovi quattro iPhone con il 5G, migliori fotocamere e un maggiore range di schermi. Ricordiamo che l’iPhone genera circa la metà dei ricavi di Apple.

Il 15 ottobre è previsto il secondo dibattito fra Trump e Biden, potrebbe essere virtuale anche se Trump si è opposto.

Sempre il 15 ottobre era prevista la deadline per la Brexit: durante il summit si spera che le parti trovino un accordo. Indiscrezioni di Reuters parlano di progressi tra Londra e Bruxelles che potrebbero protrarre le negoziazioni fino a metà novembre.

Inizia ufficialmente la reporting season americana con le varie società che pubblicheranno gli utili per il terzo trimestre: come sempre le prime saranno le banche (JPM, Citigroup, GS, MS, Wells Fargo e Bank of America). I risultati di Alcoa (leader mondiale dell’alluminio) ci aiuteranno ad avere il polso dell’attività economica. In generale sono attesi utili in calo anno/anno del 20% circa ma in rialzo rispetto al secondo trimestre del 19% circa.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Anche questa settimana abbiamo avuto due conferme: 1) in questo periodo gli Stati Uniti sono al centro dell’attenzione degli investitori e guidano il resto dei mercati; 2) i mercati dipendono ancora molto dai supporti monetari e fiscali.

Le correzioni, infatti, tendono ad avvenire o quando il mercato prende atto che la Fed non si muoverà fintanto che non lo farà il Congresso americano, o quando aumenta l’incertezza sulla scena politica americana, mentre le risalite si hanno esattamente nei casi opposti ovvero quando si ipotizza che la Fed possa muoversi prima, o quando si percepisce che il pacchetto fiscale si fa sempre più concreto, o quando si delinea con maggiore precisione lo scenario politico.

Riguardo alle elezioni, a prescindere da quale sarà il prossimo presidente americano la sua capacità di portare avanti la propria agenda politica dipenderà fortemente dal sostegno del Congresso, motivo per cui sarà importante vedere se i Democratici riusciranno a prendere anche il controllo del Senato.

Ripetiamo che i principali elementi che impatteranno i mercati, e che dipendono dalle elezioni americane, sono: a) la tassazione: se, ad esempio, ipotizziamo che gli utili dell’S&P500 siano stimati in crescita del 21% per il 2021, qualora dovesse vincere Biden la maggiore tassazione potrebbe eroderli del 9.2% (stima di Bofa) e impattare negativamente soprattutto i settori tech, telecom e dei consumi non discrezionali mentre settori come quello delle energie rinnovabili o delle infrastrutture sarebbero avvantaggiati; b) il pacchetto fiscale: consideriamo che, a prescindere dal vincitore, verrà deliberato un pacchetto fiscale ingente che per l’effetto moltiplicativo potrebbe tradursi in una cifra anche vicina ai 5.000 miliardi di dollari. In caso di vittoria dei Repubblicani l’aumento della spesa sarebbe ridotto ma in compenso non verrebbero introdotte nuove tasse, in caso di una vittoria Democratica a fronte di un consistente aumento della spesa pubblica si avrebbe anche un aumento della tassazione (da 21% a 28%).

Alla fine, “net net” ci sarebbe comunque un considerevole aumento della spesa pubblica e a quel punto la Fed si muoverebbe per finanziarlo e potremmo quindi cominciare a parlare di MMT (Modern Monetary Theory) e fare anche ipotesi sulla possibile evoluzione dell’inflazione, tema ad oggi abbastanza ignorato dei mercati.

Settimana decisamente positiva per le nostre linee di gestione che traggono vantaggio soprattutto dal buon andamento dei listini azionari e degli obbligazionari high yield.

Analisi dei mercati del 28.09.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Settimana caratterizzata da debolezza diffusa sia sui mercati azionari che obbligazionari a spread, mentre su quelli governativi abbiamo assistito ad un restringimento dello spread dell’Italia in un contesto di generalizzato calo dei rendimenti. Sul fronte valutario il dollaro si è comportato da valuta risk-off rafforzandosi contro euro. Il movimento del dollaro ha, poi, determinato un calo dell’oro e delle materie prime in generale.

Le cause della debolezza sono da imputarsi, inizialmente, a notizie pesanti sul settore bancario e poi dal tema di fondo che pesa sui mercati ultimamente, ovvero lo stallo della politica fiscale americana e le dichiarazioni degli esponenti della Fed (Powell in primis) che hanno più volte sottolineato come sia proprio la politica fiscale a dover agire ora più di quella monetaria.

Partendo dal primo punto, ovvero la debolezza del settore bancario di inizio settimana, sembra che questa sia stata innescata dai timori su HSBC, la più grossa banca europea (il cui prezzo di borsa ha toccato i minimi dal 1996) per due motivi: dal China Global Times risulta che la Cina la voglia includere nella cosiddetta “unreliable entity list” che ha l’obiettivo di punire le aziende/organizzazioni/privati che rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale, in questo modo la strategia di espansione in Cina, sulla quale HSCB ha basato la propria strategia, verrebbe messa in discussione; inoltre, in un’inchiesta giornalistica dell’International Consortium of Investigative Journalists (noto in passato per la diffusione dei Panama Papers), figura fra le banche che hanno tratto profitto da attività criminali e di riciclaggio di denaro di evidente sospetta provenienza con entità ritenute pericolose tra il 1999 al 2017. Le banche stesse avevano segnalato come sospette le transazioni (per oltre 2.000 miliardi di dollari) ma evidentemente i controlli non hanno poi funzionato. Fra le 90 istituzioni finanziarie coinvolte figurano anche DB, JPM, Standard Chartered, Bank of New York Mellon, Barclays, State Street Corporation e Commerzbank; fra le banche italiane qualche transazione sospetta sembra passata da Unicredit, Intesa e Ubi ma circa la metà del totale sembra transitata dalla piccola BCC Pianfei e Rocca de Baldi (di Cuneo). Ricordiamo che, ad esempio, DB aveva già dovuto pagare una sanzione pari a 258 milioni di dollari agli Stati Uniti per avere violato le sanzioni contro l’Iran; ora sembra che nonostante ciò la banca abbia continuato a movimentare denaro legato all’Iran.

Circa lo stallo della politica fiscale americana l’attenzione dal tema (sul quale non sono giunte neanche questa settimana buone notizie) è stata deviata dalle tensioni fra Repubblicani e Democratici per la scelta del giudice che dovrà sostituire Ruth Bader Ginsburg alla Corte Suprema Americana: alla fine, disattendendo le ultime volontà della giudice (che aveva chiesto di essere sostituita dopo il risultato delle elezioni presidenziali), Trump ha nominato Amy Coney Barret alla Corte Suprema: si tratta della più giovane di sempre ed è considerata ultra-conservatrice. Trump ha voluto sostituirla immediatamente in modo da avere maggiori possibilità di vittoria in caso di contestazione del voto.

Durante la settimana c’è stata la testimonianza di Powell alla Commissione Servizi Finanziari del Congresso: se da un lato è stata confermata, nuovamente, la disponibilità della Fed a fare tutto il possibile per favorire la ripresa, dall’altro è stata ribadita la necessità che anche il Congresso faccia di più per sostenere le imprese più colpite e i disoccupati.

