Analisi dei mercati del 03.05.2021

INDICI DI MERCATO

ULTIMA SETTIMANA

Market

Avvio di settimana timido per i principali listini, la borsa americana ha chiuso la seduta di lunedì in leggero rialzo principalmente grazie alla spinta fornita da Tesla in attesa delle trimestrali dei colossi tech. I listini europei, sostenute dall’apertura in rialzo di Wall Street hanno tenuto molto bene, Madrid (+0.8%). Parigi, Londra e Milano ferme sul +0.3%. Lo Stoxx 600 guadagna lo 0.2%, trainato dal comparto finanziario e dalle commodities, al contrario in rosso le principali case automobilistiche.

La giornata di martedì è stata caratterizzata dall’uscita del dato sulla Consumer Confidence statunitense. La stima delle aspettative si è registrata ben al di sopra delle previsioni degli analisti, infatti, il dato ha superato di oltre di oltre 8 punti le aspettative (Surv. 113.0; Actual 121.7). La notizia non ha mosso i mercati, che sono stati stazionari per tutta la giornata.

In attesa della conferenza stampa di Jerome Powell, della quale nessuno si aspetta un minimo cambiamento di rotta della politica monetaria, nella giornata di mercoledì tengono banco le trimestrali delle società. Infatti, la sera prima a mercato chiuso sono state presentate le trimestrali di Alphabet e Microsoft. Nonostante i risultati positivi riportati dalle big tech, la giornata di contrattazione si è conclusa con i principali listini in negativo.

Come previsto la conferenza stampa del numero uno della FED ha confermato le attese in materia di politica monetaria, inoltre, è stato precisato che i tassi di riferimento rimarranno a zero e che il programma di acquisti continuerà con una frequenza di 120 miliardi di dollari mensili. Sempre nella serata di mercoledì Joe Biden ha presentato l’America Families Plan, il quale prevede una serie di provvedimenti a sostegno dell’inclusione sociale.

L’apertura di giovedì del mercato europeo è stata positiva, spinta soprattutto dalla politica americana e dalle trimestrali di Facebook e Apple. A fronte delle trimestrali dopo una giornata “flat” il Future sul Nasdaq nella mattinata di giovedì è stato in rialzo di oltre un punto percentuale. Bene anche in chiusura la borsa americana che guadagna mediamente oltre mezzo punto, non altrettanto bene i listini europei. Nel corso della notte si è registrata un’inversione sul mercato asiatico, le indiscrezioni relative a una maximulta da 10 miliardi di yen ai colossi dell’Internet Economy cinesi ha fatto scendere, nella mattinata di venerdì, l’Hang Seng di oltre 1,50%. Alla fine della giornata di contrattazioni il titolo ha perso il 2% circa.

Sulla scia dei ribassi asiatici anche l’Europa ha aperto la giornata di contrattazioni in territorio negativo. In America prosegue la stagione delle trimestrali, giovedì sera, a borsa chiusa, anche Amazon ha riportato i dati relativi al primo trimestre, incrementando del +44% i propri ricavi e triplicando l’utile a 8,1 miliardi di dollari. La spinta dagli earnings e il balzo del PIL non sono bastati per concedere un’apertura in positivo, infatti, la borsa americana all’indomani della trimestrale di Twitter, apre con segno meno su tutti i principali indici. L’aumento delle vendite di Twitter del 28% non è risultato soddisfacente, agli occhi degli investitori, che scontano un 13% nel pre-market.

L’ultimo giorno del mese si è chiuso con un moderato calo sul fronte statunitense. L’S&P 500, il Dow Jones e il Nasdaq sono allineati su una perdita intorno al mezzo punto percentuale. I dati macro pubblicati nel pomeriggio non hanno orientato le scelte degli investitori. La spesa personale, a marzo è cresciuta del 4,2%, appena sopra le attese di 4,1%. Sul fronte europeo la seduta ha chiuso in modo contrastante, il Ftse Mib e il Cac hanno perso lo 0,4% mentre il Dax di Francoforte ha chiuso in parità.

Single stocks

TESLA so and so – nella giornata di lunedì, a mercato chiuso, sono stati riportati i risultati del primo trimestre 2021. Le vendite sono più che raddoppiate raggiungendo quota 184.000 veicoli, domanda supportata soprattutto dal mercato asiatico. I ricavi sono aumentati del 74% ma nonostante i risultati positivi il titolo paga la mancanza di una guidance precisa sulle consegne attese per il 2021.

ALPHABET on the top – come riportato nella trimestrale pubblicata nella serata di martedì, il confinamento negli spazi domestici ha provocato un boom delle ricerche su Google, con quel che ne deriva in termini di raccolta pubblicitaria. I ricavi generati dal motore di ricerca sono aumentati del 30% raggiungendo i 32 miliardi di dollari, mentre il risultato netto è esploso a +163% (17,9 miliardi). Nel suo insieme, contando anche la piattaforma YouTube, i ricavi sono aumentati del 34% superando di molto le aspettative. Forte di questo risultato la società ha stanziato 50 miliardi di dollari per il riacquisto di azione proprie, il doppio rispetto a all’operazione di due anni fa.

MICROSOFT bene ma già prezzato – la trimestrale positiva presentata da Microsoft non sembra entusiasmare il mercato. Alla notizia di un incremento dei ricavi del 20%, il titolo ha perso due punti percentuali nell’afterhours. Ovviamente resta positiva la view sull’azienda che riporta un aumento del 50% dell’area cloud.

APPLE boom – nella nottata di mercoledì il colosso di cupertino ha deciso di lasciare tutti a bocca aperta annunciando un aumento dei ricavi per il primo trimestre 2021 del +54% pari a 90 miliardi circa. Nonostante gli analisti avessero già rivisto le proprie stime al rialzo nelle settimane passate, i dati sono andati oltre le aspettative. La spinta è riconducibile al boom delle vendite dell’iPhone che hanno registrato un +66%. Grazie al buon andamento, la società ha deciso di portare a 90 miliardi di dollari il riacquisto di proprie azioni, una cifra ancora mai vista.

FACEBOOK flies – nella trimestrale presentata si legge un +48% dei ricavi pari a 26,2 miliardi di dollari, tre miliardi oltre le aspettative medie degli analisti. L’utile netto è raddoppiato raggiungendo quota 9,5 miliardi e gli utenti mensili sono aumentati del 10%. L’operazione di buyback in corso è per un ammontare di 30 miliardi e solamente nell’afterhours il titolo guadagna il 6%.

Monetary Policy

Al termine della riunione di politica monetaria la Bank of Japan ha annunciato che lascerà invariata la sua linea ultra-accomodante, dicendo che l’inflazione non centrerà il target del 2% ancora per un lungo periodo, soprattutto a fronte di un paese che fa i conti con un aumento della curva dei contagi e a misure restrittive maggiori.

Nella giornata di martedì è iniziata la consueta due-giorni del Federla Open Market Committee della FED. Il messaggio che uscirà dal meeting, nelle attese, dovrebbe riecheggiare i toni “dovish” usati la scorsa settimana del presidente della BCE Christine Lagarde.

Come preventivato dagli analisti nella giornata di giovedì il Presidente Powell, al termine della due-giorni del FOMC, ha dichiarato che una riduzione dello stimolo è prematura e che una politica accomodante resterà in campo per un periodo prolungato.

Nella giornata di giovedì è uscito il dato relativo all’inflazione tedesca attestatasi sul livello target di lungo periodo, il 2% registrato ha superato di 10 basis point la previsione degli analisti. Nella giornata di venerdì proseguiranno anche gli altri paesi europei. Sempre sul fronte macroeconomico è stato pubblicato il GDP Price Index americano ben al di sopra del previsto 2.6%. Infatti, spinto dall’inflazione e dai consumi si è attestato sul 4.1%.

Come previsto la giornata di venerdì è stata caratterizzata dall’uscita dei dati macroeconomici europei. Nella mattinata sono stati pubblicati i dati relativi al GDP tedesco e italiano attestatesi rispettivamente a -3,0% e -1,4% di poco al di sopra delle aspettative. La giornata è proseguita con la pubblicazione del dato sulla disoccupazione a livello europeo.

COVID-19

Sul fronte COVID continua ad essere critica la situazione in India, il Consiglio dei Ministri italiano ha deliberato lo stato d’emergenza per la missione in India. Mentre nella penisola continua la campagna vaccinale a ritmi serrati, nella sola giornata di giovedì sono state somministrate oltre 490 mila dosi. Nonostante le precauzioni del caso, i governi occidentali confidano di tornare in una situazione di normalità prima dell’estate.

COSA ATTENDERCI DA QUESTA SETTIMANA

Appuntamenti

La prossima settimana si aprirà con la pubblicazione dei dati PMI sul settore manifatturiero, si inizierà dal dato relativo all’Italia e successivamente tutti gli altri paesi europei, arrivando verso metà mattinata con il dato relativo a tutta la zona euro. Verrà invece pubblicato nel pomeriggio il dato relativo agli Stati Uniti. La settimana proseguirà con l’uscita del Producer Price Index (PPI) relativo alla variazione dei prezzi di un paniere di beni destinati alla produzione nella zona euro.

Nella giornata di giovedì la Banca Centrale Europea provvederà alla pubblicazione del bollettino economico, traendo le somme da tutti i dati macro pubblicati questa settimana.

A seguire gli stati uniti pubblicheranno il dato settimanale sulle richieste di sussidi, sia quelle nuove che quelle di mantenimento.

Nel fine settimana sul fronte economico gli stati uniti provvederanno a pubblicare diversi dati relativi al mercato del lavoro, tra cui anche il tasso di disoccupazione.

Tra gli appuntamenti della settimana nella giornata di venerdì Banca d’Italia pubblicherà il report relativo alle posizioni delle banche italiane, con focus particolare all’aggregato monetario derivante dalla Banca Centrale Europea.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

THE FUTURE STARTS TODAY, NOT TOMORROW..

I mercati finanziari hanno affrontato la settimana più intensa della “Earning Season” andando a demolire qualsiasi previsione fatta. Tra i colossi che hanno riportato, alcuni sopracitati, circa l’87% ha battuto le stime con una sovraperformance media del19,8%. Chiaramente il consenso sugli utili per l’intero 2021 è aumentato considerevolmente.

La settimana, nonostante il moto propulsore delle trimestrali americane si è conclusa con tutte le principali piazze debolmente in negativo. Rimangono sempre sui massimi i principali indici quali Nasdaq e S&P 500 che nella settimana hanno toccato i massimi da inizio anno.

In Europa si intravedono segnali di ripresa, anche a fronte del miglioramento della situazione sanitaria, ma per vedere solidi miglioramenti anche sul mercato dovremo attendere la ripresa degli industriali, leggermente più indietro rispetto al settore bancario.

Sul fronte valutario, a fronte di diversi fattori il cambio euro dollaro ha chiuso la settimana a 1,2021 registrando una diminuzione dal picco di inizio settimana. Si denota che nel corso della settimana, supportato dalle politiche monetarie statunitensi il cambio ha toccato quota 1,2150.

Sul fronte obbligazionario governativo, lato europeo, abbiamo assistito ad un movimento altalenante con una sostanziale tendenza al rialzo dei tassi di tutti i principali paesi. Il BUND tedesco ha avuto una crescita ma in misura più contenuta rispetto agli altri paesi europei, comportando un allargamento dello SPREAD. In America, questa settimana si è registrato un movimento al rialzo portando il decennale a quota 1.6259 ma toccando nella giornata di giovedì 1.6825.

In generale, gli ottimi risultati riportati dall’America sono stati assorbiti solo parzialmente dalle piazze europee che trainate solamente dai bancari hanno chiuso la settimana in rosso. Negli States la pesante chiusura di venerdì ha minato tutti gli ottimi risultati registrati in settimana. Il cattivo andamento dei mercati finanziari non ha impattato sulle nostre linee di gestione che si confermano sui livelli massimi da inizio anno e mantengono una volatilità inferiore al mercato. Molto bene le linee a partecipazione azionaria, che trainate dalle trimestrali americane hanno guadagnato mediamente mezzo punto percentuale.

La situazione statunitense sembra aver scontato un ritorno alla normalità imminente. Il miglioramento sotto il fronte epidemiologico e il riscontro finanziario hanno lanciato un segnale di ripresa ben avviata. La FED ha comunicato che nonostante vi sia ripresa le politiche rimarranno accomodanti fino a quando i dati non risulteranno soddisfacenti per una crescita di lungo periodo.

Più complicata la situazione Europea: i dati macroeconomici sono anche qui moderatamente incoraggianti ma il rialzo dei tassi governativi si sta già manifestando e bisognerà continuare a monitorarli soprattutto qualora l’inflazione dovesse manifestarsi più importante del previsto.

Per molti analisti entro la fine del 2021 il tasso free risk relativo all’area euro tornerà a 0. In questi termini sarà compito del Gouverning Council monitorare sul rialzamento dei tassi in ottica di una efficiente gestione dell’inflazione. 

Analisi dei mercati del 26.04.2021

INDICI DI MERCATO

ULTIMA SETTIMANA

Market

Inizio settimana travagliato, nei primi giorni della settimana abbiamo assistito a un tonfo dei principali indici azionari. Nella sola giornata di martedì in Europa il FTSE MIB ha segnato un -2,44% CAC 40 -2,09% e IBEX 35 -2,89. Più leggere le variazioni sul fronte statunitense dove lo Standard & Poor’s ha segnato un -0,68% mentre il NASDAQ il -0,71%. Le motivazioni di questa brusca correzione non sono particolarmente evidenti, ma possiamo ritenere che siano riconducibili al crescente nervosismo dato dalla ripresa repentina della curva dei contagi di alcuni paesi e dall’eccessivo entusiasmo scaturito dalle trimestrali presentate. In ogni caso, le variazioni negative registrate nella giornata di martedì sono state riassorbite in toto in America e in parte in Europa, dall’ottima giornata di mercoledì.

I crescenti casi di coronavirus in Asia e le nuove restrizioni sui viaggi oltremare sembrano aver alimentato un repricing del recovery trade. Nella giornata di giovedì, il Nikkei ha recuperato, in parte, il terreno perso nei giorni precedenti, ma la crescente curva dei contagi potrebbe portare a una nuova chiusura per Tokio e altre tre prefetture.

Il fine settimana è stato caratterizzato dall’intervento del presidente della Banca Centrale Europea e dall’uscita dei dati economici che hanno influenzato solo parzialmente l’andamento degli indici europei. Dopo la chiusura del mercato europeo, sono trapelate indiscrezioni circa la nuova politica di tassazione dell’amministrazione Biden. Secondo quanto riportato, dalla Casa Bianca si vorrebbe portare la tassa sul capital gains per i contribuenti che guadagnano oltre 1 milione di dollari dall’attuale 20% al 43,4%.

Alla notizia il mercato, che stava timidamente crescendo, ha invertito la rotta, facendo perdere mediamente un punto percentuale ai principali indici statunitensi. Le reali possibilità che questa proposta passi al congresso in questa misura sono limitate, ma l’indiscrezione è servita come capro espiatorio per alcune di prese di profitto.

Nella giornata di venerdì l’Europa ha avuto un avvio debole proseguendo poi in calo dopo l’apertura di Wall Street. Al contrario in America nella seconda parte della giornata si è assistito a una spianta al rialzo dei principali indici azionari. Supportati dalla pubblicazione dei dati sull’attività manifatturiera la borsa americana si è chiusa in positivo, Dow Jones + 0,67%, S&P 500 1,09% e NASDAQ +1,44%.

Single stocks

Lato moda, Kering oltre le aspettative. Il colosso della moda ha riportato nella giornata di martedì i dati sulle vendite del primo trimestre segnando un aumento dei ricavi di oltre 17%. La crescita è riconducibile principalmente al mercato della Cina e degli States. Al contrario Moncler dopo aver riportato nella giornata di giovedì i dati relativi al primo trimestre con ricavi in crescita del 21% rispetto all’anno precedente, perde in apertura oltre 6 punti percentuali.

Netflix manca il segno, nella giornata di martedì l’azienda ha pubblicato i dati sulla variazione degli streaming segnando un aumento di +3.98 milioni di dollari, dato non soddisfacente per gli analisti che stimavano un aumento di oltre 6 milioni. La distanza tra aspettative e dati reali è costata all’azienda oltre 7 punti percentuali nel solo pre-market della giornata di mercoledì.

La questione sulla tassazione di Amazon inc rimane al centro del dibattito. Gli Stati Uniti stanno facendo da intermediari per raggiungere un accordo globale sulla tassazione dei profitti esteri. La proposta del Dipartimento del Tesoro statunitense sottoposta al vaglio degli altri governi verte un compromesso fiscale rivolto ad oltre 100 aziende tra cui Alphabet ed Apple in cui possa essere fissata una soglia minima ancora da definire.

Monetary Policy

In materia di politica monetaria il numero uno della FED Powell ha detto in una lettera al senatore Rick Scott che l’economia americana vedrà un’inflazione “un po’ più alta” quando la ripresa si sarà rafforzata e le limitazioni alle forniture faranno aumentare i prezzi in alcuni settori. Powell ha ribadito che la FED è impegnata a limitare qualsiasi “overshoot” di lungo periodo.

