Analisi dei mercati del 29.03.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

Settimana che sembrava improntata al ribasso, ma nella giornata di venerdì abbiamo assistito ad un sostanzioso recupero che ha permesso ai principali listini di riportarsi vicino a nuovi massimi. Sostanzialmente stabile il comparto azionario (MSCI World +0.19%), mentre il settore tecnologico (Nasdaq 100 -0.82%) è stato ancora frenato dai timori di un rialzo dei tassi d’interesse. A livello geografico, invece, vi è stata una leggera sovraperformance dell’area europea (Eurostoxx 50 +1.06%) rispetto a quella americana (S&P 500 +0.86%). Stabile anche il comparto obbligazionario governativo, così come gli spread europei tra paesi “core” e periferici.

Durante la loro audizione al Senato degli Stati Uniti, il Segretario al Tesoro Janet Yellen e il presidente della Federal Reserve Jerome Powell hanno dichiarato che l’economia americana è sulla strada di una buona ripresa, ma le insidie lungo il percorso possono essere molteplici. Per entrambi, il controllo della pandemia attraverso la campagna vaccinale è essenziale per permettere all’attività economica a stelle e strisce di riprendere forza e un supporto decisivo arriverà anche dall’attuazione del Rescue Plan, il pacchetto di stimoli fiscali votato recentemente dal Congresso americano.

In un nuovo segnale di normalizzazione del sistema bancario americano, la Federal Reserve, in accordo con altri regolatori, ha comunicato che sta ipotizzando di rimuovere i limiti alla distribuzione di dividendi e al riacquisto di azioni che erano stati imposti al settore nel periodo di pandemia.

Powell ha anche dichiarato che è prevista una ripresa dell’inflazione per l’anno in corso, ma non causerà un cambiamento di politica monetaria, in quanto è considerata di modesto impatto e soprattutto di breve durata.

Una rassicurazione per gli investitori in questo senso è arrivata venerdì 26 con la pubblicazione del dato dell’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE Deflator): nel mese di febbraio 2021 l’indice ha fatto registrare una crescita di 1.6% rispetto a febbraio 2020. Il dato è molto importante in quanto si tratta dell’indice dei prezzi osservato e analizzato dalla Federal Reserve per prendere le decisioni di politica monetaria.

L’amministrazione Biden sta ipotizzando di permettere ai singoli stati di ridurre la propria tassazione, per stimolare ulteriormente l’attività economica. Tuttavia, dopo la crescente preoccupazione dell’ala Repubblicana del Congresso, il governo americano ha specificato che la riduzione delle tasse non dovrà prevedere l’uso dei fondi federali per compensare le ridotte entrate.

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, siamo arrivati alla terza settimana in cui le vicende legate il vaccino Astrazeneca tengono in apprensione gli investitori e i governi. La querelle circa la sua efficacia si è arricchita ad inizio settimana quando il panel della FDA che sta esaminando il vaccino inglese ha dichiarato che esso ha un’efficacia preventiva del 79%, quindi sopra la soglia minima del 70% per poter procedere con l’approvazione. Successivamente, il 23 marzo, lo stesso panel di esperti è uscito con una nota di aggiornamento dichiarando che i dati ricevuti e su cui si basava la valutazione erano datati al 17 febbraio, spingendo molti a dubitare della reale efficacia del siero inglese. La nota ha fatto sì che Astrazeneca presentasse dati aggiornati che hanno evidenziato un’efficacia ridotta rispetto al 79% osservato all’inizio.

A causa del crescente numero di contagi nel paese e delle inefficienze da parte dei Land, la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato che è pronta a introdurre nuovamente un inasprimento del lockdown durante il periodo pasquale; inasprimento che è stato sospeso dopo le critiche arrivate al governo di Berlino da più parti del paese.

Sul fronte dei dati macroeconomici:

I dati preliminari riguardanti gli indici PMI europei, usciti in rialzo rispetto ai dati di febbraio e sopra le attese del mercato, evidenziano un miglioramento delle prospettive economiche segnalato dalle imprese.

Le migliorate prospettive sono segnalate anche dalla pubblicazione degli indici di fiducia di imprese ed investitori rilasciati in Germania e Italia. In particolare, nonostante le nuove restrizioni imposte in Germania per contrastare il recente aumento di contagi, le imprese si dicono fiduciose per il futuro, in quanto con il prosieguo della campagna vaccinale vedono le restrizioni solamente nel breve termine.

Tra gli eventi degni di nota accaduti la scorsa settimana trova posto l’incidente accaduto nel Canale di Suez, dove una nave cargo si è arenata. L’incidente ha causato il blocco della navigazione del canale comportando lo stop di tutte le navi che avrebbero dovuto transitare dall’importante snodo marittimo. Le operazioni di liberazione della nave dall’incaglio sono già iniziate, ma potrebbero durare alcuni giorni, comportando numerosi ritardi nello scambio di merci, tra cui i prodotti petroliferi.

Venerdì 26 marzo, nonostante il tono positivo dei mercati, si è assistito a un fenomeno di block trading intenso, per un controvalore di circa $20 miliardi, che ha interessato alcune società mirate (ViacomCBS, Discovery, Tencent Holding, e Baidu tra le più conosciute).

Le vendite sono state originate da un singolo family office, Archegos Capital Management, operante attraverso leva finanziaria, che è stato costretto a liquidare il proprio portafoglio in seguito all’impossibilità di presentare le garanzie richieste dalle banche creditrici.

Sebbene la vendita di consistenti quote societarie non sia un fenomeno inusuale, il numero di società oggetto, l’ammontare delle operazioni coinvolte e la loro simultaneità, hanno portato molti ad interrogarsi sulla bontà dell’investimento a leva e sull’impatto che può avere su chi finanzia questo tipo di attività.

Il proprietario del family office coinvolto era già noto alle cronache in quanto nel 2012 aveva patteggiato con la SEC una sanzione di $44 milioni per trading illegale.

QUESTA SETTIMANA

L’evolversi della pandemia e il progredire delle campagne vaccinali sono al centro dei pensieri degli investitori in quanto il miglioramento della situazione sanitaria è essenziale per permettere all’attività economica di prendere vigore.

Su questo fronte si segnala che lunedì 29 marzo, è terminato il periodo di lockdown duro in Gran Bretagna: si potrà quindi tornare a riunirsi in gruppi di sei persone, fare attività sportiva all’aperto, e il governo non imporrà più la raccomandazione di rimanere nelle proprie abitazioni, ma una più generale di non fare viaggi non necessari. Sono comunque vietati i viaggi strettamente non necessari al di fuori dei confini nazionali. Se le condizioni sanitarie lo permetteranno, il governo di Boris Johnson prevedrà di allentare ancora le limitazioni il 12 di aprile.

Il default di Archegos Capital Management ha comportato perdite consistenti per alcune delle banche creditrici, Nomura ha dichiarato una perdita per circa $2 miliardi mentre Credit Suisse deve ancora quantificarla, le cui azioni sono state colpite dalle vendite nella giornata di lunedì 29 marzo (Nomura ha registrato una performance di -16% dai prezzi di chiusura di venerdì).

Il primo di aprile si riunirà il gruppo OPEC+ per decidere se mantenere o ridurrei tagli alla produzione di petrolio. Nel mese di marzo, il cartello dei produttori di greggio aveva optato per mantenere i tagli in essere, tra i quali una ulteriore riduzione volontaria della produzione dell’Arabia Saudita, in quanto la domanda di greggio non permetteva un’espansione della produzione.

Venerdì 2 aprile sarà il giorno della pubblicazione del report sul mercato del lavoro USA per il mese di marzo. Le attese sono per un forte rimbalzo dei posti di lavoro creati, grazie alla campagna vaccinale che ha permesso di riaprire molte attività.

CONSIDERAZIONI FINALI

“All but fully recovered.”

