Analisi dei mercati del 30.07.2019

L’evento più atteso della settimana è stato sicuramente la riunione della BCE e lo si è notato dal comportamento dei mercati: dopo l’iniziale reazione positiva al comunicato della BCE durante la sessione di Q&A, l’entusiasmo è calato man mano e ha lascito spazio alle prese di profitto. La BCE si è dichiarata aperta ad un eventuale taglio dei tassi nel breve termine e ha fatto capire che avrebbe utilizzato tutti gli strumenti a disposizione per riportare l’inflazione al target del 2%. Tuttavia, la mancanza di dettagli sul piano di azione, la non unanimità nelle decisioni e il sottolineare gli aspetti positivi del quadro macro, come l’occupazione e la domanda interna, hanno preoccupato i mercati, sia azionari che obbligazionari, che ne hanno risentito negativamente.

Draghi ha più volte sottolineato come le prospettive economiche dell’Eurozona, soprattutto nel settore manifatturiero, abbiano portato la BCE ad adottare un approccio ultra-espansivo. Il settore manifatturiero sta soffrendo e, a causa dell’integrazione delle economie, la debolezza si trasferisce dai paesi più forti a quelli meno forti.

Una conferma delle parole di Draghi è venuta dai dati PMI della zona Euro usciti questa settimana, che sono stati abbastanza deludenti soprattutto per la parte manifatturiera e per l’economia tedesca. Il dato composite aggregato si attesta a 51.5, in calo di 0.7, mentre quello manifatturiero arriva a 46.4, livello più basso degli ultimi 6 anni. La debolezza dell’economia tedesca è stata anche confermata dalla pubblicazione dell’IFO, anch’esso deludente. In generale, la componente servizi degli indicatori di sentiment tiene abbastanza bene, permettendo all’attività economica di rimanere in una fase di espansione.

Anche negli Stati Uniti assistiamo alla divaricazione tra manifattura, in calo a 50, e servizi, 52.2, in rialzo di 0.7.

La pubblicazione del PIL americano, per il secondo trimestre 2019, sorprende in positivo le aspettative e si attesta a 2.1% contro le attese di 1.8%. Il dato è positivo grazie ai consumi, che sono cresciuti del 4.3%, e alla spesa pubblica. Meno forti, invece, gli investimenti e il canale estero. L’aspetto apprezzato dai mercati è rappresentato dal fatto che la sorpresa positiva sulla crescita non è stata accompagnata da una maggiore inflazione, infatti il dato sul PCE core previsto si è attestato a 1.8%. Il Personal Consumption Expenditure misura il cambiamento dei prezzo dei beni e servizi, acquistati per i consumi ed è l’indicatore dell’andamento dell’inflazione preferito dalla FED.

Source: Bloomberg

Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato il World Economic Outlook nel quale ha abbassato marginalmente le stime di crescita rispetto a quelle di aprile, portando il dato sulla crescita globale al 3.2% per il 2019 e al 3.5% quella per il 2020. Rispetto alle stime di aprile vi è un – 0.1%. Le cause della revisione al ribasso sono da ricercarsi nelle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, nei timori per la disarticolazione delle catene di fornitura globali e nei rischi geopolitici, soprattutto relativi all’Iran. A livello di singolo paese, gli Stati Uniti vedono una accelerazione inattesa per il 2019, grazie a export e scorte, ma nel 2020, anche qui, la crescita è vista in calo a 1.9%.

Souce: World Economic Outlook, July 2019

Sul fronte dei negoziati commerciali le buone notizie sono giunte dall’incontro tra Trump e i CEO dei principali fornitori di Huawei, ovvero Cisco, Intel, Micron, Google e Broadcom. L’incontro era finalizzato sia ad una ripresa degli scambi con il produttore asiatico sia dall’annuncio di un possibile incontro in Cina al quale presenzierebbero Mnuchin e Lightizerm.

Il presidente Trump ed il Congresso americano, nella persona di Nancy Pelosi, hanno raggiungo un accordo volto a sospendere i limiti di spesa pubblica per i prossimi due anni a vantaggio degli investimenti statali. La decisione potrebbe portare il deficit americano annuo a superare i mille miliardi di dollari.

La reporting season americana prosegue abbastanza bene, con il 44% delle società che ha riportato la crescita aggregata degli utili e delle vendite. Il dato è superiore al 4% e rispetto attese degli analisti.