Per quanto riguarda la forza del biglietto verde, oltre alla sua natura di risk-off currency, la giustificazione può anche essere cercata nelle dichiarazioni di un membro della Fed (Kaplan) che ritiene che un dollaro forte sia preferibile in quanto garantisce sottoscrizioni dell’ingente, e in crescita, debito americano: infatti, in caso di debolezza, il rischio sarebbe quello di una salita dei tassi legata alla richiesta di un maggiore rendimento da parte degli investitori a fronte di un maggiore rischio percepito derivante dalla debolezza della valuta. Inoltre, a favorire la debolezza dell’euro è intervenuto il capoeconomista della BCE Lane che ha ribadito, ancora una volta, che un euro troppo forte impedisce il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione.

Per quanto riguarda lo scenario macro-economico, dalla pubblicazione dei dati PMI in settimana è emerso un quadro misto: in area euro, mentre il comparto manifatturiero continua a fornire segnali positivi (aiutato dalla ripresa della domanda estera) quello dei servizi cala sotto la soglia del 50 (e deludendo le aspettative degli analisti); in aggregato il PMI manifatturiero preliminare di settembre segna un 53.7 (massimo di 25 mesi, vs 51.7 di agosto), grazie soprattutto al contributo della Germania, mentre quello relativo ai servizi scende a 47.6 (minimo di quattro mesi, da 50.5 precedente e attese per 50.6), probabilmente a causa della ripresa dei contagi; il dato composite, quindi, ne risente e passa a 50.1 (da 51.9). Negli Stati Uniti la situazione è, invece, sostanzialmente stabile con il dato composite a 54.4 (da 54.6) e sia la componente manifatturiera (53.5 da 53.1) che quella servizi (54.6 da 55) sono in linea con le aspettative degli analisti.

In Germania è stato pubblicato l’IFO che passa da 92.5 di agosto a 93.4 di settembre (leggermente meno delle stime, 93.8).

Sul fronte vaccini Johnson&Johnson annuncia che è pronta per la fase 3 i cui risultati potrebbero arrivare entro la fine dell’anno o l’inizio del prossimo. Nel 2021 potrebbero esserne prodotte un miliardo di dosi la cui somministrazione richiede una singola iniezione a differenza delle due richieste da quelli rivali di Moderna, Pfizer e AstraZeneca. Con questo i vaccini per Covid19 in fase 3 sono arrivati a nove (oltre alle società citate abbiamo Novovax, CureVac, GSK/Sanofi, Arcturus e Merck).

Sulla disponibilità di un vaccino a breve si gioca anche la campagna elettorale: infatti Trump ha dichiarato che con un ordine presidenziale potrebbe andare contro alla disposizione della FDA (Food and Drug Administration) che invita ad attendere risultati certi dei test anche oltre la data di novembre.  

In Italia l’esito del referendum e delle elezioni sembrerebbe avere allontanato i timori sulla tenuta del governo (forse fino a fine legislatura, ovvero al 2023) e gli effetti li abbiamo visti sullo spread (intorno ai 140 bps) e, quindi, sui rendimenti dei BTP: il trentennale, ad esempio, ha toccato i minimi storici in termini di rendimento a scadenza (1.77%).

Ci sono altri due elementi che possiamo considerare positivi per il movimento dei titoli di stato italiani: 1) asta TLTRO3 (i prestiti al tasso agevolato di -1% che la BCE eroga periodicamente alle banche che ne fanno richiesta): nell’operazione di giugno la partecipazione era stata consistente (circa 1.300 miliardi di euro) ora invece sono stati assegnati 174.5 miliardi a 388 banche (parte alta delle attese degli analisti) segno che il sistema bancario ha, al momento, abbondante liquidità e che le tensioni finanziarie si sono attenuate. L’effetto positivo sui BTP deriva dal fatto che le banche, per partecipare all’asta, devono consegnare alla BCE i BTP come garanzia e quindi li comprano sul mercato qualche giorno prima. L’operazione per la banca è profittevole dato che si indebita ad un tasso negativo (-1%) e ottiene tassi positivi dai BTP acquistati. Fra le banche italiane hanno partecipato BancoBPM (per 1 miliardo) e Bper (per 2.71 miliardi). Le prossime aste sono previste per dicembre e marzo; 2) altro elemento di favore le attese di un potenziale incremento del programma di acquisti PEPP alla luce del peggioramento della situazione dei contagi in Europa.

Ora che in il referendum e le elezioni regionali sono alle spalle, il governo italiano deve affrontare il tema legato alla privatizzazione del Monte dei Paschi di Siena: il primo dicembre, su richiesta della BCE, la banca dovrà essere ricapitalizzata per circa un miliardo a fronte della cessione ad Amco (la bad bank italiana) di crediti deteriorati per circa 8.1 miliardi. Il Tesoro risulta essere il primo azionista con una quota pari al 68.5% del capitale ottenuta dopo la partecipazione all’aumento di capitale avvenuto nel 2017 per circa 7 miliardi (attualmente BMPS capitalizza 1.5 miliardi) ed entro maggio 2022 la banca deve essere privatizzata come da impegni presi con la UE. Il problema è essenzialmente legato alla contropartita che verrebbe richiesta dal potenziale acquirente: avendo come precedente quello di IntesaSanPaolo, che nel 2017 per rilevare le banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) ottenne dallo stato 4.98 miliardi, perché l’operazione diventi neutrale dal punto di vista dell’impatto sul capitale, si ipotizza una cifra di circa 4 miliardi al fine di mantenere un ratio patrimoniale CET1 sopra il 13%. Fra le papabili risulta Unicredit, che tuttavia ha negato di essere interessata ad acquisizioni, BancoBPM che potrebbe avere la necessità di aumentare dimensionalmente per non essere preda di acquisizioni (come successo ad UBI), ma anche BPER. Il titolo BMPS ovviamente si muove sui rumors.

Interessante l’indiscrezione secondo la quale Credit Agricole starebbe valutando acquisizioni in Italia tra le banche di piccola/media dimensione: la reazione si è vista soprattutto su BancoBPM e Creval che trattano parecchio a sconto rispetto al valore di libro (P/BV) e, quindi, risultano particolarmente appetibili. Attualmente Credit Agricole detiene il 5% di Creval e fra le due c’è “un’ottima collaborazione” (a detta dell’AD di Creval Luigi Lovaglio). BancoBPM, invece, è attraente perché è posizionata nelle aree più strategiche del paese ed è a tutti gli effetti una public company con un azionariato molto diffuso (quindi nessun azionista ha una posizione sufficiente per governare l’impresa) inoltre, ha dichiarato di essere aperta a valutare possibili aggregazioni.

Sempre sul fronte bancario, ma questa volta fintech, in settimana è stata annunciata la prima operazione di consolidamento industriale in Italia nell’Open Banking; si tratta di una JV tra il gruppo Sella e Illimity (la banca fondata da Corrado Passera) che vedrebbe Hype, precedentemente controllata al 100% da Fabrick (la società del gruppo Sella specializzata nell’Open Banking) passare per il 50% a Illimity attraverso la sottoscrizione di aumento di capitale riservato pari a 30 milioni. Fabrick conferirebbe azioni Hype in cambio di azioni Illimity (di nuova emissione) pari al 7.5% del capitale. Fabrick potrebbe ottenere un ulteriore 2.5% di Illimity, al raggiungimento di determinati target di redditività nel periodo 2023/2024, mentre Banca Sella Holding riceverà un ulteriore 2.5% di Illimity in cambio della sottoscrizione (cash) di 16.5 milioni e salirebbe al 10% di Illimity. L’obiettivo dell’operazione è favorire la crescita di Hype, che attualmente ha 1.3 milioni di clienti, grazie alle soluzioni Open Banking di Illimity e al conferimento cash che consente di finanziare il piano industriale di Hype.