Il messaggio dell’autorità monetaria americana è stato ribadito anche in un’intervista rilasciata dal presidente FED Jerome Powell, durante la quale ha dichiarato che il supporto della banca centrale da lui presieduta sarà ridotto solamente una volta che l’economia americana sarà tornata ai livelli pre-pandemici, e che per farlo ci vorrà qualche tempo, allontanando quindi la data di inizio di rialzo dei tassi d’interesse.

Al fine di rafforzare il messaggio Powell si è soffermato anche sulla portata inclusiva della ripresa economica, evidenziando come in essa vadano coinvolte tutte le fasce di popolazione, dunque anche le minoranze, che sono state maggiormente colpite dalla crisi.

Tutte le banche centrali si dichiarano perciò estremamente accomodanti ed evidenziano come il ruolo più importante, in questo momento, sia giocato dai governi e dagli stimoli che metteranno in campo.

Su questo tema, in Europa siamo alle prese con la presentazione dei piani governativi per accedere al Recovery Fund, con la Commissione Europea che preme per investimenti di lungo termine e legati alla transizione ecologica.

Negli Stati Uniti, invece, dopo l’approvazione del Rescue Plan da $1.9 trillion, l’amministrazione Biden sta già studiando un piano da $3 trillion di più ampio respiro che sia focalizzato sul rinnovamento infrastrutturale e la trasformazione green dell’economia.

Gli investitori, con il progredire delle vaccinazioni, sono sempre più focalizzati proprio sul supporto alla nascente ripresa economica da parte delle banche centrali, ma soprattutto dei governi, e qualunque ritardo di attuazione degli ingenti stimoli approvati potrebbe comportare un freno alle aspettative del mercato.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Buona la performance delle nostre linee di gestione, nonostante la settimana sostanzialmente cauta dei mercati. Le linee con componente azionaria hanno tratto beneficio dall’esposizione a settori più ciclici come quello finanziario statunitense e a quelli industriali, sia europei che americani.

La stock selection operata sulla linea Chronos ha permesso di ridurre al minimo l’impatto della discesa del settore tecnologico americano e di avere un contributo positivo dalle società appartenenti ai settori più ciclici.

Positive anche le linee obbligazionarie, che beneficiano del restringimento degli spread tra componente corporate e governativa.

La SICAV SCM Stable Return mantiene il suo trend positivo grazie alla diversificazione del portafoglio titoli e alla gestione attiva del cambio valutario Euro/Dollaro.

Analisi dei mercati del 22.03.2021

LA SCORSA SETTIMANA

La scorsa settimana è stata caratterizzata dalla volatilità sui mercati finanziari. Nel complesso il comparto azionario perde lo 0.92% (MSCI World), con l’area americana più penalizzata dagli investitori (-1.41% S&P 500, -1.65% Nasdaq 100, e -3.08% Russell 2000). I timori di un aumento dell’inflazione e le potenziali decisioni future delle banche centrali hanno comportato un calo dei corsi obbligazionari, con la componente statunitense che risente maggiormente della dinamica. Tra le commodities, brusco calo del petrolio, che perde circa il 6% facendo registrare la peggior settimana da ottobre.

L’evento più importante della scorsa settimana si è tenuto mercoledì 17 con la riunione della Federal Reserve. Come ipotizzato dagli investitori, e anticipato in diverse occasioni dai membri del direttivo della banca centrale di Washington, l’autorità monetaria statunitense non ha apportato modifiche al tasso d’interesse di riferimento e si mantiene sempre in un atteggiamento molto supportivo per l’economia.

Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha ancora una volta ribadito che l’istituto monetario da lui presieduto non prevede di rialzare i tassi d’interesse fino a quando non ci saranno evidenti segnali che l’economia a stelle e strisce si è completamente ripresa dallo shock pandemico. Per rafforzare il proprio messaggio, il presidente FED ha dichiarato che l’eventuale inizio del processo di rialzo dei tassi di riferimento sarà comunicato con anticipo.

Sin qui tutto bene, se non fosse che la banca centrale americana ha deciso, in comune accordo con le autorità di vigilanza del sistema bancario USA, di ripristinare, dal primo aprile 2021, alcuni requisiti sul capitale delle banche americane, i quali erano stati sospesi con l’aggravarsi della situazione economica l’anno scorso. La FED ha motivato la decisione evidenziando le migliorate condizioni delle banche statunitensi.

Rimanendo sempre nel perimetro delle autorità monetarie, durante la settimana appena passata si sono riunite anche altre banche centrali:

Giovedì 18 è stato il momento della Bank of England con le sue decisioni di politica monetaria: come previsto da molti investitori, il governatore Andrew Bailey ha dichiarato che l’orientamento della banca centrale britannica rimane pienamente supportivo per l’economia. Il Comitato di Politica Monetaria della BoE ha infatti deciso di mantenere invariati il tasso d’interesse (che quindi rimane a 0.1%) e l’ammontare di titoli governativi acquistati a 875 miliardi di sterline.

Venerdì 19 è stato, invece, il turno della Bank of Japan. Anche in questo caso l’autorità monetaria del paese del sol levante ha ribadito la propria volontà di mantenere inalterato il proprio orientamento, con un tasso di riferimento a -0.1%, e, nonostante abbia mantenuto il target di rendimento del titolo governativo decennale allo 0.0%, il governatore della banca centrale Haruhiko Kuroda ha chiarito che sono tollerati movimenti del rendimento governativo decennale di 0.25% attorno al target, al fine di poter effettuare un controllo della curva più agevole.

Quello che ha sorpreso gli investitori sono però state le decisioni della BoJ riguardanti il programma di acquisti: da aprile, infatti, la banca centrale giapponese specificherà l’ammontare di obbligazioni che acquisterà ogni mese. Gli investitori sono stati colti ancor più di sorpresa dalla decisione di escludere dal programma di acquisti gli ETF che seguono l’andamento dell’indice Nikkei 225, concentrandoli invece su quelli che replicano il più generico indice Topix.

Per quanto riguarda l’area geografica emergente, durante il fine settimana, il presidente turco Erdogan ha licenziato il presidente della banca centrale turca dopo che quest’ultima aveva deciso un rialzo dei tassi d’interesse del paese anatolico. Per effetto della decisione la Lira turca si è deprezzata di circa il 15% nei confronti del dollaro statunitense.

Sul fronte della lotta alla pandemia, ha tenuto ancora banco il caso Astrazeneca: dopo la sospensione del suo vaccino in diversi paesi, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha rilasciato una nota in cui ne conferma la sicurezza e l’efficacia, portando alcuni governi europei, tra cui l’Italia, a riprenderne la somministrazione.

Per quanto riguarda i principali dati macroeconomici rilasciati durante la settimana:

Martedì 16, in Europa, è stato pubblicato l’indice di fiducia tedesco ZEW: nel sondaggio di marzo gli investitori tedeschi si dichiarano più ottimisti per il futuro (con l’indice che passa a 76.6 da 71.2, e fa meglio delle attese di 74.0). La maggior parte dei partecipanti al sondaggio si è detta fiduciosa che entro l’autunno oltre il 70% della popolazione tedesca sarà vaccinato permettendo di avere minori restrizioni.

Sulla sponda opposta dell’Atlantico, il dato settimanale sulle richieste iniziali di disoccupazione negli Stati Uniti, rilasciato giovedì 18, ha fatto registrare un aumento di 45’000 unità, evidenziando la persistenza di qualche frizione nel mercato del lavoro americano.

Sempre dagli Stati Uniti, l’indice della situazione Manifatturiera calcolato dalla Federal Reserve di Philadelphia ha fatto registrare il dato più alto dal 1973: 51.8 da 23.1. Entrambe i sottocomponenti del dato, situazione attuale e situazione futura, sono cresciute più delle attese evidenziando il positivo stato dell’economia americana. Le imprese segnalano però alcuni rallentamenti nella catena di approvvigionamento, che verranno riassorbiti nel tempo.