Come atteso, in UK Boris Johnson è diventato il nuovo leader dei Conservatori e, in quanto tale, automaticamente diventa premier dell’esecutivo. Ha ribadito l’intenzione di uscire dall’Unione Europea il 31 ottobre “con o senza accordo”. La situazione politica britannica rimane complicata, dato che dopo la nomina del nuovo premier, quattro ministri hanno già annunciato le dimissioni e, considerata la maggioranza risicata in Parlamento, non sarà semplice fare passare dei provvedimenti. Si rischierebbe di andare a nuove elezioni, qualora dei Conservatori passassero all’opposizione in caso di mancato accordo per la Brexit.

Sempre in ambito politico, in Spagna, il leader socialista Pedro Sanchez non è stato riconfermato premier e si rischia così di andare a nuove elezioni. Sarebbero le quarte in quattro anni.

Nel complesso la settimana si è conclusa con mercati azionari positivi, soprattutto quelli americani, i mercati obbligazionari governativi si sono mossi poco mentre sono marginalmente saliti quelli a spread.

QUESTA SETTIMANA

A Shanghai la delegazione americana, con Robert Lighthizer in qualità di US Trade Representative, incontrerà quella cinese. Si tratta del primo incontro faccia a faccia dopo maggio e attenderemo che novità ci saranno in termini di trade war.

Mercoledì 31 luglio si riunirà il FOMC. Le attese del mercato sono per un taglio certo di 25bps. Considerato il buono stato dell’economia, che registra una crescita sopra il potenziale e un mercato del lavoro al pieno impiego, si tratterebbe di uno stimolo monetario a scopo preventivo. Il taglio preventivo sarebbe legato, da un lato, all’impatto sulla domanda globale delle tensioni commerciali, dall’altro all’obiettivo simmetrico di inflazione, ovvero di inflazione tollerata sopra il 2% per un certo periodo di tempo.

Souce: Bloomberg
In giallo la probabilità di taglio dei tassi di 25 bps
In azzurro la probabilità di taglio dei tassi di 50 bps
In rosa la probabilità di nessun taglio

Sempre in ambito di banche centrali il 30 luglio si riunirà anche la Bank of Japan, con le attese che sono per tassi invariati a -0.1%, mentre la Bank of England si esprimerà giovedì 1 agosto, con attese di invariati allo 0.75%.

Mercoledì 31 luglio verrà pubblicato il dato del GDP per l’area Euro relativo al secondo trimestre: ci si attende una crescita dell’1%, da 1.2% precedente.

Source: Bllomberg
Rigo 33) GDP Seasonally Adjusted

Venerdì 2 agosto, in USA, vedremo la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro.

Fra le principali società che pubblicheranno i dati questa settimana avremo Apple, martedì 30 nell’after market, General Motors, giovedì 1 agosto, e General Electrics, giovedì 1 agosto prima dell’apertura.

Analisi dei mercati del 23.07.2019

La settimana che si è appena conclusa ha visto un leggero ritracciamento dei mercati azionari soprattutto negli Stati Uniti, con la complicità di qualche trimestrale deludente, e in Italia, a causa delle tensioni politiche al governo. I rendimenti obbligazionari sono calati, soprattutto in Europa, a causa delle aspettative sulle imminenti decisioni della BCE, che peseranno sul settore bancario e sull’Euro.

Mercoledì sera è stato pubblicato il Beige Book, ovvero il report sullo stato dell’economia preparato per la riunione del FOMC di fine luglio. Emerge che gli Stati Uniti si trovano in discreta forma, con un ritmo “modesto” di espansione delle attività, ma con preoccupazioni sulle prospettive future. La causa principale è quella dei dazi: il 28% delle aziende intervistate ha dichiarato di essere stata danneggiata dalle misure protezionistiche ad oggi applicate.

Diversi membri della Fed questa settimana si sono espressi a favore di politiche monetarie molto accomodanti: mercoledì il presidente della Fed di Chicago Charles Evans ha dichiarato che un taglio di 50 bps potrebbe essere appropriato già per fine mese, nella riunione Fed 31 luglio. Anche il presidente della Fed di New York, John Williams, e quello della Fed di Kansas City, Esther George, hanno confermato un atteggiamento molto “dovish”, portando il mercato dei Fed Fund Futures a scontare un rialzo di 50bps al meeting di luglio con una probabilità che è passata dal 20% della settimana precedente al 45%. Nelle ore successive, sono poi giunti chiarimenti che hanno ridimensionato le aspettative.