Nella giornata di giovedì è uscito il dato relativo alle richieste di sussidi negli Stati Uniti. Migliori delle attese, le “nuove” richieste di sussidio sono al di sotto delle previsioni registrando una diminuzione rispetto anche al dato precedente.

Il tanto atteso comunicato della Banca Centrale Europea è rimasto in linea alle aspettative degli analisti: sul fronte tassi non vi sono cambiamenti. Lasciati invariati il Deposit Facility, il Main Refinancincing e il Marginal Lending Facility Rate.Durante la conferenza  il presidente Christine Lagarde ha definito prematura la discussione sul ridimensionamento del programma di acquisto di titoli di Stato della zona euro avviato per contrastare l’impatto della pandemia sull’economia. Il presidente ha precisato che qualsiasi cambiamento al ritmo del programma dipenderà dai dati e non sarà legato a date particolari.

Sempre in zona euro nella giornata di venerdì è uscito il dato sul Purchasing Managers Index che ha superato le aspettative nel settore manifatturiero di oltre un punto e si attesta a 63.3 in un range da 0 a 100. I dati positivi hanno portato ad un rialzo registrato in chiusura nella giornata di venerdì.

COVID-19

Sul fronte COVID la curva dei contagi continua a scendere a ritmi differenti a seconda delle aree geografiche. Complicata la situazione nei paesi emergenti quali l’India, che nella sola giornata di giovedì ha registrato oltre 330 mila nuovi casi. La situazione in Europa e in America invece, grazie anche all’avanzamento della campagna vaccini, continua a migliorare. 

In Italia la campagna vaccini continua serrata, le somministrazioni dovrebbero nella prossima settimana superare le 400.000 dosi giornaliere mentre i casi di nuovi contagi sono in calo.

COSA ATTENDERCI DA QUESTA SETTIMANA

Appuntamenti

Dopo l’intensa settimana passata, in questa settimana ci aspetteranno i dati sull’inflazione dei principali paesi europei. Inoltre, sotto la lente terremo il Consumer Confidence Index dei diversi paesi europei. Al contrario, sul fronte asiatico verranno pubblicati diversi dati relativi all’economia tra cui il GDP sudcoreano.

Nella giornata di martedì verrà pubblicato il Consumer Confidence, ovvero la stima delle aspettative dei consumatori statunitensi. Sempre nella giornata di martedì la Bank of Japan pubblicherà i dati sulle previsioni di inflazione e di GDP.

Nella giornata di giovedì la Banca Centrale Europea pubblicherà il dato sull’aggregato monetario M3 su base annuale e l’indice di fiducia sull’economia europea oltre ai consueti dati sul mercato del lavoro degli Stati Uniti.  

Venerdì sarà la giornata dell’inflazione giapponese e del PMI sul settore manifatturiero. A seguire, la Banca Centrale Europea pubblicherà il dato sulla disoccupazione e grande attenzione verrà riservata al CPI dell’eurozona.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

I mercati finanziari hanno affrontato una settimana travagliata contraddistinta da una volatilità che ha inciso in maniera negativa su tutti i principali indici. Alla chiusura di venerdì i principali listini hanno riportato perdite nell’ordine del mezzo punto percentuale, con alcuni picchi come nel caso del DAX e del FTSE Mib del -1,29% e del -1,45%. Tra le performance che hanno spiccato positivamente si riporta quella del Russel 2000 che alla chiusura segnava con segno più 0,41%.

Sul fronte valute, a fronte di diversi fattori il cambio euro dollaro ha chiuso la settimana a 1,2099 registrando un movimento del +0,95%.

Sul fronte obbligazionario governativo sul lato europeo abbiamo assistito ad un movimento altalenante e si registra una sostanziale tendenza al rialzo. Sul versante USA i tassi, dopo aver toccato il picco a fine marzo stanno gradualmente diminuendo.

 Il rendimento del decennale USA si è assestato sul valore di 1.55% dal massimo di 1,75% di inizio mese.

In generale, la pesante giornata di martedì ha pesato negativamente su tutti i listini che nonostante abbiano parzialmente recuperato hanno chiuso la settimana negativamente. Il cattivo andamento dei mercati finanziari ha impattato in maniera marginale sulle nostre linee di gestione che si confermano sui livelli massimi da inizio anno e mantengono una volatilità inferiore al mercato. Stazionarie invece le linee obbligazionarie.

Nei prossimi mesi bisognerà tenere d’occhio il movimento al rialzo dei tassi nell’eurozona.

La situazione statunitense sembra essersi stabilizzata: i mercati sembrano aver metabolizzato l’idea di un possibile rialzo dell’inflazione in futuro ma la situazione appare sempre più sotto controllo da parte della FED e il tasso di crescita dell’economia (testimoniato ancora una volta dai dati macroeconomici usciti in settimana) giustifica un moderato ottimismo anche per i risky assets.

Più complicata la situazione Europea: i dati macroeconomici sono anche qui moderatamente incoraggianti, ma la crescita rimane disomogenea tra i vari stati dell’unione e sostanzialmente, il mercato obbligazionario non ha ancora prezzato un possibile rialzo dell’inflazione.

Le pressioni rialziste sui tassi governativi Europei non si sono ancora viste ma, anche in considerazione di quanto detto dalla BCE giovedì, è sempre più fondato il sospetto che ciò sia dovuto essenzialmente dal programma di acquisto di bond della banca centrale.

È necessario che la crescita economica europea trovi conferma nei dati delle prossime settimane affinché movimenti al rialzo dei tassi di interesse non vadano ad impattare in maniera significativa il sentiment azionario e non creino tensioni all’interno del Gouverning Council della BCE.

WE LIVE IN HARD TIMES, NOT END TIMES…

Analisi dei mercati del 19.04.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

Settimana positiva per i listini azionari (MSCI World +1.38%), con una sovraperformance dell’area europea (Eurostoxx 50 +1.82%) rispetto a quella americana (S&P500 +1.23%, Nasdaq 100 +0.83%, e Dow Jones +0.76%). Nel comparto obbligazionario, si è assistito ad un rialzo dei rendimenti governativi nell’area euro, che, vista la sostanziale stabilità della componente corporate, ha fatto registrare un restringimento degli spread. Buona performance del petrolio che, grazie alle migliorate prospettive sulla domanda e al dato sulle riserve americane, ha messo a segno un +6.40% negli ultimi cinque giorni.

Nella giornata di martedì 13 aprile, negli Stati Uniti, è stato pubblicato l’atteso dato sull’inflazione per il mese di marzo. L’indice dei prezzi ai consumatori americani è cresciuto del 2.6% anno su anno, portandosi quindi sopra il target della banca centrale del 2%. L’incremento dei prezzi è legato a doppio filo con la situazione pandemica: da un lato le graduali riaperture dell’ultimo periodo hanno provocato una risalita dei prezzi dei servizi legati ai viaggi e di beni quali la benzina, dall’altro lato, diversi analisti evidenziano come il dato annuale sia influenzato anche dal brusco calo dell’indice dei prezzi nel marzo 2020, quando lo scoppio della crisi sanitaria globale ha costretto anche il governo degli Stati Uniti a chiudere la maggior parte delle attività.

Sul fronte pandemico, la settimana scorsa si è aggiunto un nuovo capitolo quando Johnson&Johnson ha visto sospendere l’uso del proprio vaccino da parte della FDA, l’autorità americana per il farmaco, a causa di complicanze in alcuni pazienti. La società americana ha deciso quindi di sospendere in via precauzionale l’utilizzo del proprio siero anche sul territorio europeo in attesa di effettuare le dovute verifiche per confermarne la sicurezza.

Il governo danese ha deciso di escludere il siero di Astrazeneca dal programma di vaccinazione contro COVID-19. La Danimarca era stato il primo paese a sospendere il vaccino inglese, dopo i primi casi di complicanze nei pazienti immunizzati, e non aveva ancora ripreso il suo utilizzo, nonostante le rassicurazioni dalle autorità sanitarie, sia locali che internazionali.

Il governo italiano prevede di emettere €45 miliardi di debito aggiuntivo nel 2021 al fine di sostenere le misure economiche adottate durante il lockdown. In aggiunta, il governo Draghi potrebbe proporre al Parlamento ulteriori €5 miliardi per creare un fondo per gli investimenti, che potrebbe successivamente crescere fino a 30 miliardi di euro.

Sul fronte dei dati macroeconomici, si segnala che:

Martedì 13 aprile è stato pubblicato l’indice ZEW sulla fiducia degli investitori tedeschi. Durante il sondaggio di aprile, gli investitori tedeschi hanno fatto registrare un deterioramento delle loro aspettative per il futuro, facendo passare l’indice da 76.6 a 70.7, mentre le attese erano per un ulteriore miglioramento a 79.0. L’improvviso pessimismo che si evince dalla ricerca è dovuto alle perduranti restrizioni nel paese, che allontanano la ripresa della normale attività economica.

Venerdì 16 è stato pubblicato, in Cina, il dato sulla crescita del PIL. Nel primo trimestre 2021 l’economia del gigante asiatico è cresciuta del 18.3% rispetto al primo trimestre 2020: si tratta del dato più alto mai pubblicato, che però è influenzato dalle chiusure imposte dal governo nel periodo gennaio-marzo 2020 che avevano depresso l’attività economica. Proprio per questo molti analisti si sono concentrati maggiormente sul dato QoQ, che ha evidenziato un rallentamento da +3.2% nell’ultimo periodo 2020 a +0.6% nel trimestre appena conclusosi; la causa principale è stata riscontrata nell’aumento dei contagi che ha impedito un regolare svolgimento del Capodanno Lunare.

La reazione degli investitori alla pubblicazione del PIL cinese è stata composta perché, nonostante il dato record, i funzionari di Pechino hanno segnalato che prevedono di ridurre gradualmente il supporto fiscale e monetario, per evitare che l’economia si “surriscaldi”: la banca centrale cinese ha già comunicato alle banche commerciali del paese di iniziare i prestiti erogati, mentre diverse agenzie governative stanno intensificando i controlli sul settore immobiliare, cresciuto al tasso più elevato da sette mesi.

Tra gli altri eventi degni di nota:

Come anticipato lo scorso commento è cominciata la reporting season per il primo trimestre 2021. Ad aprire le danze è stata JP Morgan, seguita da vicino dagli annunci di Wells Fargo, Goldman Sachs, Citigroup, Bank of America, e Morgan Stanley. Tutte le banche citate hanno riportato utili sopra le attese, ben supportati dall’attività di trading e dalla riduzione delle riserve poste a garanzia di crediti inesigibili, grazie alle migliorate prospettive economiche. L’elemento negativo è stato, invece, rappresentato dal dato sull’erogazione di mutui e prestiti, calato per le banche tradizionali; proprio quest’ultimo dato è stato particolarmente osservato dagli investitori che infatti hanno penalizzato banche come JP Morgan, Bank of America e Citigroup.

Tra le altre società che hanno presentato la propria attività trimestrale durante questa settimana c’è stata Pepsi, che ha annunciato vendite migliori delle aspettative, supportate dai consumi casalinghi legati al distanziamento sociale. Il CEO Laguarta ha dichiarato che la società sta già riscontrando una domanda in crescita da parte delle attività di ristorazione, segno di un progressivo ritorno alla normalità, ma si attende comunque che i consumi legati allo “stay-at-home” rimarranno costanti anche in futuro.

Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, la più grande società produttrice di microchip al mondo, ha riportato utili in crescita del 19.4%, rispetto al primo trimestre 2020. La società ha annunciato che la riduzione dell’offerta di semiconduttori a livello globale potrebbe durare anche nel 2022, portando ad un aumento dei prezzi derivante da una domanda di microchip in ripresa. Proprio per poter far fronte a questa aumentata domanda, mantenendo prezzi ragionevoli, la società taiwanese ha deciso di investire $100 miliardi nei prossimi tre anni per aprire nuovi stabilimenti produttivi.

L’amministrazione Biden ha deciso di sanzionare diverse società russe per interferenze durante le ultime elezioni presidenziali e per spionaggio. Al fine di rafforzare le sanzioni, il Dipartimento di Stato americano ha anche annunciato che le banche americane non potranno partecipare all’acquisto di nuove emissioni di debito della Russia e di diverse organizzazioni statali come la Banca Centrale russa e il Ministero delle Finanze di Mosca.

La Consob ha dato il via libera all’acquisto di Borsa Italiana da parte della francese Euronext. L’operazione porterà alla nascita della più grande piazza borsistica continentale, che gestirà un quarto degli scambi azionari in Europa e le contrattazioni di 28 società presenti nell’indice Eurostoxx 50.

Air France-KLM ha iniziato un aumento di capitale che dovrebbe raccogliere €988 milioni, con la possibilità di aumentare la size a 1.1 miliardi. Il governo francese e China Eastern Airlines, che ha una partnership con la compagnia francese, si sono impegnati a sottoscrivere €778 milioni; dall’altra parte invece, il governo olandese, entrato nell’azionariato con la fusione tra Air France e KLM, ha deciso di non partecipare all’operazione. L’aumento di capitale si è rivelato necessario in quanto il blocco dei voli per la maggior parte del 2020 ha comportato una seria crisi per l’aviolinea d’oltralpe.

L’Egitto ha deciso di porre sotto sequestro la portacontainer Ever Given, responsabile del blocco del Canale di Suez che ha comportato lo stallo di gran parte del traffico diretto verso l’Asia, in attesa di ricevere il pagamento di $900 milioni per i danni causati dall’incaglio e per pagare le successive operazioni di rimozione della nave.

La nuova ondata pandemica potrebbe causare anche la cancellazione definitiva delle Olimpiadi da parte del Giappone. Il governo del paese del Sol Levante sta infatti valutando la rinuncia ad ospitare l’evento sportivo più importante al mondo perché il recente aumento di casi, considerato particolarmente grave ad Osaka, sta mettendo in seria difficoltà il sistema sanitario giapponese.

QUESTA SETTIMANA

La notizia della sospensione del vaccino Johnson&Johnson è stata sicuramente un brutto colpo per le campagne vaccinali, in particolare per quelle europee che puntavano sulla facilità di conservazione delle dosi e sulla singola somministrazione per imprimere l’accelerazione auspicata da più parti e far permettere l’eliminazione delle restrizioni nel Vecchio Continente così come fatto in altri paesi in giro per il mondo.

L’evento più importante della settimana è sicuramente rappresentato dalla riunione del direttivo BCE e dalle decisioni riguardanti la politica monetaria dell’area euro. Le attese degli investitori sono per il mantenimento dell’attuale orientamento di sostegno, e l’attenzione si focalizzerà maggiormente sulle parole della presidente Christine Lagarde circa lo stato di salute dell’economia europea e su possibili dettagli sul futuro della politica dell’istituto di Francoforte.

Continua il periodo di presentazione delle trimestrali: questa settimana toccherà a American Express, Netflix, IBM, Intel, Verizon, Nextera, Daimler, Kia, Volvo, Dow. Nel comparto bancario sarà la volta di Credit Suisse, da cui ci si attendono dettagli riguardanti l’ammontare delle perdite legate ai recenti fallimenti di Archegos e Greensill.

Coca-Cola ha comunicato vendite migliori delle attese. La buona performance della società con sede ad Atlanta evidenzia il grado di ritorno alla normale vita economica e sociale di diversi paesi, come anche sottolineato dal CEO Quincey. Tra i potenziali problemi per il prossimo futuro vi sono i costi di materie prime quali l’alluminio, per produrre le lattine, e lo zucchero necessario per produrre le bevande; il CFO Murphy ha dichiarato che eventuali operazioni di copertura dei costi saranno decise su base locale dalle diverse realtà del gruppo. Infine, Coca-Cola ha anche annunciato che intende vendere parte delle proprie operazioni in Africa tramite la quotazione di Coca-Cola Beverages Africa.

CONSIDERAZIONI FINALI

You don’t want to remove either crutch, the fiscal and monetary, until the patient can actually walk fine…”

Il tanto temuto tasso d’inflazione oltre il 2% è arrivato, quanto meno negli Stati Uniti. La reazione dei mercati è stata per certi versi inaspettata, invece di allontanarsi dai titoli governativi americani, temendo un più rapido rialzo del tasso di riferimento, gli investitori hanno deciso di fidarsi, almeno per il momento, delle parole di Jerome Powell e non si è assistito ad un rialzo dei rendimenti governativi oltreoceano e la conseguente correzione del comparto growth.

Sul fronte del sostegno monetario, da più parti si è iniziato ad ipotizzare che il miglioramento delle condizioni economiche, derivante dalle campagne vaccinali, potrebbe portare la Banca Centrale Europea a terminare anticipatamente il programma di acquisti pandemico PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme). Come però dichiarato anche nelle più recenti occasioni, la Banca Centrale Europea, ed in particolare la sua presidente, non hanno nessuna intenzione di privare la nascente ripresa economica del sostegno monetario necessario a fare uscire il Vecchio Continente dalla crisi.

