Analisi dei mercati del 18.01.2021

INDICI DI MERCATO

COMMENTO ULTIMA SETTIMANA

L’incertezza circa l’entità dello stimolo fiscale americano pesa sui rendimenti governativi e questo, a sua volta, pesa sui mercati azionari. La maggiore spesa pubblica può essere finanziata con emissioni nuove o, alternativamente, aumentando le tasse sulle imprese e sui redditi personali più alti e fra gli investitori si crea un po’ di nervosismo, alimentato inoltre da possibili ritardi nell’implementazione.

In settimana, infatti, Biden ha annunciato il suo piano economico: si tratta di un pacchetto di 1.900 miliardi di dollari (che porta il totale a 3.000 miliardi) che dedica una parte delle risorse ad aiuti immediati (fra i quali sussidi alla disoccupazione e assegni di 2.000 dollari a cittadino) mentre per gli investimenti più a lungo termine i dettagli verranno rilasciati a febbraio. Ora la proposta deve essere approvata dal Congresso e vedremo se in Senato, dove la maggioranza è davvero risicata, andrà tutto liscio (con 60 voti a favore) o ci sarà ostruzionismo (chiamato “filibustering” in inglese). Nel secondo caso si aprirà una negoziazione che potrebbe ritardare il lancio dello stimolo e quindi i benefici per l’economia. Fra i punti critici della proposta segnaliamo quello di raddoppiare lo stipendio minimo a 15$ all’ora e quello relativo all’incremento delle tasse (si parla di aliquota per le imprese da 21% a 28%).

La Fed, per quello che può, cerca di rassicurare i mercati con messaggi tranquillizzanti: Powell dichiara che non ci sarà alcun cambiamento di politica monetaria almeno fino al termine del 2021 per essere sicuri che la ripresa dell’economia sia ben avviata e per arrivare ad avere un’inflazione superiore al 2%.

Rimanendo negli Stati Uniti prosegue la tensione a livello politico: la Camera ha, infatti, votato l’impeachment contro Trump accusandolo di incitazione all’insurrezione dopo gli eventi di Capitol Hill. Trump è l’unico presidente nella storia americana ad essere stato messo in stato di accusa per ben due volte. Oltre a tutti i membri democratici anche dieci repubblicani hanno votato a favore.

L’altro elemento di incertezza per i mercati proviene dal fronte dei vaccini in quanto si teme che ci possano essere ritardi nelle consegne da parte di Pfizer. Consideriamo, inoltre, che la doppia vaccinazione richiesta dal vaccino di Pfizer, che dovrebbe essere prevista a breve, potrebbe rallentare il numero totale dei nuovi vaccinati.

Uno degli altri vaccini in pipeline è quello di Johnson&Johnson e, con una sola iniezione, dovrebbe avere un successo del 80/85%. Il problema è che, anche in questo caso, ci potrebbero essere ritardi nella consegna, forse prevista per marzo.

Intanto, per evitare la terza ondata, parecchi governi inaspriscono le misure di contenimento. Il governo giapponese, ad esempio, estende lo stato di emergenza ad altre sette prefetture compresa quella di Osaka.

Per avere un’idea dell’efficacia dei vaccini potrebbe essere utile monitorare il caso di Israele che è fra i paesi più avanti e determinati nel piano di vaccinazioni. Quando Israele avrà un miglioramento significativo dei dati potremo riuscire ad ipotizzare a che livello si raggiunge l’immunità di gregge e quanto è efficace il vaccino.

Passando all’Europa segnaliamo che in Germania si è votato il ballottaggio per il candidato alla guida della CDU (la coalizione che sta guidando la Germania dal 2005): il centrista Armin Laschet ha avuto la meglio sul conservatore Friedrich Merz e così si garantisce continuità con la politica di Angela Merkel.

In Italia, la crisi politica e l’annuncio dello scostamento di bilancio (pari a trenta miliardi di euro) per finanziare la crisi hanno avuto, per ora, un impatto minimo sui BTP (al massimo lo spread si è allargato di decina di punti base) cosa che non sarebbe successa in tempi diversi. Ancora una volta emerge l’importanza dell’intervento della BCE. A tale proposito Christine Lagarde ribadisce che la BCE può rafforzare il suo sostegno (il “bazooka” monetario) attraverso un incremento della dote del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme, il piano di acquisti specifico per fare fronte ai danni della pandemia) che ha il vantaggio di essere molto flessibile sia come ammontare sia come destinatari degli acquisti. La presidente della BCE ribadisce, anche, che il Next Generation Eu deve essere attuato velocemente perché la spinta costante di bilancio e monetaria è necessaria in un momento critico come quello attuale.

La potenza delle banche centrali sappiamo che manifesta i suoi effetti anche sul mondo obbligazionario corporate comprimendo parecchio i rendimenti: in settimana, ad esempio, Mediobanca ha collocato un covered bond (titolo obbligazionario con un profilo di rischio molto basso perché garantito da una parte dell’attivo patrimoniale della banca) a dieci anni per 750 milioni di euro con un rendimento pari a 13bps sul tasso midswap (ovvero circa -0.077%). Si tratta della prima banca italiana che riesce ad emettere un prestito obbligazionario a tassi negativi.