Mentre negli Stati Uniti c’è qualche segnale macro in miglioramento, in Europa i dati confermano ancora la debolezza dalla Germania. Lo ZEW segnala un ulteriore rallentamento sia nella “current situation” che nelle “expectations”. Inoltre, i dati sui prezzi alla produzione relativi al mese di giugno calano dello 0.4% mese/mese.

Source: Bloomberg

Prosegue la reporting season negli Stati Uniti. Fin ora hanno riportato i dati il 16% delle aziende. Anche se in aggregato sia dai livello di utili che dei ricavi non generano preoccupazioni, alcuni nomi specifici sono stati pesantemente colpiti. Gli utili crescono del 2% superando del 5% le attese, i ricavi crescono del 2.5% superando dell’1% e, inoltre, il 73% delle società ha battuto le stime degli analisti. CSX, società operante nel settore dei trasporti, il giorno in cui ha riportato i risultati, ha perso circa il 10% a causa delle guidance poco incoraggianti sul 2019. Netflix ha riportato un numero di abbonati pari alla metà di quelli attesi per il trimestre e il titolo ha corretto del 10%. Alcoa, principale produttore di alluminio, ha tagliato le stime di crescita della domanda per la seconda volta in tre mesi citando sempre le dispute commerciali.

Per quanto riguarda le banche, Citigroup ha riportato EPS, ovvero gli utile per azione, superiori alle attese degli analisti. Nonostante minori ricavi derivanti dalle attività di trading, a migliorare i risultati hanno contribuito l’operazione straordinaria relativa alla quotazione di Tradeweb market, il buyback dei mesi scorsi e da un tax rate più favorevole. Morgan Stanley, nonostante il calo degli utili pari al 10%, ha battuto le stime sia dei ricavi che di EPS, grazie alla divisione di Wealth Management. Solo Wells Fargo, fra le banche principali, ha sottolineato il problema a livello di sostenibilità dei margini, in caso di tassi in ulteriore ribasso.

Nello scorso commento avevamo sottolineato come varie società stessero approfittando dei tassi bassi per emettere nuovi bond. Questa settimana è stata la volta di Banca Monte dei Paschi di Siena che ha emesso un bond subordinato per 300 milioni ad un tasso del 10.5%.

Il contesto di tassi bassi continua a favorire le quotazioni dell’oro che si mantengono ormai stabilmente superiori ai 1400 dollari/oncia. E’ interessante osservare, a conferma di quanto detto, la correlazione positiva tra oro e il valore totale dei bond con negative yield. Questi ultimi arrivano a superare i 13 trillions di dollari.

Souce: Bloomberg

In UK, infine, il parlamento sta varando delle misure per impedire a Boris Johnson, che probabilmente diventerà primo ministro entro la fine dell’estate, un No-Deal Brexit. La sterlina, che si era indebolita fino a superare il livello di 0.90 contro l’euro, sulla notizia ha marginalmente recuperato.

QUESTA SETTIMANA

L’evento principale della settimana è la riunione della BCE che si terrà giovedì 25 . Ci si attende un impegno a mantenere i tassi negativi fino a quando sarà necessario e l’apertura a portarli, eventualmente, ancora più in negativo, downturn bias.

Il possibile taglio immediato del deposit rate, da -0.40% a -0.50%, attualmente è scontato dal mercato con probabilità del 35%. Il rischio però è di avere un impatto negativo sulla credibilità della banca stessa. E’ probabile, e auspicabile, l’annuncio di nuove misure sull’Asset Purchase Programme, ovvero il programma di acquisto di titoli pubblici e privati. Si ipotizza che, in un nuovo round di QE, si possano includere anche i bond senior bancari.

Souce: Bloomberg

Sembra che la BCE stia pensando di adottare un target “simmetrico” di inflazione. In questo modo, si tollererebbero periodi di inflazione superiore al target del 2% dopo periodi di inflazione inferiore. La reazione sui mercati obbligazionari è stata, ovviamente, molto positiva.

In settimana avremo anche la pubblicazione dei dati sui PMI preliminari per il mese di luglio, sia in Europa che in USA, che contribuiranno a dare un’idea sul generale quadro macro. Le attese sono per una sostanziale stabilizzazione in Eurozona e un parziale recupero negli Stati Uniti.