In questo senso, un significativo passo avanti nella definizione del Recovery Fund è stato fatto quando la Commissione Europea ha annunciato il programma di emissione di debito comune europeo atto a finanziare proprio il piano d’investimenti comunitario. La notizia è sicuramente un catalyst positivo per i paesi europei, che sembrano sempre più decisi a mettere da parte le vecchie ideologie in materia di spesa pubblica, per poter far ripartire l’economia dell’Unione Europea.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Nell’ultima settimana si è avuta una performance positiva per tutte le linee con componente azionaria. Le linee Aggressiva e Chronos continuano il loro “tira-e-molla” per la palma di linea con il rendimento migliore: entrambe hanno toccato i massimi da inizio anno e storici.

Grazie al buon andamento del settore small-cap, la linea PIR continua la sua performance positiva, portandosi a +9.28% da inizio anno.

Sostanzialmente invariata, invece, la performance delle linee obbligazionarie, complice l’andamento generale del comparto.

Frenata per la performance della SICAV SCM Stable Return, che complice l’andamento del cambio Euro/Dollaro ha perso il livello massimo di 109.02, chiudendo la settimana a 108.77, e mantenendo comunque ampiamente positiva da inizio anno.

Analisi dei mercati del 29.03.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

Settimana che sembrava improntata al ribasso, ma nella giornata di venerdì abbiamo assistito ad un sostanzioso recupero che ha permesso ai principali listini di riportarsi vicino a nuovi massimi. Sostanzialmente stabile il comparto azionario (MSCI World +0.19%), mentre il settore tecnologico (Nasdaq 100 -0.82%) è stato ancora frenato dai timori di un rialzo dei tassi d’interesse. A livello geografico, invece, vi è stata una leggera sovraperformance dell’area europea (Eurostoxx 50 +1.06%) rispetto a quella americana (S&P 500 +0.86%). Stabile anche il comparto obbligazionario governativo, così come gli spread europei tra paesi “core” e periferici.

Durante la loro audizione al Senato degli Stati Uniti, il Segretario al Tesoro Janet Yellen e il presidente della Federal Reserve Jerome Powell hanno dichiarato che l’economia americana è sulla strada di una buona ripresa, ma le insidie lungo il percorso possono essere molteplici. Per entrambi, il controllo della pandemia attraverso la campagna vaccinale è essenziale per permettere all’attività economica a stelle e strisce di riprendere forza e un supporto decisivo arriverà anche dall’attuazione del Rescue Plan, il pacchetto di stimoli fiscali votato recentemente dal Congresso americano.

In un nuovo segnale di normalizzazione del sistema bancario americano, la Federal Reserve, in accordo con altri regolatori, ha comunicato che sta ipotizzando di rimuovere i limiti alla distribuzione di dividendi e al riacquisto di azioni che erano stati imposti al settore nel periodo di pandemia.

Powell ha anche dichiarato che è prevista una ripresa dell’inflazione per l’anno in corso, ma non causerà un cambiamento di politica monetaria, in quanto è considerata di modesto impatto e soprattutto di breve durata.

Una rassicurazione per gli investitori in questo senso è arrivata venerdì 26 con la pubblicazione del dato dell’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE Deflator): nel mese di febbraio 2021 l’indice ha fatto registrare una crescita di 1.6% rispetto a febbraio 2020. Il dato è molto importante in quanto si tratta dell’indice dei prezzi osservato e analizzato dalla Federal Reserve per prendere le decisioni di politica monetaria.

L’amministrazione Biden sta ipotizzando di permettere ai singoli stati di ridurre la propria tassazione, per stimolare ulteriormente l’attività economica. Tuttavia, dopo la crescente preoccupazione dell’ala Repubblicana del Congresso, il governo americano ha specificato che la riduzione delle tasse non dovrà prevedere l’uso dei fondi federali per compensare le ridotte entrate.

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, siamo arrivati alla terza settimana in cui le vicende legate il vaccino Astrazeneca tengono in apprensione gli investitori e i governi. La querelle circa la sua efficacia si è arricchita ad inizio settimana quando il panel della FDA che sta esaminando il vaccino inglese ha dichiarato che esso ha un’efficacia preventiva del 79%, quindi sopra la soglia minima del 70% per poter procedere con l’approvazione. Successivamente, il 23 marzo, lo stesso panel di esperti è uscito con una nota di aggiornamento dichiarando che i dati ricevuti e su cui si basava la valutazione erano datati al 17 febbraio, spingendo molti a dubitare della reale efficacia del siero inglese. La nota ha fatto sì che Astrazeneca presentasse dati aggiornati che hanno evidenziato un’efficacia ridotta rispetto al 79% osservato all’inizio.

A causa del crescente numero di contagi nel paese e delle inefficienze da parte dei Land, la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato che è pronta a introdurre nuovamente un inasprimento del lockdown durante il periodo pasquale; inasprimento che è stato sospeso dopo le critiche arrivate al governo di Berlino da più parti del paese.

Sul fronte dei dati macroeconomici:

I dati preliminari riguardanti gli indici PMI europei, usciti in rialzo rispetto ai dati di febbraio e sopra le attese del mercato, evidenziano un miglioramento delle prospettive economiche segnalato dalle imprese.

Le migliorate prospettive sono segnalate anche dalla pubblicazione degli indici di fiducia di imprese ed investitori rilasciati in Germania e Italia. In particolare, nonostante le nuove restrizioni imposte in Germania per contrastare il recente aumento di contagi, le imprese si dicono fiduciose per il futuro, in quanto con il prosieguo della campagna vaccinale vedono le restrizioni solamente nel breve termine.

Tra gli eventi degni di nota accaduti la scorsa settimana trova posto l’incidente accaduto nel Canale di Suez, dove una nave cargo si è arenata. L’incidente ha causato il blocco della navigazione del canale comportando lo stop di tutte le navi che avrebbero dovuto transitare dall’importante snodo marittimo. Le operazioni di liberazione della nave dall’incaglio sono già iniziate, ma potrebbero durare alcuni giorni, comportando numerosi ritardi nello scambio di merci, tra cui i prodotti petroliferi.

Venerdì 26 marzo, nonostante il tono positivo dei mercati, si è assistito a un fenomeno di block trading intenso, per un controvalore di circa $20 miliardi, che ha interessato alcune società mirate (ViacomCBS, Discovery, Tencent Holding, e Baidu tra le più conosciute).

Le vendite sono state originate da un singolo family office, Archegos Capital Management, operante attraverso leva finanziaria, che è stato costretto a liquidare il proprio portafoglio in seguito all’impossibilità di presentare le garanzie richieste dalle banche creditrici.

Sebbene la vendita di consistenti quote societarie non sia un fenomeno inusuale, il numero di società oggetto, l’ammontare delle operazioni coinvolte e la loro simultaneità, hanno portato molti ad interrogarsi sulla bontà dell’investimento a leva e sull’impatto che può avere su chi finanzia questo tipo di attività.

Il proprietario del family office coinvolto era già noto alle cronache in quanto nel 2012 aveva patteggiato con la SEC una sanzione di $44 milioni per trading illegale.

QUESTA SETTIMANA

L’evolversi della pandemia e il progredire delle campagne vaccinali sono al centro dei pensieri degli investitori in quanto il miglioramento della situazione sanitaria è essenziale per permettere all’attività economica di prendere vigore.

Su questo fronte si segnala che lunedì 29 marzo, è terminato il periodo di lockdown duro in Gran Bretagna: si potrà quindi tornare a riunirsi in gruppi di sei persone, fare attività sportiva all’aperto, e il governo non imporrà più la raccomandazione di rimanere nelle proprie abitazioni, ma una più generale di non fare viaggi non necessari. Sono comunque vietati i viaggi strettamente non necessari al di fuori dei confini nazionali. Se le condizioni sanitarie lo permetteranno, il governo di Boris Johnson prevedrà di allentare ancora le limitazioni il 12 di aprile.

Il default di Archegos Capital Management ha comportato perdite consistenti per alcune delle banche creditrici, Nomura ha dichiarato una perdita per circa $2 miliardi mentre Credit Suisse deve ancora quantificarla, le cui azioni sono state colpite dalle vendite nella giornata di lunedì 29 marzo (Nomura ha registrato una performance di -16% dai prezzi di chiusura di venerdì).

Il primo di aprile si riunirà il gruppo OPEC+ per decidere se mantenere o ridurrei tagli alla produzione di petrolio. Nel mese di marzo, il cartello dei produttori di greggio aveva optato per mantenere i tagli in essere, tra i quali una ulteriore riduzione volontaria della produzione dell’Arabia Saudita, in quanto la domanda di greggio non permetteva un’espansione della produzione.

Venerdì 2 aprile sarà il giorno della pubblicazione del report sul mercato del lavoro USA per il mese di marzo. Le attese sono per un forte rimbalzo dei posti di lavoro creati, grazie alla campagna vaccinale che ha permesso di riaprire molte attività.

CONSIDERAZIONI FINALI

“All but fully recovered.”

Il messaggio dell’autorità monetaria americana è stato ribadito anche in un’intervista rilasciata dal presidente FED Jerome Powell, durante la quale ha dichiarato che il supporto della banca centrale da lui presieduta sarà ridotto solamente una volta che l’economia americana sarà tornata ai livelli pre-pandemici, e che per farlo ci vorrà qualche tempo, allontanando quindi la data di inizio di rialzo dei tassi d’interesse.

Al fine di rafforzare il messaggio Powell si è soffermato anche sulla portata inclusiva della ripresa economica, evidenziando come in essa vadano coinvolte tutte le fasce di popolazione, dunque anche le minoranze, che sono state maggiormente colpite dalla crisi.

Tutte le banche centrali si dichiarano perciò estremamente accomodanti ed evidenziano come il ruolo più importante, in questo momento, sia giocato dai governi e dagli stimoli che metteranno in campo.

Su questo tema, in Europa siamo alle prese con la presentazione dei piani governativi per accedere al Recovery Fund, con la Commissione Europea che preme per investimenti di lungo termine e legati alla transizione ecologica.

Negli Stati Uniti, invece, dopo l’approvazione del Rescue Plan da $1.9 trillion, l’amministrazione Biden sta già studiando un piano da $3 trillion di più ampio respiro che sia focalizzato sul rinnovamento infrastrutturale e la trasformazione green dell’economia.

Gli investitori, con il progredire delle vaccinazioni, sono sempre più focalizzati proprio sul supporto alla nascente ripresa economica da parte delle banche centrali, ma soprattutto dei governi, e qualunque ritardo di attuazione degli ingenti stimoli approvati potrebbe comportare un freno alle aspettative del mercato.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Buona la performance delle nostre linee di gestione, nonostante la settimana sostanzialmente cauta dei mercati. Le linee con componente azionaria hanno tratto beneficio dall’esposizione a settori più ciclici come quello finanziario statunitense e a quelli industriali, sia europei che americani.

La stock selection operata sulla linea Chronos ha permesso di ridurre al minimo l’impatto della discesa del settore tecnologico americano e di avere un contributo positivo dalle società appartenenti ai settori più ciclici.

Positive anche le linee obbligazionarie, che beneficiano del restringimento degli spread tra componente corporate e governativa.

La SICAV SCM Stable Return mantiene il suo trend positivo grazie alla diversificazione del portafoglio titoli e alla gestione attiva del cambio valutario Euro/Dollaro.

Analisi dei mercati dell’ 08.03.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

La settimana passata è stata caratterizzata dai soliti eventi legati alla pandemia e dalle crescenti preoccupazioni per il riaffacciarsi sul mercato dell’inflazione.

Sul fronte dell’evoluzione della pandemia e del procedere delle campagne vaccinali, prima la Francia, e poi anche la Germania, dichiarano che il vaccino Astrazeneca può essere somministrato ai cittadini ultrasessantenni, basandosi su dati aggiornati provenienti dai paesi che non hanno mai limitato la somministrazione del vaccino inglese. La decisione avrà un effetto positivo sul numero di vaccinazioni al fine di garantire il prima possibile la copertura contro il virus per la maggior parte della popolazione e, conseguentemente, una più rapida uscita dai lockdown. Il governo italiano, per far fronte alle inefficienze riscontrate da più parti, ha deciso di cambiare i vertici della cabina di regia ideata per distribuire i vaccini.

L’agenzia europea per i medicinali (EMA), ha deciso di iniziare il processo di revisione del vaccino russo Sputnik, al fine di verificarne la sicurezza e l’efficacia prima di autorizzarne l’uso anche nei paesi della Comunità Europea. Nel frattempo, Slovacchia e Ungheria, che avevano iniziato trattative private con la Russia per il vaccino, hanno dichiarato di averne ricevuto le prime dosi; altri paesi comunitari, come Austria e Repubblica Ceca, hanno deciso di aprire un canale con la Russia per poter ottenere lo Sputnik prima del via libera dell’autorità UE ed accelerare le vaccinazioni.

Sempre sul fronte vaccini, l’amministrazione americana ha dichiarato che per la fine di maggio saranno disponibili dosi sufficienti per vaccinare tutta la popolazione adulta, grazie anche ad un accordo tra Merck e Johnson&Johnson, caldeggiato dal governo, per aumentare la produzione.

Sul versante dati macroeconomici, da sottolineare:

Sul versante Europeo i dati PMI Europei pubblicati da IHS Markit segnalano un timido miglioramento delle aspettative da parte delle imprese. Sebbene il dato composito europeo rimanga in territorio di contrazione (48.8 vs 47.8 del mese di gennaio, e attese di 48.1 per il mese di febbraio), raggiunge il valore più alto da due mesi. Il dato composito è pesato dalla componente dei servizi che si attesta a 45.7 nel mese di febbraio, confermando le difficoltà del settore a causa delle restrizioni imposte dai governi del Vecchio Continente per far fronte al riacutizzarsi dei contagi. Il dato manifatturiero, invece, si conferma in territorio di espansione a 57.9 vs 54.8 del mese di gennaio, consegnando il dato più alto da febbraio 2018. La fotografia che ne emerge è di un comparto industriale più positivo per il futuro, questo anche in considerazione del fatto che le ultime restrizioni hanno interessato maggiormente il settore dei servizi.

Giovedì 4 marzo è stato inoltre pubblicato il tasso di disoccupazione dell’Eurozona, calcolato da Eurostat: per il mese di gennaio la disoccupazione europea è scesa all’8.1%, invariata rispetto alla revisione del mese di dicembre, che ha portato il dato dall’8.3% all’8.1%, e con aspettative di disoccupazione in crescita all’8.3%. Il tasso di disoccupazione per l’Unione Europea, quindi comprendente anche le nazioni non-euro, si è attestato al 7.3%, anche in questo caso invariato rispetto a dicembre 2020.

Sul versante USA altrettanto buono l’indice ISM Manufacturing US, più osservato negli Stati Uniti rispetto al corrispettivo indice Markit, che cresce di 2.1 punti a febbraio da 58.7 a 60.8, e si posiziona sopra le attese di 58.9 rafforzando le aspettative di una ripresa a “V” dell’economia americana. Dal commento relativo ai dati ISM, diversi manager comunicano difficoltà nel reperimento delle forniture, che potrebbe avere un riflesso temporaneo sui prezzi finali dei prodotti, e quindi sull’inflazione. Per quanto riguarda l’indice ISM Services US, invece, il dato per il mese di febbraio è 55.3, in calo rispetto al 58.7 di gennaio e disattendendo le attese per una non variazione rispetto al mese precedente.

Venerdì 5 marzo è stata la volta dei dati sul mercato del lavoro: nel mese di febbraio, gli Stati Uniti hanno aggiunto 379’000 posti di lavoro, molto sopra le attese di 200’000 nuovi occupati e superiori al dato rivisto di gennaio che è passato da 49’000 a 166’000. Il dato evidenzia una ripresa del mercato occupazionale dopo alcuni mesi con più ombre che luci, soprattutto grazie ad una crescita di 355’000 unità nel settore del tempo libero e dell’ospitalità, una delle componenti più duramente colpite dalla pandemia. Il dato sui nuovi occupati, unito ad un tasso di partecipazione stabile al 61.4%, ha portato ad una riduzione del tasso di disoccupazione dal 6.3% al 6.2%.

Se quindi la situazione covid continua a tenere banco e tendenzialmente a mantenersi in equilibrio precario tra nuove infezioni e ottimismo sui vaccini, a condividere la scena, e tenere in apprensione i mercati finanziari ci ha pensato il rinnovato timore dell’inflazione, soprattutto sul versante statunitense. Nell’ultimo periodo le aspettative d’inflazione si sono mosse al rialzo principalmente a causa di un aumento del prezzo delle materie prime dovuto alla riapertura delle principali economie utilizzatrici a cui però non ha fatto seguito un parallelo aumento dell’offerta, poiché molte delle economie produttrici ed esportatrici sono tuttora soggette a restrizioni.

