Analisi dei mercati del 16.07.2019

“Don’t fight the Fed”, il vecchio mantra della finanza sembra stia funzionando ancora: Fed accomodante e mercati americani che raggiungono nuovi massimi assoluti.

Come indicato la scorsa settimana e come lecito aspettarsi in questo periodo, l’evento più atteso dagli investitori, c.d. market mover, è stato il discorso di Powell davanti alla Commissione sui servizi finanziari prima della Camera e poi del Senato americano. Già mercoledì nel primo pomeriggio, quando è stato pubblicato il discorso, l’immediata reazione dei mercati è stata di un calo dei rendimenti governativi americani, un indebolimento del dollaro e i futures sullo S&P500 che si sono riportati a ridosso del livello psicologico di 3000 punti. Il mercato ha interpretato il discorso come molto “dovish” (accomodante).

Powell ha ribadito che l’economia è andata bene durante il primo semestre del 2019 (undicesimo anno di espansione) ma l’inflazione è ancora sotto l’obiettivo “simmetrico” del 2%.; le tensioni commerciali insieme ai dubbi sulla crescita globale, pesano sull’attività economica e sull’outlook, richiedendo un’azione appropriata da parte della banca centrale per sostenere la crescita. Si tratterebbe, quindi, di un “insurance cut” volto a garantire il proseguimento del trend economico in corso.

Il dato sull’inflazione “core”, che esclude le componenti volatili di energia e alimentari, è leggermente salita dal 2% al 2.1%. Non è molto ma, unendo questo dato insieme a quelli della disoccupazione ai minimi da 50 anni e la crescita del PIL pari a 2.4%, nel complesso non sembra un’economia in difficoltà e che necessita di taglio dei tassi. Tuttavia, ora il mercato non si chiede più se la Fed taglierà ma “quando”, 25 bps o 50 bps, e “quanto”, taglio a luglio e anche a settembre?

Dalla pubblicazione del verbale del meeting della BCE del 6 giugno, emerge un comitato più compatto delle attese circa le misure a sostegno dell’attività economica, che potrebbero essere implementate anche prima dell’aggiornamento del quadro macro di settembre.

In Germania continuano ad uscire deboli i dati macro: la produzione industriale di maggio sale solo dello 0.3% mese su mese, portando il dato anno su anno dal -1.8% al -3.7%. Anche a livello societario la situazione non è migliore: è indicativo il profit warning di BASF che ha rivisto al ribasso le stime di crescita per la seconda metà dell’anno a causa delle tensioni fra Cina e Stati Uniti. Consideriamo che BASF ha fra i suoi clienti aziende automobilistiche e, a conferma del fatto che il settore non attraversa un bel periodo, si è avuto anche un profit warning significativo in Cina da parte di Geely, azienda automobilistica azionista della tedesca Daimler. Da parte della stessa Daimler, venerdì è arrivato il quarto profit warning dell’anno.

Deutche Bank ha annunciato un piano di ristrutturazione impegnativo che però non ha convinto gli investitori e il titolo azionario ne ha risentito.

SOUCE: BLOOMBERG

In Turchia viene sostituito il Governatore della Banca Centrale dal suo vice e la divisa ne paga le conseguenze arrivando a perdere contro euro quasi il 3%.

SOURCE: BLOOMBERG

In Italia il Tesoro ha deciso di approfittare degli attuali tassi bassi per riaprire le sottoscrizioni del BTP 2067 con cedola 2.80%. Ai 6.6 miliardi di emissione già sul mercato si sono aggiunti altri 3 miliardi. La domanda è stata pari a quasi 6 volte l’offerta e per circa l’84% proveniente da investitori esteri. Al prezzo di collocamento di 98.52 il rendimento corrispondente è pari a 2.87%. Il Tesoro ha attualmente raggiunto il 60% delle emissioni di titoli di stato a medio termine previste per l’intero 2019.

Venerdì sera l’agenzia DBRS ha confermato il rating sul debito italiano a BBB “high” con prospettive stabili: il miglioramento della qualità del credito bancario e l’impegno del governo verso una maggiore prudenza fiscale sono alla base del giudizio invariato. Ovviamente verrà monitorato il rapporto debito/pil e le riforme strutturali che possono impattare sulla sua dinamica.