Venerdì verrà pubblicato il dato preliminare sul Pil americano del secondo trimestre: le attese sono per un rallentamento dal 3.1%, trimestre/trimestre annualizzato, all’1.8%.

Sul fronte politico da monitorare la tenuta del Governo in Italia, l’iter di insediamento del nuovo governo in Spagna e la possibile indicazione di Boris Johnson come nuovo premier britannico.

Analisi dei mercati del 16.07.2019

“Don’t fight the Fed”, il vecchio mantra della finanza sembra stia funzionando ancora: Fed accomodante e mercati americani che raggiungono nuovi massimi assoluti.

Come indicato la scorsa settimana e come lecito aspettarsi in questo periodo, l’evento più atteso dagli investitori, c.d. market mover, è stato il discorso di Powell davanti alla Commissione sui servizi finanziari prima della Camera e poi del Senato americano. Già mercoledì nel primo pomeriggio, quando è stato pubblicato il discorso, l’immediata reazione dei mercati è stata di un calo dei rendimenti governativi americani, un indebolimento del dollaro e i futures sullo S&P500 che si sono riportati a ridosso del livello psicologico di 3000 punti. Il mercato ha interpretato il discorso come molto “dovish” (accomodante).

Powell ha ribadito che l’economia è andata bene durante il primo semestre del 2019 (undicesimo anno di espansione) ma l’inflazione è ancora sotto l’obiettivo “simmetrico” del 2%.; le tensioni commerciali insieme ai dubbi sulla crescita globale, pesano sull’attività economica e sull’outlook, richiedendo un’azione appropriata da parte della banca centrale per sostenere la crescita. Si tratterebbe, quindi, di un “insurance cut” volto a garantire il proseguimento del trend economico in corso.

Il dato sull’inflazione “core”, che esclude le componenti volatili di energia e alimentari, è leggermente salita dal 2% al 2.1%. Non è molto ma, unendo questo dato insieme a quelli della disoccupazione ai minimi da 50 anni e la crescita del PIL pari a 2.4%, nel complesso non sembra un’economia in difficoltà e che necessita di taglio dei tassi. Tuttavia, ora il mercato non si chiede più se la Fed taglierà ma “quando”, 25 bps o 50 bps, e “quanto”, taglio a luglio e anche a settembre?

Dalla pubblicazione del verbale del meeting della BCE del 6 giugno, emerge un comitato più compatto delle attese circa le misure a sostegno dell’attività economica, che potrebbero essere implementate anche prima dell’aggiornamento del quadro macro di settembre.

In Germania continuano ad uscire deboli i dati macro: la produzione industriale di maggio sale solo dello 0.3% mese su mese, portando il dato anno su anno dal -1.8% al -3.7%. Anche a livello societario la situazione non è migliore: è indicativo il profit warning di BASF che ha rivisto al ribasso le stime di crescita per la seconda metà dell’anno a causa delle tensioni fra Cina e Stati Uniti. Consideriamo che BASF ha fra i suoi clienti aziende automobilistiche e, a conferma del fatto che il settore non attraversa un bel periodo, si è avuto anche un profit warning significativo in Cina da parte di Geely, azienda automobilistica azionista della tedesca Daimler. Da parte della stessa Daimler, venerdì è arrivato il quarto profit warning dell’anno.

Deutche Bank ha annunciato un piano di ristrutturazione impegnativo che però non ha convinto gli investitori e il titolo azionario ne ha risentito.

SOUCE: BLOOMBERG

In Turchia viene sostituito il Governatore della Banca Centrale dal suo vice e la divisa ne paga le conseguenze arrivando a perdere contro euro quasi il 3%.

SOURCE: BLOOMBERG

In Italia il Tesoro ha deciso di approfittare degli attuali tassi bassi per riaprire le sottoscrizioni del BTP 2067 con cedola 2.80%. Ai 6.6 miliardi di emissione già sul mercato si sono aggiunti altri 3 miliardi. La domanda è stata pari a quasi 6 volte l’offerta e per circa l’84% proveniente da investitori esteri. Al prezzo di collocamento di 98.52 il rendimento corrispondente è pari a 2.87%. Il Tesoro ha attualmente raggiunto il 60% delle emissioni di titoli di stato a medio termine previste per l’intero 2019.