Passando al tema degli investimenti sostenibili, la BCE ha annunciato che dal primo gennaio fra i titoli accettati come collaterale e quelli privilegiati del suo piano di acquisti ci saranno non solo quelli i cui proventi sono destinati a tematiche “green” ma soprattutto quelli che hanno una struttura delle cedole legata al raggiungimento di determinati target di sostenibilità. Un esempio ne sono i sustainability-linked bond (a 5 e 10 anni) che il gruppo francese del lusso Chanel sta collocando sul mercato: le cedole sono collegate al raggiungimento di determinati obiettivi prefissati dal gruppo in tema di sostenibilità ambientale e sociale. I bond in questione non avendo rating non potrebbero essere acquistati dalla BCE ma, in base alla nuova direttiva di cui sopra, da gennaio potranno esserlo.

Il previsto summit UE è stato posticipato al 10 ottobre a causa di un caso di coronavirus all’interno dello staff del presidente Michel.

Sul CME (mercato delle materie prime di Chicago) verrà quotato entro l’anno il primo future sul prezzo dell’acqua. L’obiettivo è consentire a chi utilizza l’acqua nella propria attività produttiva di coprirsi dal rischio di oscillazioni del prezzo. Ovviamente, verrà poi usato anche da investitori e speculatori per scommettere sul prezzo dell’acqua. La società britannica Veles è riuscita a creare un indice di prezzi utilizzando i dati degli acquisti nei mercati delle acque superficiali della California che è il principale mercato americano. I contratti avranno regolamento cash e quindi non si incorrerà nel caso visto sul WTI questo anno quando per i problemi di stoccaggio il petrolio ha raggiunto prezzi negativi.

QUESTA SETTIMANA

I casi di Covid19 nel mondo hanno superato la soglia dei trenta milioni con circa 1 milione di morti: alcuni paesi, come sta avvenendo in Europa, stanno inasprendo le misure di contenimento nella speranza di evitare un altro lockdown, mentre altri, come la Cina, stanno allentando le restrizioni ai confini, a New York i ristoranti consentiranno di mangiare all’interno. Ovviamente è importante che la situazione non sfugga di mano anche se si ritiene, ragionevolmente e auspicabilmente, che difficilmente potremo rivivere le difficoltà sanitarie incontrate da marzo in poi.

Le negoziazioni sulla Brexit tra UK e EU vedranno l’ultimo round di negoziazioni e il Parlamento britannico voterà l’Internal Market Bill. Alcune aziende si stanno portando avanti in via precauzionale: ad esempio, in settimana JPM ha annunciato che sposterà circa 230 miliardi di dollari di asset in Germania oltre a banker e impiegati, stessa cosa GS che intende ricollocare nel resto d’Europa i suoi dipendenti, mentre altre aziende stanno facendo scorta di prodotti di produzione inglese. Se consideriamo che l’Unione Europea è destinataria di circa il 43% dell’export britannico e che il Regno Unito importa per il 51% della UE è facile rendersi conto di quanto sia importante la questione. Ricordiamo che il termine stabilito da Boris Johnson per arrivare ad un accordo è il 15 ottobre ma la posizione di Bruxelles si è irrigidita dopo che il premier britannico ha rimesso in discussione gli accordi prestabiliti relativi al confine fra le due Irlande.

Martedì negli Stati Uniti si terrà il primo dibattito tra l’attuale presidente Donald Trump e il candidato democratico Joe Biden: si tratterà di un dibattito a due della durata di 90 minuti all’Università di Cleveland. Intanto, a pesare su Trump la notizia pubblicata dal New York Times (già dichiarata “fake” da Trump) che accusa il presidente di non avere pagato in dieci anni dei 15 precedenti al 2017 alcuna tassa federale sul reddito pur avendo ricevuto 427.4 miliardi di dollari fino al 2018 in proventi diversi.

In settimana la presidente della BCE Christine Lagarde terrà un discorso davanti al Parlamento Europeo.

Fra i dati macro in uscita segnaliamo i seguenti:

  • in US: la terza stima del GDP per il secondo trimestre (attesa la conferma di -31.7% trimestre/trimestre annualizzato), il dato sull’inflazione PCE (attesa a +1.2% anno/anno), l’ISM manifatturiero di settembre (atteso a 56) ma, soprattutto, il report sul mercato del lavoro (l’ultimo previsto prima delle elezioni di novembre) e dal quale ci si attende che i nuovi occupati salgano, per il quinto mese consecutivo, di altre 900.000 unità e il tasso di disoccupazione scenda a 8.2% (da 8.4%) con un’inflazione salariale sostanzialmente stabile a  +4.8% anno/anno;
  • in Eurozona: la pubblicazione dei dati PMI definitivi di settembre (con il dettaglio anche per l’Italia e la Spagna che non pubblicano le anticipazioni) e quelli sull’inflazione di settembre (attesi in larga parte negativi);
  • in Cina: dati PMI calcolati sia dall’agenzia governativa che dalla privata Caixin.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Lo stallo nella formulazione del terzo pacchetto di supporto fiscale all’economia, come abbiamo più volte detto è fra le possibili cause della turbolenza sui mercati di questo periodo.

Se da un lato non vi è la volontà politica, per motivi elettorali, di trovare un accordo fra Democratici e Repubblicani, dall’altro vi è la più volte ribadita volontà, da parte di Powell, di non intervenire ulteriormente finché la politica fiscale non si muove nella giusta direzione.

Powell, che già viene accusato di avere salvato Wall Street (quindi la finanza) e non Main Street (l’economia reale) non intende immettere nel sistema ulteriore liquidità se non per finanziare una maggiore spesa governativa quando questa verrà deliberata. Il presidente della Fed sostiene che gli interventi fiscali, tra l’altro, consentirebbero a più aziende di soddisfare i criteri di solvibilità e quindi di accedere ai prestiti previsti che per ora non sono stati totalmente utilizzati (proprio per la mancanza dei requisiti di solvibilità).

La Fed vuole, quindi, mettere pressione sul governo affinché vari il pacchetto di aiuti a Main Street e per questo lascia intendere che non immetterà ulteriore liquidità nel sistema.

Quello che gli investitori giustamente temono è che un ulteriore intervento da parte della Fed (e delle banche centrali in generale) avvenga solo a fronte di un peggioramento della situazione economica o sanitaria (quindi in uno scenario non proprio brillante) e, in mercati drogati dalla liquidità, questo elemento è pesantemente negativo.

Poiché i principali elementi di incertezza attualmente sono la diffusione del coronavirus e la Brexit per l’Europa e il pacchetto fiscale e le elezioni in US, è inevitabile che qualunque notizia relativa a questi temi muova il mercato.

Consideriamo anche, ma questo è puramente un fattore tecnico e non fondamentale, che ci stiamo avvicinando alla scadenza di fine trimestre ovvero a quel momento i cui i fondi bilanciati fanno i ribilanciamenti e quindi muovono pesantemente le asset class a seconda della performance relativa del periodo. Nel trimestre che si sta concludendo i ribilanciamenti trimestrali porterebbero ad alleggerimenti della parte azionaria e incrementi di quella obbligazionaria. Sembra, inoltre, che a livello geografico il più grande fondo sovrano al mondo (quello norvegese) stia ribilanciando la componente azionaria a favore dei mercati americani e a scapito di quelli europei.

Settimana un po’ difficile per le nostre linee di gestione dato che tutte le asset class hanno riportato performance negative. Unico contributo positivo viene dall’esposizione, ove presente, al dollaro americano.