In settimana l’agenzia di rating Fitch, che aggiornerà il suo giudizio sull’Italia il 9 agosto, ha dichiarato che nonostante la non apertura della procedura di infrazione da parte della UE, rimangono incertezze su dimensioni, tempi e natura degli aggiustamenti di bilancio oltre questo anno (quindi dal 2020) e il contesto politico non favorisce ulteriori miglioramenti. Anche l’Ecofin ha chiesto all’Italia di garantire una riduzione nominale della spesa pubblica netta primaria dello 0.1% nel 2020, corrispondente ad un adeguamento strutturale annuale dello 0.6% del Pil, raccomandandosi di inserire riforme strutturali.

Anche le aziende private stanno approfittando del momento positivo sui tassi. FinecoBank ha annunciato l’intenzione di aumentare l’importo di un bond subordinato (AT1) fino a 300 milioni, con la domanda che è stata pari a 9 volte l’offerta e la cedola si attesta a 5.785% per i primi 5 anni. A2A ha emesso un green bond da 400 milioni. Mediobanca ha collocato un’obbligazione senior a 6 anni e la forte domanda ha permesso di migliorare le condizioni per l’emittente. Anche le banche greche si apprestano a collocare nuove obbligazioni, approfittando del momento favorevole: poco tempo fa Piraeus Bank ha collocato un Tier2 intorno al 10% e National Bank of Greece, questa settimana, ha ottenuto condizioni più favorevoli emettendo un Tier2 decennale con rating CCC e una cedola di 8.25%.

In settimana Unicredit ha azzerato la partecipazione in Fineco vendendo l’ultimo 18.3% che le era rimasto. In poco più di due mesi ha incassato oltre 2.1 miliardi di euro e questo permette alla banca di ottenere un miglioramento dei ratio patrimoniali di ulteriori 30 bps. Lo stesso giorno Blackrock ha incrementato la sua partecipazione in Fineco al 10.233%.

La geopolitica nel Golfo Persico porta il petrolio WTI a superare i 60 dollari al barile: il Ministero della difesa inglese ha dichiarato che tre imbarcazioni iraniane hanno cercato di impedire il passaggio di un cargo di British Petroleum nel Canale di Hormuz e solo grazie all’intervento della Royal Navy hanno battuto in ritirata.

La Francia, dopo il fallimento delle trattative in sede europea, ha deciso di varare da sola la legge sulla Web Tax, ovvero un prelievo del 3% dei ricavi di società che creano valore aggiunto grazie agli internauti francesi (le varie Google, Amazon, Facebook, Apple ma anche Alibaba, Booking, Airbnb, etc.). La reazione immediata degli Stati Uniti è stata di aprire un’inchiesta ai sensi del Trade Act del 1974, legge che autorizza il presidente a intraprendere le azioni necessarie per rimuovere decisioni e attività di un governo straniero che limitino il commercio USA e violino un’intesa internazionale o siano ingiustificate, irragionevoli o discriminatorie. La prima fase prevede una trattativa con la Francia per la rimozione della legge, in caso di fallimento allora gli Stati Uniti potrebbero introdurre dazi e tariffe come ritorsione.

I mercati azionari in aggregato sono leggermente positivi in settimana grazie soprattutto ai nuovi massimi raggiunti dagli indici americani. Il FtseMib beneficia dell’ulteriore restringimento dello spread fra BTP e Bund.

L’oro si mantiene sopra i 1400 dollari/oncia aiutato dai soliti timori circa le tensioni geopolitiche e commerciali e grazie al basso livello dei tassi di interesse.

QUESTA SETTIMANA

Questa mattina sono usciti diversi dati macro in Cina: la crescita del GDP rallenta, in linea con le attese, dal 6.4% al +6.2%. Ricordiamo che il target del Governo per il 2019 è del 6% e per raggiungerlo sono state messe in atto, già da tempo, misure di supporto fiscali e monetarie che, in parte, si riflettono sui dati positivi di oggi sulla produzione industriale, +6.3% anno/anno, sugli investimenti, +5.8% anno/anno, e sulle vendite al dettaglio, +9.8% anno/anno.

Martedì, in Germania, verrà pubblicato l’indice di fiducia ZEW: le attese sono per un dato in peggioramento.

La reporting season americana entra nel vivo con la pubblicazione dei risultati di Microsoft, Alcoa e delle banche, tra le principali Citigroup, JPM, Goldman Sachs, Wells Fargo e Bank of America, J&J.