Un fattore molto importante da tenere in considerazione, come ripetuto più volte, è legato alle aspettative di inflazione da parte degli investitori. Esse, infatti, si riflettono sulle valutazioni azionarie, perché un aumento dell’inflazione causa tassi futuri in rialzo, i quali, a loro volta, comportano una riduzione delle previsioni degli utili e quindi un calo dei listini azionari. Il fenomeno appena descritto è ben visibile nell’andamento recente dell’indice Nasdaq, che, comprendendo società tendenzialmente con multipli elevati, ha sottoperformato gli altri indici americani, soprattutto l’indice Dow Jones Industrial Average, i cui membri presentano, in media, multipli più bassi.

Fig.1  Nello stesso periodo di osservazione l’indice Nasdaq ha riportato una performance negativa di circa  -8% contro un rendimento dell’indice Dow-Jones di +1.4%.

Uno dei principali listini azionari USA in calo non rappresenta certamente una buona notizia, nemmeno per le autorità economiche e monetarie.

Per calmierare gli animi, Intervenendo in un’intervista al Wall Street Journal, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato che la banca centrale sta seguendo con attenzione la recente dinamica dei rendimenti governativi ed ha ribadito che la FED non sta prendendo in considerazione un rialzo dei tassi d’interesse. L’intento naturalmente è quello di far percepire al mercato che la Banca Centrale Statunitense ha il pieno controllo dell’evoluzione della curva dei tassi e rimane espansiva per continuare a favorire il processo di ripresa economica in atto.

In Europa, più indietro rispetto agli Usa per quanto riguarda la ripresa economica, l’inflazione resta un tema sostanzialmente sotto controllo

La narrazione Europea rimane molto distante da quella americana: una ripresa dell’inflazione a livello europeo è tutto sommato ben vista da parte delle autorità monetarie, in quanto, come sappiamo, una crescita stabile dei prezzi vicino, ma sotto, il 2% annuale che è il target fissato dalla Banca Centrale Europea.

L’indice di inflazione “core” europeo di martedì 2 è risultato in calo a 1.1% da 1.4%, confermando le attese.

Leggermente al rialzo invece i dati nazionali: In Germania il dato preliminare armonizzato pubblicato Lunedi 1 rimane invariato a 1.6% anno su anno, il livello più alto raggiunto in un anno. In Italia, lo stesso dato CPI armonizzato ha fatto registrare una ripresa attestandosi a 1.0% annuale contro previsioni di 0.7%.

La settimana si è infine chiusa con un’altra importante notizia.

Nela notte di domenica il senato americano ha approvato il pacchetto fiscale da $1.9 trilions fortemente voluto dall’amministrazione Biden. Si tratta della sesta iniezione di spesa pubblica dall’inizio della pandemia, che porta il totale degli aiuti governativi al 25% del PIL americano. La nuova misura contiene un insieme di provvedimenti di carattere assistenziale che puntano ad aumentare il reddito delle famiglie, prolungare le indennità di disoccupazione, e trasferire circa $350 miliardi nelle casse delle amministrazioni locali più colpite dalla crisi. Più nel dettaglio, sono in arrivo $1’400 dollari alla maggioranza dei cittadini americani, sono previsti $130 miliardi per la scuola, $14 per i vaccini, e $300 miliardi settimanalmente per la disoccupazione, prorogata fino a settembre. Ora la palla torna alla camera per l’approvazione finale. Lo stimolo fiscale è ritenuto eccessivo da diversi investitori, ma anche dai membri più conservatori del congresso, in considerazione delle già buone condizioni dell’attività a stelle e strisce, e pertanto potrebbe comportare un surriscaldamento dell’economia, che si rifletterebbe su un aumento dei prezzi dei beni.

Infine, tra gli eventi segnalati nello scorso commento e degni di menzione ricordiamo:

In settimana, il governo italiano ha emesso il suo primo titolo di stato green, per una size di 8,5 miliardi di euro. L’obbligazione ha scadenza 30 aprile 2045 e una cedola di 1,50%. La domanda per questa prima emissione sostenibile è stata di circa 80 miliardi, oltre il doppio rispetto alla domanda generata dall’emissione green della Germania nel 2020, dimostrando che, nonostante il recente rialzo dei rendimenti governativi, la componente green/sostenibile attrae sempre di più l’interesse degli investitori.

La riunione dei membri del cartello OPEC+ si è conclusa con la decisione di non ridurre i tagli alla produzione, nonostante la crescente domanda di greggio conseguente alla graduale ripresa economica. La decisione ha spiazzato molti analisti, i quali, invece, si attendevano un rilassamento dei tagli proprio per soddisfare tale crescente domanda. In particolare, oltre al mantenimento del livello generale di produzione attuale, l’Arabia Saudita manterrà in essere il proprio taglio volontario di 1 milione di barili giornalieri deciso nella precedente riunione. La prima reazione dell’oro nero è stata di portarsi sopra quota $65 al barile, per la prima volta da gennaio 2020, per poi proseguire al rialzo e chiudere la settimana a $66.

QUESTA SETTIMANA

L’evolversi della situazione pandemica ha sempre la massima importanza per gli investitori, anche a fronte delle già citate differenze tra aree geografiche. Lo scenario maggiormente sposato dai mercati è quello della ripresa economica, grazie all’intensificarsi degli sforzi dei diversi governi mondiali per procedere ad una rapida vaccinazione e raggiungere il più rapidamente possibile l’immunità di gregge per far cadere definitivamente ogni restrizione.

Mercoledì 10 e giovedì 11 marzo si riunirà la Banca Centrale Europea. La presidente Christine Lagarde sarà chiamata a conciliare le posizioni tra i membri del consiglio direttivo che osservano con attenzione il recente aumento dei rendimenti governativi, e quelli che non ritengono la recente dinamica preoccupante perché segnale di ripresa economica. Gli investitori osserveranno attentamente anche i flussi di acquisti da parte della banca centrale per verificarne le decisioni, dato il calo dei flussi della settimana passata.

Tra i dati economici principali troviamo il PIL giapponese per il 4Q in pubblicazione il 9 marzo, che permetterà di avere un’idea dell’impatto del virus su uno dei paesi che meglio ha gestito la crisi sanitaria. A seguire, lo stesso giorno, verrà pubblicato il PIL per l’Eurozona, il quale darà una rappresentazione dello stato delle economie del Vecchio Continente.

Durante la settimana saranno pubblicati i dati riguardanti la produzione industriale di gennaio in Europa: lunedì mattina è toccato alla Germania, la quale ha riportato un calo del 2.5% rispetto a dicembre 2020, e del 3.9% rispetto a gennaio 2020. Martedì 9 sarà la volta dell’Italia; le attese sono di un calo del 4.1% rispetto allo stesso mese dell’anno passato, ma di una crescita di +0.7% rispetto a dicembre. Infine, mercoledì 10, toccherà alla Francia: anche in questo caso le aspettative sono per un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, ma di una crescita rispetto al mese precedente.

Come sempre, il giovedì sarà la volta dei dati settimanali sulle richieste di disoccupazione negli Stati Uniti: le previsioni sono di un’ulteriore riduzione delle richieste di sussidi, anche in considerazione della situazione del mercato occupazionale delineata dai dati mensili della settimana scorsa, e delle recenti decisioni di diversi stati di eliminare le restrizioni in essere.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Con l’approvazione del pacchetto fiscale da parte del senato, dove, ricordiamo, l’attuale amministrazione ha una maggioranza di un solo voto, gli Stati Uniti si apprestano a dare il massimo supporto ad un’economia che già stava reagendo molto bene agli sviluppi della campagna vaccinale, come evidenziato anche dai dati del mercato del lavoro. Se da un lato lo stimolo è sicuramente ben visto dal mercato, la necessità di finanziare il piano di aiuti attraverso l’emissione di debito potrebbe portare ad un ulteriore rialzo dei rendimenti americani e quindi nel breve periodo potrebbe portare ad ulteriori rivalutazioni delle aspettative inflattive.

Restano molto importanti le parole dalle autorità monetarie nelle le riunioni di questa settimana e delle successive: in generale ci si attende che rafforzino il loro impegno a mantenere i tassi di riferimento bassi.

 La FED in primis è attesa dal compito più arduo di rassicurare gli investitori che l’attuale aspettativa d’inflazione è perfettamente tollerata, anche in considerazione della “simmetria” nel raggiungere il livello obiettivo. In estrema ratio le autorità monetarie americane potrebbero perfino pensare di intervenire con strumenti di controllo della curva dei rendimenti (il cosiddetto yield curve control, YCC), attraverso l’acquisto di titoli a specifiche scadenze.

Per il momento sembrano bastare le rassicurazioni di diversi membri della FED di mantenere i tassi ai livelli attuali per ancora qualche tempo e sembra tutto sommato ragionevole considerare la recente dinamica dell’inflazione transitoria:

In Europa la BCE potrebbe accelerare il programma di acquisti fino a €100 miliardi al mese, al fine di mantenere bassi i rendimenti.

Rassicurazioni sia sul fronte pandemico, sia da parte delle banche centrali saranno essenziali per poter riprendere il percorso interrotto nelle scorse settimane dai mercati.

I mercati azionari hanno presentato un andamento molto volatile soprattutto nella loro componente legata al settore tecnologico. Nonostante negli ultimi mesi avessimo già ridotto il peso dei titoli tecnologici americani, il loro peso percentuale all’interno della linea Chronos rimane comunque rilevante e per questo motivo la linea è risultata la più volatile tra le linee azionarie.

La performance da inizio anno di tutte le linee azionarie rimane comunque positiva e restiamo costruttivi sull’asset class.

Le linee obbligazionarie, anch’esse positiva da inizio anno, hanno risentito solo marginalmente della risalita dei rendimenti governativi in quanto non abbiamo particolari esposizioni a titoli con scadenze a medio/lungo termine e vi siano invece in posizione diversi bond in dollari con cedola a tasso variabile.

La sicav Scm Stable Return mantiene invece un rendimento decisamente positivo grazie alla gestione tattica del tasso di cambio Euro/Dollaro e all’elevata diversificazione del portafoglio titoli.

Analisi dei mercati del 15.02.2021

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Settimana decisamente positiva per i mercati, soprattutto quelli azionari che beneficiano delle forti aspettative sul pacchetto fiscale americano che potrebbe raggiungere quanto i desiderata dei democratici (1.900 miliardi di dollari). In Italia la notizia della formazione del governo Draghi porta un indubbio vantaggio ai BTP (il decennale è arrivato a 0.45% di rendimento) e allo spread (sceso sotto 100 bps e attualmente stabile intorno a 90 bps).

Il buon “mood” sul comparto azionario è dimostrato anche dai flussi verso i fondi azionari: l’ultimo dato disponibile ha raggiunto il livello massimo da quando esiste la serie storica (circa 20 anni).

Anche gli indicatori di volatilità (Vix per S&P500 e Vstoxx per Eurostoxx 50) si attestano su livelli estremamente bassi, segno o che il mercato percepisce minori tensioni (positivo) o di maggiore accondiscendenza (più preoccupante).

In settimana sono continuati ad arrivare messaggi rassicuranti da parte delle banche centrali: Christine Lagarde ha ribadito che la politica monetaria deve rimanere accomodante nonostante l’aumento dell’inflazione ma la politica fiscale resta cruciale; stesso messaggio dagli Stati Uniti, dove la presidente della Fed di Cleveland ribadisce che la politica monetaria resterà accomodante per molto tempo poiché l’economia è ancora lontana dagli obiettivi di massimo impiego e stabilità dei prezzi; lo stesso Powell sostiene che la disoccupazione è tale per cui ci vorrà parecchio tempo affinché un eventuale surriscaldamento dell’economia arrivi ad impattare sull’inflazione.

In tema di rapporti fra Cina e Stati Uniti in settimana c’è stata la prima telefonata tra Biden e Xi Jing Ping (avvenuta, secondo alcuni, non proprio tempestivamente): se, indubbiamente, i toni sono cambiati rispetto all’amministrazione precedente, è anche vero che quando è stato trattato il tema dei diritti umani e delle libertà individuali il presidente cinese ha ribadito che gli affari interni non devono interessare nessuna forza straniera. Rimane, quindi, un tema delicato e un fronte ancora aperto.

Niente impeachment per Donald Trump al Senato dove non si riesce ad arrivare alla maggioranza di 2/3 necessaria per mettere ufficialmente l’ex presidente fuori dai giochi. Alcuni senatori repubblicani hanno votato a favore ma non in numero sufficiente a fare passare il provvedimento. Trump potrà, così, ricandidarsi alle elezioni del 2024.

Come abbiamo scritto all’inizio il newsflow politico italiano garantisce una buona intonazione ai nostri titoli di stato che, nonostante in settimana siano stati collocati nove miliardi di BTP (scadenza 3,7 e 20 anni) con una domanda pari a 13 miliardi, mantengono rendimenti estremamente bassi. Il prossimo obiettivo dei BTP potrebbe essere quello di raggiungere i livelli di rendimento dei Bonos (titoli di stato spagnoli che rendono la metà dei nostri). Secondo alcuni analisti, inoltre, il Tesoro dovrebbe approfittare della situazione contingente per cominciare a pensare all’ipotesi di un’emissione di un BTP matusalemme (100 anni) che, idealmente, potrebbe rendere ad oggi il 2.5%. Per ora la scadenza più lunga di un BTP è 50 anni, si tratta di un’emissione del 2016 (quindi scadenza 2067) che rende l’1.7% (cedola 2.8%).

Si torna a parlare di M&A bancario in Italia, con Draghi che dovrebbe accelerare il processo di consolidamento, e il settore reagisce con un forte rerating. MPS, nello specifico, beneficia di due fattori: 1) le negoziazioni in corso renderebbero neutrale per Unicredit l’acquisizione da un punto di vista del capitale (grazie ai crediti fiscali pari a 2.5 miliardi per DTA – deferred tax assets- alla la garanzia sui quasi 10 miliardi di contenzioso legale e all’intervento di Amco per l’ulteriore pulizia dei bilanci) e 2) manifestazioni di interesse verso l’istituto di Siena sono giunte sia dal presidente di Unicredit Padoan che da diversi fondi fra i quali il fondo Apollo (che intende esaminarne i conti). Su questa seconda ipotesi Equita Sim esprime perplessità dato che per definizione l’orizzonte temporale di un fondo è di breve termine e la strategia, di conseguenza, più aggressiva.

Il risiko italiano bancario coinvolge, come sappiamo, anche BancoBPM che, secondo le ultime indiscrezioni potrebbe rientrare nel piano di acquisizioni di Unicredit insieme a MPS. In questo caso le “nozze” naturali fra BancoBPM e BPER verrebbero ostacolate con l’istituto di Modena che potrebbe valutare la Popolare di Sondrio. 

Oltre alle news sul risiko il settore ha beneficiato anche della reporting season che è andata bene non tanto per i dati sugli utili (livello aggregato molto basso e simile a quello di dieci anni fa) quanto per le prospettive sui dividendi. Tutte le principali banche (sia tradizionali che più “asset gatherer”) pagheranno quanto possibile in base ai vincoli imposti dalla BCE (livello più basso tra 15% degli utili 2019/2020 e 0.20% in termini di Cet1) ma sono pronte, appena questi verranno meno, a distribuire interamente quanto disponibile. A fine luglio il regolatore valuterà gli stress test dell’Eba e deciderà quali banche potranno remunerare ulteriormente gli azionisti perché la qualità del capitale risulta adeguata.

Sul fronte dei dati macroeconomici segnaliamo che è uscita leggermente in rialzo (ma meno delle attese) l’inflazione US di gennaio che segna un +1.4% anno/anno. Sul tema inflazione, se il piano Biden andrà in porto, ci potrebbe anche essere un impatto positivo derivante dal raddoppio del salario minimo orario (a 15 dollari). Il tema dell’inflazione sappiamo che è attentamente osservato perché impatta sui tassi reali e potenzialmente sulle politiche monetarie. Per questo motivo il dato sul CPI era un osservato speciale e, pur essendo uscito ad un livello ragionevole, il semplice fatto che sia stato leggermente inferiore alle attese ha un po’ destabilizzato gli investitori.

Prosegue, in ambito obbligazionario e in generale sui mercati, la fame di rendimenti: la domanda è tale da arrivare a comprimere anche i rendimenti delle obbligazioni High Yield (quelle più ad alto rischio) che raggiungono così livelli molto bassi: negli Stati Uniti per la prima volta nella storia sono scesi sotto il 4%. Il fenomeno è significativo perché un rendimento così basso si è raggiunto nonostante l’offerta di obbligazioni sia stata negli ultimi anni estremamente alta. Le emissioni societarie hanno, infatti, superato quota tre mila miliardi di dollari globalmente con il grosso delle scadenze nel 2025 (tema sul quale si sta abbastanza dibattendo ultimamente).