Analisi dei mercati del 21.09.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIME DUE SETTIMANE

Andamento dei mercati piuttosto contrastato quello che ha caratterizzato le ultime due settimane: indice azionario globale MSCI World in calo a causa soprattutto dei listini americani all’interno dei quali il settore tecnologico non sembra ancora trovare stabilità. Per contro, i mercati europei (settore bancario a parte) e quelli emergenti e asiatici hanno mostrato una certa resilience. Sul fronte valutario decisamente stabile il cambio eur/usd mentre l’incertezza sulla Brexit pesa sulla sterlina; il rafforzamento dello Yen segnala la volontà degli investitori di coprire le posizioni di rischio.

Queste due settimane sono state caratterizzate dagli appuntamenti delle banche centrali: tutte hanno mantenuto tassi invariati e si sono dichiarate proattive circa il supporto della crescita economica.

La prima è stata la BCE che, nella prima riunione dopo la pausa estiva, ha lasciato invariati i tassi e l’attuale politica monetaria (come si attendeva il mercato). Il messaggio chiave che possiamo trarre dalle parole della Lagarde è che, nonostante il miglioramento dell’outlook (il Pil è, infatti, stato rivisto a -8% da -8.7%), l’intenzione della banca centrale è di restare pronta a fare di più qualora la situazione lo richieda dato che i rischi di peggioramento sono maggiori di quelli di miglioramento. Il programma PEPP (che ricordiamo essere il Pandemic Emergency Purchase Programme, ovvero il programma di acquisto titoli da parte della BCE finalizzato a supportare l’economia in crisi per il coronavirus), del quale i nostri BTP sono i principali beneficiari, probabilmente verrà utilizzato integralmente (si tratta di 1.350 miliardi in totale) a meno di sorprese particolarmente positive dell’economia così come l’APP (Asset purchase programme attraverso il quale la BCE attua il Quantitative Easing) che rimarrà attivo ben oltre il momento in cui si deciderà di agire al rialzo sui tassi. L’inflazione è stata confermata allo 0.3% per il 2020 e all’1% per il 2021 (la debolezza è da imputarsi essenzialmente all’andamento del prezzo del petrolio ma i rischi di deflazione sono diminuiti); nonostante ci sia consapevolezza che un cambio forte potrebbe rendere complesso perseguire il mandato della stabilità dei prezzi, non sono stati annunciati “ufficialmente” interventi per agire sul tasso di cambio che infatti si è riportato temporaneamente, per questo motivo, e per il miglioramento dell’outlook, sopra il livello di 1.19. La Lagarde ha semplicemente detto che gli sviluppi del tasso di cambio verranno valutati per le implicazioni a medio termine sull’inflazione. Il giorno seguente anche il capo economista Lane ha nuovamente ribadito che un apprezzamento della divisa unica rende più complesso il raggiungimento del target di inflazione facendo quindi, in qualche modo, intendere che la BCE è pronta ad agire se necessario. Stesso messaggio ribadito anche dall’esponente della BCE francese Villeroy.

Anche la riunione della Fed si è conclusa con tassi invariati così come il programma di acquisto titoli. La Banca Centrale si è impegnata a non rialzare i tassi prima del 2023 (la c.d. “forward guidance”) e, comunque, finché l’inflazione non andrà oltre il 2%. Fra le previsioni economiche è stata ipotizzata al 3.7% la contrazione dell’economia americana (invece del -6.5% stimato a giugno), ma l’incertezza rimane straordinariamente elevata e tale da giustificare una Fed disponibile ad utilizzare l’intero arsenale di strumenti a disposizione per sostenere l’economia. I rendimenti governativi sul mercato dovrebbero rimanere ancorati grazie agli acquisti della Fed che aumenterà il proprio bilancio per finanziare l’aumento del debito pubblico. La prossima riunione è prevista il 5 novembre, due giorni dopo le elezioni presidenziali.

Anche la BOJ (Bank of Japan) si è allineata alla Fed dichiarando che, oltre a monitorare i dati sull’inflazione, valuterà anche la crescita dell’occupazione al fine di orientare la propria politica monetaria. La politica rimane ultra-espansiva anche se le condizioni generali dell’economia sono state riviste leggermente in miglioramento. Il target di inflazione è stato confermato al 2% e dato che attualmente l’inflazione “core” è ancora negativa facile immaginare che il lavoro della BOJ sia ancora molto lungo.

La BOE (Bank of England) che ha deciso che per ora mantiene i tassi al 0.10% ma nel quarto trimestre comincerà a valutare l’ipotesi di tassi negativi. Quest’ultimo punto ha pesato parecchio contribuendo alla debolezza della sterlina.

Sulla sterlina, come avevamo detto, hanno impattato negativamente anche le notizie provenienti da UK relative alla Brexit. Il premier Johnson ha dichiarato che sta lavorando per annullare una parte dell’accordo relativa all’Irlanda del Nord. L’Internal Markets Bill, il disegno di legge di Boris Johnson che secondo la UE non rispetta affatto l’accordo firmato lo scorso ottobre (prevedendo decisioni unilaterali sui controlli delle merci che dalla Gran Bretagna arrivano in Irlanda del Nord), ha superato il primo test in Parlamento. Il rischio è che il 15 ottobre UK esca dalla UE senza un’intesa.

In area euro il Pil finale del secondo trimestre è uscito meglio della stima precedente e passa a -11.8% trimestre/trimestre (-14.7% anno/anno). Il terzo trimestre dovrebbe migliorare grazie alla graduale rimozione del lockdown.

Anche l’OCSE, nel suo Outlook di settembre, ha rivisto leggermente al rialzo le stime di crescita per il 2020 prevedendo una contrazione economica mondiale pari al -4.5% (a giugno la stima era di -6%). Per l’Area Euro la contrazione è prevista pari a -7.9% (da -9.1%) e in US pari a -3.8% (da -7.3% precedentemente).

Dalla Cina continuano ad arrivare segnali di miglioramento economico anche grazie alla crescita della produzione industriale (+5.6% anno/anno, al massimo da otto mesi) e delle vendite al dettaglio (+0.5 anno/anno) che, per la prima volta quest’anno, mostrano un progresso.

Rimanendo in Asia segnaliamo che in Giappone il partito di maggioranza LDP ha indicato come nuovo premier, dopo le dimissioni di Shinzo Abe, Yoshihide Suga che dovrebbe garantire la continuità della politica economica intrapresa da Abe.

Il petrolio ha tratto beneficio dalle dichiarazioni dell’OPEC circa un possibile meeting straordinario per il mese di ottobre lasciando intendere che sono possibili tagli alla produzione in caso di debolezza del prezzo dell’oro nero.

In Italia il tesoro ha annunciato l’emissione di un BTP ventennale via sindacato per 10 miliardi che il mercato ha accolto favorevolmente con ordini che hanno superato gli 84 miliardi (circa 77% in mano agli investitori esteri). Tasso 1.80% e scadenza 1/3/2041. In questo modo il Tesoro ha raggiunto l’80% della raccolta prevista per il 2020. Era parecchio che l’Italia non emetteva titoli ventennali.  Vediamo come si muoverà lo spread in occasione delle elezioni del 20/21 settembre

Dopo la fusione italiana tra IntesaSanpaolo e Ubi Banca, il risiko bancario si sposta in Spagna con l’ok del premier spagnolo Sanchez alla fusione tra Bankia e CaixaBank con nuova sede a Valencia. La fusione porterebbe alla nascita della prima banca del paese con asset per 600 miliardi di euro e una quota di mercato superiore al 20%, la copertura territoriale sarebbe ampia essendo Bankia di Madrid e CaixaBank della Catalogna. La quota dello stato in Bankia, pari al 61.8% (frutto del salvataggio del 2011 attraversi un’iniezione di liquidità pari a 24 miliardi), potrebbe scendere al 14% della nuova entità.