Tra gli altri eventi rilevanti si segnala l’andamento del titolo Volkswagen che mette a segno un +25% nell’ultima settimana, supportata dall’annuncio di voler intensificare gli investimenti nel comparto elettrico al fine di aumentare la propria quota di mercato.

La compagnia petrolifera Saudi Aramco, detenuta per il 98% dal governo dell’Arabia Saudita, nel fine settimana ha riportato utili in calo del 44% nel 2020, ma ha confermato un dividendo di 75 miliardi di dollari americani, fondamentale per il governo saudita per contrastare la recessione economica causata dalla pandemia.

QUESTA SETTIMANA

Prosegue la campagna vaccinale e il miglioramento dei numeri in questo senso rimane un tema di primaria importanza per gli investitori. Da segnalare, sempre su questo fronte, che il governo tedesco, dopo l’aggravarsi dei dati sui contagi, sta pensando di protrarre il lockdown in scadenza a fine marzo anche nel mese di aprile, ipotizzando anche l’introduzione di un coprifuoco.

Dopo la riunione FED della scorsa settimana, martedì 23 marzo il presidente Jerome Powell e il segretario al tesoro americano Janet Yellen saranno in audizione al Comitato per i Servizi Finanziari della Camera dei Rappresentanti, e il giorno seguente, mercoledì 24, al Comitato per le Attività Bancarie del Senato degli Stati Uniti.

Sempre mercoledì 24 marzo, tra i dati economici principali, verranno pubblicati da IHS Markit gli indici PMI manifatturieri per diversi paesi europei.

Giovedì 25 si riuniranno i capi di governo dell’Unione Europea per discutere della strategia di contrasto al virus, ma anche di cooperazione industriale tra i ventisette e delle relazioni con Turchia e Russia.

Venerdì 26 sarà, invece, la volta della pubblicazione di diversi dati sulla fiducia di imprese (sia in Germania con l’indice IFO, che in Italia), e consumatori (in USA e Italia).

Durante la settimana, diversi esponenti delle banche centrali, tra i quali il presidente FED Powell, la presidente della BCE Lagarde e quello della BoE Bailey, interverranno al forum organizzato dalla Banca dei Regolamenti Internazionali riguardante le innovazioni attuabili dalle banche centrali, tra le quali la digitalizzazione delle monete.

Deliveroo, la società inglese di food delivery, ha iniziato la propria IPO a Londra: la valutazione è tra i 7.6 e gli 8.8 miliardi di sterline. Il titolo verrà quotato dal 31 marzo.

CONSIDERAZIONI FINALI

Hear us out! Il messaggio lanciato dalle principali banche centrali è quello di una politica monetaria accomodante, che dia spinta ai primi segnali di ripresa che si intravedono. Per rafforzare questo messaggio, molte banche centrali hanno già cambiato paradigma: tollereranno un periodo di inflazione oltre il target prefissato se essa si rivelerà necessaria per far tornare le economie ai loro livelli pre-pandemici.

Il presidente FED Jerome Powell è arrivato a dichiarare che non sarà sufficiente un miglioramento nelle stime di crescita e di disoccupazione per iniziare a ipotizzare un rialzo dei tassi, ma ritiene, invece, necessario avere un miglioramento nei loro dati effettivi.

Nonostante i timori degli investitori circa una ripresa dell’inflazione, tutti i membri della Federal Reserve sono concordi nel prevedere che i tassi di riferimento rimarranno al livello attuale per tutto il 2021, e la maggior parte non ipotizza che vi sarà un rialzo prima della fine del 2023.

La correzione della scorsa settimana non è probabilmente dovuta alla tematica dell’inflazione quanto piuttosto alla decisione della FED di ripristinare il sistema di requisiti di capitale delle banche sospendendo le agevolazioni prese in periodo pandemico.

Durante il periodo di pandemia la Federal Reserve aveva comunicato alle banche americane che i treasury detenuti in portafoglio non erano considerati all’interno dei calcoli dei requisiti patrimoniali, permettendo di accantonare minor capitale a fronte degli assets presenti a bilancio. Con la decisione di terminare tale agevolazione, le banche americane avranno quindi un vantaggio ridotto nel detenere treasury, il che potrebbe portare una pressione al rialzo dei rendimenti governativi nel breve futuro.

Fig. 1 Federal Reserve’s Dot Plot: il grafico riporta le previsioni del livello del tasso di riferimento americano dei membri della Federal Reserve.

Vedremo se si tratterà di turbolenze passeggere, che andranno a scomparire con il miglioramento della situazione economica, oppure se saranno necessari ulteriori interventi, anche non convenzionali, da parte delle autorità monetarie.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La volatilità presente sui mercati ha impattato soltanto marginalmente le linee di gestione, anche quelle con maggior componente azionaria si sono mantenute pressoché stabili nell’ultima settimana.

La recente dinamica di rialzo dei rendimenti governativi, che ha comportato un calo della componente obbligazionaria corporate, ed in particolare di quella investment-grade, ha impattato marginalmente sulla performance delle linee obbligazionarie che hanno fatto registrare un lieve calo nell’ultima settimana.

La SICAV Stable Return, infine, conferma la performance positiva da inizio anno, grazie alla diversificazione all’interno del suo portafoglio e alla gestione tattica del cambio euro/dollaro.

Analisi dei mercati del 15.03.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

Settimana positiva sui mercati dove il comparto azionario ha fatto registrare +3.11% a livello aggregato (MSCI World), con il settore tecnologico che recupera più del mercato (+5.19% per l’indice Nasdaq 100, e +4.67% per l’indice MSCI World Information Technology). Nel mondo obbligazionario, in discesa i rendimenti governativi del Vecchio Continente, con l’area periferica che restringe gli spread con il rendimento tedesco.

Giovedì 11 la BCE ha comunicato le proprie decisioni di politica monetaria. Come si attendevano gli investitori, il tasso di rifinanziamento dell’Area Euro viene mantenuto a 0%, mentre quello di deposito presso la banca centrale viene mantenuto a -0.5%. Mentre l’ammontare totale di acquisti rimane invariato a €1.85 trilions, la BCE prevede che l’ammontare di acquisti mensili aumenti nei prossimi trimestri, in modo da mantenere le attuali condizioni di rifinanziamento.

Durante la consueta conferenza stampa, Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha dichiarato che il recente rialzo dei rendimenti può comportare un effetto di tightening involontario; questo sviluppo è stato determinante per la decisione di accelerare gli acquisti di titoli governativi. Nel suo discorso, la presidente della BCE ha affermato che l’istituto di Francoforte si attende una ripresa dell’inflazione nei prossimi mesi, la quale però non avrà un impatto di lungo periodo, e quindi non ha portato a rivedere le previsioni di inflazione futura (con le aspettative di inflazione invariate a 1.4% YoY per il 2023).

Eurostat ha pubblicato il dato sul PIL dell’Eurozona per il quarto trimestre 2020: l’economia dei 17 paesi a moneta unica si è contratta del 4.9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e dello 0.7% rispetto al terzo trimestre 2020, evidenziando, una volta di più, l’impatto che le restrizioni stanno avendo sull’attività economica. Nel dettaglio, i consumi privati e gli investimenti sono calati rispettivamente del 7.6% e dell’8.7%, evidenziando l’impatto negativo dovuto alle restrizioni ai movimenti e alle attività, mentre la spesa pubblica, in conseguenza agli aiuti governativi, è cresciuta del 2.5%.