Per quanto riguarda le materie prime segnaliamo due cose: 1) il prezzo del petrolio raggiunge i 60 dollari al barile (WTI) per effetto della produzione texana impattata dalle fredde temperature e nonostante l’OPEC abbia rivisto al ribasso la domanda; 2) ottima la performance del platino (il +11% in settimana porta il prezzo al livello più alto degli ultimi sei anni) che beneficia della forte domanda legata al suo utilizzo nel settore delle energie rinnovabili; inoltre, in quanto sostituto del palladio, tende a fare “catch up” (chiudere il gap al rialzo) sul succedaneo. Geograficamente sembra essere molto forte la domanda proveniente dalla Cina mentre da un punto di vista dell’utilizzo, sebbene il platino sia molto utilizzato nelle marmitte catalitiche, il motivo del recente rally è da attribuirsi alle prospettive dell’idrogeno: è infatti utilizzato per la produzione delle celle dei veicoli e per gli elettolizzatori di ultima generazione.

Si torna a parlare di bitcoin con Tesla che annuncia di avere acquistato 1.5 miliardi in criptomonete come diversificazione della liquidità e intende cominciare ad accettare il bitcoin come mezzo di pagamento. Elon Musk (CEO di Tesla) si era espresso, attraverso Twitter, a favore delle criptovalute nelle scorse settimane definendole “una cosa positiva”. I bitcoin acquistati da Tesla verranno classificati in bilancio come “attività immateriali a lungo termine” e rappresentano circa l’8% del totale di cassa, ma la società stessa ha avvisato che gli utili potrebbero diventare più volatili.

Adesso si specula che anche Apple potrebbe seguire l’esempio di Tesla sviluppando addirittura un portafoglio (Apple Wallet) e una piattaforma per lo scambio di criptovalute. Secondo un analista di RBC Capital Markets, considerando gli utenti di Apple, il business sarebbe più redditizio addirittura dell’auto che si guida da sola.

Sempre in tema auto e bitcoin è curiosa la notizia che riguarda un giovane di Padova che ha utilizzato i guadagni ottenuti investendo in bitcoin per comprarsi una Ferrari 360 Modena. Ovviamente non è stato un pagamento in bitcoin ma c’è stata una conversione in euro da parte della piattaforma di pagamento in criptovalute (che ha verificato che i bitcoin non provenissero da attività illecite.

Inoltre, dopo Paypal (nell’autunno 2020) e Visa, anche Mastercard si sta preparando ad accettare transazioni in criptovalute: la società ha constatato che sempre più persone utilizzano le carte di credito per acquistare criptovalute e quindi non voleva rimanere fuori da questo trend di mercato.

Il giorno successivo l’annuncio di Mastercard, è arrivata un’altra spinta per il bitcoin: l’antica banca americana BNY Mellon ha annunciato che garantirà ai suoi clienti il deposito di criptovalute. Oltre a trattarsi della banca più antica e tradizionale, è anche una grossa banca depositaria. La notizia è stata accolta positivamente, quindi, perché apre la strada all’utilizzo di qualsiasi strumento finanziario. Curioso che l’erede della storica famiglia Matthew Mellon sia stato uno dei primi rappresentanti dell’aristocrazia finanziaria ad investire in criptovalute.

QUESTA SETTIMANA

Le varianti del virus sono l’elemento da osservare con più attenzione e che più trattiene i governi dal rilassare le misure restrittive: i vari produttori dichiarano che i vaccini sono in grado di coprire dalle diverse varianti del virus che sembrano essere più aggressive in termini di contagiosità, tuttavia, in attesa di arrivare ad una immunità di gregge, spesso si preferisce procedere a lockdown più o meno selettivi per evitare nuove ondate.

Oggi, lunedì 15, i mercati americani sono chiusi per la festività del “President’s Day”.

Sia negli Stati Uniti che in Europa verranno rilasciate le minute della Fed relative ai meeting di gennaio.

Per quanto riguarda i dati macro saranno importanti quelli relativi alla produzione industriale e alle vendite al dettaglio ci daranno un’idea dello stato dell’economia americana.

In settimana verranno rilasciati i dati di fiducia delle imprese preliminari (PMI flash) per il mese di febbraio sia in Europa che negli Stati Uniti.

In Italia è atteso il voto di fiducia del Parlamento al nuovo governo Draghi: mercoledì si esprimerà il Senato e giovedì la Camera dei deputati.  

Venerdì il neopresidente americano Joe Biden parteciperà al G7 discutendo di pandemia, economia e Cina. Janet Yellen ha chiesto ai leader dei G7 di “agire in grande” per aiutare l’economia ad uscire dalla crisi con un maggiore stimolo fiscale.

La commissione Servizi Finanziari della Camera americana discuterà del recente aumento della volatilità del mercato azionario legata al fenomeno Reddit. Rappresentanti della piattaforma Robinhood saranno chiamati a testimoniare.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Come più volte discusso l’inflazione può essere buona, ovvero derivare da un aumento della domanda che a fronte di un’offerta limitata fa salire i prezzi, oppure può essere cattiva e derivare da carenza o shock di offerta (senza una domanda particolarmente brillante) ed in questo caso le azioni che si possono intraprendere per gestirla sono decisamente più limitate.

Sappiamo che con il Covid e i vari lockdown hanno causato uno shock enorme alla domanda ma sappiamo anche che pure l’offerta ne ha risentito (con la chiusura delle attività produttive). Con la fine della pandemia la domanda si dovrebbe sbloccare ed è importante che l’offerta possa starle dietro per non creare inflazione cattiva.

Siamo sicuramente all’inizio del ciclo economico e, per l’ennesima volta, con diverse forme e diverse argomentazioni, tutti i banchieri centrali e importanti esponenti dei governi hanno ribadito l’importanza della spesa fiscale garantendo al contempo massimo supporto da parte delle autorità monetarie.

Quindi, è chiaro che l’inflazione sarà tollerata e incentivata. Ma rimane un tema da seguire con estrema attenzione per l’impatto soprattutto sui tassi più a lungo termine e, di conseguenza, sulle valutazioni azionarie.

A proposito di questo ultimo aspetto ribadiamo che, a fronte di multipli di mercato sicuramente non convenienti, il confronto fra i rendimenti azionari e quelli obbligazionari è clamorosamente a vantaggio dei primi (come citato nella prima parte anche la componente più rischiosa dell’obbligazionario ha rendimenti ai minimi storici). Tale vantaggio si potrebbe erodere in due casi: 1) gli utili non decollano (perché il ciclo fa fatica a ripartire) e le valutazioni diventano ancora più care, 2) i tassi salgono (perché l’inflazione preme) e la convenienza relativa si riduce.

All’inizio di questo commento abbiamo citato il governatore della Fed Powell il quale sostiene che c’è ancora spazio per surriscaldare l’economia. Questo concetto è legato al tema dell’”output gap” citato sempre più spesso ultimamente. Per “output gap” si intende la differenza fra il Pil effettivo e quello a potenziale a cui si può tendere con le risorse disponibili. In estrema sintesi, quando è positivo indica che l’economia cresce sopra il potenziale e quindi crea pressioni inflazioniste, quando è negativo, invece, può segnalare il rischio di recessione e deflazione. Idealmente, ad oggi, siamo in una situazione di output gap negativo, situazione dalla quale è bene uscire ma che non dovrebbe ancora creare un livello di inflazione preoccupante.

Da un punto di vista di asset allocation, finché rimane sotto un certo livello l’inflazione va bene perché aiuta a tenere bassi i tassi reali mentre è marginalmente negativa per le obbligazioni e positiva per gli asset reali e per l’azionario. Oltre un certo livello rischia di scatenare tensioni a livello di banche centrali e, di conseguenza, sui mercati sia azionari che obbligazionari per l’effetto che avrebbe sui tassi di interesse. Occorre tenere presente che gli asset reali invece (es. le materie prime) potrebbero rappresentare un rifugio più sicuro.

Positiva la performance delle nostre linee di gestione soprattutto della linea ITA (che beneficia del buon andamento del mercato italiano) e della Chronos. Molto buona anche la performance della Sicav Stable Return che, nonostante mercati obbligazionari sostanzialmente stabili, guadagna quasi un punto percentuale.

Analisi dei mercati dell’1.02.2021

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

La settimana che si è appena conclusa ha visto un repentino incremento della volatilità (evidente anche dal movimento del VIX e del VSTOXX, rispettivamente indicatori di volatilità dell’indice S&P500 e dell’Eurostoxx50) che ha portato una correzione diffusa su tutti i principali mercati azionari.

Le motivazioni non sono particolarmente evidenti ma possiamo ritenere che siano riconducibili essenzialmente a quei fattori che sono di fondamentale supporto per i mercati: le politiche monetarie e quelle fiscali. Il tema dei vaccini è sempre presente in quanto possibili ritardi nella consegna rendono più difficile individuare chiaramente una fine alla fase pandemica in atto. Inoltre, a tutto ciò si aggiunge quanto successo su alcuni titoli negli Stati Uniti presi di mira da investitori retail, che ha creato parecchia volatilità.

Partiamo dalle banche centrali.

Martedì mattina la banca centrale cinese ha drenato liquidità dal mercato in una operazione a mercato aperto e il mercato ne ha immediatamente risentito dato che ha associato la mossa alla dichiarazione di un esponente della PBOC secondo il quale c’è il rischio di bolle negli asset e nell’immobiliare. Poi dal World Economic Forum dell’IMF il governatore della PBOC ha cercato di calmare le acque dichiarando che la politica monetaria continuerà a supportare l’economia e non è prevista un’uscita prematura da questo tipo di atteggiamento. Il risultato è comunque stato di generare un po’ di tensione sul segmento interbancario con i tassi a breve che sono saliti oltre il corridoio fissato dalla banca centrale (il tasso overnight ha toccato in settimana il livello massimo degli ultimi sei anni) ed è particolarmente strano che questo avvenga avvicinandosi al Capodanno lunare cinese (12 febbraio).

Per quanto riguarda la Fed, come era ampiamente atteso, non ha apportato modifiche alla propria politica monetaria ma ha ribadito, come anche la BCE aveva fatto, che è pronta ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per sostenere l’economia dato che negli ultimi mesi c’è stato un leggero rallentamento e che l’andamento dipende essenzialmente dal virus e da come andranno avanti le vaccinazioni. È stato ribadito, da parte di Powell, che l’occupazione è un obiettivo della Fed e quindi lo stimolo monetario non verrà meno finché non si tornerà ad un adeguato livello di occupazione.

Soprattutto la tensione sull’interbancario cinese ha per un attimo riaperto il tema delle banche centrali e sottolineato come i mercati siano ancora estremamente dipendenti dalla liquidità che queste forniscono. Il venire meno della liquidità è ovvio che crea problemi, ma anche la non maggiore azione crea perplessità perché ormai i mercati sono abituati ad avere continuamente qualcosa di nuovo fornito dalle banche centrali.

Il cambio euro/usd è stato influenzato mercoledì dalle dichiarazioni di Knot: il membro della BCE ritiene che il mercato stia sottovalutando la probabilità di ulteriori tagli di tassi e ribadisce che l’istituto centrale utilizzerà, se necessario, tutti gli strumenti per controbilanciare l’apprezzamento dell’euro qualora sia messo a rischio il raggiungimento del target di inflazione.

Per quanto riguarda il tema dei vaccini e della pandemia il newsflow è indubbiamente variegato e alterna notizie negative a notizie positive. Le varianti del virus continuano ad impensierire così come suscitano perplessità i ritardi nelle consegne (di Pfizer e forse anche di Astrazeneca), a questi elementi si è aggiunta la notizia relativa a Merck che ha deciso di interrompere le sperimentazioni a fronte di risultati deludenti.

Però, ci sono anche delle buone notizie: sia Pfizer cha Moderna ritengono che il vaccino sia efficace anche contro le varianti e Moderna, in particolare, dichiara che sta già lavorando ad un richiamo del vaccino adatto alle nuove versioni del virus. Eli Lilly ha comunicato che nei malati trattati con il suo farmaco monoclonale il rischio di ospedalizzazione si è ridotto notevolmente (circa -70%) così come quello di morte. Inoltre, in occasione della pubblicazione dei risultati trimestrali J&J ha comunicato che il suo vaccino (che ha il vantaggio di essere monodose) dovrebbe terminare le sperimentazioni la prossima settimana e l’approvazione da parte dell’FDA (autorità americana sul farmaco) potrebbe arrivare a fine febbraio. Infine, il vaccino di AstraZeneca ha ottenuto il via libera dell’EMA (l’autorità europea sui farmaci) che ha dichiarato che potrà essere utilizzato anche sopra i 55 anni (nonostante per questa fascia di popolazione i dati a disposizione siano modesti); in Italia, tuttavia, l’AIFA ne ha autorizzata la somministrazione solo nei soggetti fra i 18 e i 55 anni.

Intorno a giugno si spera che il problema delle dosi disponibili possa essere superato. Guardando al caso di Israele, che è stato identificato da tutti come benchmark per valutare l’efficacia delle vaccinazioni e la soglia che consente il raggiungimento dell’immunità di gregge, emerge un quadro confortante: con quasi un terzo della popolazione vaccinata si è assistito ad un calo sensibile nelle ospedalizzazioni (-60%) con un’immunizzazione forte (circa 91%) raggiunta già dopo la prima dose.

Le decisioni circa le politiche fiscali, alla base della ripresa per questo anno e per gli anni a venire, sono sempre attentamente monitorate e qualunque notizia su quel fronte genera dei movimenti di mercato. Infatti, un po’ di tensione ha suscitato il dibattito sul pacchetto fiscale in US, il c.d. “rescue plan” che potrebbe essere ritardato di un mese per farlo coincidere con la fine dei sussidi alla disoccupazione creando meno malumori fra i repubblicani.

In Europa, l’importanza del Recovery Plan è sottolineata anche dall’agenzia di rating Fitch che, dopo l’avvertimento di Moody’s, mette in guardia l’Italia da un possibile downgrade del rating in assenza di misure governative atte ad ottenere e utilizzare i fondi europei. Per Fitch il rating italiano attuale (BBB-) è al limite con la categoria junk. Ricordiamo che gli appuntamenti con le agenzie di rating sono previsti per questa primavera, esattamente quando andrà presentato il Recovery Plan all’Europa.

Il Fondo Monetario Internazionale (IMF), nella pubblicazione del suo consueto outlook, ha rivisto al rialzo (rispetto alle attese contenute nell’edizione di ottobre) le stime del pil mondiale per il 2021 che passa da 5.2% a 5.5% mentre ha lasciato invariate a +4.2% quelle per il 2022. A livello geografico la previsione per gli Stati Uniti è stata alzata di due punti a +5.1% (2021) mentre è stata abbassata di un punto per l’area euro (+4.2%). L’area emergente crescerà più dei paesi sviluppati grazie al contributo della Cina (+8.1%) e dell’India (+11.5%). Secondo l’IMF il miglioramento delle previsioni si deve all’approvazione e distribuzione dei vaccini ma le varianti del virus che si stanno manifestando e una possibile nuova ondata rappresentano i principali elementi di rischio per l’outlook.

Fra i dati macroeconomici rilevanti segnaliamo, per l’Europa, l’indice tedesco IFO (frutto dell’intervista a 7000 imprese – campione molto ampio – sullo stato dell’economia) che è risultato in calo rispetto al mese precedente e inferiore alle attese degli economisti; sarà importante valutare se i PMI in uscita questa settimana confermeranno o meno la debolezza.

Negli Stati Uniti la stima preliminare del Pil del quarto trimestre segna un +4% trimestre/trimestre con consumi un po’ più deboli a causa dell’aumento delle infezioni da coronavirus e delle conseguenti maggiori restrizioni imposte.

Finalmente è stato scelto il successore di Mustier alla guida di Unicredit: il nuovo CEO sarà Andrea Orcel che diventerà operativo dal 15 aprile, quando è prevista l’assemblea che rinnoverà l’intero CdA, ma dovrà in qualche modo gestire l’interregno fra lui e Mustier che sembra uscirà anticipatamente dopo l’approvazione dei conti il 10 febbraio. Orcel è stato in Merrill Lynch fino al 2012 per poi approdare in UBS ed è sicuramente esperto di operazioni di M&A.

Complessivamente buoni i risultati delle principali società americane che hanno riportato in settimana: Apple ha battuto le aspettative sia sui ricavi (che hanno superato il livello psicologico di 100 miliardi di dollari) che sugli utili, come anche Facebook. Invece Tesla ha superato le stime sui ricavi (quasi 11 miliardi) ma non quelle sugli utili. Nonostante risultati di tutto rispetto i titoli hanno corretto.

La settimana è stata caratterizzata da un fenomeno assai singolare che ha riguardato alcuni titoli americani che sembravano essere spariti dal radar screen degli investitori (perché spesso in business poco attraenti) ma che sono tornati alla ribalta con rialzi davvero impressionanti. Uno di questi è Gamestop, la catena di vendita di videogiochi, soggetto ad uno “short squeeze” (copertura delle posizioni corte) che ha portato il titolo dai circa tre dollari di marzo agli attuali 320.