Sempre in tema di banche sono uscite indiscrezioni, decisamente positive, sulla BCE che potrebbe rimuovere il divieto di pagare dividendi l’anno prossimo.

Vane le aspettative di un’inclusione di Tesla nell’S&P500: il titolo viene inizialmente penalizzato, in un momento in cui tutto il comparto tech è sotto attacco, per poi rimbalzare ma senza tornare sui livelli massimi raggiunto a fine agosto.  

AstraZeneca ha fatto un po’ temere sul fronte della ricerca di un vaccino annunciando che risultati anomali hanno comportato la sospensione dei test in corso; la notizia ha, inizialmente, pesato sul titolo e sul sentiment di mercato. Fortunatamente, dopo una settimana, i test sono stati ripresi e questo insieme all’annuncio, da parte dell’americana Pfizer, del fatto che il suo vaccino sarà pronto per fine anno hanno riportato speranza. Tuttavia, i dati sulla diffusione dei contagi continuano a destare parecchie preoccupazioni.

Forte salita per il titolo azionario Nexi (fornitore di servizi di pagamento elettronico) dopo l’annuncio dell’ingresso di CDP e l’aggregazione con Sia.

Nota di colore: negli Stati Uniti per la prima volta nella storia una donna guiderà una delle prime sei grandi banche di Wall Street ovvero Citigroup. L’attuale AD, in carica da otto anni, andrà in pensione e cederà il comando a Jane Fraser che attualmente ricopre la carica di presidente.

QUESTA SETTIMANA

Anche questa settimana gli occhi degli investitori restano puntati sui dati relativi alla diffusione del Covid19 dopo che Israele ha imposto nuovamente il lockdown (unico paese per ora) e New York ha posticipato nuovamente la riapertura delle scuole al primo di ottobre. I dati in Europa non sembrano confortanti e vanno monitorati. In UK si sta decidendo su ulteriori restrizioni visto l’aumento dei casi riscontrato. Un’ipotesi simile in altri paesi europei sarebbe preoccupante.

Proseguono i contatti informali tra UK e UE per le negoziazioni sulla Brexit. Di nuovo il barometro della situazione sarà la sterlina.

Di Brexit si parlerà anche giovedì 24 e venerdì 25 durante il summit UE in cui i vari leader discuteranno anche delle strategie industriali per affrontare le conseguenze del Covid19 e delle tensioni con la Turchia e la Russia oltre alle relazioni con la Cina.

Fra i dati macro segnaliamo la pubblicazione dei dati PMI preliminari in US ed Eurozona oltre al dato IFO (dato di fiducia delle aziende tedesche) per settembre: è importante che tali dati confermino la ripresa in corso e non diano brutte soprese; l’andamento relativo dei dati fra US e Europa potrebbe avere un impatto sul cambio EUR/USD.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La volatilità sui mercati, come previsto, è aumentata recentemente sia per l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane, previste per il 3 novembre, il cui esito rimane altamente incerto, sia per l’aumento dei dati di diffusione del coronavirus che fa temere altre forme di restrizione che, inevitabilmente, peserebbero sulla ripresa economica.

Sul tema Covid19 se, da un lato, un vaccino potrebbe essere disponibile in tempi relativamente brevi, dall’altro permangono i dubbi sia sulla reale efficacia (e quindi sulla capacità di immunizzare completamente i soggetti vaccinati) sia sulla volontà della popolazione di sottoporsi a vaccinazione. Per ottenere il risultato desiderato (ovvero la c.d. immunità di gregge) il vaccino deve essere somministrato ad un numero abbastanza elevato di persone: fra contagiati e vaccinati la percentuale della popolazione “coperta” si stima debba aggirarsi intorno al 60-70%. Ovviamente è poi indispensabile che l’immunità sia abbastanza forte da evitare ricadute (nei già contagiati) e malattia (nei vaccinati).

L’altro fattore che pesa sui mercati riguarda l’incertezza circa l’esito del voto in US e il rischio che si possa, successivamente, contestare il risultato con la conseguenza di un prolungamento ulteriore dell’incertezza (che i mercati non amano affatto) e un ritardo nella decisione sul pacchetto fiscale ritenuto necessario per superare la crisi.

Infatti, negli Stati Uniti deve essere ancora deciso il terzo giro di stimoli fiscali e si teme che nulla verrà fatto prima delle elezioni dato che ai Democratici conviene non avvantaggiare Trump autorizzando una spesa che tornerebbe a suo favore nei sondaggi.

Al netto di questi due temi, guardando solo gli indicatori economici, possiamo ritenere di essere verso la fine della recessione. I dati macro stanno uscendo in miglioramento e, generalmente, sopra le aspettative degli analisti. Ripetiamo, per l’ennesima volta, che le banche centrali sono estremamente di supporto e in queste due settimane lo hanno dimostrato e dichiarato apertamente. Tuttavia, di solito, nelle prime fasi di un ciclo al rialzo la volatilità è elevata e gli “stop&go”, citati anche la scorsa volta, sono inevitabili; in questi mesi che ci separano dalla fine dell’anno di motivazioni per passare dal pessimismo all’ottimismo ce ne sono parecchie,  quindi resta importante mantenere la calma, seguire attentamente le evoluzioni dei mercati e le motivazioni che le hanno determinate per decidere l’azione più opportuna.

Sostanzialmente stabili, nel periodo, le performance delle nostre linee di gestione. Fra quelle azionarie segnaliamo il proseguimento del recupero della ITA e un inevitabile ritracciamento della Chronos parecchio esposta al mercato americano.

Analisi dei mercati del 31.08.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Record storico anche per l’indice mondiale (MSCI World) grazie agli Stati Uniti e al settore tecnologico che continua a trainare i listini.

I motivi principali del movimento rialzista dei mercati sono da ricercarsi soprattutto nelle aspettative sul simposio di Jackson Hole (in particolare sull’intervento del presidente della Fed tenutosi giovedì), nella fiducia circa la produzione di un vaccino contro Cov-Sars 2 e in un non peggioramento dei rapporti fra Cina e Stati Uniti.

Nel suo discorso, in occasione del simposio di Jackson Hole, il presidente della Fed ha annunciato la revisione della strategia della banca centrale americana che è stata approvata all’unanimità dal FOMC. Per quanto riguarda il primo obiettivo, ovvero l’inflazione, l’azione di politica monetaria non deve più tendere ad un’inflazione puntuale del 2% ma ad una “media” del 2%, in questo modo verranno tollerati periodi con un livello più alto purché si arrivi ad avere la media intorno al 2%. Non viene indicato l’orizzonte temporale di riferimento ma si adotterà un approccio flessibile. Considerato l’attuale e persistente livello basso di inflazione i mercati si aspettano almeno due o tre anni di tassi estremamente bassi. Per l’altro obiettivo della Fed, ovvero l’occupazione, non è stato indicato un valore numerico preciso ma la Fed dovrà tenere conto della spinta inflattiva creata e contrastare solo gli “shortfall” dai massimi livelli. La politica monetaria deve quindi subordinare l’obiettivo dell’inflazione a quello dell’occupazione. Non si è parlato di controllo della curva dei tassi (l’altro argomento di discussione per i mercati) e dovremo aspettare almeno il prossimo meeting ufficiale del 18 settembre per avere notizie al riguardo.