Martedì 9 marzo è stato pubblicato il dato sulla produzione industriale italiana per il mese di gennaio 2021: il comparto ha fatto segnare un -2.4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (facendo comunque meglio delle attese di -4.1%), ma crescendo dell’1.0% rispetto a dicembre 2020. Mercoledì è stata la volta della produzione industriale francese, che, nel mese di gennaio ha subito un calo di 0.2% anno su anno, ma è cresciuta del 3.3% rispetto a dicembre 2020. Venerdì è toccato, infine, alla produzione industriale dell’Eurozona: per il mese di gennaio 2021 il dato ha segnato un +0.8% su base mensile e +0.1% rispetto al gennaio 2020. Il dato annuale, facendo registrare una leggera crescita, ha battuto le stime che prevedevano un calo di 1.9%, segnalando che il comparto manifatturiero del Vecchio Continente, seppur convivendo con le restrizioni governative, si trova in un momento positivo.

In settimana, l’OCSE ha rivisto al rialzo le proprie previsioni di crescita del PIL global per il 2021, ipotizzando un ritorno ai livelli pre-pandemici già per la metà dell’anno in corso, grazie alla maggior resilienza mostrata dalle diverse economie globali nell’ultima parte del 2020. Altri tasselli fondamentali che hanno portato alla decisione di rialzare le prospettive di crescita sono legati all’efficacia dei vaccini, e, soprattutto, alle decisioni di spesa pubblica dei vari governi in giro per il mondo, non da ultimo il recente pacchetto fiscale approvato dal senato americano.

Nel dettaglio, l’OCSE prevede che il PIL globale crescerà del 5.6% nel 2021 (rivedendo al rialzo le precedenti aspettative di +4.2%). Come detto, uno dei traini principali, secondo l’organizzazione con sede a Parigi, sarà rappresentato dall’ingente pacchetto fiscale statunitense, il quale, oltre a portare ad un rialzo delle aspettative pe la crescita economica americana a +6.5% (raddoppiando le precedenti attese di +3.2%), creerà un impatto positivo per l’attività economica globale stimato in circa un punto percentuale.

Per quanto riguarda l’area asiatica, in Cina, durante la conferenza che ha concluso la riunione del National People’s Congress, il primo ministro Li Keqiang ha dichiarato che gli obiettivi principali per il 2021 saranno quello di una crescita economica stabile e la creazione di nuovi posti di lavoro. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il premier ha poi ribadito che il target fissato del 6% di crescita del PIL per l’anno in corso non è un ridimensionamento delle aspettative, ma permette di evitare una forte variazione della crescita del PIL anno dopo anno, che inficerebbe sull’affidabilità delle autorità economiche cinesi.

L’area statunitense continua a fornire dati incoraggianti, in particolare, il dato di giovedì sulle richieste iniziali di sussidio di disoccupazione US è calato più delle aspettative ed ha raggiunto il valore più basso da novembre 2020. La diminuzione è ricollegabile alle graduali riaperture dell’attività in diversi stati (tra i più recenti Texas, Mississippi e Wyoming) con il progredire della campagna di vaccinazione.

Sempre nello stesso giorno, nella notte europea, a Washington, la Camera dei Rappresentanti statunitense ha approvato definitivamente il pacchetto di stimolo fiscale da $1.9 trilions. Il disegno di legge chiamato American Rescue Plan è passato con 220 voti favorevoli, tutti del partito democratico, contro i 211 contrari di un compatto partito repubblicano.

Continua a tenere banco il tema del ritorno dell’inflazione e le preoccupazioni riguardanti possibili scelte di rialzo dei tassi di riferimento da parte delle banche centrali.

Su questo fronte, mercoledì 10 è stato pubblicato il dato CPI US per il mese di febbraio: l’indice generale è cresciuto del 0.4% rispetto a gennaio 2021 (confermando le attese), ma, considerando il sottoindice che esclude le componenti più volatili come prezzi dell’energia e degli alimentari, esso è cresciuto dello 0.1% (sotto le attese di +0.2%). La stessa dinamica si è avuta anche nella variazione rispetto al febbraio 2020, l’indice generale è cresciuto dell’1.7%, mentre il sottoindice CPI ex Food ed Energy è cresciuto dell’1.3%, anche in questo caso sotto le attese di +1.4%.

Il successivo dato dell’Indice dei Prezzi ai Produttori (PPI), però, ha fatto segnare una crescita di +2.8% rispetto a febbraio 2020. Anche l’indice “core”, epurato dalle categorie volatili (energetici e alimentari), ha fatto registrare un aumento del +2.5% rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Nel commento alla pubblicazione, diverse imprese hanno evidenziato come siano riuscite a trasferire l’aumento dei prezzi da loro pagati ai consumatori finali. Il dato, uscito venerdì 12, ha riacceso il dibattito sulla possibilità che tale dinamica sia di breve durata oppure, una volta assimilata dall’indice dei prezzi al consumo, diventi strutturale portando a modifiche dell’attuale orientamento monetario.

Nel mese di gennaio la produzione mineraria del Sud Africa, uno dei principali esportatori di materie prime al mondo, ha fatto registrare un calo di 6.2% (contro attese di -3.0%) rispetto allo stesso mese 2020, ma il dato è in crescita del 4.5% (meglio delle attese di +0.4%) se comparato con quello di dicembre 2020. Come segnalato anche nello scorso commento, l’aumento della domanda di materie prime, ma il non parallelo aumento dell’offerta/produzione, ha comportato un aumento del loro prezzo, favorendo il recente rialzo delle aspettative di inflazione.

Tra gli altri eventi rilevanti accaduti nella scorsa settimana, le società Tencent Holding e Baidu sono state multate dalle autorità finanziarie cinesi per accordi e acquisizioni di anni passati. Molti considerano le recenti sanzioni, iniziate nell’autunno scorso con Alibaba e la sua controllata Ant Group, come il tentativo delle autorità politiche di ridurre l’influenza delle società tecnologiche locali che negli ultimi anni hanno assunto un ruolo sempre più dominante.

QUESTA SETTIMANA

L’evoluzione della pandemia è un tema sempre presente nelle riflessioni degli investitori: da segnalare su tale fronte che se da un lato l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha approvato l’utilizzo del vaccino Johnson&Johnson, dall’altro, diversi governi hanno deciso di sospendere la somministrazione del vaccino Astrazeneca per ragioni di sicurezza.

La stessa Astrazeneca ha dichiarato che durante il primo trimestre 2021 non riuscirà a consegnare il numero di vaccini concordato con la Commissione Europea, ma si è impegnata a sopperire a tale riduzione durante il secondo trimestre. Alla richiesta di spiegazioni da parte delle autorità europee, l’azienda inglese ha risposto che il blocco delle esportazioni imposto da diversi paesi extra-UE ha comportato una riduzione delle dosi disponibili per il blocco unico.

Per quanto riguarda il nostro paese, in considerazione dell’aggravarsi dei dati sui contagi, il governo ha deciso di procedere ad un inasprimento delle restrizioni per la maggior parte delle regioni: metà della penisola è diventata “zona rossa”, con la maggior parte delle attività economiche chiuse, mentre l’altra metà si troverà in “zona arancione”, quindi con severe restrizioni; fa eccezione la Sardegna che rimane “zona bianca”, dove la maggior parte delle restrizioni sono sospese.

Gli occhi degli investitori rimangono sicuramente rivolti alla riunione della Federal Reserve di mercoledì 17, nella quale verranno comunicate le decisioni di politica monetaria. Il mercato non si attende una modifica immediata al sostegno della banca centrale, ma guarderà con attenzione le previsioni di crescita economica, e, soprattutto, soppeserà le parole e i toni che utilizzerà il governatore Powell parlando della tematica dell’inflazione per meglio comprendere le mosse future dell’istituto monetario di Washington.

Martedì 16 marzo verrà pubblicato il dato ZEW sulla fiducia delle imprese tedesche; se, da un lato, il mercato si attende che il dato sulla situazione attuale sia ancora negativo, dall’altro, gli investitori si aspettano in un miglioramento del dato sulla situazione prospettica, in conseguenza dell’aumento del numero di vaccinati.