Qualche mese fa avevamo parlato dei cosiddetti “robinhooders” ovvero gli utenti della piattaforma di trading “Robinhood” che avevano aperto conti gratuiti durante il lockdown e, complice sia le restrizioni agli spostamenti sia i sussidi governativi, si erano lanciati nel trading online. A quell’epoca si erano concentrati su titoli noti e famosi (quali i big del tech e Tesla, ad esempio). Attualmente il fenomeno sembra tornato ma rivolto a tutt’altra categoria di titoli ovvero quelli sui quali erano state aperte grosse posizioni ribassiste dagli hedge fund. Un gruppo nutrito di millennial investors che frequentano community (piattaforme a metà strada fra social e forum) quali ad esempio Reddit e Wallstreetbets, hanno puntato su questi titoli scatenando una valanga di acquisti (anche attraverso opzioni call, quindi strumenti derivati a leva che amplificano l’esposizione) che ha innescato una spirale che è risultata difficilmente arrestabile. Infatti, anche quando diverse piattaforme (tipo Robinhood, Interactive Brokers e la società di intermediazione Td Ameritrade) hanno imposto il blocco delle operazioni di acquisto sui titoli presi di mira, si sono scatenate tali proteste e minacce di class action che il divieto è stato immediatamente tolto. Questa mole enorme di acquisti ha avuto come conseguenza quella di costringere gli hedge fund a chiudere le posizioni corte (andando a comprare i titoli) e alimentando ulteriormente la salita del titolo.

QUESTA SETTIMANA

In Italia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo che le dimissioni di Conte hanno dato avvio alla crisi di governo, ha dato al Presidente della Camera Fico il mandato esplorativo per valutare la possibilità di formare una maggioranza di governo partendo dalle forze politiche che sostenevano quello precedente. Vedremo in questi giorni cosa emergerà e quanto sarà l’impatto sui rendimenti governativi italiani e sullo spread.

La settimana è importante, da un punto di vista macroeconomico, perché è prevista la pubblicazione dei dati di fiducia delle imprese relativi al mese di gennaio. I PMI già pubblicati in Cina mostrano un leggero rallentamento ma rimangono ancora in fase di espansione. Il rallentamento probabilmente è dovuto alle restrizioni (lockdown) legate al ripresentarsi del corona virus che hanno coinvolto aree più o meno estese e il rallentamento della componente export sempre dovuto al protrarsi della pandemia.

Martedì 2 febbraio verrà pubblicato il dato sul Pil dell’area euro area e vedremo come uscirà rispetto a quello degli Stati Uniti.

Venerdì 5 febbraio negli Stati Uniti è prevista la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro relativi al mese di gennaio: il tasso di disoccupazione è atteso stabile al 6.7% ma dovremmo vedere un aumento degli occupati nel settore non agricolo.

Il prezzo del petrolio potrebbe essere soggetto a oscillazioni quando mercoledì 3 febbraio si riunirà l’Opec+ che valuterà i progressi fatti nei tagli in corso alla produzione e la contribuzione dei vari paesi.

Per quanto riguarda le banche centrali giovedì 4 febbraio si riunirà la Bank of England: non sono attese particolari modifiche all’attuale politica monetaria ma sarà importante capire se la BOE sta valutando l’ipotesi di portare i tassi in negativo (attualmente allo 0.10%). Verranno, inoltre, comunicate le nuove previsioni di crescita e inflazione (le prime dopo la Brexit).

Questa settimana la reporting season avrà come protagoniste: Alibaba, Alphabet e Amazon oltre a parecchie società del settore farma (tipo Pfizer, Merck).

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

I mercati anche questa settimana hanno dimostrato quanto siano sensibili al tema dei “ritardi”: ritardi nella campagna vaccinale allontanano il ritorno alla normalità e ritardi nel piano fiscale americano rischiano di minare la ripresa economica.

Sappiamo bene quanto è fondamentale il pacchetto fiscale americano e come la composizione del Congresso (specialmente al Senato) non renda particolarmente e sempre agevole il passaggio dei provvedimenti. Ricordiamo che uno degli strumenti a disposizione da parte dei Repubblicani in Senato è il “filibustering” (ostruzionismo) che permette di discutere, senza limiti di tempo, sulle proposte da votare e quindi può allungare notevolmente i tempi. Per aggirare l’ostruzionismo la maggioranza a favore dovrebbe essere di almeno 60 senatori e considerando che la divisione fra democratici e repubblicani è 50:50 non è proprio così semplice. In alternativa i democratici possono utilizzare lo strumento della “Reconciliation” che permettere di superare l’ostruzionismo semplicemente con una maggioranza assoluta. Si tratta però di una possibilità data una volta all’anno e che non favorisce certo un dialogo costruttivo fra le parti.

Abbiamo ripetuto svariate volte che le correzioni sono inevitabili ma sembra che ci sia ancora molta voglia di comprare fra gli investitori. I motivi sono i soliti già elencati: abbondante liquidita e mancanza di alternative. Tuttavia ci sono un paio di elementi che creano un po’ di perplessità sulla continua salita degli indici e che li rende più vulnerabili a correzioni: il primo è relativo al periodico sondaggio di Bank of America dal quale risulta che la quota di cash detenuta dagli investitori è ulteriormente scesa ed è al di sotto della soglia che di solito rappresenta un “sell signal”(inferiore al 4%): l’altro elemento su cui è bene riflettere (che abbiamo descritto nella prima parte di questo commento) riguarda la particolare “euforia” degli investitori retail su alcuni titoli che tanti hedge fund hanno “shortato” (ovvero venduto allo scoperto scommettendo sulla discesa del prezzo) per motivi più o meno fondamentali e che i retail stessi comprano per motivi di sicuro poco fondamentali.

Quanto questa “mania” possa andare avanti non si sa (ricordiamoci la famosa frase di J.M. Keynes “Il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto tu possa rimanere solvente”) ma rappresenta sicuramente un fenomeno a cui guardare con attenzione perché in qualche modo ricorda il periodo della dot.com bubble degli anni 2000. L’esposizione azionaria degli investitori retail sembra abbia addirittura superato quella degli anni 1999-2000 e rende il mercato potenzialmente vulnerabile agli umori più irrazionali dei piccoli investitori.

La volatilità è quindi da mettere in conto ma non modifica l’idea di fondo che rimane ancora favorevole ai mercati azionari. Oltre a quanto più volte ripetuto in passato possiamo ribadire il tema del rendimento azionario (dividendo) rispetto a quello obbligazionario: pur avendo la pandemia impattato sui dividendi delle società tagliandoli considerevolmente (vuoi per regolamentazione, es. le banche, vuoi per l’andamento del business) questi rimangono ancora superiori sia in Europa che negli Stati Uniti ai corrispondenti rendimenti governativi. In Europa, ad esempio, analizzando l’indice Stoxx 600 il dividend yield del 68.3% dei titoli è superiore al rendimento obbligazionario dei bond emessi da loro stessi. Per l’S&P500 la percentuale è leggermente inferiore (58.2%). Il confronto è ancora più facile se raffrontiamo questi numeri con i rendimenti obbligazionari governativi.

Il cattivo andamento dei mercati finanziari ha, inevitabilmente, impattato negativamente sulle nostre linee di gestione, soprattutto quelle con una componente azionaria maggiore. In settimana, l’Area Investimenti ha modificato la composizione delle linee di gestione bilanciate (con componente sia azionaria che obbligazionaria) coerentemente con quanto discusso durante il Comitato Investimenti e approvato dal CdA della Sim: in particolare è stata azzerata in profitto la posizione sul settore bancario europeo (Lyxor Eurostoxx Banks) e riallocato la liquidità derivante sul settore finanziario americano (Invesco Financial S&P US), sui mercati emergenti (Amundi Msci Emerging Markets) e sul Giappone (UBS MSCI Japan).

Analisi dei mercati dell’11.01.2021

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Buon inizio anno per i mercati che proseguono la fase di rialzo essenzialmente per il venire meno dei principali elementi di incertezza che hanno caratterizzato il 2020 e, soprattutto, per l’avvicinarsi del tanto atteso stimolo fiscale americano.

La scorsa settimana avevamo scritto che “…il 6 gennaio il Congresso dichiarerà ufficialmente il vincitore delle elezioni presidenziali del 2020 che entrerà in carica il 20 gennaio; normalmente si tratta di una formalità ma quest’anno tutto è possibile visto che Trump fino all’ultimo dichiarerà che ci sono stati dei brogli.” Diciamo che si è confermato un momento di tensione estrema con i sostenitori di Trump (e infiltrati) che hanno assaltato Capitol Hill durante i lavori interrompendo la proclamazione (che è stata fatta il giorno successivo). Si è trattato di un evento indubbiamente tragico sotto molti punti di vista ma che non ha avuto un grosso impatto sui mercati.

Quello che conta di più per gli investitori, invece, è la conferma della Blue Wave con il ballottaggio in Georgia che ha portato i due seggi ancora da assegnare dalla parte dei Democratici: di fatto, il Senato è esattamente diviso a metà fra Repubblicani e Democratici (50 seggi a testa) ma la legge vuole che in questi casi sia determinante il vicepresidente, ovvero Kamala Harris, che essendo democratica sposta da quella parte l’ago della bilancia.

Con il Congresso interamente in mano ai Democratici (anche se non con ampi margini), il democratico Biden come Presidente e la Yellen al Tesoro, il mercato inizia a scontare un aumento della spesa pubblica, probabilmente un incremento della tassazione e riduzione del processo di deregolamentazione che Trump aveva avviato. C’è da dire che la maggioranza non è così netta quindi i Democratici non potranno essere così aggressivi nelle loro politiche, il che è un bene per i mercati.

Lo stimolo fiscale americano potrebbe, quindi, essere finalmente deciso e consentirebbe di aggiungere qualche punto alla crescita del Pil che potrebbe raggiungere così anche il 6%. Se guardiamo alla stima del Pil elaborata dalla Fed di Atlanta sulla base di una serie di indicatori macroeconomici siamo addirittura all’8.5%.

La campagna di vaccinazioni nei vari paesi prosegue e in alcuni casi (vedi UK, ad esempio) è accompagnata da lockdown più o meno severi: il mix delle due cose dovrebbe, auspicabilmente, consentire di aprire gradualmente e con più serenità verso la primavera.

Il Giappone, a fronte della recente impennata dei contagi ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale e in tre prefetture per la prima volta da aprile e lo Yen ne ha risentito indebolendosi.

Per quanto riguarda i vaccini anche quello di Moderna è stato approvato dall’autorità europea EMA e le prime dosi dovrebbero arrivare questa settimana. Pfizer, intanto, annuncia che il suo vaccino è efficace sia sulla variante inglese del virus che sull’ultima variante sudafricana.

Il primo vertice Opec+ dell’anno ha visto una forte contrapposizione fra Russia e Arabia Saudita, la prima premeva per ridurre i tagli alla produzione previsti (andando quindi, di fatto, ad aumentare l’offerta rispetto al previsto, per non perdere quote di mercato) mentre la seconda era contraria come anche altri paesi (Emirati Arabi). Il risultato è stato di consentire a Russia e Kazakhstan di incrementare la produzione mentre l’Arabia si farà carico dei tagli e contribuirà a mantenere la produzione totale invariata. Il petrolio arriva, così, a superare i 50 dollari/barile (WTI) per la prima volta da febbraio. L’OPEC+ (che comprende OPEC e i paesi produttori guidati dalla Russia), aveva deciso inizialmente di riunirsi con cadenza mensile per essere più puntuale sull’evoluzione della domanda, ma durante l’ultimo meeting ha, invece, fissato la prossima riunione per l’inizio di marzo.

Oltre al petrolio vanno in generale molto bene tutte le commodities: Goldman Sachs ritiene che il rally possa proseguire fino al 2030 sostenuto da una ripresa dell’economia globale e da un rialzo dell’inflazione che potrebbe generare un nuovo “super-ciclo” simile a quello innescato vent’anni fa dalla crescita economica cinese. Il rame, dopo avere avuto una delle migliori performance fra i metalli industriali l’anno scorso, continua a salire toccando i livelli massimi dal 2013.

La Brexit era uno degli elementi di maggiore incertezza del 2020 (che si protraeva dal referendum del 2016) e che, fortunatamente, si è risolto negli ultimi giorni dello scorso anno. Le prima conseguenze le stiamo vedendo sul settore delle compagnie aeree: poiché i vettori europei per essere considerati tali (e continuare a collegare destinazioni europee fra di loro) devono avere la maggioranza delle azioni in mano ad investitori europei, Easyjet ha congelato il diritto di voto agli azionisti non europei con quote superiori al 3% e ha aperto una sussidiaria in Austria. Un altro impatto immediato è sul settore finanziario dove nei primi giorni dell’anno si è assistito al trasferimento degli scambi di azioni denominate in euro dalle piattaforme inglesi a quelle continentali. Infatti, non è più possibile per gli investitori inglesi negoziare titoli in euro sulle proprie piattaforme di trading (fra le principali citiamo Turquoise, Aquis e Cboe). C’è da dire che le principali citate nei mesi scorsi avevano creato ad Amsterdam e Parigi dei mercati alternativi. In generale, per prestare servizi bancari e finanziari occorre che banche, gestori di fondi e istituti di pagamento richiedano una nuova autorizzazione.

In settimana sono stati pubblicati i dati di fiducia delle imprese PMI per il mese di dicembre e, come gli analisti si attendevano, si sono mantenuti tutti sopra la soglia critica del 50 (che separa la fase di espansione da quella di contrazione) per il comparto manifatturiero mentre quello dei servizi fa ancora fatica a recuperare e in generale conferma i dati del mese precedente.

Molto forte negli Stati Uniti l’omologo dato (ISM) di dicembre ai massimi da agosto 2018: in tutte le sue componenti è superiore alle aspettative e al dato relativo al mese precedente segno che l’attività produttiva manifatturiera sta crescendo a passo spedito. Un po’ di delusione, invece, dai dati sul mercato del lavoro americano pubblicati venerdì: a fronte di un tasso di disoccupazione fermo a 6.7% è stata inferiore alle attese la creazione di nuovi posti di lavoro, probabilmente complice l’aumento di casi di covid19 registrata negli ultimi mesi che ha imposto maggiori restrizioni.

Nello scorso commento avevamo citato il tema dell’inflazione, ritenendo che fosse un fattore interessante e da monitorare soprattutto questo anno, e proprio durante la settimana la break-even inflation americana a 10 anni (quella stimata dalla differenza fra il rendimento dei Treasury nominali e dei Treasury inflation linked di pari scadenza) ha rotto, temporaneamente, al rialzo un’importante resistenza (2%).

Il rialzo delle aspettative di inflazione impatta direttamente sul livello dei tassi reali (che sono la differenza fra i tassi nominali e aspettative di inflazione) riducendoli e di solito questo ha un impatto positivo sull’oro. Il metallo prezioso nell’ultima parte del 2020 ha avuto una performance non particolarmente entusiasmante sia perché non è un periodo stagionalmente favorevole sia per la concorrenza dei bitcoin. Nei primi mesi dell’anno, invece, la stagionalità è statisticamente favorevole all’oro (che potrebbe beneficiare del traino della domanda cinese legata al Capodanno, che cadrà intorno all’11 febbraio) ma rimane pesante il tema della “concorrenza” dei bitcoin che dobbiamo vedere come evolverà.

Infatti, il bitcoin (giunto, in settimana, a superare quota 40.000 dollari), e in generale le criptovalute, continuano a beneficiare dell’enorme liquidità in circolazione e, quindi, di una domanda estremamente forte a fronte di un’offerta, per definizione, limitata che consente di proteggere dall’inflazione. La banca d’affari americana JPM ha stimato che nel medio termine il prezzo potrebbe raggiungere i 146.000 dollari (ricordiamoci che Jamie Dimon nel 2017 definì il bitcoin una truffa vera e propria…) e Citigroup si spinge fino a 300.000 entro fine anno. La barriera dei 35.000 dollari è stata superata dopo che l’Autorità federale di regolamentazione bancaria americana (Occ), ha pubblicato una lettera interpretativa nella quale stabilisce che le banche commerciali possono utilizzare le blockchain pubbliche (la prima è proprio quella dei bitcoin) per archiviare o convalidare i pagamenti utilizzandole come delle sorti di camere di compensazione. Gli investitori hanno interpretato questa decisione come un primo passo verso la legittimazione del bitcoin (consacrato ormai come “oro digitale”) allontanando quindi il principale rischio che è proprio quello regolamentare. A guidare l’Occ è Brian Brooks che prima di essere stato nominato da Steve Mnuchin (segretario del Tesoro) era capo dell’ufficio legale di Coin-base, la più grande borsa di criptovalute mondiale.

La capitalizzazione di mercato delle criptovalute in circolazione ha superato il trilione di dollari (pari al valore di Google) e le due principali sono il Bitcoin (70%) e l’Ethereum (15%). Proprio su quest’ultima criptovaluta il CME (borsa delle materie prime di Chicago) l’8 febbraio lancerà il future (quello sul bitcoin ha già tre anni di vita).