Le aspettative di tassi di interesse a breve termine ancorati a livelli bassi per un periodo prolungato unitamente al possibile e auspicabile impatto positivo sulla crescita hanno portato ad un irripidimento delle curve dei rendimenti governativi con i rendimenti dei decennali in rialzo.

Per quanto riguarda i dati macroeconomici usciti segnaliamo i seguenti:

  • Pil tedesco per il secondo trimestre: -9.7% trimestre/trimestre (da -10.1% precedente). Analizzando le componenti si nota il contributo positivo della spesa pubblica e, ovviamente, quello fortemente negativo dei consumi. Il governo tedesco ha deciso di prorogare i sussidi di disoccupazione fino alla fine del 2021 anche attraverso i fondi Sure europei;
  • seconda revisione del dato sul Pil americano del secondo trimestre che è uscito leggermente migliore a -31.7% trimestre/trimestre annualizzato (rispetto a -32.9% precedente) ovvero -9.1% anno/anno.

Parziali segnali di distensione fra Cina e Stati Uniti dopo che i rispettivi funzionari, al termine di un colloquio telefonico, si sono detti positivi circa la risoluzione delle questioni relative alla fase uno dell’accordo firmato a gennaio. TikTok invece ha fatto causa all’amministrazione americana per il divieto sulle transazioni che è stato imposto. Ricordiamo che l’amministrazione americana ha imposto a ByteDance Ltd (la parent company di TikTok) di vendere gli asset americani entro metà settembre.

In Europa si comincia a pensare all’ipotesi di una bad bank: il prossimo 25 settembre si discuterà presso la Commissione Europea tra diverse istituzioni (vertici europei, BCE, asset management company, Eba, etc…) per valutare la costituzione di una bad bank europea che abbia l’obiettivo di ripulire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati (soprattutto quelli generati dalla pandemia) che verrebbero ceduti a prezzi di mercato (quindi non scontati). Si vorrebbe evitare di arrivare a fallimenti di società con le conseguenti implicazioni sul mercato del lavoro.

In Giappone si dimette per problemi di salute il primo ministro Shinzo Abe al governo da otto anni. Il mercato il giorno stesso ha corretto sulla notizia e lo Yen si è rafforzato. I cambiamenti apportati all’economia e al mercato giapponese dal leader del partito LDP nell’ambito di quello che viene definito Abenomics probabilmente sono talmente radicati che rimarranno in essere: fra i principali citiamo la nuova politica monetaria (dopo che Kuroda è stato nominato presidente della BOJ), la minore tassazione alle imprese, la maggiore partecipazione al mercato del lavoro (soprattutto femminile), la maggiore immigrazione e il miglioramento della governance e redditività delle aziende.

A proposito di Giappone, è di oggi la notizia che Warren Buffet ha deciso di investire pesantemente proprio sulle trading companies giapponesi ritenute convenienti in termini valutativi e con un alto potenziale di dividendo.

Prezzi del petrolio in aumento dopo che alcune delle tempeste vicine al golfo del Messico si stavano trasformando in uragani. La zona è soggetta agli uragani ma la peculiarità attuale è che per la prima volta si tratta di due uragani gemelli (chiamati Marco e Laura!) che potrebbero arrivare a poca distanza l’uno dall’altro. I timori sono per la potenziale distruzione delle infrastrutture e per le attività di estrazione che verrebbero interrotte come già sta avvenendo in Texas e Louisiana. L’uragano Laura, avviatosi verso categoria 5, rischiava di superare quello Katrina del 2005 e diventare il peggiore uragano della storia ma raggiunta la terra giovedì scorso è stato poi classificato come livello 4.

In fermento il settore delle telecomunicazioni italiano. Il governo ha dato il via libera alla creazione di un’unica società di gestione della banda larga in Italia partecipata da Tim (50.1%) e CDP. L’infrastruttura dovrà essere integrata con quella di Open Fiber mentre al nuovo veicolo FiberCop verrà trasferita la rete secondaria di Tim, la partecipazione del fondo Kkr Infrastructure e le attività di FlashFiber (la JV tra Tim e Fastweb). La parte infrastrutturale sarà separata in una società controllata da Tim ma con una forte presenza di Cdp. Il progetto dovrà essere approvato dai CdA delle varie società coinvolte e infine ottenere il via libera dell’autorità antitrust.

QUESTA SETTIMANA

Questa mattina sono stati pubblicati i dati PMI cinesi che, pur in leggerissima discesa rispetto alla rilevazione di luglio, si mantengono sopra la soglia di espansione (PMI manifatturiero 51, servizi 55.2 e composite 54.5) confermando il cammino di ripresa intrapreso dalla Cina.

In settimana verranno pubblicati anche i PMI finali dell’Eurozona per il mese di agosto e PMI e ISM per gli Stati Uniti dove verranno monitorati con particolare attenzione i consueti dati sul mercato del lavoro (sussidi di disoccupazione) che ci si auspica proseguano nel trend di discesa intrapreso. La pubblicazione del Beige Book della Fed potrebbe dare ulteriori informazioni sulla forza del mercato del lavoro che potrebbe essere confermata venerdì 4 dai dati, riferiti al mese di agosto, sui nuovi occupati e da quello sulla disoccupazione atteso in calo a 9.8% da precedente 10.2%.

In Francia atteso l’annuncio di un piano da 100 miliardi per il 3 settembre.

Ricordiamo che oggi, lunedì 31 agosto, sono previsti gli stock split di Apple e Tesla: gli azionisti di Apple si ritroveranno con 4 azioni ogni 1 posseduta e conseguentemente il prezzo di riferimento sarà ¼ di quello di venerdì, mentre per Tesla il rapporto sarà di 5 azioni ogni una ricevuta. Gli stock split sono spesso utilizzati dalle società per aumentare la liquidità sul titolo rendendo il prezzo più accessibile a tutti. L’indice Dow Jones, che è un indice in cui la ponderazione dei titoli è in base al prezzo e non alla capitalizzazione di mercato (come invece avviene per la maggior parte degli indici), aveva come primo titolo Apple (circa 12%). Con lo stock split il peso di Apple scenderà (a circa 2.8%) così come il peso della tecnologia nell’indice. La società S&P Dow Jones Indices, leader globale della creazione di indici azionari, ha pertanto deciso di modificare la composizione del DJI sostituendo tre titoli (Pfizer, Exon e Rateyon) con Angen, Salesforce.com e Honeywell International. Con questi cambiamenti il peso della componente tech scende meno. Exon è un componente del Dow Jones dal 1928, ovvero da quando il numero dei titoli è passato da 20 a 30.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Come ogni tanto accade ripartono i confronti fra l’attuale crisi e quella del 2008. La differenza fondamentale che emerge è che all’epoca, a fronte di manovre monetarie espansionistiche, si sono susseguite misure fiscali di austerità che ne hanno quindi compensato gli effetti positivi. Attualmente, invece, le politiche fiscali sono molto pro-cicliche quindi abbiamo entrambe le leve dell’economia che agiscono nella stessa direzione. Ovviamente, all’auspicabile effetto positivo sulla crescita fa da contraltare un potenziale impatto sull’inflazione.

A tal proposito, dopo il simposio di questa settimana di Jackson Hole, i mercati si sono potuti tranquillizzare perché, dopo tanti rumors, è finalmente arrivata la conferma dell’obiettivo “simmetrico” di inflazione da parte della Fed e quindi del proseguimento della cosiddetta “repressione finanziaria”. I tassi dovrebbero rimanere fermi per ancora due o tre anni ma qualcuno arriva addirittura a sbilanciarsi parlando di tassi “perma-zero” o comunque vicino a zero per i prossimi 5-7 anni. Resta il fatto che la politica monetaria americana è ormai al servizio dell’obiettivo di occupazione e quindi, pur di raggiungerlo, è disposta a tollerare il rischio di una maggiore inflazione.