I dati macroeconomici cinesi confermano la forza dell’economia: il saldo della bilancia commerciale di dicembre sale a +78.17 miliardi di dollari. L’elemento importante è che l’export (+18%) è stato spinto soprattutto dalla domanda asiatica (segno della forza dell’intera regione) e dalla richiesta sia di prodotti sanitari che tecnologici (legata al boom dello smart working) mentre l’import (+6.5%) è aumentato per gli acquisti di semiconduttori e materie prime.

I movimenti del Bitcoin sono stati parecchio violenti e sottolineano come non si possa ancora considerare un asset da inserire in percentuali rilevanti nei portafogli a causa della volatilità eccessiva (la stessa Lagarde lo definisce “asset altamente speculativo”).

Il crollo del 25% di lunedì è stato motivato da due notizie: la prima riguarda la banca HSBC, in UK, che ha bloccato le transazioni provenienti da borse e portafogli di criptovalute e, la seconda, riguarda Fca (l’autorità di controllo britannica, equivalente alla nostra Consob) che ha avvertito i risparmiatori (ultimamente particolarmente attivi sulle criptovalute) che si tratta di un asset molto rischioso che può fare perdere tutti i soldi. Giovedì il Bitcoin è tornato intorno ai 40.000 dollari sulla base, invece, di buone notizie provenienti dagli Stati Uniti riguardo ad Anchorage, società di criptovalute fondata nel 2017, che ha ottenuto la licenza bancaria dalla Occ (l’autorità federale di regolamentazione bancaria, citata anche nello scorso commento). Si tratta del primo istituto che si occupa solo di criptovalute ad ottenere una licenza bancaria e apre la strada alle banche che vogliono inserire criptovalute nelle proprie tesorerie.

Ottimi i risultati del quarto trimestre di Blackrock che, nonostante la pandemia, riesce a battere le stime degli analisti con un utile netto il rialzo del 19% nel trimestre (e del 10% per l’intero 2020) e masse in gestione che salgono del 17% raggiungendo 8.700 miliardi di dollari. Le banche US, in generale, riportano buoni risultati in termini di utili ma deludono in termini di fatturato e nella componente “trading” (ad es. Citigroup) che non lascia ben sperare per il 2021 quando la situazione potrebbe normalizzarsi e questo scatena delle prese di profitto sui titoli.

Le banche americane sembrano essere pronte ad avviare i piani di buyback come fonte di remunerazione per gli azionisti. La Federal Reserve è meno rigida della BCE e consente di distribuire agli azionisti una somma pari agli utili trimestrali medi registrati nel 2020. Si stima che verranno distribuite cifre doppie rispetto a quelle dell’anno passato.

QUESTA SETTIMANA

I timori di una possibile terza ondata stanno portando tanti paesi ad inasprire le restrizioni già in atto. La campagna vaccinale prosegue in modo più o meno spedito, ma la cosa importante è arrivare al 75% di popolazione protetta entro l’autunno in modo da potere parlare di immunità di gregge. Affinché questo avvenga è necessario che non ci siano ritardi nelle consegne.

Oggi il mercato americano (sia azionario che obbligazionario) è chiuso per il Martin Luther King Jr Day.

Stamattina è stato pubblicato in Cina il dato sul Pil del quarto trimestre 2020: +6.5% anno/anno, il dato porta la crescita dell’intero 2020 a +2.3%. Anche gli altri dati rilasciati confermano la forza dell’economia: produzione industriale a dicembre +7.3% anno/anno e vendite al dettaglio +4.6%. La Cina diventa, così, l’unico paese fra le maggiori economie ad avere evitato la recessione nel 2020 e questo elemento è molto importante, questa settimana, perché mercoledì 20 si riunirà lo Standing Committee del National People’s Congress.

In Eurozona i ministri delle finanze si incontreranno per discutere di come la pandemia abbia aggravato gli squilibri economici fra i vari paesi. Ci sono preoccupazioni per l’implementazione del Recovery Fund, la prima tranche dovrebbe essere erogata entro fine giugno ma paesi come l’Italia fanno fatica a formulare un adeguato piano.

Settimana delle banche centrali con la BOJ e la ECB giovedì 21 che si riuniranno per il primo meeting del nuovo anno. Non sono attesi cambiamenti particolari ma l’attenzione sarà sempre massima nel cogliere eventuali sfumature nei discorsi che possono lasciare intravedere modifiche di policy.

Martedì Janet Yellen, in qualità di nuovo segretario al Tesoro americano, testimonierà davanti alla commissione finanze del Senato: ci si attende che ribadisca l’impegno di lasciare al mercato la determinazione del valore corretto del dollaro e quindi non si cercherà di indurre un indebolimento del biglietto verde per trarne vantaggi competitivi. Si tratta di una rassicurazione per il mercato che avvantaggia anche gli Stati Uniti stessi che dovranno, probabilmente, collocare parecchi Treasury ed è importante che non ci siano aspettative di una valuta troppo debole.