Venerdì sera l’agenzia DBRS ha confermato il rating sul debito italiano a BBB “high” con prospettive stabili: il miglioramento della qualità del credito bancario e l’impegno del governo verso una maggiore prudenza fiscale sono alla base del giudizio invariato. Ovviamente verrà monitorato il rapporto debito/pil e le riforme strutturali che possono impattare sulla sua dinamica.

In settimana l’agenzia di rating Fitch, che aggiornerà il suo giudizio sull’Italia il 9 agosto, ha dichiarato che nonostante la non apertura della procedura di infrazione da parte della UE, rimangono incertezze su dimensioni, tempi e natura degli aggiustamenti di bilancio oltre questo anno (quindi dal 2020) e il contesto politico non favorisce ulteriori miglioramenti. Anche l’Ecofin ha chiesto all’Italia di garantire una riduzione nominale della spesa pubblica netta primaria dello 0.1% nel 2020, corrispondente ad un adeguamento strutturale annuale dello 0.6% del Pil, raccomandandosi di inserire riforme strutturali.

Anche le aziende private stanno approfittando del momento positivo sui tassi. FinecoBank ha annunciato l’intenzione di aumentare l’importo di un bond subordinato (AT1) fino a 300 milioni, con la domanda che è stata pari a 9 volte l’offerta e la cedola si attesta a 5.785% per i primi 5 anni. A2A ha emesso un green bond da 400 milioni. Mediobanca ha collocato un’obbligazione senior a 6 anni e la forte domanda ha permesso di migliorare le condizioni per l’emittente. Anche le banche greche si apprestano a collocare nuove obbligazioni, approfittando del momento favorevole: poco tempo fa Piraeus Bank ha collocato un Tier2 intorno al 10% e National Bank of Greece, questa settimana, ha ottenuto condizioni più favorevoli emettendo un Tier2 decennale con rating CCC e una cedola di 8.25%.

In settimana Unicredit ha azzerato la partecipazione in Fineco vendendo l’ultimo 18.3% che le era rimasto. In poco più di due mesi ha incassato oltre 2.1 miliardi di euro e questo permette alla banca di ottenere un miglioramento dei ratio patrimoniali di ulteriori 30 bps. Lo stesso giorno Blackrock ha incrementato la sua partecipazione in Fineco al 10.233%.

La geopolitica nel Golfo Persico porta il petrolio WTI a superare i 60 dollari al barile: il Ministero della difesa inglese ha dichiarato che tre imbarcazioni iraniane hanno cercato di impedire il passaggio di un cargo di British Petroleum nel Canale di Hormuz e solo grazie all’intervento della Royal Navy hanno battuto in ritirata.

La Francia, dopo il fallimento delle trattative in sede europea, ha deciso di varare da sola la legge sulla Web Tax, ovvero un prelievo del 3% dei ricavi di società che creano valore aggiunto grazie agli internauti francesi (le varie Google, Amazon, Facebook, Apple ma anche Alibaba, Booking, Airbnb, etc.). La reazione immediata degli Stati Uniti è stata di aprire un’inchiesta ai sensi del Trade Act del 1974, legge che autorizza il presidente a intraprendere le azioni necessarie per rimuovere decisioni e attività di un governo straniero che limitino il commercio USA e violino un’intesa internazionale o siano ingiustificate, irragionevoli o discriminatorie. La prima fase prevede una trattativa con la Francia per la rimozione della legge, in caso di fallimento allora gli Stati Uniti potrebbero introdurre dazi e tariffe come ritorsione.

I mercati azionari in aggregato sono leggermente positivi in settimana grazie soprattutto ai nuovi massimi raggiunti dagli indici americani. Il FtseMib beneficia dell’ulteriore restringimento dello spread fra BTP e Bund.

L’oro si mantiene sopra i 1400 dollari/oncia aiutato dai soliti timori circa le tensioni geopolitiche e commerciali e grazie al basso livello dei tassi di interesse.

QUESTA SETTIMANA

Questa mattina sono usciti diversi dati macro in Cina: la crescita del GDP rallenta, in linea con le attese, dal 6.4% al +6.2%. Ricordiamo che il target del Governo per il 2019 è del 6% e per raggiungerlo sono state messe in atto, già da tempo, misure di supporto fiscali e monetarie che, in parte, si riflettono sui dati positivi di oggi sulla produzione industriale, +6.3% anno/anno, sugli investimenti, +5.8% anno/anno, e sulle vendite al dettaglio, +9.8% anno/anno.