Torna quindi a guidare i mercati il tema della liquidità abbondante fornita dalle banche centrali: la conferma la troviamo nel fatto che a fronte di una capitalizzazione mondiale di circa 90 mila miliardi di dollari l’offerta di moneta complessiva (ovvero i vari M2) è pari a circa 89 mila miliardi.

Inoltre, se ci concentriamo sulla borsa americana, possiamo notare come la market cap sia ormai il doppio rispetto al Pil a dimostrazione di come sia stata sostenuta, soprattutto da marzo, dall’enorme liquidità riversata nel sistema (misurata dall’aggregato monetario M2). Appare evidente, ancora una volta, la disconnessione tra economia reale e mercati finanziari e il fatto che la famosa relazione market cap/gdp, individuata da Warren Buffet come uno dei principali indicatori di valutazione del mercato, non sia assolutamente stata presa in considerazione dagli investitori che hanno continuato a comprare le azioni di un’economia in rallentamento/recessione.

Questo elemento unitamente all’avvicinarsi della produzione di un vaccino efficace contro il corona-virus mantiene il buon sentiment sui mercati finanziari.

Positive le performance delle nostre linee di gestione con ancora la Chronos che spicca avendo una maggiore esposizione al mercato e al settore trainante da un po’ di tempo a questa parte, ovvero la tecnologia americana.

Sulle linee con componente azionaria in settimana è stata aumentata l’esposizione all’Europa, e in particolare al settore industriale, acquistando l’ETF SPDR MSCI Europe Industrials. In questo modo l’esposizione azionaria è stata avvicinata ulteriormente a quella dei benchmark di riferimento. Sulla linea Chronos sono state apportati dei cambiamenti alla composizione di portafoglio prendendo parzialmente profitto sui titoli della tecnologia e inserendone altri per ottenere una maggiore diversificazione settoriale.

Analisi dei mercati del 03.08.2020

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

La settimana si è chiusa con mercati azionari nel complesso invariati ma con una forte differenziazione geografica dato che gli Stati Uniti (in particolare in Nasdaq con +4%) hanno sovraperformato l’Europa che ha sofferto soprattutto sul settore bancario (Eurostoxx Banks -9%). Poche variazioni sui rendimenti obbligazionari governativi mentre sono positive le performance dell’obbligazionario a spread. Ancora in ascesa il prezzo dell’oro che si avvicina ai 2000 dollari/oncia. E’ proseguita la debolezza del dollaro che è arrivato vicino a 1.18 contro euro.

L’andamento dei mercati è stato condizionato da un mix di dati macro (GDP) non particolarmente belli e da trimestrali che hanno penalizzato alcuni settori (es. energy).

Ma andiamo con ordine.

La Fed, come atteso, ha deciso di lasciare la politica monetaria invariata in quanto la situazione rimane “straordinariamente” incerta in termini di evoluzione della pandemia e impatto sulla ripresa economica. Eventuali modifiche verranno valutate in autunno quando la situazione sanitaria sarà auspicabilmente più chiara e i provvedimenti presi a sostegno della ripresa potranno avere dato gli effetti. E’ stato ribadito che si farà qualunque cosa sia necessaria per supportare l’economia (di nuovo una sorta di “whatever it takes”) e i tassi rimarranno a questi livelli (0%-0.25%) per tutto il tempo necessario. La forward guidance è stata mantenuta e se ne ridiscuterà a settembre.

La conferma della fase difficile attraversata dagli Stati Uniti la abbiamo avuta anche dalla pubblicazione del Pil del secondo trimestre: -32.9% trimestre/trimestre annualizzato (-8.25% se calcolato trimestre/trimestre) verso attese di -34.5%. Si tratta del peggiore dato della storia, per un valore distrutto pari all’intera economia tedesca! Molto negativo (-34.6%) anche il dato sui consumi personali.

Anche in Europa i dati sul Pil sono stati negativi: l’economia tedesca ha visto un Pil in calo del 10.1% trimestre/trimestre (vs aspettative di -9%) nel secondo trimestre e si tratta del peggiore dato dall’inizio della serie statistica (1970), quello francese è sceso del 13.8% (meglio delle attese di -15.2%), quello spagnolo del 18.5% (peggio delle attese di -16.6%) e quello italiano del 12.4% (meglio delle attese di -15.5%). Nel complesso l’eurozona ha visto una contrazione economica del 12.1% nel trimestre.

In Cina è stato pubblicato il dato sul PMI di luglio calcolato dall’agenzia governativa: in salita il dato complessivo (52.8 da 51.2) grazie al settore manifatturiero che si porta ai massimi da marzo (51.1 vs precedente di 50.9). E’ il quinto mese consecutivo di espansione, un buon segnale della ripresa dell’attività.

Il settore bancario europeo ha subito negativamente la decisione della BCE che, come anticipato la settimana scorsa, ha esteso a tutto il 2020 l’invito alle banche a non distribuire dividendi cash (solo eventualmente scrip dividend, ovvero attribuzione di azioni proprie), né riacquistare azioni proprie, ma aumentare, invece, le riserve di liquidità. La decisione verrà poi rivista nel quarto trimestre. La motivazione risiede negli stress test condotti dalla Bce che hanno misurato l’impatto di un eventuale ulteriore crisi pandemica sui ratio di capitale: secondo Andrea Enria (presidente del consiglio di vigilanza) lo scenario base (Pil area Euro in discesa dall’8.7% nel 2020 e rimbalzo del 5.2% e 3.3% rispettivamente nel 2021 e 2022) prevede un impatto sul capitale dell’1.9% con il Cet1 che scenderebbe a 12.6% da 14.5%, quindi gestibile dall’attuale situazione patrimoniale delle banche, invece, in caso di scenario peggiore, l’impatto sarebbe del 5.7% (Cet1 all’8.8%) e alcune banche avrebbero difficoltà a rispettare i requisiti minimi di capitale.

Rimanendo sul settore bancario segnaliamo che si è, finalmente, conclusa l’operazione ISP-UBI che ha fatto nascere un colosso da 5 miliardi di utili (atteso per il 2022), 1.1 trilioni di risparmio, 21 miliardi di ricavi e 460 miliardi di impieghi. Il settimo gruppo europeo per utili per ricavi dopo Santander, BNP Paribas, Bbva, Bpce, SocGen e DB, e terzo per market cap con 48 miliardi (dopo Bnp Paribas e Santander).

Le adesioni hanno raggiunto il 90.21% del capitale. In questo modo, superando il limite della maggioranza qualificata di 2/3 si può procedere alla fusione vera e propria e cedere, come previsto, 532 sportelli a Bper. Chi è rimasto ancora con le azioni Ubi le potrà cedere a Intesa (17 azioni ISP ogni 10 UBI più 0.57 euro per azione) o potrà richiedere il cambio in denaro ad un prezzo pari alla media del valore del titolo nelle ultime cinque chiusure di Borsa.

Lunedì il CdA di Ubi guidato da Victor Massiah dovrà approvare la semestrale, poi si deciderà per le eventuali dimissioni dato che a settembre dovrebbe arrivare il nuovo CdA nominato dall’assemblea ordinaria. Probabilmente nella primavera del 2021 verrà convocata quella straordinaria per la fusione.