Mercoledì 20 gennaio è prevista la cerimonia per il giuramento di Biden che prenderà ufficialmente il ruolo di 46° Presidente degli Stati Uniti e Kamala Harris sarà la vice. Considerato quanto successo il 6 gennaio a Capitol Hill, sono attese proteste in parecchi stati e lo schieramento di forze dell’ordine questa volta sarà massiccio.

Dopo che la Camera ha approvato il processo di impeachment a Trump tocca ora al Senato americano esprimersi in merito.

Prosegue la reporting season negli Stati Uniti e fra le principali società segnaliamo le seguenti: Bank of America, Morgan Stanley, Goldman Sachs, Alcoa, Netflix, Intel, IBS e Procter&Gamble che ci consentiranno di avere una panoramica un po’ più ampia settorialmente.

Da oggi parte la quotazione di Stellantis, la nuova società automobilistica frutto della fusione fra FCA e PSA. E’ utile spiegare che la discesa di FCA della scorsa settimana (-10% solo giovedì) è dovuta essenzialmente allo stacco del dividendo straordinario (12%) destinato solo ai titolari di azioni ordinarie FCA.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Il movimento sui rendimenti governativi americani (soprattutto sul decennale che ha sfiorato il livello di 1.15%) comincia a fare parlare di ipotesi di tapering (la graduale riduzione degli asset detenuti dalla banca centrale e acquistati con il QE – quantitative easing – per sostenere l’economia). Ripetiamo che il movimento dei rendimenti nominali dei titoli di stato è da guardare in stretta relazione con i movimenti delle aspettative di inflazione, anch’esse in rapido rialzo (vicine ai massimi degli ultimi sei anni). Questo elemento è da osservare con attenzione perché richiama il tema del “taper tantrum” che nel 2013 tanto spaventò i mercati: nel giro di due mesi i rendimenti dei Treasury salirono di 100 bps (da 1.6% a oltre 2.6%) e il movimento fu scatenato dalla notizia che la Fed aveva intenzione di chiudere il programma di Quantitative Easing.

Oggi occorre capire per quale motivo si muovono i tassi: se per aspettative di inflazione o se per un aumento della spesa pubblica finanziata da un aumento del debito. Nel primo caso allora si può temere il taper tantrum, perché la banca centrale ha comunque nel proprio mandato l’inflazione (anche se ora l’obiettivo è simmetrico quindi si possono tollerare rialzi maggiori) mentre nel secondo caso la banca centrale dovrebbe acquistare ulteriormente per finanziare il governo (ritorna il tema della MMT – mondern monetary policy – attraverso la quale il debito viene comprato dalla banca centrale).

Il piano di stimoli di Biden, se approvato dal Congresso senza particolari distorsioni, sarebbe davvero molto consistente e, in qualche modo, rappresenterebbe un’indicazione per l’Europa che deve cercare di mantenere lo stesso passo: infatti, qualora la politica monetaria della BCE non dovesse essere espansiva quanto quella della Fed, si rischierebbe un eccessivo rafforzamento dell’euro con le ovvie conseguenze sull’export.

Poiché il ritorno alla normalità dell’attività economica è previsto solo dalla seconda metà dell’anno, ovvero dopo sei mesi di vaccini, è da quel momento che si dovrà valutare quanto la domanda spingerà al rialzo l’inflazione, quanto gli utili aziendali saranno in grado di riprendersi e quindi si vedrà quale sarà l’asset class vincente. Ad oggi, se guardiamo agli Stati Uniti dove le valutazioni delle borse sono parecchio alte (tipo 20 anni fa,) notiamo che rispetto all’anno scorso la leadership è cambiata e il comparto delle small cap (rappresentate nell’indice Russell 2000) è l’outperformer da inizio anno (+7.5%) soppiantando la tecnologia che lo è stata fino agli ultimi mesi dell’anno scorso. Le small cap americane sono più esposte all’economia domestica e quindi beneficiano in misura maggiore delle misure che Biden intende attuare. Questo è la dimostrazione di quanto già abbiamo detto nelle scorse edizioni, ovvero di come vanno calibrati diversamente i portafogli alla luce di quanto ci si attende avverrà sul fronte monetario e fiscale.

Le nostre linee di gestione obbligazionarie sono state fondamentalmente ferme questa settimana mentre quelle con una maggiore componente azionaria hanno un po’ sofferto il leggero ritracciamento dei mercati. Ribadiamo quanto detto in più sedi ultimamente, ovvero che con l’attuale livello di tassi i rendimenti obbligazionari sono veramente ridotti e quindi sarà molto difficile ottenere grandi performance delle linee obbligazionarie, soprattutto qualora si dovesse assistere ad un rialzo dei tassi di interesse.