Sempre martedì verranno pubblicati i dati sulle vendite a pubblico per gli Stati Uniti, e sulla produzione industriale US per il mese di febbraio. Entrambi i dati sono molto importanti, specialmente in questo frangente, perché segnalano il livello dei consumi delle famiglie e l’attività delle imprese e pertanto il grado di riapertura dell’economia a stelle e strisce con il progredire della campagna vaccinale.

Giovedì 18 e venerdì 19 sarà invece la volta della Bank of England e della Bank of Japan di comunicare le proprie decisioni di politica monetaria. In entrambe le riunioni, gli investitori si attendono che le banche centrali mantengano l’attuale orientamento monetario al fine di supportare le rispettive economie ancora alle prese con i risvolti della pandemia.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

No news, good news! Dopo l’intervento di Christine Lagarde, ora gli investitori avranno gli occhi puntati su Jerome Powell. Un intervento in continuità con quanto affermato dalla presidente della BCE, volto a rafforzare il messaggio di una banca centrale pronta a supportare la ripresa economica, rappresenterebbe certamente un catalyst positivo.

Vedremo se la sola dialettica del presidente FED si rivelerà esauriente, e in grado di tranquillizzare per gli investitori o se più probabilmente, proprio al fine di rafforzare il suo messaggio, la Federal Reserve dichiarerà di voler intensificare gli acquisti sulle scadenze più lunghe della curva governativa.

Un miglioramento delle condizioni sanitarie, che permetterebbe di ridurre le restrizioni e di continuare la riapertura delle principali economie globali, unito alle decisioni di spesa da parte dei governi e alle rassicurazioni delle banche centrali sul perdurare del supporto monetario, sono fondamentali in questa prima fase di ripresa dell’attività economica e dare maggior fiducia agli investitori.

POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Ottima la performance delle linee di gestione, soprattutto di quelle con una maggiore componente azionaria, che recuperano quanto perso la settimana precedente e raggiungono il nuovo massimo da inizio anno. Anche la linea Chronos, che aveva perso terreno per via della maggiore esposizione al settore tecnologico americano ha recuperato il terreno perduto e di portarsi sui massimi da inizio anno.

Le linee obbligazionarie, grazie al restringimento degli spread tra titoli corporate e governativi, hanno avuto anch’esse una performance positiva, da rilevare, come fatto straordinario, la sovraperformance del segmento investment-grade rispetto al segmento high-yield

Infine, la SICAV SCM Stable Return mantiene un rendimento molto positivo e il NAV supera il livello di 108, supportata dalla gestione dell’esposizione al cambio Euro/Dollaro e alla diversificazione dei titoli in portafoglio.

Analisi dei mercati dell’ 08.03.2021

INDICI DI MERCATO

LA SCORSA SETTIMANA

La settimana passata è stata caratterizzata dai soliti eventi legati alla pandemia e dalle crescenti preoccupazioni per il riaffacciarsi sul mercato dell’inflazione.

Sul fronte dell’evoluzione della pandemia e del procedere delle campagne vaccinali, prima la Francia, e poi anche la Germania, dichiarano che il vaccino Astrazeneca può essere somministrato ai cittadini ultrasessantenni, basandosi su dati aggiornati provenienti dai paesi che non hanno mai limitato la somministrazione del vaccino inglese. La decisione avrà un effetto positivo sul numero di vaccinazioni al fine di garantire il prima possibile la copertura contro il virus per la maggior parte della popolazione e, conseguentemente, una più rapida uscita dai lockdown. Il governo italiano, per far fronte alle inefficienze riscontrate da più parti, ha deciso di cambiare i vertici della cabina di regia ideata per distribuire i vaccini.

L’agenzia europea per i medicinali (EMA), ha deciso di iniziare il processo di revisione del vaccino russo Sputnik, al fine di verificarne la sicurezza e l’efficacia prima di autorizzarne l’uso anche nei paesi della Comunità Europea. Nel frattempo, Slovacchia e Ungheria, che avevano iniziato trattative private con la Russia per il vaccino, hanno dichiarato di averne ricevuto le prime dosi; altri paesi comunitari, come Austria e Repubblica Ceca, hanno deciso di aprire un canale con la Russia per poter ottenere lo Sputnik prima del via libera dell’autorità UE ed accelerare le vaccinazioni.

Sempre sul fronte vaccini, l’amministrazione americana ha dichiarato che per la fine di maggio saranno disponibili dosi sufficienti per vaccinare tutta la popolazione adulta, grazie anche ad un accordo tra Merck e Johnson&Johnson, caldeggiato dal governo, per aumentare la produzione.

Sul versante dati macroeconomici, da sottolineare:

Sul versante Europeo i dati PMI Europei pubblicati da IHS Markit segnalano un timido miglioramento delle aspettative da parte delle imprese. Sebbene il dato composito europeo rimanga in territorio di contrazione (48.8 vs 47.8 del mese di gennaio, e attese di 48.1 per il mese di febbraio), raggiunge il valore più alto da due mesi. Il dato composito è pesato dalla componente dei servizi che si attesta a 45.7 nel mese di febbraio, confermando le difficoltà del settore a causa delle restrizioni imposte dai governi del Vecchio Continente per far fronte al riacutizzarsi dei contagi. Il dato manifatturiero, invece, si conferma in territorio di espansione a 57.9 vs 54.8 del mese di gennaio, consegnando il dato più alto da febbraio 2018. La fotografia che ne emerge è di un comparto industriale più positivo per il futuro, questo anche in considerazione del fatto che le ultime restrizioni hanno interessato maggiormente il settore dei servizi.

Giovedì 4 marzo è stato inoltre pubblicato il tasso di disoccupazione dell’Eurozona, calcolato da Eurostat: per il mese di gennaio la disoccupazione europea è scesa all’8.1%, invariata rispetto alla revisione del mese di dicembre, che ha portato il dato dall’8.3% all’8.1%, e con aspettative di disoccupazione in crescita all’8.3%. Il tasso di disoccupazione per l’Unione Europea, quindi comprendente anche le nazioni non-euro, si è attestato al 7.3%, anche in questo caso invariato rispetto a dicembre 2020.

Sul versante USA altrettanto buono l’indice ISM Manufacturing US, più osservato negli Stati Uniti rispetto al corrispettivo indice Markit, che cresce di 2.1 punti a febbraio da 58.7 a 60.8, e si posiziona sopra le attese di 58.9 rafforzando le aspettative di una ripresa a “V” dell’economia americana. Dal commento relativo ai dati ISM, diversi manager comunicano difficoltà nel reperimento delle forniture, che potrebbe avere un riflesso temporaneo sui prezzi finali dei prodotti, e quindi sull’inflazione. Per quanto riguarda l’indice ISM Services US, invece, il dato per il mese di febbraio è 55.3, in calo rispetto al 58.7 di gennaio e disattendendo le attese per una non variazione rispetto al mese precedente.

Venerdì 5 marzo è stata la volta dei dati sul mercato del lavoro: nel mese di febbraio, gli Stati Uniti hanno aggiunto 379’000 posti di lavoro, molto sopra le attese di 200’000 nuovi occupati e superiori al dato rivisto di gennaio che è passato da 49’000 a 166’000. Il dato evidenzia una ripresa del mercato occupazionale dopo alcuni mesi con più ombre che luci, soprattutto grazie ad una crescita di 355’000 unità nel settore del tempo libero e dell’ospitalità, una delle componenti più duramente colpite dalla pandemia. Il dato sui nuovi occupati, unito ad un tasso di partecipazione stabile al 61.4%, ha portato ad una riduzione del tasso di disoccupazione dal 6.3% al 6.2%.