Adesso il risiko bancario si sposta su MPS dalla quale il Tesoro (che ha il 68% del capitale) deve uscire entro il 2021 e si parla di una fusione prima tra Bper (che alle spalle ha Unipol con il 20%) e Banco Bpm dopodiché si procederebbe ad inglobare MPS.

L’altro elemento che ha causato un po’ di volatilità sui mercati è stata la reporting season che, con dati misti sulle trimestrali, conferma che alcuni settori sono stati molto penalizzati mentre altri addirittura avvantaggiati dal particolare trimestre che si è concluso: P&G, ad esempio, ha chiuso l’anno fiscale con il record di ricavi dal 2006, grazie al massiccio acquisto di prodotti per la cura della casa, mentre il settore energy ha parecchio sofferto il calo del prezzo del petrolio. Eni, ad esempio, ha tagliato il dividendo e il titolo ha corretto di oltre il 7% sulla notizia. Male anche il settore automotive.

Negli Stati Uniti hanno riportato, nel complesso bene, i big del tech:

  • Apple batte le stime e annuncia uno stock split (4 azioni ogni 1) per rendere accessibili le azioni ad un maggior numero di investitori: i ricavi sono saliti ad un risultato record di 59.7 miliardi di dollari (+11%) così come gli utili che salendo del 18% hanno superato le attese. Le vendite online hanno compensato la chiusura degli Apple Store. Secondo Cook dopo il crollo di aprile le vendite sono risalite a maggio e giugno grazie al lancio dell’iPhone SE;
  • anche per Amazon utili da record grazie alle vendite online. I ricavi sono saliti del 40% rispetto ad un anno fa e gli utili sono stati record nonostante i maggiori costi legati alle assunzioni e alle misure di sicurezza che ha dovuto implementare;
  • Facebook ha battuto le attese degli analisti sia in termini di fatturato che di profitti che di utenti. Stima un aumento del fatturato nel terzo trimestre del 10% anche se potrebbe rallentare nelle regioni in cui le restrizioni da covid vengono allentate;
  • Alphabet invece ha subito il primo declino di ricavi della storia (-2%) a causa del taglio dei budget pubblicitari delle imprese colpite dalla pandemia. Anche gli utili sono diminuiti. Sia fatturato che utili hanno però battuto le stime degli analisti.

Le big del tech (Apple, Amazon, Facebook e Google) sono state chiamate in audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera per discutere di temi legati all’Antitrust. I timori sono che un’eccessiva crescita di queste società porti ad effetti anticoncorrenziali. I ceo delle quattro aziende sostengono di dovere affrontare una dura concorrenza che li porta a servire sempre meglio i clienti e innovare in continuazione. Se è vero, da un lato, che i potenziali entranti vengono spesso acquisiti (vedi Instagram o Whattsapp) è anche vero, dall’altro che si assiste ad una continua discesa dei prezzi di alcuni servizi che talvolta sono diventati addirittura gratuiti.

Il peso che tali società hanno sugli indici di borsa e sul Pil americano è tale che eventuali misure restrittive rischierebbero di avere impatti sui listini e sull’economia, cosa non particolarmente benvenuta durante questo anno elettorale.

A proposito delle elezioni americane di novembre il presidente Trump ha chiesto un rinvio a causa del dilagare dell’epidemia.

QUESTA SETTIMANA

Inizia il mese di agosto che statisticamente è caratterizzato da una diminuzione della liquidità e da una maggiore vulnerabilità del mercato ad eventi e notizie forti.

Fra i dati macro della settimana segnaliamo:

  • Cina: pubblicato oggi il dato su Caixin PMI manifatturiero di agosto in ripresa a 52.8 da 51.2.

Mercoledì 5 verranno pubblicati anche il dato sui servizi e aggregato composite;

  • Eurozona: questa mattina sono stati pubblicati i dati PMI manifatturieri riferiti al mese di luglio che vedono un rimbalzo del dato aggregato a 51.8 da 51 con un forte contributo positivo da Italia (51.9 da 47.5) e Spagna (53.5 da 49) che si riportano sopra la soglia di espansione;

Mercoledì 5 sarà la volta dei PMI servizi e composite attesi in linea con il dato precedente (54.8) ma un rimbalzo, come per i manifatturieri, per Italia e Spagna (che a differenza di Francia e Germania non pubblicano i dati preliminari);

  • Stati Uniti: lunedì pomeriggio verranno pubblicati i dati di fiducia ISM e mercoledì 5 quelli PMI servizi e complessivo. Importanti, venerdì 7, i dati sul mercato del lavoro americano per i quali si attende una crescita dei nuovi occupati per il terzo mese consecutivo con un tasso di disoccupazione che dovrebbe passare dall’11.1% al 10.5%.

In generale, una prosecuzione della ripresa nei dati di fiducia delle imprese e nel mercato del lavoro americano sarebbe importante per contrastare l’eventuale debolezza delle trimestrali e/o peggioramenti dei dati sui contagi.

Negli Stati Uniti l’attenzione sarà rivolta al Congresso dove si sta discutendo il quinto pacchetto di misure di stimolo fiscale in sostituzione delle misure che vanno verso la scadenza: ricordiamo che si parla di manovra da 1-1.5 trillioni di dollari.

Giovedì si riunirà la Bank of England: non sono attese particolari modifiche all’attuale politica monetaria (tassi fermi a 0.1%).

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Talvolta può succedere che il mercato prenda improvvisamente atto della difficile situazione economica e ritracci nella componente azionaria con flussi verso quella obbligazionaria governativa (“flight to quality”).

A metà della settimana appena trascorsa è successo esattamente così: il trigger della correzione sono stati i dati macroeconomici relativi soprattutto al Pil del terzo trimestre e qualche trimestrale particolarmente deludente.

Sappiamo bene che si tratta di dati riferiti ad un trimestre passato (quindi “backward looking”) e sappiamo anche che il mercato tende a scontare invece eventi futuri che, magari, si possono dedurre dai dati di fiducia delle imprese PMI (quindi “forward looking”).

Ma, come abbiamo già scritto in questa sede, quando il mercato tende a discostarsi troppo dai fondamentali ci sono dei momenti in cui si decide di fare il punto della situazione e cerca di riallinearsi alla dura realtà, da qui le correzioni (anche violente).

La stagionalità, ripetiamo, non è certamente favorevole dato che la liquidità tende a ridursi in agosto ed ogni notizia rischia di scatenare una reazione oggettivamente esagerata.

Agosto, infatti, statisticamente è stato un periodo in cui si sono verificati eventi particolarmente negativi (ad esempio la crisi finanziaria russa del 1998 o, più recentemente, la svalutazione del Renmimbi nel 2015) e gli investitori possono ritenere opportuno non prendere particolari rischi e magari mettere il portafoglio più in sicurezza.

Questo giustificherebbe il movimento di consolidamento di fine luglio così come il movimento dell’oro e del dollaro.

E’ importante, ribadiamo, mantenere una propria idea e impostazione di fondo per poi essere in grado di sfruttare le opportunità che il mercato crea. E’, però, altrettanto importante monitorare gli eventi per modificare tale impostazione di fondo, qualora si verifichi qualcosa che impatta sulle assunzioni alla base della costruzione del portafoglio e ne determina dei cambiamenti.

Le nostre linee di gestione hanno beneficiato, questa settimana, così come in tutto il mese di luglio, del forte movimento dell’oro e, ancora, del mercato azionario americano soprattutto nella componente tecnologica. La parte obbligazionaria ha proseguito nel suo recupero. Elementi di disturbo sono stati il dollaro, e in generale la diversificazione valutaria, e il settore bancario europeo.