Martedì, in Germania, verrà pubblicato l’indice di fiducia ZEW: le attese sono per un dato in peggioramento.

La reporting season americana entra nel vivo con la pubblicazione dei risultati di Microsoft, Alcoa e delle banche, tra le principali Citigroup, JPM, Goldman Sachs, Wells Fargo e Bank of America, J&J.

Analisi dei mercati del 9.07.2019

La settimana appena trascorsa è stata complessivamente positiva per i mercati finanziari: le distensioni, almeno temporanee, sul fronte commerciale hanno consentito agli indici azionari di proseguire nel trend rialzista in atto da giugno, mentre i mercati obbligazionari hanno continuato a beneficiare delle aspettative favorevoli circa l’atteggiamento accomodante delle banche centrali che ha portato un ulteriore generale ribasso dei rendimenti.

I dai sui PMI usciti in settimana, danno un quadro di generale debolezza. Il dato aggregato globale sul PMI manifatturiero è passato sotto la soglia del 50, quindi in contrazione per la prima volta dal 2016, 49.4 a Giugno rispetto a 50.1 a Maggio. La causa principale è da ricercarsi nella trade-war e nell’impatto che sta avendo sulla crescita globale. C’è da considerare, però, che i dati sono stati raccolti prima del G20 di Davos.

In Europa questa debolezza, unitamente alla convinzione diffusa che una procedura di infrazione per debito contro l’Italia non sarebbe stata avviata, ha portato ad un generale e forte calo dei rendimenti governativi durante la settimana.

Facciamo notare che la Svizzera ha ormai tutta la curva in territorio negativo e il bond a 30 anni, in settimana, è arrivato a toccare -0.10% di rendimento.

L’Italia spicca per l’ottima performance del BTP: sono tornati, in termini di rendimento, intorno ai livelli precedenti alle elezioni del 2018. Secondo le stime di Intesa SanPaolo, un calo permanente di 100 bps dei rendimenti su tutte le scadenze, consentirebbe all’Italia di risparmiare 2 miliardi sul primo anno e 4.9 miliardi sul secondo anno, facilitando le emissioni di circa 180 miliardi di BTP e BOT entro la fine dell’anno.

Finalmente in Europa si è arrivati alla nomina dei vertici delle istituzioni comunitarie: la tedesca Ursula von der Leyen diventerà il nuovo presidente della Commissione Europea mentre la francese Christine Lagarde, dal Fondo Monetario Internazionale, si sposterà alla BCE. Per il Consiglio Europeo è stato nominato il belga Charles Michel mentre al Parlamento Europeo l’italiano David Sassoli.

Christine Lagarde è percepita dal mercato come “colomba” al contrario del tedesco Weidmann ritenuto decisamente un “falco”, avendo spesso criticato la posizione troppo accomodante di Mario Draghi.

Dopo la tregua con la Cina, almeno temporanea, Trump ha spostato il mirino ed è tornato a puntare il dito contro l’Europa. Il tema principale e la disparità di trattamento tra Boeing e Airbus. Secondo Radiocor, alcuni prodotti verranno assoggettati ai dazi: si tratta di formaggi, caffè, whiskey, tubi in ghisa.

L’Opec+, come atteso, estende di 9 mesi la limitazione della produzione di petrolio.

La Banca Centrale Australiana ha tagliato il tasso di riferimento della politica monetaria di 25 bps all’1%, livello in assoluto più basso nella storia. Anche in questo caso l’inflazione debole permette alla Reserve Bank of Australia di aggiustare la propria politica monetaria in base alle esigenze dell’economia per cercare di supportarne una crescita sostenibile.

A Dalian, nel nord-est della Cina, si è tenuto, dall’1 al 3 di luglio l’Annual Meeting del World Economic Forum, detto anche Summer Davos Forum. È stato interessante il discorso del premier cinese Li Keqiang, che ha confermato il target di crescita al 6-6.5% per questo anno. La politica monetaria, attraverso taglio dei coefficienti di riserva obbligatoria, e quella fiscale, attraverso taglio di tasse, supporteranno la crescita delle piccole imprese. Si sta cercando di evitare di ricorrere a stimoli massicci che gonfierebbero troppo il credito e creerebbero bolle. Si ribadisce l’impegno di aprire il settore finanziario agli investimenti stranieri e si esclude di ricorrere alla svalutazione del renmimbi come strumento di competizione.