Abbiamo detto più volte che uno dei driver della corsa del bitcoin è l’offerta limitata a fronte di una domanda in crescita: per dare un’idea dei numeri ricordiamo che, ad oggi, sono stati “minati” 18 milioni bitcoin (su un totale massimo di 21 milioni), di questi il 60% è in mano a detentori che non li vendono da oltre un anno (definiti “holder”), si stima che circa tre milioni siano andati persi e un milione sia in mano al fondatore Satoshi Nakamoto. Tirando le somme, circa quattro milioni sono quelli effettivamente “tradabili” sul mercato ed è l’elemento scarsità che fa salire il prezzo.

Chi sostiene la tesi che il trend sia oggi più sostenibile rispetto ai rally passati cita, come elemento principale (oltre all’effetto scarsità appena descritto), il fatto che è salito il numero di coloro che detengono oltre 100 bitcoin (le c.d. “whales” o “balene”) e che tali soggetti siano ascrivibili soprattutto a investitori istituzionali fino a poco tempo fa critici e lontani dalle criptovalute.

Il proseguimento del periodo favorevole per i mercati obbligazionari permette al Tesoro italiano di collocare, in anticipo rispetto alle attese, 10 miliardi del nuovo BTP a 15 anni con una domanda quasi record pari a più di 10 volte l’ammontare offerto: si tratta di un BTP, scadenza 1 marzo 2037 e cedola pari a 0.95%, collocato a 99.409 e conseguente rendimento a scadenza all’emissione pari a 0.992%. Grazie ai tassi bassi il Tesoro italiano è riuscito ad ottenere di abbassare il costo medio per emissione che attualmente è a 0.59%. L’obiettivo del 2021 è portare il costo medio del debito complessivamente sul mercato attorno al 2% (attualmente al 2.4%).

Nello scorso commento avevamo scritto che il NYSE aveva avviato la procedura per il delisting delle tre telcos cinesi quotate a Wall Street. Da allora c’è stata una doppia inversione di rotta: martedì è arrivata la smentita e si cercava di capire se alla base di quello che Bloomberg ha definito “U-turn”, un vero capovolgimento di decisione, ci fosse una cattiva interpretazione di un ordine esecutivo o qualcosa di più ampio legato alle possibili implicazioni geopolitiche che la decisione avrebbe avuto, poi mercoledì il NYSE ha dichiarato che la sospensione sarà effettiva da lunedì 11 gennaio. Intanto, anche Alibaba e Tencent sono state aggiunte alla lista dei titoli sui quali si sta pensando di vietare l’investimento.

Il settore tech cinese è anche coinvolto dal mistero circa la scomparsa apparente di Jack Ma, fondatore di Alibaba, che sembra sia sparito dalla scena dopo un intervento critico nei confronti del governo fatto ad ottobre.

Quanto lo stop al pagamento delle cedole penalizzi i titoli bancari europei (che, ricordiamo, secondo le direttive BCE possono distribuire massimo il 15% dei profitti o lo 0.2% del Cet1) lo possiamo notare dalla performance delle azioni di una piccola storica banca finlandese, Alandsbanken, che ha deciso di non ottemperare a quanto raccomandava il supervisore nazionale ritenendo che il risultato del 2019 fosse il migliore della sua storia e che quello del 2020 sarà ancora migliore. La decisione di distribuire il 59% dell’utile è stata premiata in borsa con un rialzo del 9% circa.

Ritornando per un attimo al risiko bancario italiano segnaliamo la performance di Unicredit (quasi +9%) e BMPS (circa +9.5%) dopo che sono circolate indiscrezioni su un possibile incremento della “dote” (attraverso cessioni di crediti deteriorati ad AMCO – la controllata del Tesoro – per 20 miliardi, dopo i 10 già ceduti nel 2020, e la neutralizzazione dei rischi legali) a favore dell’acquirente dell’istituto senese che renderebbe neutrale l’operazione dal punto di vista del capitale. Infatti, la cessione dei crediti si tradurrebbe in circa 2.5-3 miliardi di beneficio per l’acquirente ai quali vanno aggiunti 1.6 miliardi derivanti dalla partecipazione del tesoro all’aumento di capitale da 2.5 miliardi (il Tesoro sottoscriverà per il 64%) e ai 2.5 miliardi di DTA (deferred tax asset). Le trattative potranno perfezionarsi solo dopo la nomina del nuovo CEO attesa per le prossime settimane.

Infine, qualche notizia sul settore automobilistico:

  • la fusione tra FCA e PSA è stata approvata dalle rispettive assemblee degli azionisti: nasce così Stellantis, il quarto gruppo automobilistico mondiale con 180 miliardi di fatturato e circa 8.7 milioni di auto vendute dopo Volkswagen, Toyota e Nissan – Renault. Vedremo se la nuova società risultante sarà in grado di spingere a sufficienza sull’elettrico;
  • segnaliamo la forte performance di Tesla (quasi +25% in una settimana) che beneficia dell’upgrade di giudizio di Morgan Stanley avvenuto dopo che le immatricolazioni del quarto trimestre hanno superato le attese. Il balzo del titolo porta Elon Musk a superare anche Bezos (in testa alla classifica dal 2017) fra i più ricchi con un patrimonio di circa 185 miliardi di dollari;
  • rumors di una possibile partnership tra Apple e la coreana Hyundai Motor (che sulla notizia mette a segno un rialzo del 20% seguito da un +9% oggi) per la produzione di batterie e lo sviluppo della nuova auto elettrica.

QUESTA SETTIMANA

Proseguono le vaccinazioni in giro per il mondo ma la situazione dei contagi sembra peggiorare dai numeri che vengono rilasciati. In Cina il capoluogo della provincia dello Hebei è in lockdown totale per un raddoppio dei casi: si tratta di una città con undici milioni di abitanti. Pechino teme che la situazione possa andare fuori controllo con l’avvicinarsi del Capodanno lunare (12 febbraio) durante il quale gli spostamenti di lavoratori che tornano nelle loro case sono molto intensi.

A Washington la tensione politica rimane alta con Trump che dichiara che, sebbene la transizione avverrà in modo pacifico, non sarà presente all’insediamento di Biden il 20 gennaio. Intanto, Twitter e Facebook (e altri social network) hanno chiuso il suo profilo e il Congresso sta valutando una nuova procedura di impeachment accusandolo di istigazione all’insurrezione. La rappresentante democratica alla Camera, Nancy Pelosi, ha chiesto al Pentagono che Trump consegni i codici nucleari, una cosa che non si è mai vista nella storia americana. C’è anche l’ipotesi che il Congresso si appelli al XXV emendamento, dichiarando inabile il Presidente, ma in questo caso l’iniziativa dovrebbe provenire direttamente dal vice Mike Pence.

Negli Stati Uniti inizia la reporting season, come sempre, con le banche fra le prime a dare un’idea dei risultati dell’ultimo trimestre del 2020: venerdì riporteranno JPM, Citigroup e Wells Fargo.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

In settimana, il governatore della Banca di Spagna, Hernandez de Cos, ha riaperto il tema del controllo della curva dei tassi governativi europei. Ne avevamo parlato qualche tempo fa ed è una strategia già adottata in Giappone dalla BOJ che ha l’obiettivo di mantenere il rendimento del titolo di stato decennale intorno allo 0%. Secondo De Cos, la semplice dichiarazione da parte della BCE di un tale obiettivo consentirebbe di mantenere i tassi bassi quasi senza intervenire: infatti, sarebbe il mercato a posizionarsi correttamente sapendo che altrimenti interverrebbe l’istituto centrale. Le complicazioni per l’area euro, oltre al possibile ostruzionismo dei paesi nordici (che non vedono di buon occhio la possibilità di acquisti illimitati da parte della BCE), riguardano la numerosità di curve, una per ogni stato (quindi 19) che renderebbe complessa la gestione degli acquisti anche in considerazione alla recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca sul QE.

Il 2021 è l’anno della revisione della strategia della BCE e sicuramente si parlerà di questo aspetto che sta analizzando anche la Fed. Riuscire a indirizzare il mercato sul livello dei tassi e sulle aspettative anche a più lungo termine sarebbe sicuramente utile e di supporto sia per i bond che per l’equity in quanto la minaccia principale è rappresentata da un’eventuale ripresa dell’inflazione e da un repentino repricing delle obbligazioni con inevitabili ripercussioni sulle azioni. Non a caso, il falco presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, non smette di ricordare che i tassi non saranno bassi per sempre e quindi i governi si devono preparare a costi dei finanziamenti al rialzo non appena l’inflazione darà qualche segnale.

È evidente, quindi, che quello dell’inflazione rimane un tema scottante perché, da un lato, la si vuole e deve risollevare almeno vicino al 2%, dall’altro non si vuole che questo comporti una reazione delle banche centrali che alzano i tassi per gestirla meglio.

Anche la conferma dell’onda blu negli Stati Uniti con Presidente e Congresso perfettamente allineati lascia ipotizzare una maggiore spesa pubblica e un più facile ritorno verso uno scenario di reflazione (vedi tassi americani – con il decennale sopra l’1% di rendimento – e aspettative di inflazione 5Y5Y stabili intorno al 2.3%).

In generale, comunque, si rafforza l’idea di una sorta di “bazooka stimulus” ad opera dell’amministrazione americana. Consideriamo che secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) i paesi del G7 hanno iniettato finora circa il 16% del loro Pil combinato nell’economia e questa cifra non considera il recente piano degli Stati Uniti che vale il 5% del pil americano. Si tratta di uno stimolo senza precedenti, superiore addirittura a quello del 2008 (circa una volta e mezzo).

I movimenti della curva dei rendimenti, ripetiamo, vanno attentamente seguiti perché a seconda di quali si muovono ci possono essere conseguenze diverse. Con i tassi a breve ancorati dall’azione delle Banche Centrali, in mancanza di un controllo della curva (attraverso acquisti calibrati sulle varie scadenze) si assisterà, come già sta avvenendo, ad un irripidimento delle curve (ovvero un incremento del differenziale fra tassi a lunga e tassi a breve) che tende a portare beneficio ai settori più value e al comparto bancario, invece, un generalizzato aumento, anche della parte a breve, diventa molto pericoloso per il comparto azionario. Ma è ancora prematuro ipotizzare tale scenario.

Se il buongiorno si vede dal mattino possiamo dire che le nostre linee di gestione sono partite ottimamente con performance decisamente forti soprattutto con quelle con una componente azionaria maggiore.

Analisi dei mercati del 16.11.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Prosegue il buon andamento dei mercati finanziari che da inizio novembre, grazie alle elezioni americane e alle buone notizie sul fronte dei vaccini, hanno messo a segno una discreta performance: la settimana che si è appena conclusa ha visto, infatti, una partenza con il botto soprattutto grazie al fatto che il vaccino di Pfizer ha dimostrato nei test che l’efficacia si posiziona molto in alto, circa al 90% e questo è un dato decisamente ottimo poiché nessun vaccino, di solito, raggiunge questi livelli ma mediamente si attesta al 60%. Curioso che il CEO di Pfizer il giorno della notizia ha venduto il 62% della sua partecipazione (circa 130.000 azioni): anche se la vendita era stata prevista ad agosto la mossa non è stata particolarmente apprezzata.

La particolarità del vaccino di Pfizer/BioNTech è che si tratta di un messenger RNA (mRNA) che quindi agisce sull’organismo attraverso la creazione di proteine spike (quella che permetterebbe al virus di agganciarsi alle cellule umane ma non di tutto il resto di cui il virus ha bisogno per diffondersi) che stimolano la produzione degli anticorpi; i vaccini tradizionali invece iniettano una piccola dose di virus preformato (tipo quello del raffreddore adattato al nuovo coronavirus) o depotenziato. Questo fattore apre la strada ad un nuovo filone di ricerca e rende probabilmente più scalabile la produzione perché richiede tempi decisamente inferiori in fase di produzione. Se il 90% di successo è decisamente una percentuale alta occorre considerare anche due fattori critici: il vaccino richiede una doppia somministrazione e il trasporto va fatto a temperature molto basse (l’RNA solitamente richiede circa -70°/80°).

Qualche giorno dopo la Russia ha annunciato che anche il suo vaccino Sputnik ha un tasso di successo superiore al 90% (92% per la precisione).

Ricordiamo, inoltre, che sono in fase finale anche altri vaccini tra i quali quello di Astrazeneca/Oxford (che segue la tecnologia tradizionale e che, per questo, richiede una singola somministrazione e minori difficoltà di trasporto) e Moderna (con un vaccino molto simile a quello di Pfizer basato sulla tecnica mRNA).

Di tutti i vaccini il fattore critico è l’efficacia sulle categorie più delicate e in particolare sulla popolazione anziana perché da lì si capirà quale sarà la migliore campagna di vaccinazioni.

Intanto l’Europa è riuscita a raggiungere un accordo con Pfizer/BioNTech per la fornitura di 200 milioni di dosi di vaccino (e forse altri 100 milioni nel 2021)

Le performance dei mercati azionari da un punto di vista settoriale sono state parecchio divergenti: i temi che avevano trainato i mercati quest’anno sono stati penalizzati e fra questi abbiamo la componente tecnologica americana soprattutto legata allo “stay at home” business quale, ad esempio, Amazon, Zoom, Netflix…mentre settori quali il trasporto aereo, il turismo e, in generale, i settori legati alla normale attività e movimentazione ne hanno tratto beneficio.

Decisamene buona la performance del settore bancario che beneficia della possibilità che venga sbloccato il pagamento dei dividendi se l’emergenza sanitaria finisce. In tal caso nel 2021 si avrebbe una doppia cedola (2019 e 2020) che fa diventare i titoli del settore decisamente interessanti.

Il prezzo del petrolio (e quindi il settore energy) è salito considerevolmente sia sulle aspettative di forte ripresa economica legata alla possibile fine della pandemia sia per le attese dell’annuncio di un taglio della produzione Opec+ questo mese.

L’oro, invece, ha corretto come tutti i safe assets (Yen giapponese e franco svizzero) fanno in una fase di risk-on e perché l’aumento dei tassi nominali rende l’investimento sul metallo prezioso meno attraente.

Fortunatamente la notizia del vaccino di Pfizer si è contrapposta, negli Stati Uniti, al rischio che la politica sanitaria di Biden potesse mirare a combattere la pandemia in modo più aggressivo di Trump e, quindi, con lockdown più decisi che avrebbero decisamente compromesso la ripresa economica.

La partita elettorale americana non si è ancora conclusa definitivamente fintanto che Trump non ammette la sconfitta. Anche il presidente del Senato, Mitch McConnell, ha dichiarato in settimana che il presidente ha totalmente ragione nel volere contestare la vittoria di Biden in alcuni stati mentre il ministro della giustizia, William Barr, ha autorizzato i procuratori federali ad avviare le indagini su presunte frodi elettorali. La Georgia, intanto, annuncia il riconteggio dei voti mentre l’Arizona conferma la vittoria di Biden. Tutto questo rischia di fare proseguire l’incertezza negli Stati Uniti. La definitiva composizione del Congresso, inoltre, sarà nota solo dopo il ballottaggio in Georgia di inizio gennaio che, ricordiamo, nomina due senatori e qualora dovessero risultare democratici si avrebbe una situazione di pareggio in Senato. Teniamo presente che nel 2022 ci saranno negli Stati Uniti le elezioni di mid term che potrebbero modificarne ancora la composizione.

In Europa si fanno passi avanti sul bilancio comunitario: la Commissione bilancio dell’Europarlamento ha annunciato che è stato trovato un accordo preliminare con il Consiglio sul finanziamento 2021-2027 associato al Next Generation EU. Il totale dei fondi è stato alzato a 16 miliardi (mediazione tra i 39 richiesti dal parlamento e i 9 del Consiglio). Una prima tranche dell’esborso, pari al 10% dei fondi, dovrebbe essere erogata nella prima metà del prossimo anno. Dovrebbero essere previste due tranche all’anno.

Durante il forum digitale della BCE sulle banche centrali che di solito si svolge a Sintra, Christine Lagarde ha confermato che PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme – il programma di acquisto titoli legato alla pandemia) e il TLTRO (Targeted Long Term Refinancing Operation – i prestiti agevolati alle banche, attualmente al -1% di interesse) rimangono i principali strumenti nelle mani della BCE per affrontare le attuali difficoltà e potranno essere incrementati significativamente sia per ammontare che durata (ricordiamo che il PEPP non deve rispondere ai capital key – ovvero le percentuali di acquisto da rispettare per ogni stato membro). La politica rimarrà espansiva a lungo anche dopo la fine della pandemia per evitare che la maggiore spesa fiscale dei governi si traduca in tassi creditizi più alti. L’inflazione è attesa rimanere negativa per un periodo più lungo di quello inizialmente stimato a causa dei lockdown. Anche il presidente della Fed Jerome Powell è intervenuto al forum: pur ammettendo che un vaccino efficace è una buona notizia per il medio termine, ritiene che i prossimi mesi potrebbero essere difficili; l’economia americana è su un solido percorso di ripresa ma la continua diffusione della pandemia rappresenta il rischio più grande.