Se quindi la situazione covid continua a tenere banco e tendenzialmente a mantenersi in equilibrio precario tra nuove infezioni e ottimismo sui vaccini, a condividere la scena, e tenere in apprensione i mercati finanziari ci ha pensato il rinnovato timore dell’inflazione, soprattutto sul versante statunitense. Nell’ultimo periodo le aspettative d’inflazione si sono mosse al rialzo principalmente a causa di un aumento del prezzo delle materie prime dovuto alla riapertura delle principali economie utilizzatrici a cui però non ha fatto seguito un parallelo aumento dell’offerta, poiché molte delle economie produttrici ed esportatrici sono tuttora soggette a restrizioni.

Un fattore molto importante da tenere in considerazione, come ripetuto più volte, è legato alle aspettative di inflazione da parte degli investitori. Esse, infatti, si riflettono sulle valutazioni azionarie, perché un aumento dell’inflazione causa tassi futuri in rialzo, i quali, a loro volta, comportano una riduzione delle previsioni degli utili e quindi un calo dei listini azionari. Il fenomeno appena descritto è ben visibile nell’andamento recente dell’indice Nasdaq, che, comprendendo società tendenzialmente con multipli elevati, ha sottoperformato gli altri indici americani, soprattutto l’indice Dow Jones Industrial Average, i cui membri presentano, in media, multipli più bassi.

Fig.1  Nello stesso periodo di osservazione l’indice Nasdaq ha riportato una performance negativa di circa  -8% contro un rendimento dell’indice Dow-Jones di +1.4%.

Uno dei principali listini azionari USA in calo non rappresenta certamente una buona notizia, nemmeno per le autorità economiche e monetarie.

Per calmierare gli animi, Intervenendo in un’intervista al Wall Street Journal, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato che la banca centrale sta seguendo con attenzione la recente dinamica dei rendimenti governativi ed ha ribadito che la FED non sta prendendo in considerazione un rialzo dei tassi d’interesse. L’intento naturalmente è quello di far percepire al mercato che la Banca Centrale Statunitense ha il pieno controllo dell’evoluzione della curva dei tassi e rimane espansiva per continuare a favorire il processo di ripresa economica in atto.

In Europa, più indietro rispetto agli Usa per quanto riguarda la ripresa economica, l’inflazione resta un tema sostanzialmente sotto controllo

La narrazione Europea rimane molto distante da quella americana: una ripresa dell’inflazione a livello europeo è tutto sommato ben vista da parte delle autorità monetarie, in quanto, come sappiamo, una crescita stabile dei prezzi vicino, ma sotto, il 2% annuale che è il target fissato dalla Banca Centrale Europea.

L’indice di inflazione “core” europeo di martedì 2 è risultato in calo a 1.1% da 1.4%, confermando le attese.

Leggermente al rialzo invece i dati nazionali: In Germania il dato preliminare armonizzato pubblicato Lunedi 1 rimane invariato a 1.6% anno su anno, il livello più alto raggiunto in un anno. In Italia, lo stesso dato CPI armonizzato ha fatto registrare una ripresa attestandosi a 1.0% annuale contro previsioni di 0.7%.

La settimana si è infine chiusa con un’altra importante notizia.

Nela notte di domenica il senato americano ha approvato il pacchetto fiscale da $1.9 trilions fortemente voluto dall’amministrazione Biden. Si tratta della sesta iniezione di spesa pubblica dall’inizio della pandemia, che porta il totale degli aiuti governativi al 25% del PIL americano. La nuova misura contiene un insieme di provvedimenti di carattere assistenziale che puntano ad aumentare il reddito delle famiglie, prolungare le indennità di disoccupazione, e trasferire circa $350 miliardi nelle casse delle amministrazioni locali più colpite dalla crisi. Più nel dettaglio, sono in arrivo $1’400 dollari alla maggioranza dei cittadini americani, sono previsti $130 miliardi per la scuola, $14 per i vaccini, e $300 miliardi settimanalmente per la disoccupazione, prorogata fino a settembre. Ora la palla torna alla camera per l’approvazione finale. Lo stimolo fiscale è ritenuto eccessivo da diversi investitori, ma anche dai membri più conservatori del congresso, in considerazione delle già buone condizioni dell’attività a stelle e strisce, e pertanto potrebbe comportare un surriscaldamento dell’economia, che si rifletterebbe su un aumento dei prezzi dei beni.

Infine, tra gli eventi segnalati nello scorso commento e degni di menzione ricordiamo:

In settimana, il governo italiano ha emesso il suo primo titolo di stato green, per una size di 8,5 miliardi di euro. L’obbligazione ha scadenza 30 aprile 2045 e una cedola di 1,50%. La domanda per questa prima emissione sostenibile è stata di circa 80 miliardi, oltre il doppio rispetto alla domanda generata dall’emissione green della Germania nel 2020, dimostrando che, nonostante il recente rialzo dei rendimenti governativi, la componente green/sostenibile attrae sempre di più l’interesse degli investitori.

La riunione dei membri del cartello OPEC+ si è conclusa con la decisione di non ridurre i tagli alla produzione, nonostante la crescente domanda di greggio conseguente alla graduale ripresa economica. La decisione ha spiazzato molti analisti, i quali, invece, si attendevano un rilassamento dei tagli proprio per soddisfare tale crescente domanda. In particolare, oltre al mantenimento del livello generale di produzione attuale, l’Arabia Saudita manterrà in essere il proprio taglio volontario di 1 milione di barili giornalieri deciso nella precedente riunione. La prima reazione dell’oro nero è stata di portarsi sopra quota $65 al barile, per la prima volta da gennaio 2020, per poi proseguire al rialzo e chiudere la settimana a $66.

QUESTA SETTIMANA

L’evolversi della situazione pandemica ha sempre la massima importanza per gli investitori, anche a fronte delle già citate differenze tra aree geografiche. Lo scenario maggiormente sposato dai mercati è quello della ripresa economica, grazie all’intensificarsi degli sforzi dei diversi governi mondiali per procedere ad una rapida vaccinazione e raggiungere il più rapidamente possibile l’immunità di gregge per far cadere definitivamente ogni restrizione.

Mercoledì 10 e giovedì 11 marzo si riunirà la Banca Centrale Europea. La presidente Christine Lagarde sarà chiamata a conciliare le posizioni tra i membri del consiglio direttivo che osservano con attenzione il recente aumento dei rendimenti governativi, e quelli che non ritengono la recente dinamica preoccupante perché segnale di ripresa economica. Gli investitori osserveranno attentamente anche i flussi di acquisti da parte della banca centrale per verificarne le decisioni, dato il calo dei flussi della settimana passata.

Tra i dati economici principali troviamo il PIL giapponese per il 4Q in pubblicazione il 9 marzo, che permetterà di avere un’idea dell’impatto del virus su uno dei paesi che meglio ha gestito la crisi sanitaria. A seguire, lo stesso giorno, verrà pubblicato il PIL per l’Eurozona, il quale darà una rappresentazione dello stato delle economie del Vecchio Continente.

Durante la settimana saranno pubblicati i dati riguardanti la produzione industriale di gennaio in Europa: lunedì mattina è toccato alla Germania, la quale ha riportato un calo del 2.5% rispetto a dicembre 2020, e del 3.9% rispetto a gennaio 2020. Martedì 9 sarà la volta dell’Italia; le attese sono di un calo del 4.1% rispetto allo stesso mese dell’anno passato, ma di una crescita di +0.7% rispetto a dicembre. Infine, mercoledì 10, toccherà alla Francia: anche in questo caso le aspettative sono per un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, ma di una crescita rispetto al mese precedente.