Negli Stati Uniti i dati sul mercato del lavoro sono decisamente forti se si guarda al numero di nuovi occupati. Il tasso di disoccupazione sale leggermente, da 3.6% a 3.7% ma rimane a livelli storicamente molto bassi. Il dato sui salari registra un incremento di 3.1% come il mese precedente.

QUESTA SETTIMANA

Negli Stati Uniti inizia la reporting season e sarà importante per due motivi: valutare l’impatto della trade war e vedere la reazione del mercato allo stop dei buy-back. Il consenso di mercato è per un calo dell’EPS pari all’1% anno su anno. Dovesse verificarsi questa previsione, si tratterebbe del primo calo di EPS anno su anno dal 2016. Vale la pena ricordare che il consenso si attendeva un calo anche nel primo trimestre del 2019, atteso -2%, ma il risultato definitivo è stata una crescita del 2% grazie soprattutto all’effetto fiscale.

Giovedì 11 luglio avremo la testimonianza semestrale in Senato del Governatore della Fed Powell, sempre importante per trarre indicazioni sulle intenzioni della Banca Centrale.

Venerdì 12 luglio ci sarà la prima revisione del rating per l’Italia da parte dell’agenzia DBRS, che a gennaio aveva confermato il rating a BBB.

Analisi dei mercati del 02.07.2019

Quella appena conclusa è stata una settimana interlocutoria per i mercati, che si sono mossi, principalmente, sulla base del news-flow relative all’incontro tra Cina e Stati Uniti. L’indice globale dei mercati azionari è rimasto sostanzialmente invariato mentre i mercati obbligazionari hanno segnato un’ulteriore riduzione dei rendimenti.

L’attenzione degli investitori è stata focalizzata sull’incontro tra Xi Jinping e Trump al G-20 di Osaka, dove i due presidenti hanno deciso di riprendere le negoziazioni. Anche se non sono stati dati dettagli sulle tempistiche per la conclusione degli stessi, è stato concesso alle aziende americane di tornare a rifornire Huawei ma per un periodo di tempo limitato e solo per alcuni prodotti. Il presidente Trump ha poi ascoltato le richieste delle aziende americane e ha deciso di non aumentare le tariffe sui restanti 300 miliardi di merci cinesi.

Sebbene non si sia raggiunto un accordo definitivo, le aspettative del mercato erano talmente basse che la ripresa dei negoziati potrebbe essere interpretata positivamente.

Trump, a sorpresa, ha voluto incontrare anche il presidente nord-koreano Kim Jong-un, oltrepassando il confine segnalato dal 38° parallelo. È la prima volta che un Presidente americano entra in Korea del Nord e, così facendo, si è manifestata la volontà di riprendere le trattative per la de-nuclearizzazione della penisola e l’eventuale rimozione delle sanzioni.

Durante la settimana Trump è tornato ad attaccare Powell, sostenendo che il rialzo dei tassi nel 2018 è stato fuori luogo e che è necessario un taglio. Ha dichiarato che Draghi sarebbe stato più adatto di Powell e che quest’ultimo potrebbe addirittura essere rimosso dal suo incarico.

Powell, dal canto suo, ha difeso l’indipendenza della banca centrale dal Presidente Trump e dai mercati finanziari. Ha dichiarando che non è opportuno iper-reagire nel breve termine, facendo presagire un’esclusione del taglio di 50 bps a luglio, e che, in caso di necessità, c’è spazio per un ulteriore QE.

E’ significativo che anche il Presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, ritenuto fra i membri “colomba” della Fed, ha dichiarato che il taglio dei tassi a luglio è molto probabile ma non necessariamente deve essere di 50 bps. Ad oggi, per il meeting di fine luglio, il mercato sconta un taglio certo di 25bps e uno possibile di 50bps.

Da Bruxelles arrivano notizie più concilianti sul tema procedura di infrazione per debito contro l’Italia: la Commissione Europea, in caso di avvio della procedura, è orientata a proporre una scadenza di 6 mesi, invece dei tre previsti, per dare più tempo al governo italiano di pensare a misure correttive. Si andrebbe quindi a gennaio 2020.