Un paper della BCE, che è stato appena pubblicato, ha fatto un’analisi del livello di tassi negativi oltre il quale in Europa si avrebbero più effetti collaterali che benefici: questo livello è stato individuato nel -1% e fa, quindi, ipotizzare un ancora ampio margine di manovra per la BCE.

Abbiamo citato qualche settimana fa le emissioni Sure dell’Unione Europea e come potessero entrare in competizione con i tradizionali risk-free bond in Eurozona ovvero quelli tedeschi. Ad oggi il divario di rendimento fra sovranazionali UE e Bund è ancora a favore dei primi: i Bund hanno un rendimento di circa -0.55% a fronte di -0.30% degli “eurobond”. Questo divario dovrebbe essere destinato a scomparire soprattutto se la BCE decidesse di includerli in maniera più massiccia nel programma di acquisto.

Ad ulteriore conferma della forza dell’economia cinese sono i dati del “Single day” in Cina, ovvero la giornata (che cade l’11 novembre) e che può essere paragonata al BlackFriday americano o al Cyber Monday: le vendite di Alibaba sono state pari a circa di 75 miliardi che confrontate con i dati sul BlackFriday pari a circa 38 miliardi danno una chiara idea di quanto i consumi cinesi siano forti.

La seconda emissione del BTP futura si è conclusa con un totale di 5.7 miliardi di euro di titoli emessi con scadenza 19 novembre 2028. Il titolo inizierà a trattare sul MOT il 17 novembre. I tassi sono stati confermati ai seguenti livelli: per i primi tre anni pari a 0.35%, per i successivi tre è pari a 0.60% e per gli ultimi due pari a 1%.  La prima edizione (a luglio) si era chiusa con una raccolta di quasi 6.5 miliardi.

Il Tesoro probabilmente rallenterà un po’ la frequenza delle emissioni considerato che la liquidità accumulata è sufficiente: si presume, quindi, che negli ultimi mesi dell’anno i collocamenti saranno inferiori rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso di circa il 30%.

La domanda maggiore dell’offerta (quasi il doppio) dei Bot annuali collocati in settimana (5.5 miliardi di euro) ha consentito di fare raggiungere al rendimento il nuovo minimo storico di -0.478%.

QUESTA SETTIMANA

Per il secondo lunedì consecutivo un’azienda farmaceutica ha annunciato i successi dei test sul vaccino di sua produzione: questa volta si tratta di Moderna che dichiara che l’efficacia è risultata del 94.5% (meglio del 90% di Pfizer e del 92% dello Sputnik russo) e, inoltre, ci sono minori problemi di trasporto perché la temperatura richiesta non è bassa come quella imposta da Pfizer e, anzi, il vaccino può essere trasportato e mantenuto ad una temperatura normale per circa 12 giorni. Impatto decisamente positivo sul titolo Moderna (circa +10% in pre-market) e in generale sul mercato con una reazione simile a lunedì scorso.

Stamattina sono usciti i dati in Cina sulla produzione industriale e le vendite al dettaglio: la prima cresce più del previsto (+6.9% anno/anno) mentre le seconde crescono un po’ meno delle attese a +4.3% ma comunque al ritmo più rapido dell’anno. I dati confermano la forza dell’economia cinese.

Martedì è previsto il dato sulle vendite al dettaglio per il mese di ottobre negli Stati Uniti: le attese sono per una crescita (+0.5% mese/mese) per il sesto mese consecutivo anche se ad un ritmo minore. Segnaliamo che il livello raggiunto ha superato quello pre-pandemico. Anche la produzione industriale è attesa in crescita dell’1%.

Martedì si riunirà l’Opec+ per decidere se posporre l’aumento della produzione inizialmente deciso per gennaio.

La nuova scadenza per trovare un accordo sulla Brexit è stata fissata per giovedì 19 novembre. Da monitorare l’impatto sulla sterlina. Boris Johnson, intanto, è in autoisolamento dopo essere entrato in contatto con un positivo Covid.

Il Tesoro potrebbe tornare ad emettere un BTP in dollari, l’ultimo è stato emesso circa un anno fa dopo nove di assenza. La data di scadenza dovrebbe essere febbraio 2026 e forse anche novembre 2050. Anche i retail avranno modo di partecipare al collocamento ma ovviamente dipenderà dal taglio minimo che un anno fa è stato molto alto. La Sec ha autorizzato un’emissione massima di 4 miliardi di dollari tuttavia tale cifra potrà essere superata qualora dovessero esserci anche investitori non statunitensi che non rientrerebbero nel massimale; il BTP in dollari di un anno fa, infatti, era stato autorizzato per 6 miliardi ma poi grazie alla domanda extra-US si è arrivati a 7 miliardi.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La ricetta per il buon andamento dei mercati prevede, fondamentalmente, tre ingredienti: 1) banche centrali a supporto (e le abbiamo), 2) politiche fiscali espansive (ci siamo quasi, dipende dai governi) e 3) una cura/vaccino che metta fine alla pandemia (sembra ci stiamo avvicinando con, forse, il vaccino di Pfizer-BioNTech e Moderna e la cura di anticorpi monoclonali di Eli Lilly). Siamo quindi sulla buona strada.

La reazione violenta dei mercati alla notizia di Pfizer ha dimostrato come il posizionamento fosse sbilanciato a favore dei c.d. “stay at home” business e fuori da settori come settore aereo, turismo, trasporti etc.  I mercati improvvisamente hanno deciso di guardare oltre la recessione attuale perché, finalmente, se ne può intravedere una fine.

Ricordiamoci che, a fronte di un potenziale ritorno alla normalità, la reazione dei mercati può comportare un repricing dei rendimenti obbligazionari governativi (come abbiamo visto) che quando salgono hanno delle conseguenze negative sulle valutazioni azionarie. La risalita dei governativi può essere positiva se la curva si irripidisce perché si stima una maggiore crescita (in tal caso l’impatto su titoli ad alta crescita potrebbe essere negativo) oppure negativa se salgono i tassi a breve perché si ipotizza una non così forte accondiscendenza delle banche centrali.

Tutti i movimenti dei mercati sopracitati devono essere, ovviamente, monitorati e analizzati per capire se cambiano lo scenario di fondo o creano opportunità di trading. Se si crede che le banche centrali resteranno accomodanti allora si deve anche credere che i rendimenti non verranno fatti salire troppo. Torna, così, il tema della MMT (Modern Monetary Theory) ovvero la monetizzazione del debito pubblico da parte delle banche centrali. Per quanto riguarda gli Stati Uniti la Fed dovrebbe finanziare la politica fiscale e, addirittura, esserne complementare qualora, in caso di Senato repubblicano, il pacchetto fiscale dovesse essere ridotto.

La rotazione settoriale (da tech a banche, da “growth” a “value”, in generale da Covid winners a laggard), di cui abbiamo avuto un assaggio nei giorni successivi all’annuncio di Pfizer, è destinata a perdurare qualora, come ci si auspica fortemente, si arrivi a controllare e porre fine alla pandemia da Covid19. È, comunque, vero che alcuni temi, soprattutto tecnologici, che si sono risvegliati e consolidati con la pandemia, sono destinati a resistere perché certe abitudini sono radicalmente cambiate.  Nel mentre ci saranno false partenze o stop&go di cui potrebbe essere utile approfittare.

Settimana molto positiva per le nostre linee di gestione soprattutto quelle azionarie: l’esposizione al settore bancario europeo ha dato un notevole contributo.

Analisi dei mercati del 09.11.2020

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Settimana in balia del risultato elettorale che è arrivato, ufficialmente, solo nel fine settimana: Biden è il nuovo presidente americano e, per la prima volta, la vicepresidente sarà una donna: Kamala Harris. Trump minaccia azioni legali (in teoria è possibile un riconteggio fino all’8 dicembre) e sembra che non abbia fatto ancora la consueta e rituale telefonata al vincitore come prevede la prassi per il passaggio ufficiale del testimone. Il Congresso sembrerebbe rimanere spaccato con la Camera in mano ai Democratici e il Senato ai Repubblicani, l’uso del condizionale è dovuto al fatto che in Georgia a gennaio è previsto il ballottaggio quindi la reale e definitiva composizione la avremo solo l’anno prossimo, ma si stima che, nel peggiore dei casi, si dovrebbe arrivare ad una situazione di parità con la vicepresidente democratica a fare da ago della bilancia.

Nonostante non ci sia stata la tanto attesa “blue wave” la reazione del mercato è stata molto positiva con l’azionario in grande spolvero e l’obbligazionario che vede una generalizzata discesa dei rendimenti governativi.

Il mercato obbligazionario governativo americano, in particolare, ha visto notevoli oscillazioni: la probabile e ampia vittoria di Biden aveva portato ad un aumento considerevole dei rendimenti sulle scadenze più lunghe, in relazione alla maggiore spesa fiscale che si prospettava, poi il ridimensionamento dei margini di vittoria e l’ipotesi di un Congresso spaccato ha portato i rendimenti a livelli medi precedenti. Nel comparto azionario la tecnologia (Nasdaq) ha reagito decisamente bene al minore rischio regolamentare legato ad una non schiacciante vittoria democratica.

L’appuntamento con la Fed non ha dato particolari spunti al mercato che era decisamente più attratto dal newsflow elettorale. Powell ha lasciato invariata la politica monetaria, come ci si attendeva, ma ha ripetuto, come ormai tutti i banchieri sempre fanno, che farà tutto il necessario per sostenere l’economia. Ha ribadito che lo stimolo fiscale è estremamente importante perché, nonostante l’economia sia in ripresa, i rischi legati alla pandemia, che non è ancora passata, permangono e occorre tenerne conto.

Fra le altre banche centrali si è riunita anche quella australiana e quella inglese: la RBA ha tagliato i tassi di 15bps portandoli allo 0.10% ed incrementando il QE (programma di acquisto titoli) per aiutare l’economia dato che la recessione “non è finita”; la BOE ha anticipato (di orario) la sua decisione alla mattina presto e ha annunciato di lasciare i tassi fermi allo 0.1% ma di alzare di 150 miliardi di sterline il programma di acquisto di asset (QE) mentre le attese erano per 100 miliardi.

Sul fronte macroeconomico sono usciti forti i dati PMI (indici di fiducia delle imprese) sia in Europa che, soprattutto, negli Stati Uniti con l’indice ISM manifatturiero che arriva a quota 59.3 dai 55.4 di settembre (sopra le attese degli analisti).

Sempre negli Stati Uniti sono stati molto buoni i dati sul mercato del lavoro: i nuovi occupati sono stati pari a 635k (superiore al consenso di 580k) con un tasso di disoccupazione che passa da 7.9% a 6.9%.

Venerdì a mercati chiusi Moody’s si è pronunciata sul rating italiano lasciandolo invariato a Baa3 con outlook stabile. Le motivazioni della decisione di non apportare alcun cambiamento sono legate, come negli altri casi, al fatto che l’Italia beneficia del sostegno della BCE e dell’Unione Europea.

Riassumiamo i vari giudizi che abbiamo avuto nell’ultimo periodo: S&P ha lasciato invariato il rating ma ha alzato l’outlook a stabile; DBRS ha confermato la valutazione pari a BBB high e trend negativo. All’appello manca l’ultima, Fitch, che si esprimerà il 4 dicembre (ricordiamo che ad aprile, in piena emergenza covid, proprio Fitch aveva tagliato il giudizio a BBB- con oultook stabile).

L’IPO di Ant Group (34 miliardi totale) sia a Shanghai che ad Hong Kong sembra essere sospesa (ordine firmato addirittura dal presidente Xi Jinping) per problemi regolamentari. Evento senza precedenti. La sospensione potrebbe essere di almeno sei mesi ed è motivata dal fatto che il regolatore vuole imporre agli istituti di credito online cinesi di accumulare più del proprio capitale per effettuare prestiti. Il business di Ant, che si baserebbe sul microlending (40% dei ricavi nei primi sei mesi di quest’anno), verrebbe quindi danneggiato.

QUESTA SETTIMANA

Continuiamo a monitorare l’evoluzione della pandemia nel mondo. In Asia sembra sotto controllo e anche l’Australia non ha praticamente più misure di contenimento in atto. In Europa sono stati avviati vari lockdown più o meno light e occorre aspettare qualche giorno per vederne i risultati.

Di questa mattina la notizia che il vaccino di Pfizer e BioNTech si è dimostrato efficace nel 90% dei casi studiati nella fase di test. La reazione immediata dei mercati è molto positiva. Sappiamo infatti che un vaccino efficace potrebbe ridurre, se non eliminare, il principale rischio ad oggi presente sui mercati.

Mercoledì 11 e giovedì 12 novembre è in programma il simposio di Sintra (equivalente al Jackson Hole americano della Fed) e la BCE, che ufficialmente si riunirà il 10 dicembre, potrebbe dare degli spunti e delle anticipazioni che sarebbero assolutamente gradite dai mercati. Sono previsti gli interventi di Christine Lagarde (BCE), Andrew Bailey (BOE) e Jerome Powell (Fed).

Oggi lunedì 9, e fino a venerdì 13 novembre, inizia il collocamento riservato agli investitori retail della seconda edizione del BTP futura (Isin IT0005425753) i cui proventi saranno destinati al finanziamento delle misure per affrontare gli effetti della pandemia. La scadenza è di otto anni (invece dei dieci della prima edizione) e le cedole nominali sono staccate semestralmente con tassi prefissati e crescenti (“step up”): 0.35% dal primo al terzo anno, 0.60% dal quarto al sesto e 1% gli ultimi due anni, si tratta di tassi minimi che verranno poi confermati o eventualmente alzati. Nel caso in cui il titolo fosse detenuto fino a scadenza è previsto un premio fedeltà (minimo 1% massimo 3%) che dipende dalla variazione media annua del Pil nominale italiano e che, quindi, aggiunge un rendimento ulteriore tra 0.125% a 0.375% per anno. Il rendimento a scadenza è pertanto 0.76% circa + l’eventuale premio fedeltà; il tutto si confronta con il rendimento a scadenza di un BTP nominale a otto anni che attualmente è intorno a 0.45%. Bisogna considerare due elementi: essendo dedicato ai risparmiatori la volatilità dovrebbe essere inferiore rispetto ai BTP nominali ma non può essere comprato dalla BCE nel suo programma di QE.

Ci avviciniamo alla metà del mese di novembre, dead-line fissata per un accordo sulla Brexit, vedremo se le trattative porteranno da qualche parte o se occorrerà procrastinare di nuovo la scadenza. Ricordiamo che, comunque, la decisione deve essere presa entro la fine dell’anno.

Apple presenterà i nuovi Mac con processore progettato internamente e che andrà a sostituire quello di Intel che è stato usato dal 2006.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

E finalmente le elezioni americane ce le siamo “forse” tolte… da davanti agli occhi!

Nonostante l’incertezza, che è proseguita per giorni, circa il vincitore e considerate le probabili contestazioni e il fatto che non si è verificata la blue wave o blue sweep democratico, il mercato ha decisamente reagito bene.

Quali possono essere le motivazioni? Come abbiamo più volte evidenziato il programma economico repubblicano è generalmente meglio visto dai mercati (soprattutto per il discorso della tassazione) e il fatto che, anche in caso di Biden presidente, il Congresso diviso impedisca di applicare politiche fiscali aggressive dal punto di vista dell’aumento delle imposte, è gradito ai mercati. Inoltre, indipendentemente dal risultato, un elemento di incertezza è venuto meno e la cosa può solo essere gradita ai mercati.

Adesso dovrà essere annunciato il pacchetto fiscale (non ha più alcun senso procrastinarne la decisione) e la Fed, tutto sommato in stand-by finora, potrà rimettere in moto il suo programma di sostegno utilizzando anche quello di acquisto di obbligazioni societarie (totale 750 miliardi) e quello rivolto a “Main Street” ovvero a sostegno dell’erogazione di prestiti per le PMI (totale 600 miliardi) che finora sono stati decisamente sottoutilizzati (solo 45 miliardi la prima e 4 miliardi la seconda).

Nella prima frase di questa sezione abbiamo usato il termine “forse”, questo perché esiste comunque il rischio che Trump non accetti la sconfitta e quindi non lasci la Casa Bianca con ripercussioni negative sui mercati. Altro motivo di possibile turbolenza, sempre legato alla politica americana, riguarda un possibile passaggio del Senato ai Democratici con conseguenze negative soprattutto per il settore tecnologico.

Intanto sembra che i mercati vogliano godersi il venire meno delle due fonti di preoccupazione e volatilità degli ultimi mesi ovvero le elezioni e la pandemia. Ricordiamoci che i mercati non sono unidirezionali e tendono spesso a iper-reagire. Fasi di correzione o di presa di profitto ci possono essere e andrebbero sfruttate.

Chiaramente molto positive le performance delle nostre linee di gestione, soprattutto quelle azionarie, che fanno un bel balzo in avanti grazie all’ottimo andamento degli indici azionari e obbligazionari. Buono il contributo sia delle commodities che dell’oro. Solo la diversificazione valutaria non ha premiato con l’euro che ha guadagnato nei confronti delle principali divise.