Come sempre, il giovedì sarà la volta dei dati settimanali sulle richieste di disoccupazione negli Stati Uniti: le previsioni sono di un’ulteriore riduzione delle richieste di sussidi, anche in considerazione della situazione del mercato occupazionale delineata dai dati mensili della settimana scorsa, e delle recenti decisioni di diversi stati di eliminare le restrizioni in essere.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Con l’approvazione del pacchetto fiscale da parte del senato, dove, ricordiamo, l’attuale amministrazione ha una maggioranza di un solo voto, gli Stati Uniti si apprestano a dare il massimo supporto ad un’economia che già stava reagendo molto bene agli sviluppi della campagna vaccinale, come evidenziato anche dai dati del mercato del lavoro. Se da un lato lo stimolo è sicuramente ben visto dal mercato, la necessità di finanziare il piano di aiuti attraverso l’emissione di debito potrebbe portare ad un ulteriore rialzo dei rendimenti americani e quindi nel breve periodo potrebbe portare ad ulteriori rivalutazioni delle aspettative inflattive.

Restano molto importanti le parole dalle autorità monetarie nelle le riunioni di questa settimana e delle successive: in generale ci si attende che rafforzino il loro impegno a mantenere i tassi di riferimento bassi.

 La FED in primis è attesa dal compito più arduo di rassicurare gli investitori che l’attuale aspettativa d’inflazione è perfettamente tollerata, anche in considerazione della “simmetria” nel raggiungere il livello obiettivo. In estrema ratio le autorità monetarie americane potrebbero perfino pensare di intervenire con strumenti di controllo della curva dei rendimenti (il cosiddetto yield curve control, YCC), attraverso l’acquisto di titoli a specifiche scadenze.

Per il momento sembrano bastare le rassicurazioni di diversi membri della FED di mantenere i tassi ai livelli attuali per ancora qualche tempo e sembra tutto sommato ragionevole considerare la recente dinamica dell’inflazione transitoria:

In Europa la BCE potrebbe accelerare il programma di acquisti fino a €100 miliardi al mese, al fine di mantenere bassi i rendimenti.

Rassicurazioni sia sul fronte pandemico, sia da parte delle banche centrali saranno essenziali per poter riprendere il percorso interrotto nelle scorse settimane dai mercati.

I mercati azionari hanno presentato un andamento molto volatile soprattutto nella loro componente legata al settore tecnologico. Nonostante negli ultimi mesi avessimo già ridotto il peso dei titoli tecnologici americani, il loro peso percentuale all’interno della linea Chronos rimane comunque rilevante e per questo motivo la linea è risultata la più volatile tra le linee azionarie.

La performance da inizio anno di tutte le linee azionarie rimane comunque positiva e restiamo costruttivi sull’asset class.

Le linee obbligazionarie, anch’esse positiva da inizio anno, hanno risentito solo marginalmente della risalita dei rendimenti governativi in quanto non abbiamo particolari esposizioni a titoli con scadenze a medio/lungo termine e vi siano invece in posizione diversi bond in dollari con cedola a tasso variabile.

La sicav Scm Stable Return mantiene invece un rendimento decisamente positivo grazie alla gestione tattica del tasso di cambio Euro/Dollaro e all’elevata diversificazione del portafoglio titoli.

Analisi dei mercati del 01.03.2021

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

Il mercato americano è stato parecchio volatile durante la settimana a causa, principalmente, dell’innalzamento dei redimenti governativi (soprattutto a lungo termine) legato alle maggiori prospettive di crescita e, quindi, alle crescenti aspettative di inflazione; questo elemento spinge gli investitori verso prese di profitto sui titoli/settori più “tirati” in termini di performance (vedi Nasdaq e titoli legati allo “stay at home” business) e rotazioni settoriali a favore di ciò che beneficia di una maggiore crescita (commodities e settori ciclici) o di tassi di interesse più alti (settore finanziario). Il mercato europeo, invece, soffre sia il più lento ritmo della campagna vaccinale (siamo circa al 5% contro il 30% di UK e il 15% degli Stati Uniti) che allontana, rispetto alle altre aree geografiche, l’uscita dalla crisi, sia il generalizzato rialzo dei rendimenti che rende il bilancio più pesante.

Avevamo preannunciato che la settimana sarebbe stata caratterizzata da parecchi interventi di esponenti delle banche centrali e così è stato, più o meno ogni giorno sono uscite dichiarazioni che in alcuni casi sono riuscite a calmare i mercati, in altre meno.

Già lunedì abbiamo avuto la Lagarde che, affermando che la ECB sta attentamente monitorando i rendimenti obbligazionari nominali a lungo termine, è riuscita ad invertire, nella giornata, l’andamento del mercato dei governativi ridando un minimo di slancio anche all’azionario. La banca centrale europea intende mantenere favorevoli le condizioni di finanziamento soprattutto perché, spesso, i tassi a lungo termine sono alla base dei mutui alle famiglie e dei prestiti alle imprese. Tra le parole della Lagarde si poteva leggere la disponibilità a intervenire rafforzando il programma di acquisti (PEPP) per frenare eventuali incrementi incontrollati dei rendimenti.  

Giovedì è stato il capo economista della BCE Philip Lane ad intervenire dichiarando espressamente che l’istituto centrale utilizzerà la flessibilità di cui è dotato per gestire gli acquisti di obbligazioni al fine di prevenire un restringimento, non desiderato, delle condizioni finanziarie.

Nei giorni successivi sono intervenuti altri esponenti della Fed a confermare che, prima di intervenire in senso restrittivo sulla politica monetaria, il mercato del lavoro americano dovrà tornare al livello di pieno impiego.

È evidente come il ruolo delle banche centrali sia di mantenere sotto controllo la curva dei rendimenti (Yield Curve Control) per rendere più semplice il lavoro alla politica fiscale.

A proposito di politica fiscale, negli Stati Uniti, la commissione finanza della Camera ha approvato il pacchetto fiscale da 1.900 miliardi che poi è stato approvato dalla Camera.

In Italia il Tesoro si sta preparando per l’emissione del primo BTP green (atteso entro marzo e riservato ad investitori istituzionali), con probabile scadenza di dieci anni, che ha l’obiettivo di finanziare spese relative alle fonti di energia rinnovabili, al risparmio energetico, ai trasporti a basse emissioni e all’economia circolare e i prodotti riciclabili. Secondo il regolamento le spese finanziabili saranno quelle dell’anno di emissione, di quello successivo e dei tre precedenti. Quindi, su 35 miliardi stimati, una buona fetta sarà riconducibile a spese sostenute fra il 2018 e il 2020 e in parte a quelle che si sosterranno nel 2021. Il 2022 non è stato considerato perché dovrebbe già beneficiare dei fondi del Recovery Plan.

L’FDA (l’autorità di controllo sui farmaci americana) ha dichiarato che non sono necessari tempi e sperimentazioni lunghe per adattare i vaccini esistenti alle nuove varianti. Quindi, nel caso si renda necessario, gli eventuali richiami verranno fatti senza particolari problematiche.

Sempre l’FDA ha finalmente dichiarato che il vaccino di Johnson&Johnson (che prevede la singola somministrazione) è considerato sicuro ed efficace e presto sarà approvato per l’utilizzo di emergenza.

Buono il movimento della sterlina inglese che rimane sempre il barometro per le tensioni in UK: durante il periodo dell’incertezza totale su Brexit e quindi sul destino dell’economia britannica scivolava ad ogni cattiva notizia, ora beneficia dell’andamento veloce delle vaccinazioni che porterà presto (si spera) ad una ripresa economica consistente.

Un po’ di turbolenza sul Bovespa (indice azionario brasiliano) in seguito alla decisione del presidente Bolsonaro di sostituire l’ad di Petrobras con un generale di sua conoscenza ma senza competenze in campo petrolifero. Le azioni di Petrobras sono scese del 20% e anche il real (la divisa brasiliana) ne ha risentito come tutto il mercato in generale.

È bastato che Elon Musk dichiarasse che le quotazioni del bitcoin fossero un po’ “alte” per causare una brusca reazione intraday della criptovaluta nella giornata di lunedì. Ovviamente, visto il consistente investimento che Tesla ha fatto sui bitcoin il movimento si è riversato anche sui titoli della casa automobilistica. Qualcuno parlava di una bolla che investe in una bolla, sicuramente quello che è vero è che la volatilità di Tesla (che già non era bassa) in questo modo sale.