Dalla Germania, l’indicatore di fiducia delle imprese, IFO, è calato a 97,4. Ciò ha confermato la debolezza dell’economia tedesca che era emersa dai dati PMI. Che il settore manifatturiero non sia in particolare forma lo conferma anche il profit warning di Daimler, terzo consecutivo, che paga il prezzo per il tema delle emissioni diesel.

In Inghilterra, i due candidati al ruolo di premier britannico e leader del Partito Conservatore sono Boris Johnson, il grande favorito che ribadisce che il 31 ottobre la Brexit ci sarà con o senza accordo, e Jeremy Hunt, che invece non esclude un breve rinvio per evitare un no-deal, in modo da attuare la Brexit con il sostegno del parlamento.

Il generale basso livello dei rendimenti governativi e il recente annuncio di Libra, la crypto-valuta di Facebook, hanno fatto tornare l’interesse per il Bitcoin, che in settimana ha superato il livello di 12 mila dollari toccato l’ultima volta a inizio 2018. Alcuni investitori cominciano a ritenere che possa essere considerato, nonostante la volatilità, una sorta di “oro digitale” e quindi un bene rifugio moderno.

L’oro “tradizionale” in settimana ha superato in settimana, a causa dei timori per una trade-war, il livello di 1400 dollari/oncia.

QUESTA SETTIMANA

Questa settimana avremo il meeting OPEC+, il segno (+) significa che è compresa la Russia che non è membro OPEC. Si attende, come pre-annunciato al G20 di Osaka da Putin, una proroga degli accordi che limitano l’offerta fino a marzo 2020. Il petrolio WTI, attualmente, è quotato intorno a 60 dollari al barile, dopo avere sfiorato i 50 dollari all’inizio di giugno sui timori di recessione.

Il 2 luglio la Commissione Europea si esprimerà sull’avvio della procedura di infrazione. L’8 e 9 luglio sarà l’Eco-Fin che deciderà definitivamente: in caso di avvio e della concessione dei sei mesi per sistemare i conti, si arriverebbe a gennaio 2020 con una nuova legge di bilancio e una nuova commissione.

A Bruxelles proseguono le negoziazioni per la nomina dei nuovi vertici delle istituzioni europee, cominciando dal successore di Tajani alla Presidenza del Parlamento Europeo, per proseguire con il successore di Juncker alla Commissione Europea e di Draghi alla BCE e il Presidente del Vonsiglio Europeo.

Negli Stati Uniti sarà importante la pubblicazione dei dati relativi all’ISM manifatturiero e quelli relativi al mercato del lavoro, entrambi per il mese di giugno. In Europa sono attesi i dati sui PMI finali di giugno.

L’andamento positivo del mese di giugno ha consentito ai mercati azionari, in aggregato, di recuperare le perdite di maggio, portando a circa +17%, in base all’indice MSCI World, il rialzo del semestre. Bene anche il comparto obbligazionario, sia governativo che a spread, i cui rendimenti sono scesi a livelli decisamente bassi: il guadagno total return, ovvero in conto capitale sommando le cedole, dell’indice Barclays Euro aggregate Government è pari al 5.70% nel primo semestre dell’anno.

A conferma della situazione di repressione finanziaria sul mercato obbligazionario vale la pena segnalare il bond della Repubblica austriaca con scadenza 2117, ovvero a 98 anni, che ha guadagnato più del 30% da inizio anno ed ora rende circa l’1.15%.

Siamo quindi in presenza di mercati azionari mediamente sui massimi, rendimenti obbligazionari in alcuni casi sui minimi storici. I beni rifugio come l’oro, invece, sono vicini ai massimi relativi degli ultimi 6 anni. La quota di liquidità nei portafogli degli investitori è molto elevata, visti i rendimenti troppo bassi, se non negativi, delle obbligazioni risk-free e i timori circa l’avvicinarsi della fine del ciclo economico.

Fondamentalmente ci troviamo in un nuovo paradigma non contemplato dai libri di testo classici e quindi gli investitori faticano a capire come è meglio muoversi: l’inflazione è bassa e stenta a decollare nonostante politiche monetarie estremamente accomodanti. I tassi di interesse, quindi, non salgono e gli asset rischiosi possono beneficiarne. Quanto durerà questo scenario non è facile dirlo.