Il bitcoin, inoltre, continua ad essere preso di mira dai policy maker: il segretario al Tesoro americano Janet Yellen continua a definire il bitcoin un asset “altamente speculativo” ed “estremamente inefficiente” e sottolinea la necessita di una maggiore regolamentazione. Ovvio, comunque, che sia politici che esponenti delle banche centrali non vedano di buon occhio le criptovalute in quanto non riescono a controllarne i movimenti e le dinamiche. Evidente, però, che è in corso un processo che sembra quasi diventato irreversibile per le dimensioni che sta assumendo e per i sempre maggiori attori coinvolti.

QUESTA SETTIMANA

Siamo ancora in un periodo in cui le notizie sulla pandemia sono importanti anche perché denotano forti differenze geografiche: ci sono alcuni paesi, più avanti nelle vaccinazioni, che stanno cominciando a riaprire le loro economie per tornare verso una sorta di normalità (tipo US e UK) mentre altri sono ancora costretti ad adottare forme di lockdown più o meno circoscritto (soprattutto in area Euro). Questa condizione potrebbe portare ad una differenza sempre più marcata fra l’andamento economico delle diverse aree con conseguenze anche sui mercati finanziari.

Il Senato americano sarà chiamato ad esprimersi sul programma di Biden in merito al pacchetto fiscale da 1.900 miliardi di dollari: il punto critico è quello relativo all’innalzamento del salario minimo che vede contrari i Repubblicani e non necessariamente tutti i Democratici a favore. Importante (e probabile) che siano garantiti gli assegni ai cittadini (1.400 dollari a chi ha redditi inferiori ai 75.000) soprattutto in vista della scadenza dei sussidi alla disoccupazione il 14 marzo.

In settimana verranno pubblicati i dati di fiducia delle imprese PMI e ISM (negli Stati Uniti) relativi al mese di febbraio: le attese sono per dati sostanzialmente stabili ma che potrebbero confermare, soprattutto in Eurozona, una maggiore debolezza del comparto dei servizi. Negli Stati Uniti, inoltre, il report mensile sul mercato del lavoro aiuterà a valutarne le dinamiche.

Giovedì 4 è previsto il consueto appuntamento mensile dell’OPEC+ per eventualmente ricalibrare l’offerta di petrolio: potrebbe essere deciso di ridurre un po’ i tagli programmati e quindi aumentare la produzione per fare fronte ad una maggiore domanda.

Venerdì 5, in Cina, prenderà il via la sessione annuale del National People’s Congress che probabilmente sarà più breve rispetto alle consuete due settimane considerato il rischio sanitario.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Il pacchetto fiscale che sta per essere approvato dal Congresso americano sappiamo che è enorme e dovrebbe garantire una crescita dal pil intorno a 6%/7% (lo sostiene anche lo stesso Powell). Ricollegandoci a quanto scritto la scorsa volta (“too much of a good thing”) il rischio è, quindi, che paradossalmente ci sia troppa crescita che non è ancora pienamente prezzata dai mercati obbligazionari. Effettivamente il livello attuale del Treasury è ritenuto dagli analisti abbastanza incongruente con le prospettive di crescita economica e di inflazione, segno che il QE della Fed svolge ancora discretamente il suo lavoro.

Qualora il repricing avvenisse in modo graduale e fosse legato alla consapevolezza di una sempre più vicina e sostenibile ripresa economica allora non sarebbe particolarmente preoccupante né destabilizzante. Lo diventerebbe, invece, nel caso in cui il mercato arrivasse a pensare che la Fed stia commettendo un errore di policy oppure in caso di salita fuori controllo dell’inflazione. In questo ultimo caso le banche centrali sarebbero in serie difficoltà.

L’inflazione, quindi, è l’elemento estremamente delicato e a cui prestare maggiore attenzione in questo periodo. Possiamo ragionevolmente ritenere che fino a certi livelli (intorno al 3%, tenendo conto del concetto di “simmetria” ribadito dalle banche centrali) può creare volatilità ma è tollerabile dalle asset class quali l’azionario e le materie prime, oltre certi livelli, soprattutto se ci arriva velocemente, rischia di essere un po’ uno shock e causare un repentino aumento dei rendimenti e una forte correzione azionaria.

Spesso citiamo gli indicatori di volatilità azionari VIX e VSTOXX, ma vale la pena cominciare a guardare anche quello obbligazionario MOVE che esprime la volatilità implicita nelle opzioni sul Treasury (titolo di stato statunitense) cha da qualche tempo sta dando segnali di tensione (per dare un’idea viaggiava nel range 40-50 da novembre e nell’ultima settimana si è spostato sopra i 60).

Che l’economia si stia avviando verso una normalizzazione dell’attività economica lo vediamo anche dalle quotazioni del rame (ai massimi degli ultimi dieci anni). Tempo fa avevamo ricordato come questo metallo fosse chiamato il “dr Copper” in quanto è considerato un indicatore dello stato di salute dell’economia. Il ruolo da padrone lo gioca la Cina, ovviamente, che sorpreso tutti per il timing e l’entità degli acquisti. Volendo poi essere sofisticati, per il piacere dei più esperti, diciamo che la curva dei contratti futures sul rame si trova in “backwardation”: ovvero i prezzi dei contratti più vicini sono più alti di quelli dei contratti più a lungo termine, segno che c’è una carenza di offerta (rispetto al picco della domanda) che potrebbe essere legata agli stop alla produzione dovuti ai lockdown. Tante volte abbiamo citato proprio questo elemento come fattore di rischio per la c.d. inflazione “cattiva”.

Un corretto (e auspicabile) scenario economico da qua a fine anno vedrebbe la concatenazione dei seguenti elementi: vaccinazioni à calo dei contagi à riapertura dell’economia à ripresa economica à ripresa dell’inflazione.

I governi dovrebbero contribuire a far partire il volano della crescita, attraverso la spesa pubblica, finché le economie non sono al sicuro nella fase della ripresa.

Le banche centrali dovrebbero finanziare i governi e garantire con i programmi di acquisto (QE) il mantenimento di condizioni finanziarie agevoli. Importanti saranno le riunioni di BCE e FED rispettivamente il 7 e 17 marzo dove, soprattutto per la BCE, si capirà se prevale l’impostazione di chi vuole controllare i tassi nominali (ad es. Lane) o quelli reali (ad es. Schnabel) e un’eventuale estensione del programma PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme). Questo punto è estremamente delicato e importante per i mercati (ne abbiamo avuto una conferma la settimana scorsa) che richiedono che l’inevitabile pressione al rialzo dei rendimenti governativi sia sapientemente controllata dall’azione delle banche centrali.

In questo modo i mercati potrebbero proseguire la loro strada: quelli azionari beneficiare della crescita economica e della ripresa degli utili (che aiuterebbe a calmierare i multipli), quelli obbligazionari tornare gradualmente ad avere rendimenti più consoni allo stato dell’economia (quindi più alti) e più interessanti per gli investitori.

Magari, un giorno, si riuscirà anche a tornare a costruire portafogli bilanciati con la componente obbligazionaria che svolge il ruolo che dovrebbe avere da libro di testo e la componente azionaria che offre l’opportunità di un rendimento maggiore.

Nel frattempo, però, i mercati che non sono mai lucidi e graduali nei movimenti, potrebbero essere soggetti a movimenti irrazionali e violenti, andando in “overshooting” per effetto dello spostamento di enormi flussi conseguenti ai posizionamenti troppo allineati e simili tra gli investitori. Bisogna farsene una ragione e mantenere, come sempre consigliamo, i nervi saldi e una chiara strategia in mente!

Le linee di gestione hanno risentito della volatilità presente sui mercati e dell’aumento dei rendimenti dei governativi, ed hanno fatto registrare una performance negativa nell’ultima settimana.